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Riemerge un libro del cardinale Fernandez sull’orgasmo

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Un libro definito come sessualmente esplicito scritto nel 1998 dal cardinale Victor Manuel «Tucho» Fernandez è riemerso causando polemiche e vero proprio shock nel mondo cattolico conservatore e non solo quello. Il testo, scrive al capitolo 9, parla della «possibilità di raggiungere una sorta di orgasmo appagante nella nostra relazione con Dio», ma descrive fisicamente e metafisicamente l’orgasmo sessuale dell’uomo e donna con grande puntiglio.

 

«Dio può essere presente a quel livello della nostra esistenza, può essere presente anche quando due esseri umani si amano e raggiungono l’orgasmo; e quell’orgasmo, vissuto alla presenza di Dio, può essere anche un sublime atto di adorazione a Dio» è scritto.

 

Nel volume, l’attuale capo del Dicastero per la Dottrina della Fede confronta come «le particolarità degli uomini e delle donne nell’orgasmo si verificano in qualche modo anche nella relazione mistica con Dio». Secondo quanto riportato da LifeSite, che sostiene di aver ricevuto una copia del testo da una fonte attendibile, l’opera – scritta più di un quarto di secolo fa – minimizzerebbe anche la natura immorale dell’omosessualità.

 

Intitolata La Pasión mistica: espiritualidad y sensualidadPassione mistica: spiritualità e sensualità»), l’opera del porporato argentino – edita in lingua spagnola dall’editore Dabar ed elencata fra le sue opere pubblicate – si basa sui temi contenuti nella sua ulteriore scandalosa opera Guariscimi con la tua bocca: l’arte di baciare, un libro che il religioso connazionale di Bergoglio aveva dedicato al bacio.

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Secondo quanto riportato, in particolare i capitoli 7, 8 e 9 del libro riemerso conterrebbero contenenti materiale offensivo e sono intitolati rispettivamente: «Orgasmi maschili e femminili», «La strada verso l’orgasmo» e «Dio nell’orgasmo di coppia».

 

Il Fernandez, collegando la pienezza della spiritualità con l’esercizio del rapporto sessuale e dell’orgasmo, ha esaminato la questione «se questa esperienza mistica, in cui tutto l’essere è preso da Dio, se questa specie di “orgasmo mistico” viene vissuta da ciascuno secondo la sua sessualità».

 

Scrivendo in un linguaggio dettaglioso e sessualmente esplicito sull’atto e sul completamento del rapporto sessuale, il Fernandez ha applicato questo concetto alla relazione con Dio: «chiediamoci ora se queste particolarità dell’uomo e della donna nell’orgasmo ricorrono in qualche modo anche nel rapporto mistico con Dio. Potremmo dire che la donna, poiché è più ricettiva, è anche più disposta a lasciarsi prendere da Dio. È più aperta all’esperienza religiosa. Questo potrebbe essere il motivo per cui le donne predominano nelle chiese» scrive il monsignore, già strizzando l’occhio alla questione femminile nella chiesa (dove le donne-prete, dopo le benedizioni gay, potrebbero essere finalmente tra le riforme dietro l’angolo).

 

Nel capitolo 7, intitolato «Orgasmo masculino y femenino» dichiara, secondo la traduzione pubblicata dal sito Messa in Latino, che «a lei piacciono di più le carezze e i baci, e ha bisogno che l’uomo giochi un po’ prima di penetrarla. Ma lui, insomma, è più interessato alla vagina che al clitoride», mentre «al momento dell’orgasmo, lui di solito emette dei grugniti aggressivi; lei, invece, fa dei balbettii o dei sospiri infantili», assicura il consacrato. «Chiediamoci ora se queste particolarità dell’uomo e della donna nell’orgasmo si verificano in qualche modo anche nel rapporto mistico con Dio».

