Geopolitica
Rutte nuovo capo della NATO. Ricordiamo un paio di cose sul personaggio
Il primo ministro ad interim dei Paesi Bassi Mark Rutte è stato scelto per diventare il prossimo segretario generale della NATO. Succederà a Jens Stoltenberg, che guida il blocco militare guidato dagli Stati Uniti dal 2014.
Il presidente rumeno Klaus Iohannis aveva annunciato la sua candidatura per l’incarico a marzo, sei mesi dopo che Rutte aveva iniziato la sua campagna, ma giovedì aveva notificato al blocco atlantico che si sarebbe ritirato dall’esame.
Solo l’Ungheria aveva appoggiato Iohannis, ma il primo ministro Viktor Orban ha annunciato martedì di aver raggiunto un accordo col Rutte. Un altro Paese rimasto, la Slovacchia, ha seguito rapidamente l’esempio del premier magiaro.
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La NATO a questo punto sembra aver risolto la questione della successione prima del vertice di luglio a Washington, quando l’Alleanza celebrerà il suo 75° anniversario. Il Rutte dovrebbe quindi assumere il suo incarico il 2 ottobre. Non tutti però hanno reagito positivamente alla notizia.
«Sono per un duro NO a Rutte», ha detto Richard Grenell , ex capo ad interim dell’Intelligence nazionale americana e confidente dell’ex – e forse futuro – presidente Donald Trump. «Nel gennaio 2025 il presidente degli Stati Uniti sceglierà il segretario generale della NATO», ha aggiunto il Grenello, l’ex ambasciatore trumpiano in Germania in combutta con Jared Kushner per l’immobiliare serbo nonché gay dichiarato.
«Mark Rutte ha passato più di 10 anni a distruggere il nostro Paese. Le sue promesse sono inutili. È un bugiardo patologico e un globalista guerrafondaio», ha detto la commentatrice politica olandese Eva Vlaardingerbroek dopo il suo appoggio da parte di Orban, aggiungendo che averlo come segretario generale della NATO «significa seri problemi per l’umanità».
I critici di Rutte hanno sottolineato che nei suoi 14 anni di governo della quinta economia più grande dell’UE, non è riuscito a raggiungere l’obiettivo della NATO di far sì che le spese militari rappresentassero il 2% del PIL dei Paesi Bassi. Allo stesso modo, non ha condotto una campagna dura nell’Europa dell’Est, dove sarebbe preferibile un candidato più aggressivo nei confronti della Russia.
Stoltenberg è a capo del blocco ormai da un decennio. Il suo mandato è stato prorogato quattro volte a causa di disaccordi sulla successione. Il conflitto in Ucraina nel 2022 ha visto il suo mandato prorogato fino a settembre 2023, ma è stato nuovamente respinto al vertice dello scorso anno a Vilnius. Dopo le continue contraddittorie e minacciose dichiarazioni dello Stoltembergo degli ultimi mesi, il presidente russo Putin lo ha definito, non si sa quanto scherzosamente, come «affetto da demenza».
Nel frattempo, il Rutte è ancora il primo ministro provvisorio dei Paesi Bassi. Ha sciolto il governo olandese lo scorso luglio, dopo che la sua coalizione è crollata sulla politica dell’immigrazione. I vincitori delle elezioni del dicembre 2023, tra cui Geert Wilders, non sono ancora riusciti a formare un gabinetto.
Renovatio 21 vuole ricordare che il gabinetto Rutte (che dovrebbe essere suonato, almeno per chi comprende la lingua italiana, come una prospettiva inelegante) procedette con una repressione spaventosa.
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Alla base, in quello che è definibile come l’episodio più avanzato della guerra all’agricoltura globale ordinata dall’élite dominante, il tentativo di distruggere dichiaratamente l’allevamento di bovini in quella che era definita grottescamente come «politica dell’azoto», uno sforzo dello Stato neerlandese (che è il secondo più grande esportatore di beni alimentari al mondo) con cui, secondo quanto ricostruito, Rutte ha tradotto direttive precise provenienti da Bruxelles.
Rammentiamo che durante la protesta degli allevatori olandesi la polizia sparò ai trattori.
Rutte si è piazzato in prima fila, l’anno scorso, per donare F-16 a Kiev, ottenendo come risposta da Lavrov il pro-memoria che questo tipo di aerei può trasportare armi atomiche.
Rutte pure fu un grande fautore dei lockdown pandemici massivi, al punto che vietò il capodanno (e la popolazione, in risposta, scatenò fuochi d’artificio come nemmeno a Napoli e dintorni).
Rammentiamo che durante le proteste antipandemiche nei Paesi Bassi abbiamo visto scene devastanti, furgoni che investono donne manifestanti, cani poliziotto che sbranano cittadini in strada, e infine, a Rotterdam, un altro caso di pallottola delle forze dell’ordine sparata contro la protesta.
Insomma: la NATO si è scelta la persona giusta per la Terza Guerra Mondiale: obbedisce agli ordini, senza alcuno scrupolo, mettendo a repentaglio la vita del suo stesso popolo.
Si può chiedere di meglio?
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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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