Geopolitica
Soros: «Trump sparirà nel 2020 o anche prima»

Lo speculatore miliardario George Soros al Forum economico mondiale di questa settimana a Davos, in Svizzera, si è lasciato scappare un commento molto rilevante, per poi gettarsi in una imprevista profezia di guerra termonucleare nel Pacifico.
Dopo aver spiegato che considera l’amministrazione Trump come «un pericolo per il mondo», Soros ha poi affermato di vedere l’attuale presidente americano come «un fenomeno puramente temporaneo che scomparirà nel 2020 o anche prima» , riporta la CNBC.
L’amministrazione Trump è «un pericolo per il mondo». Per Soros Trump «un fenomeno puramente temporaneo che scomparirà nel 2020 o anche prima»
L’espressione «anche prima», non essendovi un altro processo di impeachment in vista, risulta bizzarra se non inquietante. Il filantropo progressista sa qualcosa che noi comuni mortali non sappiamo? Perché ci tiene a comunicarcelo?
Soros, che secondo quanto riferito ha perso circa $ 1 miliardo nel tentativo di cortocircuitare il mercato dopo la vittoria di Trump nel 2016, ha anche affermato che gli Stati Uniti sono ora sulla rotta della guerra nucleare con la Corea del Nord.
«Il fatto della guerra nucleare è così orrendo che stiamo cercando di ignorarlo , ma è reale«, ha aggiunto Soros, in uno strano panegirico della potenza militare di Pyongyang: «In effetti, gli Stati Uniti stanno andando verso la guerra nucleare rifiutando di accettare che la Corea del Nord è diventata una potenza nucleare».
Soros ha anche affermato che gli Stati Uniti sono ora sulla rotta della guerra nucleare con la Corea del Nord
«Ciò crea un forte incentivo per la Corea del Nord a sviluppare la sua capacità nucleare con tutta la velocità possibile, il che a sua volta può indurre gli Stati Uniti a utilizzare preventivamente la sua superiorità nucleare, in effetti per avviare una guerra nucleare per prevenire una guerra nucleare, ovviamente una strategia contraddittoria».
«Non è in gioco solo la sopravvivenza della società aperta, ma la sopravvivenza di tutta la nostra civiltà», ha continuato, nominando il concetto mutuato dal filosofo Popper (di cui dice di essere stato discepolo, ma non è chiaro se il maestro lo abbia mai considerato) con cui poi ha battezzato le sue ricchissime e potentissime Fondazioni, Open Society. «L’ascesa di leader come Kim Jong Un nella Corea del Nord e Donald Trump negli Stati Uniti ha molto a che fare con questo».
Soros ha raccomandato un approccio «carota e bastone» che incentiverà la Corea del Nord a «sospendere l’ulteriore sviluppo di armi nucleari».
Soros ha anche paragonato Trump al presidente russo Vladimir Putin , sostenendo senza prove che il presidente degli Stati Uniti vorrebbe creare uno «stato mafioso» che reprime i diritti individuali
Soros ha anche paragonato Trump al presidente russo Vladimir Putin , sostenendo senza prove che il presidente degli Stati Uniti vorrebbe creare uno «stato mafioso» che reprime i diritti individuali – ma che è impedito «perché la Costituzione, le istituzioni e una società vivace non lo permetteranno».
La Russia di Putin è apertamente considerata da Soros un nemico; a differenza di altri Paesi ex-socialisti come la Polonia, nonostante gli ingenti investimenti Soros non è riuscito ad entrare a Mosca e a mettere le mani sul ben di Dio di aziende dello Stato sovietico (elettricità, petrolio, acciaio, etc.) che stavano divenendo private, pronte per essere viste e comprate sui mercati della speculazione occidentale.
Ora al nemico Putin, si aggiunge il nemico Trump. Un personaggio che comunque Soros negli anni aveva conosciuto a Nuova York, finendo anche per cenarci insieme più di una volta.
Immagine di Heinrich-Böll-Stiftung via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Geopolitica
Maduro ha offerto ampie concessioni economiche agli Stati Uniti

