Bioetica
Riproduzione artificiale per lesbiche ed embrioni uomo-animale: l’Assemblea Nazionale francese vara la «legge bioetica»
I deputati francesi hanno approvato definitivamente con 326 voti, 115 e 42 astenuti, il cosiddetto «disegno di legge sulla bioetica» e il suo provvedimento principale, l’apertura della procreazione medicalmente assistita (cioè, la riproduzione artificiale attraverso esseri umani prodotti in provetta) alle coppie di lesbische e pure alle donne single.
La legge inoltre apre agli esperimenti di ingegneria genetica più disumani – letteralmente, disumani.
Il testo estende la riproduzione artificiale ma anche la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la produzione di embrioni chimerici, che sono esseri dotati di DNA diversi, ad esempio con geni umani e di ratto (i cosiddetti «topi umanizzati» tanto usati nei laboratori moderni), o di uomo e maiale, uomo e capra, etc.
Il segretario di Stato incaricato dei bambini e delle famiglie presso il ministro della Solidarietà e della Salute, Adrien Taquet, ha parlato a ragione di «un momento della storia»: con questo testo di legge la Francia certifica il suo status di Nazione della Cultura della Morte, come da evidente piano di Macron e dei suoi pupari sin dall’inizio.
Il testo estende quindi la riproduzione artificiale ma anche la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la produzione di embrioni chimerici, che sono esseri dotati di DNA diversi, ad esempio con geni umani e di ratto (i cosiddetti «topi umanizzati» tanto usati nei laboratori moderni), o di uomo e maiale, uomo e capra, etc.
Prima dell’adozione di questa legge, «solo» le coppie eterosessuali (sposate, in unione civile o in convivenza) con problemi di fertilità accertati da un medico o quelle in cui uno dei componenti della coppia era portatore di una grave malattia avevano accesso alla procreazione assistita.
Le donne lesbiche e single, fino a 43 anni, potranno ora eseguire la riproduzione assistita in Francia, con gli stessi diritti delle coppie eterosessuali.
Ogni paziente dovrà sostenere più colloqui con un medico o un’equipe medica specializzata in fertilità e, dopo un periodo di riflessione di uno o due mesi, dovrà confermare la sua richiesta per iscritto al medico. Quattro tentativi di fecondazione in vitro e sei inseminazioni artificiali saranno interamente rimborsati dalla Previdenza Sociale (l’inseminazione artificiale costa in media 950 euro, mentre un tentativo di fecondazione in vitro tra 3000 e 4000 euro).
Questa è fondamentalmente una luce verde per la maternità surrogata.
Se entrambi i membri della coppia hanno un problema di infertilità, o se esiste un rischio di malattia genetica per il bambino, o nel caso di una coppia lesbica sterile o di una donna single, il trasferimento dell’embrione può essere utilizzato previa decisione di un giudice.
Questa è fondamentalmente una luce verde per la maternità surrogata.
Questa è fondamentalmente una luce verde per la maternità surrogata.
Il bambino sarà legalmente senza padre per sempre
«Oltre alla riproduzione assistita per donne single e lesbiche, un altro importante cambiamento nella legge sulla bioetica riguarda la rimozione dell’anonimato per i donatori di sperma e ovuli» scrive il sito belga Médias Presse-Info.
L’articolo 3 conferisce a qualsiasi persona concepita mediante procreazione medicalmente assistita con un terzo donatore il diritto di accedere all’identità di questo donatore quando raggiunge la maggiore età, ma in nessun caso può essere stabilita la parentela con il donatore. Il bambino sarà legalmente senza padre per sempre.
Ma non solo: ciò implica che i donatori di gameti dovranno ora accettare che la loro identità verrà un giorno rivelata al bambino e decidere a favore dell’autoconservazione dei gameti per le future gravidanze.
Nell’atto di nascita completo del bambino sarà quindi scritto che «le due madri hanno riconosciuto il bambino in questa data davanti a un notaio»
Quanto alla genitorialità delle coppie lesbiche, alla donna che ha partorito, la sua filiazione sarà stabilita nell’atto di nascita; per il suo partner, il rapporto di parentela sarà formalizzato dal riconoscimento congiunto davanti a un notaio. Nell’atto di nascita completo del bambino sarà quindi scritto che «le due madri hanno riconosciuto il bambino in questa data davanti a un notaio».
