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«Rottura della diga»: il biografo di Ratzinger contro il papato di Bergoglio

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«Rottura della diga», «rischio di inabissamento di quanto aveva resistito al declino del cristianesimo in Europa»: il biografo ufficiale del defunto papa Benedetto XVI esce dal silenzio e non usa mezzi termini a proposito del successore del pontefice tedesco. Un’intervista che contrasta con il coro di lodi che circonda la partecipazione del Sommo Pontefice alle Giornate mondiali della gioventù (GMG).

 

A pochi giorni dall’inizio della Gmg, che si è svolta a Lisbona (Portogallo) dal 3 al 6 agosto, il portale tedesco di informazione religiosa kath.net ha pubblicato un’intervista esclusiva a Peter Seewald: per il biografo ufficiale di Papa Benedetto XVI, il trattamento riservato al suo mentore durante il suo funerale sembra essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

«Quando si vuole essere seri – spiega lo scrittore – si cerca di coltivare e monetizzare l’eredità di un grande papa, e soprattutto di non infangarla. Proprio questo ha fatto Benedetto XVI nei confronti di Giovanni Paolo II; Francesco, invece, voleva rompere con la continuità e uscire così dalla tradizione magisteriale della Chiesa».

 

Il biografo usa toni accesi e non ha esitato a paragonare le recenti vicende del pontificato a una «rottura della diga, capace di sommergere quanto aveva ancora resistito al declino del cristianesimo in Europa», niente di meno.

 

La nomina del successore del cardinale Luis Ladaria Ferrer alla carica di Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è, per Peter Seewald, una chiara prova della sua dimostrazione: «mentre Francesco si è sbarazzato del cardinale Müller nominato da Benedetto XVI, ora assicura la promozione di un discepolo argentino che ha iniziato subito una sorta di autodistruzione, annunciando di voler cambiare il catechismo, relativizzare certe affermazioni della Bibbia e mettere in discussione il celibato ecclesiastico».

 

Secondo lo scrittore, la – relativa – sintonia tra l’ex papa, quand’era in vita, e l’attuale pontefice regnante era solo una facciata di unità, perché «Francesco non si è fatto scrupoli a cancellare con un tratto di penna una delle decisioni che era più caro al suo predecessore, cioè la liberalizzazione della Messa tradizionale». Traditionis Custodes avrebbe costituito «una pugnalata al cuore di Benedetto XVI».

 

Poi il biografo dell’ex papa denuncia, tra le altre cose, l’accordo provvisorio raggiunto tra Santa Sede e Cina, la gestione di certi abusi nella Chiesa, o addirittura la ricomposizione di un Sacro Collegio allineato sulla «linea teologica» del pontefice argentino.

 

Queste accuse e l’indignazione, che chiaramente anima l’autore di Benedetto XVI. Una vita, pubblicato in due volumi che raccolgono 1500 pagine, sono quelle di un ammiratore del compianto papa emerito. Rimangono però limitate: sia Benedetto XVI che Giovanni Paolo II sono papi del Concilio, e Francesco non fa che seguire in modo più logico la loro scia rispetto alla rivoluzione conciliare.

 

Resta il fatto che questa reazione mostra l’esasperazione suscitata dall’attuale pontefice, e rivela che certi membri più conservatori non esitano più a criticare apertamente il papa regnante e a segnalare le sue deviazioni, oltre a quelle del Vaticano II, cosa che non accadeva sotto pontificati precedenti.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

 

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Mons. Viganò: «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa»

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In occasione dell’anniversario dell’inizio dell’infausto evento, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ha pubblicato su X una breve riflessione sul Concilio Vaticano II e sulla catastrofe che da esso è discesa.

 

«Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto».

 

«Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e falso, bene e male» scrive il prelato lombardo.

 

«Fu “ecumenico” perché volle legittimare il dialogo interreligioso che la Chiesa Cattolica Apostolica Romana aveva solennemente condannato».

 

 

«Si definì “secondo” per far credere che si ponesse in continuità con il perenne Magistero Cattolico, così da poterlo adulterare usurpando l’Autorità della Chiesa e del Romano Pontefice» continua monsignore.

 

«Pose le basi pseudo-dottrinali della odierna “chiesa sinodale” che intende sovvertire la costituzione gerarchica della Chiesa e il Papato».

 

«Chi aderisce consapevolmente a questo “concilio” si rende responsabile della demolizione della Chiesa Cattolica e ratifica con la propria complicità il golpe conciliare e sinodale».

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Come sa il lettore, in molteplici altre occasioni monsignor Viganò si era scagliato contro il Concilio.

 

Ancora quattro anni fa l’arcivescovo disse che «tutto ciò che il Concilio ha portato di nuovo si è rivelato dannoso, ha svuotato chiese, seminari e conventi, ha distrutto le vocazioni ecclesiastiche e religiose, ha prosciugato ogni slancio spirituale, culturale e civile dei Cattolici, ha umiliato la Chiesa di Cristo e l’ha confinata ai margini della società, rendendola patetica nel suo tentativo maldestro di piacere al mondo».

 

Come riportato da Renovatio 21, in un’omelia dello scorso novembre Viganò dichiarò che i papi e i vescovi del Concilio Vaticano II «usarono il loro «concilio» non per combattere i nuovi errori, ma per introdurli nel sacro recinto; non per restaurare la sacra Liturgia, ma per demolirla; non per raccogliere il gregge cattolico intorno ai Pastori, ma per disperderlo e abbandonarlo ai lupi».