 

C’è una spiegazione scientifica a tutto questo: «non dimentichiamo che le donne hanno un ricco plesso venoso intorno alla vagina, che mantiene un buon flusso sanguigno dopo l’orgasmo. Ecco perché di solito è insaziabile». La parola «insaziabile», scritta in relazione con il sesso, mai l’avremo vista arrivare in un testo religioso, tanto più se scritto da un futuro capo della Propaganda Fidei.

 

Utilizzando il linguaggio del «dominio» e della «ricettività», il Fernandez scrive che «nell’esperienza mistica Dio tocca il centro più intimo dell’amore e del piacere, un centro dove non importa molto se siamo maschi o femmine». Un «centro» così sensuale, scrive il teologo, è quello in cui «siamo tutti ricettivi e viviamo un’esperienza in cui non siamo pienamente padroni di noi stessi», suggerendo che l’unione spirituale con Dio non può essere raggiunta mentre si è in pieno possesso delle proprie personali facoltà mentali.

 

L’argentino continua paragonando il «piacere sensuale» del completamento del rapporto sessuale all’unione spirituale che l’uomo ha con Dio, affermando inoltre che la contemplazione di Dio può essere trovata attraverso tutti i piaceri del mondo: «tutte le attrazioni di questo mondo dovrebbero elevarci, d’ora in poi, all’incontro con la fonte divina, per abbeverarsi a quella fonte inesauribile di bene e di bellezza».

 

Fernandez sembrava anche minimizzare il potere della grazia di Dio insieme alla necessità di conversione personale e castità. In un passaggio che chiude il capitolo 8, «La strada verso l’orgasmo», il monsignore discetta sull’incapacità della grazia divina di aiutare una persona a cessare gli atti di omosessualità: «ma questo non significa necessariamente che questa gioiosa esperienza dell’amore divino, se la realizzo, mi libererà da tutte le mie debolezze psicologiche. Ciò non significa, ad esempio, che un omosessuale smetterà necessariamente di essere omosessuale».

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«Non dimentichiamo che a livello ormonale e psicologico non esistono maschi e femmine puri» scrive Fernandez sul tema, ancora al capitolo 7, aggiungendo una considerazione aneddotica: «Carlo Carretto, un uomo dalle caratteristiche marcatamente maschili, racconta che nel suo incontro più bello con Dio si è sentito come una bambina fiduciosa».

 

La de-genderizzazione come elemento mistico viene quindi spiegata metafisicamente: «nell’esperienza mistica Dio tocca il centro più intimo dell’amore e del piacere, un centro in cui non ha molta importanza se siamo maschi o femmine. E in quel centro siamo tutti ricettivi e viviamo un’esperienza in cui non siamo pienamente padroni di noi stessi. Per questo motivo, gli scienziati sono soliti affermare che le differenze tra uomini e donne si sperimentano nella fase che precede l’orgasmo, ma non tanto nell’orgasmo stesso, dove le differenze tra femminile e maschile non sono più così chiare e sembrano scomparire».

 

Quindi, «nell’esperienza mistica colui che è eminentemente attivo è Dio. La creatura, sia essa maschio o femmina, si diletta a dipendere completamente dal Dio amante, a “lasciarsi amare”».

 

«Ricordiamo che la grazia di Dio può coesistere con le debolezze e anche con i peccati, quando c’è un condizionamento molto forte. In questi casi, la persona può fare cose oggettivamente peccaminose, senza essere colpevole e senza perdere la grazia di Dio o l’esperienza del suo amore».

 

Tale argomento, aggiunge il teologo sudamericano, rientra nei casi in cui esiste «la possibilità di raggiungere una sorta di orgasmo appagante nella nostra relazione con Dio, che non implica tanto alterazioni fisiche, ma semplicemente che Dio riesca a toccare l’anima nel centro corporeo del piacere, affinché si possa sperimentare una soddisfazione che abbraccia tutta la persona».

