Famiglia
Putin: «tutta la nostra politica è incentrata sulla famiglia»
Il presidente della Federazione Russa Vladimiro Putin ha tenuto un discorso che ha riguardato anche il tema della famiglia in occasione della Giornata degli Eroi della Patria, dove ha consegnato le medaglie della Stella d’Oro agli Eroi della Russia. La cerimonia si è svolta nella Sala di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino.
«Amici, Oggi è un giorno speciale, ma ricordiamo sempre coloro che rendono possibili tali occasioni: le persone qui presenti, le persone in questa sala, i loro genitori, le loro mogli; perché tutto si forgia all’interno della famiglia; è nella famiglia che una persona trova il suo equilibrio, sia fisico che mentale» ha detto Putin.
«Tutto si forma lì. Ecco perché tutta la nostra politica è incentrata sulla famiglia. Alcune cose vanno bene, altre meglio, altre meno bene, ma l’obiettivo generale, la direzione generale del nostro sviluppo, è incentrata sulla famiglia e sulla Patria, perché la Patria è la nostra grande, vasta, unita famiglia».
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L’accento posto dal presidente russo sulla famiglia è riecheggiato anche lo scorso otto dicembre durante la riunione del Consiglio per lo sviluppo strategico e i progetti nazionali.
«Inizierò con la demografia. L’obiettivo era superare i trend demografici negativi e aumentare i tassi di natalità. Il Governo ha approvato una Strategia d’Azione a lungo termine in materia e ha lanciato un nuovo progetto nazionale “Famiglia”. A partire da quest’anno, i dati sul tasso di natalità sono stati inclusi nelle valutazioni delle performance dei dirigenti regionali. Sono previste nuove misure di sostegno per le famiglie con figli, tra cui un assegno familiare. A partire dal 2026, le famiglie a basso reddito con due o più figli potranno beneficiare di questo assegno» ha detto Putin.
Il presidente russo ha enucleato le misure concrete per il sostegno della crescita demografica del Paese.
«Quest’anno è stato introdotto uno standard demografico aziendale che consente di ampliare la partecipazione delle aziende al raggiungimento degli obiettivi demografici. Pertanto, dal 1° gennaio 2026, l’importo che un datore di lavoro può versare a un dipendente in caso di nascita di un figlio senza essere soggetto all’imposta sul reddito delle persone fisiche o ai premi assicurativi aumenterà fino a un milione di rubli. In precedenza, questo importo ammontava a un massimo di 50.000 rubli. Incoraggio le aziende a sfruttare maggiormente queste opportunità e a ispirarsi ai principi di responsabilità sociale. Ne parleremo separatamente durante il nostro tradizionale incontro di fine anno con la comunità imprenditoriale».
«Ecco cosa vorrei dire. Le misure di sviluppo demografico già adottate a quanto pare non sono sufficienti. Purtroppo, il trend negativo persiste e il tasso di natalità continua a diminuire. Chiaramente, ci sono ragioni oggettive per questo, tra cui le tendenze demografiche globali e l’impatto ricorrente delle ondate demografiche negative della metà e della fine del XX secolo , che si stanno nuovamente facendo sentire. Anche le sfide esterne stanno influenzando la demografia».
«Allo stesso tempo, è importante sottolineare che il nostro obiettivo storico a lungo termine è preservare e moltiplicare la nostra popolazione. Nonostante la situazione attuale e le difficoltà oggettive, dobbiamo mantenere la rotta. Tassi di natalità più elevati, sostegno alle famiglie con bambini e vite più lunghe e sane rappresentano ambiti chiave dei nostri sforzi congiunti» ha continuato Putin.
«Come ho accennato in precedenza, tutti i progetti nazionali devono contribuire, direttamente o indirettamente, a risolvere i problemi di sviluppo demografico, mirare a creare nuove opportunità per le persone di tutte le età e a migliorare il benessere delle famiglie con bambini. Gli aspetti demografici sono stati presi in considerazione nei progetti nazionali. Vedremo come queste decisioni funzioneranno nella vita reale».