La ricerca sull’embrione umano, compresa la produzione di chimere, può ora durare fino a 14 giorni, rispetto ai 7 giorni precedenti. I protocolli di ricerca effettuati sulle cellule staminali embrionali saranno oggetto di un semplice avviso di ricevimento da parte dell’Agenzia di Biomedicina prima della loro attuazione (e non di un’autorizzazione).
Con il pretesto di rinnovare il regime giuridico, la legge liberalizza la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, la creazione di gameti artificiali, copie di embrioni umani (artt. 14 e 15), embrioni chimerici, embrioni transgenici (art. 17).
Con il pretesto di rinnovare il regime giuridico, la legge liberalizza la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, la creazione di gameti artificiali, copie di embrioni umani (artt. 14 e 15), embrioni chimerici, embrioni transgenici (art. 17)
Questa votazione è avvenuta dopo vari botta e risposta tra Assemblea e Senato francesi che avevano bocciato il testo a giugno, dopo quattro anni dalla presentazione del disegno di legge da parte del Governo il 24 luglio 2017.
I testi attuativi della legge sono già stati preparato affinché «i primi bambini possano essere concepiti entro la fine del 2021», ha indicato il ministro della Salute Olivier Véran, che ha accolto nelle ore precedenti il voto finale «un testo misurato che corrisponde alle aspettative della società francese».
In un comunicato la Fondazione Lejeune, che si è battuta contro questo disegno di legge, ha chiarito: «con questa legge tutto è ora possibile», tutto ciò che è più insensato e più antinaturale, antiumano.
«Con questa legge tutto è ora possibile», tutto ciò che è più insensato e più antinaturale, antiumano.
Non c’è più limite al peggio, alla maternità surrogata, all’utero artificiale e alle altre follie degli apprendisti stregoni che si prendono per Dio.
Ingegneria genetica e chimere, la nuova legge bioetica francese
Embrioni chimera e sacrifici umani: ecco la nuova legge bioetica francese
Immagine © Renovatio 21
Bioetica
In Nuova Zelanda i bambini vengono lasciati morire se nascono vivi dopo gli aborti
I dati governativi hanno confermato che in Nuova Zelanda i bambini nascono vivi dopo un tentativo di aborto almeno una volta al mese e, come prassi, muoiono senza ricevere assistenza medica. Lo riporta LifeSite.
L’aborto in terra neozelandese è legale su richiesta fino alla 20ª settimana di gravidanza e viene spesso praticato anche oltre, se un medico ne autorizza la necessità per motivi di «salute».
«Family First New Zealand ha riferito di aver ottenuto dati governativi dopo una richiesta ufficiale, scoprendo che i feti sopravvivono regolarmente ai tentativi di aborto», ha riportato Live Action News. «Dal 2020, 80 tentativi di aborto hanno portato a nascite vive, anche se il numero reale potrebbe essere superiore, poiché alcuni distretti non hanno fornito queste informazioni. Le sopravvissute all’aborto avevano una gestazione compresa tra le 20 e le 30 settimane e non hanno ricevuto cure salvavita».
Il rapporto ha inoltre rilevato che l’assistenza medica veniva concessa solo ai neonati desiderati dai genitori: «È preoccupante che il distretto di Te Tai Tokerau abbia affermato che l’assistenza di sostegno vitale è presa in considerazione solo per i “neonati desiderati a 22 settimane + 5 giorni”. A Waikato, c’è la discrezionalità dei genitori di accettare o meno la rianimazione». Canterbury aveva precedentemente consigliato che il «neonato venga avvolto in una coperta e tenuto in braccio fino al decesso».
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Casi specifici di questo protocollo sono emersi in passato. Nel 2021, Gript ha riferito che «un bambino sano sarebbe nato vivo dopo un aborto tardivo fallito ed è stato lasciato morire in un ospedale neozelandese», aggiungendo che «il bambino è stato lasciato ansimare per due ore mentre gli operatori sanitari si rifiutavano di intervenire, prima di morire». Uno studente di medicina, profondamente traumatizzato dall’aver assistito alla morte del bambino, ha affermato che la madre era incinta da oltre 21 settimane.