 

Seguono osservazioni su santità e sensualità: «alcuni santi hanno cominciato ad avere esperienze inebrianti di Dio poco dopo la loro conversione, o alla stessa conversione; altri, come Santa Teresa d’Avila, hanno raggiunto queste esperienze dopo molti anni di aridità spirituale. Santa Teresa di Lisieux, pur sentendosi teneramente amata da Dio, non ha mai avuto esperienze molto “sensuali” del suo amore, e sembra che abbia raggiunto una gioia traboccante e appassionata solo al momento della sua morte». Parrebbe che siamo arrivati dalle parti del noto tropo caro alla psicanalisi e alla letteratura decadente novecentesca dell’«orgasmo come piccola morte».

 

La questione è ribadita pure in quella che sembrerebbe una sorta di esortazione a pregustare durante la propria esistenza tale «piccola morte».

 

«Tutte le attrattive di questo mondo dovrebbero elevarci, d’ora in poi, all’incontro con la fonte divina, per abbeverarci a quella sorgente inesauribile di bene e di bellezza. Fare diversamente sarebbe come passare ottant’anni a sentire l’aroma di un cibo delizioso invece di sedersi a tavola e gustarlo felicemente. Ma, inoltre, aspettare la morte per fare l’esperienza di Dio va contro la logica dell’amore».

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Proseguendo, è scritto o che una relazione stile orgasmo con Dio «ci porta ad un’altra conseguenza importante: ci invita a scoprire che, se Dio può essere presente a quel livello della nostra esistenza, può essere presente anche quando due esseri umani si amano altro e raggiungere l’orgasmo; e quell’orgasmo, sperimentato alla presenza di Dio, può anche essere un sublime atto di adorazione a Dio».

 

«Dio ama la felicità dell’uomo; quindi, è anche un atto di culto a Dio vivere un momento di felicità», ha scritto Fernandez, senza chiarire se tale «felicità» debba essere lecita o naturale.

 

In un palese travisamento della Scrittura, Fernandez si è espresso in difesa dell’attività sessuale senza chiarimenti o specificazioni, affermando: «possiamo quindi dire che stiamo piacendo a Dio e lo adoriamo quando siamo in grado di godere dei piccoli e legittimi piaceri della vita. Quindi, non dobbiamo fuggire o nasconderci da Dio quando godiamo, perché è lui che “ha creato tutte le cose affinché potessimo goderne”» (1 Tim 6:17)

 

«Tutto questo si può dire anche del piacere sessuale, che è stato creato da Dio per la felicità dell’uomo (…) il piacere sessuale ha una particolare nobiltà al di sopra degli altri piaceri del corpo, perché il piacere sessuale è vissuto in due, è condiviso».

 

Come nota LifeSite, l’intero passaggio scritturale presenta in realtà un significato del tutto contraddittorio rispetto a quello suggerito dal cardinale, avvertendo di «non confidare nell’incertezza delle ricchezze» o nei piaceri della terra.

 

«Vediamo quindi che il piacere è anche qualcosa di religioso, perché “è un dono di Dio”. Pertanto, chi è in grado di godere della presenza di Dio, può più facilmente essere consapevole dell’amore di Dio e quindi aprirsi ad amare gli altri. Chi non riesce a godere dei piaceri della vita, perché non ama e non accetta se stesso, difficilmente potrà amare generosamente gli altri» continua il capitolo 9, «Dios en el orgasmo de la pareja» («Dio nell’orgasmo di coppia»).

 

Si tratta di una sorta di edonismo anche corporale che non pensavamo attinente alla religione cristiana, ma forse più ad un certo sensismo riscontrabile, ad esempio, in certe interpretazioni dell’islam, per esempio con la questione delle 72 vergini urì che attendono il martire in paradiso. Di fatto, ad un certo punto, una sorprendente citazione islamica compare anche nel libro di Monsignor Fernandez, quando scrive che «un venerabile teologo egiziano del XV secolo ha fatto la seguente lode a Dio: “Lode ad Allah, che stabilisce peni duri e dritti come lance per fare guerra alle vagine (Al Sonuouti)».