Il Venezuela ha proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Lo riporta il New York Times, citando fonti anonime.
Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno condotto attacchi al largo delle coste venezuelane contro quelle che hanno definito «imbarcazioni della droga», causando oltre venti morti e rafforzando la propria presenza militare nella regione. Funzionari americani hanno accusato Maduro di legami con reti di narcotraffico, accusa che il presidente venezuelano ha respinto.
Caracas ha accusato Washington di perseguire un cambio di regime, un’intenzione smentita dai funzionari statunitensi.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Secondo fonti anonime di funzionari americani e venezuelani riportate dal NYT, dietro le tensioni pubbliche, Caracas avrebbe presentato un’ampia proposta diplomatica. Questa includeva l’apertura di tutti i progetti petroliferi e auriferi, attuali e futuri, alle aziende americane, l’offerta di contratti preferenziali per le imprese statunitensi, il reindirizzamento delle esportazioni di petrolio dalla Cina agli Stati Uniti e la riduzione degli accordi energetici e minerari con aziende cinesi, iraniane e russe.
I colloqui, condotti per mesi tra i principali collaboratori di Maduro e l’inviato statunitense Richard Grenell, miravano a ridurre le tensioni, secondo l’articolo. Sebbene siano stati fatti progressi in ambito economico, le due parti non sono riuscite a trovare un accordo sul futuro politico di Maduro, si legge nel rapporto.
Secondo il NYT, il Segretario di Stato americano Marco Rubio sarebbe stato il principale sostenitore della linea dura dell’amministrazione Trump per rimuovere Maduro. Si dice che Rubio sia scettico sull’approccio diplomatico di Grenell e abbia spinto per una posizione più rigida contro Caracas.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Confidencial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Geopolitica
Haaretz: Israele sarà indifendibile se violeremo questo piano di pace

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Il Cremlino dice di essere pronto per un accordo sull’Ucraina

Mosca rimane aperta a una risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina, ma le ostilità proseguiranno finché Kiev continuerà a ostacolare i negoziati, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov.
Rispondendo al presidente francese Emmanuel Macron, che di recente ha scritto in un post su X che la Russia «dovrà pagare il prezzo» se si rifiutasse di dimostrare disponibilità a negoziare, Peskov, parlando ai giornalisti lunedì, ha sottolineato che Mosca ha sempre favorito una soluzione diplomatica alla crisi. Tuttavia, ha notato che Kiev, sostenuta dai suoi alleati occidentali, continua a respingere tutte le proposte russe.
«La Russia è pronta per una soluzione pacifica», ha affermato Peskov, evidenziando che la campagna militare di Mosca continua «a causa della mancanza di alternative». Ha aggiunto che la Russia raggiungerà infine i suoi obiettivi dichiarati, salvaguardando i propri interessi di sicurezza nazionale.
Sostieni Renovatio 21
Le sue dichiarazioni arrivano in vista dell’incontro previsto per venerdì a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj.
Peskov ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici di Trump volti a risolvere pacificamente il conflitto, auspicando che «l’influenza degli Stati Uniti e le capacità diplomatiche degli inviati del presidente Trump contribuiscano a incoraggiare la parte ucraina a essere più proattiva e preparata al processo di pace».
La Russia ha ripetutamente ribadito la propria disponibilità a colloqui di pace con l’Ucraina. Le due parti erano vicine a un accordo a Istanbul all’inizio del 2022, ma, secondo Mosca, Kiev si è ritirata dopo che i suoi sostenitori occidentali l’hanno spinta a continuare il conflitto.
Da allora, i funzionari russi hanno sostenuto che né Kiev né i suoi alleati europei sono genuinamente interessati a porre fine alle ostilità, accusandoli di ostacolare i negoziati con condizioni mutevoli e ignorando le proposte russe.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di A.Savin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
-
Persecuzioni2 settimane fa
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza
-
Immigrazione2 settimane fa
Mons. Viganò: storia delle migrazioni di massa come ingegneria sociale
-
Spirito2 settimane fa
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»
-
Civiltà2 settimane fa
La lingua russa, l’amicizia fra i popoli, la civiltà
-
Ambiente2 settimane fa
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
-
Cancro1 settimana fa
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
-
Civiltà2 settimane fa
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 40ª settimana 2025