«Non faremmo mai una cosa del genere a un animale. Ero inorridita», ha detto la studentessa, che usa lo pseudonimo Nicola. «Non abbiamo dato potere a questa donna lasciando che suo figlio soffrisse e morisse in quel modo. Quando ha lasciato l’ospedale, aveva ancora bisogno di sostegno e aiuto per la sua situazione. Tutto quello che abbiamo fatto è stato porre fine alla vita del suo bambino in modo prolungato e crudele. È davvero vile e disgustoso che un essere umano venga trattato in quel modo».
L’anno precedente, il parlamentare Simon O’Connor aveva proposto un emendamento al disegno di legge sull’aborto del Primo Ministro Jacinda Ardern, che imponeva l’obbligo di assistenza ai bambini sopravvissuti a un tentativo di aborto. Il governo, inclusa la stessa Ardern, si oppose all’emendamento. «Ci è stato detto che il mio emendamento non era necessario, eppure eccoci qui in una situazione con un bambino nato vivo, lasciato morire da solo – ed è semplicemente orribile», ha detto O’Connor.
«Non siamo sorpresi da questi dati [del governo], ma sono comunque davvero scioccanti. Che il nascituro sia alla 15ª, 20ª, 30ª o 40ª settimana di gravidanza, lotterà naturalmente per la propria vita», ha affermato Bob McCoskrie, CEO di Family First New Zealand. «Questo è il nostro istinto umano. Dovremmo proteggere la vita dei bambini innocenti che sopravvivono ai tentativi di aborto. Dovremmo chiarire con estrema chiarezza che questo è un obbligo per i professionisti sanitari». McCroskie ha osservato che ora ci sono dati governativi che confermano ciò che i pro-life sostengono da tempo: che a volte i bambini sopravvivono agli aborti.
Il ministro della Salute e del Lavoro Andrew Little aveva precedentemente respinto queste affermazioni, affermando: «vorrei vedere i dati scientifici sulla nascita di un bambino dopo un aborto». McCroskie ha risposto: «Ecco le prove. Non si tratta di politica, si tratta di avere un cuore». Ha ragione. Ci sono persino alcune sopravvissute all’aborto che sono sopravvissute per raccontare le loro storie, per l’industria dell’aborto, quelle che se l’erano cavata».
Il caso che viene in mente a tutti è quello di Gianna Jessen, abortita ma sopravvissuta anche se con una vita con la paralisi cerebrale. Si tratta con probabilità di una delle migliori speaker pro-life al mondo.
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Il segreto più orribile dell’industria dell’aborto, scrive LSN, è che i bambini nascono regolarmente vivi dopo tentativi di aborto e vengono lasciati morire dai medici che hanno appena tentato di ucciderli. Ci sono esempi frequenti e documentati di questo tipo solo negli ultimi anni in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Canada e in Irlanda, dove l’aborto è legale solo dal 2019.
Come riportato da Renovatio21, a inizio anno la Camera USA aveva approvato la legge per proteggere i bambini nativi vivi dopo l’aborto.
Come riportato da Renovatio 21, anche l’eutanasia galoppa alla grande in Nuova Zelanda, dove è stata approvata per referendum. In un impeto di creatività, tre anni fa si cominciò a parlare nel Paese di possibilità di eutanatizzare i pazienti COVID.
Ricordiamo che si tratta del Paese dei lockdown draconiani, inflitti anche per un solo caso di positività, sotto l’imperio della premier Jacinda Andern, allevata dal World Economic Forum e pronta a progettare una «società a due livelli» (vaccinati e non vaccinati), a chiedere ai propri cittadini di non chiacchierare col vicino (per evitare i contagi), a istigare la delazione dei dissidenti politici ora etichettati come «terroristi», a proibire del tutto il tabacco, e a garantire in lockdown il diritto di fare orge da 25 persone a chi avesse acquisito il diritto pandemico ad uscire di casa.
Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento neozelandese ha concesso lo status di persona a una montagna, proprio come in precedenza lo aveva concesso ad un fiume e a un pezzo di terra: cose che sono quindi tecnicamente più protette dallo Stato di un feto umano.
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Bioetica
JD Vance paragona l’aborto al sacrificio dei bambini. C’è molto più da dire e fare contro la Necrocultura
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Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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