 

Equiparando il «piacere dell’orgasmo» alla perfezione spirituale e alla beatitudine, Fernandez ha scritto che «il piacere dell’orgasmo diventa un’anteprima della meravigliosa festa dell’amore che è il paradiso. Perché non c’è niente che anticipi il paradiso meglio di un atto di carità». Il paradiso, pare di capire, è quindi una dimensione orgasmica.

 

Secondo quanto riportato, l’autore del libro spiritual-erotico evita ogni menzione delle chiare linee guida della Chiesa sulla castità per quanto riguarda l’uso delle proprie funzioni sessuali, minimizzando la natura peccaminosa della masturbazione. Fernández ha invece affermato che la masturbazione è una forma di sesso sottratta al «suo scopo più prezioso», ma non ha fatto menzione della sua natura immorale.

 

Il quotidiano milanese La Verità ha riportato un passo con un’invocazione a Gesù che non ci sentiamo di ripubblicare, per non urtare la sensibilità dei lettori e non offendere ancora la nostra.

 

Damian Thompson, giornalista della testata inglese The Spectator, ha suggerito che questo scandalo segni «la crisi finale di questo pontificato». Thompson dice che a questo punto le dimissioni di Fernandez siano inevitabili. Ciò, immaginiamo tutti, non avverrà: perché la vergogna, in questo papato, è stata soppressa programmaticamente.

 

Certo, sapevamo che il Vaticano era arrivato al definitivo status di farsa. Ma che fosse una farsa a luci rosse, questo non era chiaro a tutti.

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Spirito

Processione della FSSPX in Sudafrica

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Sabato 8 novembre, i membri della Fraternità San Pio X hanno marciato per le strade del centro di Johannesburg per dimostrare pubblicamente la loro fede e ottenere l’indulgenza giubilare nell’ambito dell’Anno Santo 2025. Nonostante la reputazione poco invitante di alcune delle zone attraversate, l’evento si è svolto in un’atmosfera di fervore e dignità.  

Una partenza dalla Chiesa della Santissima Trinità

Il raduno ha avuto inizio presso la Chiesa della Santissima Trinità a Braamfontein. Questo santuario, la cui architettura curata nei minimi dettagli lo rende un vero gioiello, è servito da punto di partenza – o «chiesa stazione» – per la processione giubilare.   Dopo un momento di preghiera all’interno dell’edificio, i fedeli si sono diretti verso la Cattedrale di Cristo Re, situata a circa due chilometri di distanza, accompagnati dalla scorta della polizia.

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Una testimonianza pubblica nel centro della città

La processione si snodava lungo strade poco note al turismo e talvolta considerate poco sicure. Questo passaggio inaspettato attirò l’attenzione di molti residenti locali. Al ritmo dei canti e della recita del Rosario, i fedeli offrirono una testimonianza di fede che suscitò diverse reazioni.   Diversi passanti hanno scattato foto, alcuni si sono fatti il ​​segno della croce, altri hanno espresso il loro sostegno con applausi o sussurrando una preghiera. Molti si sono fermati ad osservare questo insolito momento nel paesaggio urbano.    

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Solenne cerimonia di chiusura nella Cattedrale di Cristo Re

Al loro arrivo in cattedrale, i pellegrini sono stati accolti dal Superiore del Distretto, Padre Christophe Legrier. Con il supporto del coro, ha intonato le Litanie dei Santi prima di procedere al rinnovo della Consacrazione a Cristo Re. In una breve omelia, ha ricordato il significato spirituale del giubileo, tempo di grazia e di conversione, e ha sottolineato l’importanza di rimanere saldamente attaccati alla Roma eterna.    
https://fsspx.news/fr/news/afrique-du-sud-procession-la-fsspx-johannesburg-55560  

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Gender

I trans esprimono gratitudine per il pasto del Giubileo dei Poveri in Vaticano

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Diecini di transessuali e attivisti transgender hanno partecipato domenica a un pranzo in Vaticano per il Giubileo dei Poveri.