«Per invertire la tendenza al ribasso della natalità in tutto il Paese, dobbiamo rafforzare le misure esistenti a tutti i livelli. Diverse entità costituenti la Federazione stanno dimostrando come questo compito possa essere gestito con successo. A titolo di riferimento, posso informarvi che al 1° novembre, 18 regioni della Federazione Russa avevano raggiunto o superato i livelli previsti. Undici regioni avevano superato i livelli previsti per quanto riguarda il terzo figlio e il numero di figli in famiglia».
«È interessante notare che l’indicatore sociologico che riflette la volontà delle persone di avere figli è migliorato a livello nazionale, in particolare nelle regioni di Kherson e Zaporiggiae nelle repubbliche di Mordovia, Altai e Cabardino-Balcaria» ha puntualizzato.
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«Dirò una cosa ovvia: il sistema di sostegno all’infanzia e al parto deve basarsi sulle richieste e sui bisogni delle persone, in modo che i genitori sappiano su quale tipo di assistenza e sostegno statale possono contare quando hanno il primo, il secondo o il terzo figlio. Più ce n’è, meglio è, come si dice. La nascita di ogni figlio successivo deve rendere questo sostegno più sostanziale e tangibile».
«La famiglia si basa sul rispetto reciproco e sulla partecipazione di entrambi i genitori all’educazione dei figli; pertanto, oltre a sostenere la maternità, dobbiamo anche pensare a misure volte a sostenere quella che viene definita una paternità impegnata e responsabile. In sostanza, ciò significa incoraggiare gli uomini a essere più coinvolti nelle responsabilità familiari, nelle decisioni relative alla procreazione, a dedicare più tempo alla loro crescita, a condurre uno stile di vita sano e a preservare la loro salute riproduttiva il più a lungo possibile. In particolare, un simile ruolo per gli uomini nella famiglia fa parte delle tradizioni di praticamente tutti i popoli del nostro Paese» ha sostenuto il vertice del Cremlino.
«Ritengo sia importante analizzare le misure di sostegno demografico attualmente in vigore nelle regioni, per scegliere le migliori e, senza indugio, replicarle a livello nazionale. Chiedo al Governo e ai nostri colleghi delle entità costituenti la Federazione di aggiornare i programmi regionali volti a migliorare il tasso di natalità».
«Successivamente, dobbiamo migliorare il benessere delle famiglie russe e garantire redditi individuali più elevati» ha dichiarato Putin.
Come riportato da Renovatio 21, Putin aveva annunciato nell’ultimo discorso di fine anno fa che il 2025 sarebbe stato per la Russia «l’anno della famiglia».
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Dopo aver messo al bando il movimento LGBT (senza ben definirlo) e le operazioni di cambio di sesso, nonché le adozioni transfrontaliere di bambini russi verso Paesi pro-transgender (cioè, praticamente, della NATO).
La Russia ha vietato nel Paese la propaganda ideologia dei «senza figli» (detta anche «child-free» o DINKS, «dual income no kids», doppio stipendio nessun figlio), ritenendola «estremista». Putin ha firmato la legge un anno fa, dopo che la proposta era partita da deputati ancora due anni fa. A fine 2023 il deputato della Duma di Stato Evgenij Fedorov del partito al potere Russia Unita – il partito del presidente Putin – aveva proposto di ripristinare la tassa sulla sterilità che esisteva durante l’era sovietica, citando la necessità di aumentare la popolazione.
Due mesi fa, nel discorso di inizio mandato dopo le elezioni, Putin ha detto che per la sua presidenza «la massima priorità è la preservazione del popolo», citando, oltre all’importanza della patria, del progresso e della potenza, anche quella della tradizione e della famiglia.
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Famiglia
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Famiglia
Il servizio sanitario britannico difende i «benefici» del matrimonio tra cugini di primo grado
Attivisti e politici britannici hanno criticato il Servizio Sanitario Nazionale (NHS) per aver sostenuto i «benefici» dei matrimoni tra cugini di primo grado, paragonando il rischio genetico di tali unioni a quello di avere figli in età avanzata o di consumare fumo e alcol durante la gravidanza.
I matrimoni tra cugini sono legali in Gran Bretagna dal XVI secolo, quando Enrico VIII modificò le norme di parentela per sposare Catherine Howard, cugina di Anna Bolena. La legge attuale vieta i matrimoni tra genitori, figli e fratelli, ma consente quelli tra cugini di primo grado. Il fenomeno è spesso ora discusso a causa della pratica diffusa presso la comunità di immigrati dal Pakistan e zone limitrofe.
