Terrorismo
Stragi di Pasqua in Sri Lanka: gli accusati si autoassolvono in Parlamento
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Dopo le recenti rivelazioni del documentario di Channel 4 il ministro della Pubblica sicurezza scagiona ancora una volta la polizia ai cui vertici resta anche l’ex capo dei servizi segreti che la Corte suprema ha condannato a risarcire le vittime. Il portavoce dell’arcidiocesi di Colombo: impossibile arrivare alla verità senza una nuova inchiesta con la supervisione di esperti stranieri.
È arrivato in Parlamento nello Sri Lanka il dibattito sul rapporto ordinato dal presidente Ranil Wickremesinghe sulle indagini degli attentati della Pasqua 2019, che provocarono a Colombo 269 morti e circa 500 feriti.
Un atto deciso all’indomani del clamore suscitato da un documentario mandato in onda il 5 settembre dall’emittente britannica Channel 4 che chiamava pesantemente in causa funzionari dell’amministrazione del deposto presidente Rajapaksa accusandoli di aver volutamente lasciato campo libero agli estremisti islamici, autori delle stragi, per trarre un vantaggio politico dal caos.
In realtà durante la sessione parlamentare il ministro della Pubblica sicurezza Tiran Alles non ha fatto altro che ribadire la tesi secondo cui finora non è emerso con chiarezza un ruolo da parte della polizia nelle stragi.
I nomi dei funzionari presumibilmente accusati – ha spiegato – sono stati consegnati al Procuratore Generale per ulteriori procedimenti. «Pertanto – ha aggiunto – sarebbe sbagliato da parte mia nominare alcuni membri del personale, come se fossero già accusati, fino a quando non saranno giustamente perseguiti».
Eppure la stessa Corte suprema dello Sri Lanka ha già condannato – insieme all’ex presidente Rajapaksa – anche l’ex direttore dei servizi di sicurezza Nilantha Jayawardene a risarcire le vittime; ma nonostante questo Jayawardene resta tuttora con incarichi di responsabilità ai vertici della polizia dello Sri Lanka. Un fatto che i deputati di opposizione hanno citato come prova della mancata volontà dell’attuale amministrazione di accertare davvero le responsabilità delle stragi.
Disappunto è stato espresso anche dall’arcidiocesi di Colombo: il portavoce padre Cyril Gamini Fernando ha affermato che utilizzare le persone accusate in relazione agli attentati della domenica di Pasqua per informare i parlamentari sulle indagini relative a tali attentati è un insulto al Parlamento.
«Avere un altro dibattito in Parlamento non aiuterà a trovare i veri responsabili» ha continuato ribadendo la richiesta dell’arcidiocesi di «una nuova indagine con la supervisione di esperti stranieri» per accertare la verità.
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Immagine di Press Information Bureau / Prime Minister’s Office via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
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Terrorismo
L’afghano della sparatoria di Washington aveva collaborato con la CIA
Rahmanullah Lakanwal, il presunto responsabile dell’attentato mortale contro due militari della Guardia Nazionale a Washington DC, aveva collaborato con la CIA durante l’occupazione americana dell’Afghanistan.
Mercoledì l’uomo, cittadino afghano, ha aperto il fuoco a bruciapelo contro due appartenenti alla Guardia Nazionale della Virginia Occidentale che stavano effettuando un pattugliamento. Il giorno dopo è deceduta la specialista dell’Esercito Sarah Beckstrom, mentre il sergente maggiore dell’Aeronautica Andrew Wolfe versa ancora in condizioni critiche.
Secondo le autorità, Lakanwal è arrivato negli Stati Uniti nel settembre 2021 grazie a un visto speciale riservato agli afghani a rischio – inclusi quelli che avevano lavorato con le forze occidentali – dopo la riconquista talebana del Paese.
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Giovedì il direttore della CIA John Ratcliffe ha confermato che il sospettato era stato ammesso negli USA «in virtù del suo precedente impiego con il governo statunitense, compresa la CIA, come membro di una forza partner a Kandahar», rapporto terminato subito dopo l’evacuazione caotica dell’agosto 2021.
«Questo individuo – e purtroppo tanti altri come lui – non avrebbe mai dovuto mettere piede qui», ha dichiarato Ratcliffe, facendo eco alle dure critiche del presidente Donald Trump nei confronti del «disastroso» ritiro ordinato dall’amministrazione Biden.
Anche il direttore dell’FBI Kash Patel ha confermato che Lakanwal «manteneva rapporti in Afghanistan con forze alleate» e che tali legami sono attualmente oggetto di indagine.
Il servizio pashto della BBC ha intervistato un ex comandante che aveva operato accanto a Lakanwal: questi lavorava come specialista GPS in un’unità denominata Scorpion Forces, inizialmente sotto il controllo diretto della CIA e poi passata alla Direzione Nazionale per la Sicurezza afghana. Sempre secondo l’ex comandante, Lakanwal contribuì inoltre a proteggere le truppe USA all’aeroporto di Kabul nelle ultime, concitate settimane del ritiro.
Lakanwal ha lasciato Kandahar per Kabul cinque giorni prima dell’ingresso dei talebani nella capitale (agosto 2021) ed è stato evacuato in aereo verso gli Stati Uniti appena sei giorni dopo.
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Immagine screenshot da YouTube
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