 

Diversi partecipanti transessuali e il sacerdote radicale pro-LGBT padre Andrea Conocchia hanno espresso gratitudine al Vaticano e a Papa Leone XIV per il pranzo giubilare del 16 novembre, che ha segnato anche la nona Giornata mondiale dei poveri.

 

Secondo quanto emerso, il papa non avrebbe invitato specificamente le persone con un’identità di genere incerta, poiché gli oltre 1.300 biglietti per il pasto sono stati distribuiti tramite varie organizzazioni e parrocchie.

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Un commando di circa 50 persone che si identificano come «transgender», tra cui cinque descritti da LifeSite come «attivisti transessuali», hanno partecipato insieme a senzatetto, migranti, anziani e altri «emarginati» al pranzo speciale all’interno dell’Aula Paolo VI.

 

«Un sentito grazie a Papa Leone per questa opportunità, questa occasione di incontro ma anche di pranzo condiviso, tutti insieme. Mi pare un gran bel segno di apertura, di attenzione e di vicinanza a tutta la comunità LGBT» ha detto don Conocchia secondo l’agenzia ANSA. «Può essere una opportunità di cammino insieme ed è importante come segno, anche per conoscerci e riconoscerci nella comunità ecclesiale»

 

La storia degli inviti dati a caso non convince moltissimo. In precedenza, don Conocchia aveva già portato gruppi di transessuali a incontrare Bergoglio diverse volte durante il suo pontificato. Nel 2023, il sacerdote portò diversi trans a un pranzo simile in Vaticano. Un uomo che aveva «fatto la transizione» per apparire come una ragazzina prepubere, si sedette al tavolo di fronte a Francesco, scrive LifeSite.

 

Qualcuno potrebbe aver minimizzato gli inviti a cena di Papa Francesco a queste persone con un’identità di genere incerta, sottolineando che Nostro Signore ha cenato con i peccatori. Sebbene ciò sia vero, Egli li ha sempre chiamati al pentimento, e non ci sono notizie che il pontefice lo abbia fatto durante questi pasti.

 

Solo poche settimane fa, Conocchia aveva dichiarato al National Catholic Reporter di essere «pieno di speranza» che Leo avrebbe continuato a sostenere la «comunità transgender» come aveva fatto il suo predecessore.

 

Il sacerdote ha anche partecipato allo scandaloso «pellegrinaggio» LGBT organizzato da La Tenda di Gionata, un gruppo italiano pro-LGBT, a cui si è unito il gruppo di attivisti del gruppo Outreach del gesuita pro-omotransessualista James Martin in Vaticano a settembre. Conocchia ha descritto l’evento sacrilego come «molto potente» e «allegro» e ha elogiato il pontefice americano per averne permesso lo svolgimento.

 

Forse per Leone «il solo fatto di poter celebrare il pellegrinaggio sembra già qualcosa», ha detto il sacerdote. «Potrebbe essere un buon inizio. Vedremo come si svilupperanno le cose da qui in poi. Auspico continuità nella diversità».

 

Il pellegrinaggio ha visto più di 1.000 cosiddetti «cattolici LGBT» sfilare attraverso le Porte Sante nella Basilica di San Pietro. Almeno uno dei partecipanti indossava una maglietta con la scritta «Fanculo le regole», scioccando molti fedeli cattolici.

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Alcuni organi di stampa progressisti avevano affermato che Leone avesse «snobbato» i partecipanti al pranzo con un’identità di genere incerta, non invitandoli a sedersi al tavolo principale, come aveva fatto in precedenza papa Francesco. Tuttavia, il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere pontificio che ha contribuito all’organizzazione dell’evento, ha negato che qualcuno sia stato «snobbato», osservando che quest’anno i biglietti per sedersi al tavolo del pontefice erano stati distribuiti a caso ai parrocchiani poveri che avevano partecipato alla Messa prima del pranzo e che gli uomini con un’identità di genere incerta erano arrivati ​​in ritardo all’evento e quindi non avevano ricevuto quei biglietti.