Il deputato conservatore Richard Holden ha proposto un disegno di legge per vietare tali unioni, sostenendo che mettono a rischio la salute dei bambini. La proposta è tornata alla Camera dei Comuni la settimana scorsa e dovrebbe essere discussa in seconda lettura all’inizio del prossimo anno.
In risposta alle richieste di riforma, il Genomics Education Programme dell’NHS ha pubblicato un articolo che valuta l’opportunità di un divieto, citando «vari potenziali benefici, tra cui sistemi di supporto più efficaci per le famiglie allargate e vantaggi economici». Pur riconoscendo un maggiore rischio di patologie congenite, l’NHS lo ha paragonato a quello della genitorialità tardiva o del consumo di fumo e alcol in gravidanza.
Un precedente documento di un trust NHS di Bradford, riportato dai media, indicava che i matrimoni tra cugini, legati a circa il 30% dei difetti congeniti locali, erano paragonabili al ritardo della maternità oltre i 34 anni nelle donne bianche, descrivendo entrambe come pratiche culturali influenzate da valori sociali.
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Holden ha duramente criticato la pubblicazione, dichiarando che «il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe smettere di sottomettersi a pratiche culturali dannose e oppressive», accusando il governo laburista di ignorare le richieste di vietare tali unioni, definite «una porta secondaria per l’immigrazione».
I critici hanno sostenuto che le linee guida dell’NHS ostacolano gli sforzi di sensibilizzazione. Aisha Ali-Khan, che ha perso tre fratelli a causa di problemi di salute legati al matrimonio tra cugini dei suoi genitori, ha dichiarato al *Daily Mail* di non voler vedere «altre famiglie passare quello che abbiamo passato noi». Aneeta Prem, presidente della Freedom Charity, ha definito tali unioni un «rischio per la tutela».
Un portavoce dell’NHS ha chiarito che l’articolo rappresenta un «riassunto delle ricerche e dei dibattiti politici esistenti», non una posizione ufficiale, aggiungendo che l’educazione e la consulenza genetica sarebbero più efficaci di un divieto.
Nel 2017 era emersa la storia del quartiere di Redbridge, nell’East London, dove si era detto che la mortalità infantile e altri problemi di salute potevano essere collegati alla diffusione di matrimoni tra cugini di primo e secondo grado nelle famiglie di origine sudasiatica.
Il Consiglio di Redbridge era stato informato dal Child Death Overview Panel (CDOP) che le «relazioni consanguinee» tra coppie almeno cugine di secondo grado hanno contribuito al 19% delle circa 200 morti infantili registrate tra il 2008 e il 2016. Durante una riunione del Consiglio per la salute e il benessere, era emerso che le cause dei decessi erano «anomalie genetiche e congenite».
I matrimoni tra consanguinei sono legali nel Regno Unito. Una ricerca del 2016 stima che fino al 40% dei matrimoni in Egitto coinvolga almeno cugini di secondo grado. A Redbridge, la maggior parte di queste unioni riguarda coppie di origine pakistana, ma il rapporto indica che il fenomeno si estende anche a famiglie di nomadi.
La Gran Bretagna non è l’unico Paese toccato dal problema.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il governo svedese stava valutando una modifica della legge che vieterebbe i matrimoni tra cugini, una mossa volta principalmente a limitare problemi come l’oppressione dell’onore, diffusa nelle comunità di migranti. Attualmente, la legge svedese proibisce i matrimoni tra genitori e figli o fratelli germani, sebbene i fratellastri possano sposarsi con un’esenzione. I matrimoni tra cugini sono ancora legali, ma questo potrebbe cambiare presto.
In Norvegia, la scorsa estate è stata promulgata una legge simile, in cui i funzionari hanno sottolineato l’aumento del rischio di malattie genetiche e complicazioni per la salute causate dalla consanguineità. Tra questi rischi rientrano tassi più elevati di nati morti e mortalità infantile.
Il problema dell’endogamia delle comunità islamiche non riguarda solo la Svezia, e viene discusso, sia pur a bassa voce, da alcuni anni.
