Gender
Shulamith Firestone, paladina del gender
La paladina e il simbolo della prospettiva di genere è Shulamith Firestone, la femminista lesbica morta suicida nel 2012 a sessantasette anni, del cui pensiero (per molti versi profetico) è utile fornire un breve florilegio.
Per la Firestone il sessismo, così come l’intero sistema di oppressione che vi fa capo, si radica nel modo in cui si configura in natura la riproduzione umana: la schiavitù della donna passa per i suoi «specifici legami con la riproduzione biologica e l’allevamento dei bambini». Per liberarsene – sostiene – occorre operare non solo sul piano simbolico, ma anche su quello biologico approfittando del progresso tecnologico.
«Il fine ultimo della rivoluzione femminista deve essere […] non solo l’eliminazione dei privilegi maschili, ma la stessa distinzione in sessi»
Ecco che «il fine ultimo della rivoluzione femminista deve essere […] non solo l’eliminazione dei privilegi maschili, ma la stessa distinzione in sessi», e la chiave per raggiungere questo risultato è il controllo della riproduzione, capace di liberare le donne dal peso di far nascere i figli.
«Se le donne si rifiutassero di far figli – osserva la Firestone – gli uomini sarebbero costretti a inventarsi una soluzione tecnologica del problema e se la riproduzione della specie venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale, i bambini nascerebbero uguali di entrambi i sessi, o indipendenti da questo fattore» e «la tirannia della famiglia biologica sarebbe finalmente spezzata».
Come si vede, la signora ha preconizzato in tempi ancora non sospetti gli esiti attuali, ormai totalmente fuori controllo, del processo di fabbricazione dell’uomo in laboratorio, cioè della industria manifatturiera degli esseri umani che, come tale, è soggetta alle regole del mercato e alla logica del profitto; per cui l’uomo oggi si può produrre, selezionare, congelare, eliminare se fallato o semplicemente non corrispondente alla domanda del suo aspirante detentore. (1)
Se la riproduzione della specie venisse rimpiazzata dalla riproduzione artificiale, i bambini nascerebbero uguali di entrambi i sessi, o indipendenti da questo fattore» e «la tirannia della famiglia biologica sarebbe finalmente spezzata»
A ciò si accompagna, nel pensiero della Firestone, la liberazione della sessualità da ogni restrizione riguardante il numero, il sesso, l’età, i rapporti biologici o lo stato dei partecipanti, in vista del ritorno a un «pansessualismo senza ostacoli, in cui la perversità polimorfa di Freud sostituirà l’etero, l’omo, la bi-sessualità».
Su questa base, la Firestone reclama anche la totale liberazione sessuale dei bambini e la liberalizzazione dell’incesto. Tutti i rapporti intimi, per lei, includerebbero anche la fisicità. «Il tabù dell’incesto – dice – attualmente serve solo a preservare la famiglia: se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche. Una volta che tutto sia livellato in parità, la maggior parte della gente potrebbe ancora preferire il sesso opposto semplicemente perché è fisicamente più conveniente» (sic!). E «una volta eliminato il tabù dell’incesto, non ci sarebbe niente di male se un bambino avesse dei rapporti sessuali con la madre».
«Il tabù dell’incesto – dice – attualmente serve solo a preservare la famiglia: se ci sbarazzassimo della famiglia ci sbarazzeremmo anche delle repressioni che vedono la sessualità posta in formazioni specifiche»
Anche sotto questo aspetto, bisogna riconoscere la lungimiranza della signora: auspicava allora la legalizzazione dell’incesto – il tabù dei tabù, il tabù originario – e della pedofilia, che si intravvede ora come traguardo prossimo venturo. Lasciando peraltro trasparire chiaramente il legame ideologico tra il femminismo radicale e il movimento che si appella capziosamente ai «diritti dei bambini».
Elisabetta Frezza
«Una volta eliminato il tabù dell’incesto, non ci sarebbe niente di male se un bambino avesse dei rapporti sessuali con la madre»
NOTE
(1) Sono tutti aspetti, interconnessi, della avanzata antiumana che è sotto i nostri occhi (aborto, eutanasia, omosessualismo, indifferentismo sessuale, fabbricazione dell’uomo in provetta) e che prendono origine dalla medesima premessa: la perdita del senso del limite e la volontà di dominio sulla vita da parte dell’uomo padrone della vita e arbitro del bene e del male, creatore di se stesso e dio di se stesso. Il che non può non sfociare nella prevaricazione dell’uomo sull’uomo, dell’uomo più forte nei confronti del suo simile più debole e privo di difese.
Questo è un brano del libro Malascuola: «Gender», affettività, emozioni. ll sistema «educativo» per abolire la ragione e manipolare i nostri figla di Elisabetta Frezza. È possibile acquistarne copia presso il sito dell’editore.
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Gender
Accontentato il canadese che aveva chiesto al governo di pagare l’operazione per avere sia un pene che la vagina
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Un uomo dell’Ontario ha ottenuto il diritto a un intervento chirurgico di affermazione di genere negli Stati Uniti finanziato dal governo che gli darà sia una vagina che un pene.
Un collegio di tre giudici della Divisional Court dell’Ontario ha stabilito all’unanimità che rifiutarsi di coprire la procedura violerebbe i suoi diritti costituzionalmente riconosciuti dalla Carta.