 

Gli ospiti «transgender» intervenuti dopo l’evento si sono detti felici di essere presenti al pasto con il papa. Conocchia ha descritto l’evento come «fraterno» e «gioioso».

 

«Il fatto che si sia mescolato, che si sia seduto vicino a noi, è un buon segno, vero?» ha detto l’attivista Alessia Nobile, che ha anche consegnato a Leo una lettera a nome della cosiddetta «comunità trans», alla quale il pontefice apparentemente ha sorriso in risposta.

 

L’attivista aveva precedentemente descritto papa Francesco come un amico e un mentore. Incontrò il defunto papa nel giugno 2022 durante un’udienza con altri cinque transgenderri. Bergoglio ha incontrò Nobile più volte e la invitò alle sue udienze generali pubbliche. Il defunto papa gli scrisse anche una lettera personale in cui si rivolgeva all’attivista transgender chiamandola «cara sorella».

 

Come nel caso di Leone, secondo i resoconti pubblici disponibili, Francesco non ha detto a Nobile che un uomo che vive come se fosse una donna è contro natura.

 

Marcella Di Marco, un uruguagio trans di 52 anni, ha espresso una certa delusione per il fatto che i membri del gruppo non fossero inclusi al tavolo del papa , ma ha sottolineato la sua convinzione che il pontefice abbia dimostrato che la Chiesa non «chiuderà la porta» che Francesco aveva aperto.

 

«Le prime volte in Vaticano è stata come un’accoglienza, adesso mi sento parte della casa, della Chiesa» ha detto il trans. «sono contenta di aver trovato un altro padre, dopo papa Francesco che per noi è stato il primo, il grande. Che lui continui questa carità con noi, questo mi dà speranza”»

 

La stampa aveva già dato ampio spazio ai trans ai pranzi papali quando il fenomeno iniziò col Bergoglio.

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La notizia arrivava in rinforzo dell’«apertura» nei confronti dell’omotransessualismo espressa dal Dicastero della Dottrina della Fede presieduto da un fedelissimo di Bergoglio, il cardinale argentino Victor Manuel «Tucho» Fernandez, che ha firmato con il pontefice un documento in cui apriva per i transgender la possibilità di fare da padrini (madrine? Madrini? Madrin*? Padrin*? Non è stato specificato) ai battesimi.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2015 il Dicastero aveva risposto negativamente alla stessa richiesta.

 

I segni di avvicinamento al transgenderismo, in effetti, si sono moltiplicati lungo tutto il papato bergogliano.

 

A fine gennaio 2015, un «uomo transgender» – nato in Ispagna come donna – dichiarò di aver avuto un’udienza privata con il papa, dove, secondo alcuni articoli di giornale, Bergoglio avrebbe «abbracciato» il 48enne transessuale.

 

A Napoli, sempre nel 2015, il romano pontefice, fu riportato dai media globali mangiò con «carcerati gay e transessuali».

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il pontefice ha incontrato dei trans in «pellegrinaggio» in Vaticano. «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia» avrebbe detto il trans paraguagio Laura. Nel 2020 invece aveva devoluto un obolo una tantum a dei trans sudamericani del litorale romano che a causa del lockdown si erano dovuto rivolgere in parrocchia. Arrivò l’elemosiniere, il polacco cardinale Krajewski, già noto per aver ridato la corrente ad un centro sociale, per saldare bollette e affitti e procurare generi di prima necessità. Nel 2015 papa Francesco aveva invece ricevuto in Vaticano un transessuale spagnuolo.

 

Abbiamo già visto che questa è forse la strada «iraniana» scelta dalla neochiesa dell’argentino: Khomeini emanò una fatwa sulla liceità del transessualismo, facendo diventare l‘Iran il luogo che alcuni critici chiamano «inferno per gli omosessuali, paradiso per i transessuali».

