Politica
Se tutto il mondo dice «Let’s go Brandon!»
La frase è divenuta senza dubbio alcuno il tormentone di questo autunno.
Come riportato da Renovatio 21, in tutti gli eventi sportivi sta dilagando un coro ritmato e minimalista: «F**k Joe Biden». Che significa, per chi non ha alcun rudimento di anglofonia, «F****lo Joe Biden».
Entire MetLife stadium erups in Let’s Go Brandon chants:
Let’s Go Brandon! #FJBiden #LetsGoBrandon #NFLSunday#FJoeBiden #Jets #JoeBiden #Patriots pic.twitter.com/nnfGEf26NP
— Jay ‘Stop The Steal’ Penny (@ZuluActual1) October 4, 2021
the crowds are building for this admin pres …
go to listen to this …
go trump #LetsGoBrandon pic.twitter.com/xNnTMLkVjU— rick (@rick57777123) October 8, 2021
Si tratta di un fenomeno che accomuna i tifosi di squadre avversarie. In un certo senso, ha detto Tucker Carlson, Joe Biden è riuscito ad unificare il Paese come aveva promesso a gennaio ai tempi dell’insediamento.
Tucker’s take on FJB and “Let’s Go Brandon” is hilarious. pic.twitter.com/xNsZVPKywi
— Benny (@bennyjohnson) October 14, 2021
La curiosità degli americani è stata altresì catturata dal fatto che una commentatrice TV, udendo in diretta il pubblico che scandiva lo slogan sugli spalti di una gara automobilistica NASCAR, ha dato del coro una versione alternativa: stavano cantando «Let’s go Brandon» – il nome del pilota che stava intervistando.
Lets Go Brandon … LOL #LetsGoBrandon pic.twitter.com/kZpIyyxjTk
— Javy Foxtrot (@JavyFoxtrot17) October 11, 2021
È stato a questo punto che l’espressione è divenuta virale.
«Let’s go Brandon», ora, è sulla bocca di tutti».
Viene attaccato ossessivamente come bigliettino sui muri
Saw this at the Starbucks in the airport.. #LetsGoBrandon pic.twitter.com/A1PNSuuYZo
— Jonathan Koeppel (@JonathanKoeppel) October 6, 2021
Compare sulle insegne luminose in strada
One phrase that is so simple yet so clear. #LetsGoBrandon #FJB #FJoeBiden #FJBiden #FJBMovement pic.twitter.com/k35qLE66FV
— Sn00pster (@sn00pdad) October 9, 2021
Diventa un immediato balletto di TikTok
#letsgobrandonchallenge has started ????#letsgobrandon #loza #lozaalexander pic.twitter.com/5s04EYdXlq
— Loza Alexander (@ImLozaAlexander) October 12, 2021
Compare in cielo.
View from Auburn!!!???????????? #LetsGoBrandon @GETTRofficial pic.twitter.com/GE6K1uREXT
— il Donaldo Trumpo (@PapiTrumpo) October 9, 2021
Viene scandito a tradimento da chiunque va in TV
Fox and Friends in Greenville,SC #letsgobrandon pic.twitter.com/NksLf5c94B
— Kelli Wilson (@kelliwithonei) October 8, 2021
Lo dicono anche i piccini.
OMG based #LetsGoBrandon
— Jewish Deplorable (@TrumpJew2) October 12, 2021
Compare a tradimento alle spalle dei giornalisti TV
If you know… you know! ????????????#collegegameday @CollegeGameDay #LetsGoBrandon pic.twitter.com/6MkSI8q5QA
— Beverly (New account. Who dis?) (@Bevroley) October 9, 2021
Viene ripetuto all’altoparlante dell’aeroporto di Chicago (il più grande del mondo!) dove si fanno plurimi appelli affinché il passeggero Letsgo Brandon si rechi ai controlli.
Someone paged Lets Go Brandon at the Chicago airport ????#letsgobrandon #fjb #savage pic.twitter.com/lERgtVnAKQ
— Mrgunsngear (@Mrgunsngear) October 8, 2021
La cosa sta tracimando perfino all’estero. Roma, durante le recenti proteste, ha visto i manifestanti passare davanti all’ambasciata USA e salutare Brandon.
This is Italy…in front of the American Embassy.#LetsGoBrandon!
— Election Wizard (@ElectionWiz) October 11, 2021
Non è chiaro come reagirà il presidente al temibile sfottò ora divenuto inarrestabile meme.
Potrebbe chiedere consiglio a Xi Jinping, che ha fatto bandire in tutta la Cina il povero orsetto Winnie Pooh, colpevole di prestare l’immagine a frizzi e lazzi di cittadini cinesi che ritengono purtroppo somigli al loro presidente.
Magari, l’abolizione della parola «Brandon» potrebbe essere una partenza. Nell’era dei social media è possibile.
Come vi abbiamo già detto, provate a cercare su Twitter video sull’argomento. Provate. Vi apparirà questo.
Nemmeno un risultato. Mentre fuori milioni di persone esprimono pubblicamente il loro affetto al presidente che ha preso più voti dell’intera storia americana.
Come no.
Politica
I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi
Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.
Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.
Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.
«Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».
A viral video shows a prisoner confronting Nicolas Sarkozy, saying, “We’ll avenge Gaddafi. Give back the billions.” The former French president, jailed for conspiracy, is accused of taking Libyan money before leading NATO’s 2011 war that killed Gaddafi. pic.twitter.com/KlAISnFVSX
— comra (@comrawire) October 22, 2025
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Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.
«L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.
Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.
L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.
A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.
Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.
Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.
Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».
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Politica
Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro
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Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra
Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.
I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.
Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.
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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.
Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.
Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.
Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.
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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.
Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.
Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.
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