Al centro del caso c’è K.S., un 33enne nato maschio, ma che ora si identifica come un «dominante femminile» non binario. Usa un nome femminile. Secondo lui, l’intervento più appropriato per sostenere la sua identità di genere è una «vaginoplastica con conservazione del pene», una procedura offerta presso il Crane Center for Transgender Surgery di Austin, in Texas. Non è disponibile in Canada.
Secondo un articolo del National Post, K.S. ha sostenuto che «costringerlo a farsi rimuovere il pene invaliderebbe la sua identità e sarebbe simile a un atto illegale di terapia di conversione».
«Solo perché la vaginoplastica è elencata come un servizio assicurato non significa che nessun tipo di vaginoplastica sia qualificabile, ha sostenuto l’OHIP in tribunale».
«La corte non è stata d’accordo. La vaginoplastica e la penectomia sono elencati come servizi distinti e separati nell’elenco degli interventi chirurgici dell’Ontario ammissibili al finanziamento, ha affermato la corte. “Il fatto che la maggior parte delle persone che si sottopongono ad un intervento di vaginoplastica lo facciano con modalità che comportano anche una penectomia” non cambia la disposizione. Se la provincia avesse voluto assicurare un solo tipo di vaginoplastica (vaginoplastica con asportazione del pene), avrebbe dovuto redigere l’elenco in modo diverso, ha affermato la Corte».
È interessante notare che la corte si è basata sugli standard WPATH, che recentemente sono stati attaccati per mancanza di rigore scientifico. Gli standard WPATH «si riferiscono espressamente alla vaginoplastica senza penectomia come opzione chirurgica per alcune persone non binarie», ha scritto il giudice Breese Davies nella sentenza della corte.
La Corte ha affermato chiaramente che la «vaginoplastica con conservazione del pene» è una questione di diritti umani. «Il diritto alla sicurezza della persona tutelato dalla Carta tutela la dignità e l’autonomia dell’individuo», si legge nella sentenza. Richiedere a un transgender maschio nato o a una persona non binaria «di rimuovere il proprio pene per ricevere finanziamenti statali per una vaginoplastica sarebbe incoerente con i valori di uguaglianza e sicurezza della persona».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Gender
Atlete delle scuole medie si rifiutano di competere contro transessuali
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🚨🚨FIVE middle school female athletes in West Virginia refuse to throw shot put against male, Becky Pepper-Jackson.
— Riley Gaines (@Riley_Gaines_) April 19, 2024
This comes just 2 days after the Fourth Circuit Court of Appeals blocked the WV law that says you must compete in the category that matches your sex.
It's a… pic.twitter.com/RzMgh4jVRU
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Gender
Società medica promette di «eradicare» la transfobia
L’associazione medica britannica Chartered Society of Physiotherapy (CSP) ha rilasciato questo mese due dichiarazioni in merito al suo sostegno al transgenderismo e al suo obiettivo di sradicare la transfobia dalla professione medica.
«Il CSP si oppone alla transfobia. Ci impegniamo a eradicarlo dalla nostra professione», si legge nella dichiarazione del 10 aprile. La dichiarazione è stata quindi definita come una pietra miliare per i diritti «LGBTQIA+» in un’altra dichiarazione dell’11 aprile.
La dichiarazione del 10 aprile prosegue definendo la transfobia, una paura che la società considera malvagia.
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«Transfobia: la paura o l’antipatia di qualcuno basata sul fatto che è transgender, compreso il negare la propria identità di genere o il rifiuto di accettarla”» si legge nella dichiarazione.
Fornisce anche un esempio di fobia proibita: mettere in discussione l’«identità di genere» di una persona transgender, tentare di rimuovere i diritti delle persone transessuali, «rappresentare in modo errato» i trans, escludere sistematicamente le persone transgender dalle discussioni su questioni che le riguardano direttamente, e «altre forme di discriminazione».
La dichiarazione ammette anche che la paura, che ora non è più consentita, può manifestarsi in modi vaghi a seconda dell’interpretazione: «la transfobia non ha una manifestazione unica e semplice. È complesso e può includere una serie di comportamenti e argomenti».
Following dialogue involving our LGBTQIA+ Network and Equity, Diversity and Belonging committee, the CSP has adopted our first definitive position statement on transphobia https://t.co/jGqJ8Ry0It
— Chartered Society of Physiotherapy (@thecsp) April 11, 2024
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«C’è molto di più che dobbiamo fare tutti per garantire che la nostra comunità di fisioterapia sia inclusiva e libera da discriminazioni», ha affermato Ishmael Beckford, presidente del Consiglio CSP. La presidente del comitato Equità, diversità e appartenenza del CSP, Sarine Baz, ha affermato che la paura del transgenderismo non è mai accettabile.
«L’espressione di atteggiamenti o sentimenti negativi nei confronti delle persone transgender, o altre azioni transfobiche, non possono essere tollerate», ha detto la Baz.
Come riportato da Renovatio 21, la cosiddetta medicina transgender, nonostante i recenti scandali e le battute d’arresto istituzionali in vari Paesi, sembrerebbe procedere nel suo percorso anche in Italia, dove vi è stata polemica quando si è scoperto che persino il Policlinico Gemelli – l’ospedale del papa – avrebbe istituito un ambulatorio di assistenza per la disforia di genere.
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