Già negli anni 2000 erano emersi dati secondo cui «il 70% di tutti i pakistani è consanguineo e in Turchia la percentuale è tra il 25% e il 30%» scriveva nel 2010 un articolo di PJ Media. «Una stima approssimativa rivela che quasi la metà di tutti coloro che vivono nel mondo arabo è consanguinea. Una grande percentuale di genitori che sono imparentati proviene da famiglie in cui il matrimonio misto è una tradizione da generazioni».
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La questione, che alcuni osservatori fanno risalire proprio alla cultura musulmana, si riflette con decisione nelle comunità immigrate: «la ricerca della BBC ha anche scoperto che mentre i pakistani britannici rappresentavano solo il 3,4% di tutte le nascite in Gran Bretagna, rappresentavano il 30% di tutti i bambini britannici con disturbi recessivi e un tasso più elevato di mortalità infantile» continua PJ Media.
«Le prove mediche dimostrano che una delle conseguenze negative della consanguineità è un aumento del 100 percento del rischio di nati morti. Uno studio che confronta norvegesi e pakistani mostra che il rischio che il bambino muoia durante il travaglio aumenta del 50%. Il rischio di morte per disturbi autosomici recessivi, ad esempio fibrosi cistica e atrofia muscolare spinale, è 18 volte più alto. Il rischio di morte per malformazioni è 10 volte più alto».
«Anche la salute mentale è a rischio: la probabilità di depressione è più alta nelle comunità in cui sono elevati anche i matrimoni tra consanguinei. Più il parente di sangue è vicino, maggiore è il rischio di ritardo mentale e fisico e di malattia schizofrenica» scrive il sito. «La ricerca mostra che se i genitori sono cugini, l’intelligenza scende di 10-16 punti di QI. Il rischio di avere un QI inferiore a 70 (criterio per essere “ritardati”) aumenta del 400 percento tra i bambini nati da matrimoni tra cugini».
«Un articolo accademico pubblicato dall’Accademia nazionale indiana delle scienze ha scoperto che “l’insorgenza di vari profili sociali come la fissazione visiva, il sorriso sociale, le crisi epilettiche sonore, l’espressione orale e l’afferrare le mani sono significativamente ritardati tra i neonati consanguinei”. Un altro studio ha scoperto che i ragazzi delle scuole indiane musulmane i cui genitori erano cugini di primo grado hanno ottenuto risultati significativamente inferiori rispetto ai ragazzi i cui genitori non erano imparentati in un test non verbale sull’intelligenza».
I dati riportati dall’articolo, oramai vecchio di 14 anni, sono impietosi, specie per il Nord Europa: «si stima che un terzo di tutte le persone disabili a Copenaghen abbia origini straniere. Il sessantaquattro percento dei bambini delle scuole in Danimarca con genitori arabi è analfabeta dopo 10 anni nel sistema scolastico danese. Lo stesso studio conclude che nella capacità di lettura, matematica e scienze, il modello è lo stesso: “Le competenze degli immigrati bilingui (in gran parte musulmani) sono estremamente scarse rispetto ai loro compagni di classe danesi”».
«Questi problemi all’interno dell’Islam comportano molti danni per i paesi occidentali. Le spese relative agli immigrati musulmani con disabilità mentali e fisiche, ad esempio, prosciugano gravemente i bilanci e le risorse delle nostre società. Guardate la Danimarca, ad esempio: un terzo del bilancio per le scuole del Paese viene speso per bambini con bisogni speciali. I bambini musulmani sono ampiamente sovrarappresentati tra questi bambini. Più della metà di tutti i bambini nelle scuole per bambini con disabilità mentali e fisiche a Copenaghen sono stranieri, di cui i musulmani sono di gran lunga il gruppo più numeroso. Uno studio conclude che “la consanguineità degli stranieri costa milioni ai nostri comuni” a causa dei molti bambini e adulti disabili».
Anni addietro vi era già stato il caso a Londra di un parlamentare del partito laburista abbia chiesto il divieto di matrimonio tra cugini di primo grado.
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Immagine: Hans Holbein the Younger (1497/1498–1543), Enrico VIII d’Inghilterra (circa 1537), Thyssen-Bornemisza Museum, Madrid.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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