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Spirito

Papa Leone XIV pronto a concedere ampie deroghe a Traditionis Custodes

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La notizia è stata riportata dal quotidiano The Pillar, che l’ha ottenuta da fonti vicine alla Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles (CBCEW). Il Nunzio Apostolico, Arcivescovo Miguel Maury Buendia, ne ha parlato di recente in un discorso ai vescovi britannici.   Fonti vicine alla Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles hanno riferito a The Pillar che Papa Leone XIV sembrava pronto a concedere ampie esenzioni a Traditionis Custodes, senza revocare il motu proprio stesso.   Il prelato spagnolo, mons. Miguel Buendía, Nunzio Apostolico in Gran Bretagna, si è recentemente rivolto all’assemblea plenaria della CBCEW. Tra gli altri argomenti, ha informato i vescovi che il Vaticano sarebbe stato «generoso» in caso di richiesta di dispensa dalle restrizioni alla liturgia tradizionale, secondo l’alto funzionario ecclesiastico che ha riferito la notizia a The Pillar.

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La fonte, presente durante il discorso, ha sentito il nunzio spiegare che Leone XIV «non è disposto a modificare [Traditionis Custodes], ma poiché ci sono molti riti diversi nella Chiesa, non c’è motivo di escludere la Messa latina tradizionale».   «I dettagli erano un po’ vaghi», ha aggiunto la fonte. Il nunzio ha spiegato che, sebbene i parroci avranno ancora bisogno dell’approvazione del vescovo per celebrare la forma straordinaria della Messa nelle chiese parrocchiali, e i vescovi diocesani dovranno comunque richiedere l’autorizzazione al Dicastero per il Culto Divino, «Leone XIV chiederà al cardinale Arthur [Roche, prefetto del dicastero] di essere generoso».   Secondo un ecclesiastico presente, sebbene il Papa non sia propenso ad abrogare il motu proprio dell’era di Francesco, «l’impressione [data dal nunzio] è stata che il Papa volesse che la porta rimanesse aperta e non fosse ristretta o chiusa. Questo era solo un punto tra i tanti» sollevati dal nunzio, ha chiarito The Pillar, e non il tema centrale del discorso.

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Una prima (apparentemente) solida informazione sul futuro di Traditionis Custodes

Le numerose speculazioni suscitate dall’elezione di Papa Leone XIV riguardo al motu proprio di Francesco – che ha drasticamente limitato le concessioni fatte da Benedetto XVI riguardo alla celebrazione della Messa tradizionale – sembrano consolidarsi.   Va notato che queste speculazioni avevano un certo fondamento. Dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes e l’interpretazione supplementare ancora più restrittiva fornita dal cardinale Arthur Roche, alcuni vescovi hanno continuato a concedere permessi come prima della pubblicazione del motu proprio, mentre altri li hanno praticamente proibiti.   Inoltre, alcune diocesi hanno ottenuto dispense iniziali dalle norme di Traditionis Custodes per un periodo di transizione di due anni, ma sotto Papa Francesco era ampiamente accettato che non sarebbero state concesse ulteriori proroghe.   Tuttavia, dall’elezione di Leone XIV, il Dicastero per il Culto Divino ha iniziato a prorogare queste dispense e a concederne di nuove, il che ha fatto ipotizzare che il nuovo Papa potrebbe essere disposto ad allentare o addirittura ad annullare i requisiti stabiliti dal suo predecessore.   Una fonte vicina alla CBCEW ha affermato che dai commenti del nunzio è emerso che il papa desiderava lasciare la porta aperta alla celebrazione della vecchia liturgia. L’approccio generale del Papa sembra essere «Todos, todos, todos – compresi coloro che aderiscono alla Messa tradizionale», ha affermato la fonte.   Questa sarebbe una buona notizia se confermata. Ma i fondamenti invocati – pluralismo liturgico o inclusività – rimangono piuttosto limitati e non preannunciano un rinnovamento liturgico attraverso il ritorno della tradizione liturgica a Roma, privata del suo tesoro più prezioso. E se la notizia è accurata, si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’approccio «allo stesso tempo» che il Papa sembra prediligere.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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