 

In un testo di due settimane fa Sua Eccellenza ha scritto dell’«unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II, la sua ecclesiologia, la sua morale, la sua liturgia, i suoi santi e martiri e soprattutto i suoi scomunicati e i suoi eretici, ossia i «tradizionalisti radicali» non addomesticabili alle nuove istanze sinodali».

 

La catastrofe non solo religiosa causata dal Concilio è stata spiegata in un’intervista ad una testata francese dello scorso anno: «La chiesa del Vaticano II, che ci tiene tanto a definirsi così in antitesi alla “chiesa preconciliare”, ha posto le basi teologiche alla dissoluzione della società. Tutti gli errori dottrinali del Concilio si sono tradotti in errori filosofici, politici e sociali dagli esiti disastrosi per le Nazioni cattoliche».

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Spirito

Scontri tra Pakistan e Afghanistan

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Sabato si sono verificati intensi scontri lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, confermati da entrambe le parti, a seguito di accuse reciproche di violazioni dello spazio aereo e attacchi.   Il ministero della Difesa afghano ha dichiarato che le sue forze hanno condotto «operazioni di ritorsione efficaci» contro postazioni di sicurezza pakistane lungo la Linea Durand, in risposta a quelli che ha definito ripetuti attacchi aerei pakistani. La dichiarazione, condivisa su X dal portavoce Enayat Khowarazm, ha precisato che l’operazione si è conclusa intorno a mezzanotte.   Un funzionario provinciale pakistano, Jan Achakzai, ha confermato gli scontri, scrivendo su X che le forze pakistane hanno risposto con decisione all’«aggressione afghana», affermando che le forze afghane hanno compiuto attacchi non provocati in cinque o sei località lungo il confine, colpendo avamposti pakistani.

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La risposta dell’esercito pakistano è stata così intensa da costringere gli aggressori afghani a ritirarsi, lasciando vittime sul campo. Achakzai ha aggiunto che «i confini del Pakistan sono sicuri» e che il governo afghano non dovrebbe scambiare il desiderio di pace del Pakistan per debolezza.   Nessuna delle due parti ha fornito dettagli sulle vittime, e le affermazioni non possono essere verificate indipendentemente al momento.   L’episodio segue le esplosioni di giovedì a Kabul, che le autorità afghane hanno attribuito ad attacchi aerei pakistani, non confermati da Islamabad.   L’aumento delle tensioni tra i due Paesi è legato a questioni di sicurezza dei confini e alle attività dei militanti. Islamabad accusa Kabul di offrire rifugio ai combattenti del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), accuse respinte dall’amministrazione talebana.   Gli scontri avvengono mentre il Ministro degli Esteri afghano Amir Khan Muttaqi è in visita in India per colloqui volti a rafforzare le relazioni diplomatiche ed economiche con Nuova Delhi. I funzionari afghani hanno dichiarato che il viaggio rientra negli sforzi per ampliare la cooperazione regionale.

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Scuola

Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

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Lo splendore della fede professata nel pellegrinaggio giubilare nella Città Eterna, la bellezza luminosa dei dipinti di Georges de La Tour, i sontuosi ricami delle Orsoline di Amiens, l’importanza di una cultura che non trasgredisce la natura ma la trascende, sono questi i temi di  Nouvelles de Chrétienté per il nuovo anno scolastico.

 

Sotto un’apparente diversità, questi temi sono profondamente uniti in un’intenzione comune espressa con «vigore e chiarezza» da Padre Calmel, quando chiede agli insegnanti cristiani di aprire «i loro studenti ai valori dell’arte nelle sue diverse forme», rendendoli al contempo «capaci di una fiera indipendenza e di un bel disprezzo per tutte le anomalie, infezioni, purulenze e mostruosità, che hanno l’audacia di esigere da loro un’ammirazione complice adornandosi della realtà dell’arte e più spesso della sua apparenza».

 

Il frate domenicano esprime un desiderio preciso: «I mostri torneranno ai loro barattoli e alla loro formaldeide, gli scorpioni artistici reintegrano i loro buchi artistici, il giorno in cui un certo numero di esseri giovani e determinati, non certo per barbarie ma per sovrano rispetto della cultura, tratteranno con disprezzo i prodotti immondi della cultura. La cultura non ha alcun diritto contro i diritti della decenza e dell’onore».

 

Aggiunge: «non deve essere lontano il tempo in cui l’insidioso sofisma “onestà significa stupidità” sarà privo di ogni credibilità, perché sarà diventata chiara la prova che ciò che è normale è bello e che, in una civiltà degna di questo nome, l’intelligenza, la sottigliezza, la leggerezza, la finezza e l’arte marciano di concerto con l’onestà, la santità, il rifiuto inflessibile dei veleni e delle ignominie. La scuola cristiana deve affrettare l’arrivo di questi tempi di libertà». (Ecole chrétienne renouvelée, cap. XXIX, tre sensible en chrétien aux valeurs d’art, pp. 188-189, ed. Téqui)

 

Padre Calmel scrisse queste potenti righe alla fine degli anni ’50, lontano dal wokismo, dalla cultura della cancellazione, dello sradicamento e dell’incoscienza… E si aspettava che le suore, autentiche insegnanti, avessero «idee non solo corrette, ma idee che cantano dentro [di loro] e che incantano [i loro] piccoli alunni», per «comunicare loro una verità canterina e germinante». (Ibid., pp. 129 e 131).

 

È una bella frase da scrivere in cima a un quaderno, in questi giorni di ritorno a scuola!

 

Abate Alain Lorans

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine da FSSPX.News

 

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