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Programma del primo viaggio apostolico di Papa Leone XIV

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Questo viaggio, che porterà papa Leone XIV in Turchia e Libano, è previsto dal 27 novembre al 2 dicembre 2025. Include un pellegrinaggio a Iznik, l’attuale Nicea, per commemorare il 1700° anniversario del primo concilio ecumenico della storia.

 

La Santa Sede ha svelato il 27 ottobre il programma ufficiale del primo viaggio apostolico di papa Leone XIV in Turchia e Libano. Il programma comprenderà numerosi discorsi, incontri istituzionali, celebrazioni ecumeniche, momenti di preghiera nei siti archeologici di Nicea, una visita alla Moschea Blu di Istanbul e una sosta al porto di Beirut.

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Incontri speciali

Ankara, Istanbul, Iznik, poi Beirut, Annaya, Harissa, Bkerké accoglieranno il papa che, secondo le sue spiegazioni, si recherà nei due Paesi mediorientali per esaudire il desiderio del suo predecessore Francesco e portare un messaggio di pace in questa regione del mondo colpita da guerre e tragedie di vario genere.

 

È previsto un incontro ecumenico a Iznik, fulcro delle celebrazioni per il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. L’incontro prevede la firma di una dichiarazione congiunta con il Patriarca di Costantinopoli a Istanbul e una visita alla Moschea Blu, che in passato ha ospitato Benedetto XVI e Francesco. In Libano, è prevista una sosta al porto di Beirut e una preghiera sulla tomba di Charbel Makhlouf nel monastero di Annaya.

 

Turchia

Dopo l’arrivo in Turchia, Papa Leone XIV visiterà il mausoleo di Atatürk, fondatore del moderno stato laico che abolì il califfato ottomano con la Costituzione del 1937, e poi il palazzo presidenziale per un incontro con il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Si recherà quindi a Istanbul.

 

Il secondo giorno incontrerà vescovi, sacerdoti, diaconi, persone consacrate e operatori pastorali presso la Cattedrale dello Spirito Santo, quindi visiterà la Casa delle Piccole Sorelle dei Poveri, presente in Turchia da oltre 120 anni, prima di recarsi a Iznik per una celebrazione ecumenica. Ritornerà quindi a Istanbul.

 

Il giorno seguente, ha visitato la Moschea Blu, poi ha incontrato i capi delle Chiese non cattoliche. Ha poi incontrato Bartolomeo al Palazzo Patriarcale: hanno firmato una dichiarazione congiunta, prima che il Papa si recasse a celebrare la Messa alla Volkswagen Arena.

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Libano

Domenica 30 novembre, Papa Leone XIV parteciperà alla Divina Liturgia (ortodossa…) presso la Chiesa Patriarcale di San Giorgio, seguita da una benedizione ecumenica. Il successore di Pietro si recherà poi a Beirut, dove incontrerà il Presidente Joseph Aoun e altre autorità civili.

 

Il 1° dicembre, visita al Monastero di San Marone e preghiera sulla tomba di Charbel Makhlouf. Poi, visita al Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa, dove Léon incontrerà il clero locale, seguito da un’udienza privata con i patriarchi cattolici. È previsto anche un incontro ecumenico e interreligioso.

 

L’ultimo giorno prevede una visita agli operatori sanitari e ai pazienti dell’ospedale De La Croix, seguita da una preghiera silenziosa al porto di Beirut, luogo dell’esplosione che, il 4 agosto 2020, ha ucciso più di 200 persone e ne ha ferite 7.000. La messa verrà poi celebrata sul lungomare.

 

Questa visita «sulle orme di Francesco», che contiene tutte le caratteristiche dei viaggi degli ultimi papi dopo Giovanni Paolo II, in particolare i ripetuti incontri ecumenici, inserisce chiaramente papa Leone XIV nel solco scavato da questi papi del Vaticano II, e non è certo un segno favorevole per il resto del pontificato.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News.

 

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Diaconato femminile

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Roma si trova in imbarazzo per la pressione delle richieste di ordinazione delle donne al diaconato.   L’ordinazione delle donne al diaconato è un tema ricorrente nella Chiesa fin dall’istituzione dei diaconi permanenti in linea con il Concilio (1). Di fronte alle crescenti richieste di ordinazione delle donne al sacerdozio o all’episcopato, Roma ha pubblicato dei documenti2 che risolvono definitivamente la questione per questi due gradi superiori del sacramento dell’Ordine, ma senza affrontare il diaconato.   La Commissione Teologica Internazionale ha affrontato il tema del diaconato in un documento pubblicato nel 2002.   Nel frattempo, Paolo VI aveva riformato gli ordini minori, trasformandoli in «ministeri» conferiti a uomini laici (lettorato e accolito). Papa Francesco, citando le richieste avanzate durante i Sinodi dei Vescovi e il fatto che le funzioni inerenti a questi ministeri derivassero dal «sacerdozio battesimale», ha concesso, nella Lettera Apostolica Spiritus Domini (10 gennaio 2021), la possibilità di conferirli alle donne; non sorprende che i documenti preparatori del Sinodo sulla sinodalità menzionino pressanti richieste per il diaconato. Il documento finale afferma semplicemente che la questione è aperta e che «il discernimento su questa materia deve proseguire» (n. 60).   I vescovi stanno aprendo nuove strade affidando funzioni clericali alle donne (delegati episcopali che svolgono il ruolo di vicari episcopali, nella parte germanofona del Canton Friburgo in Svizzera nel 2020 e nel Brabante Vallone nel 2024), ma papa Francesco ha compiuto un ulteriore passo avanti nominando una suora prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. In tutti questi casi, la persona è accompagnata da un sacerdote (o da un cardinale) per controfirmare gli atti giurisdizionali.

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Come possiamo vedere, la tendenza è quella di affidare alle donne il maggior numero possibile di funzioni normalmente maschili, pur esitando di fronte alle barriere dei poteri clericali e giurisdizionali.   Nel 2016, papa Francesco ha affidato lo studio del diaconato femminile a una prima commissione, e poi a una seconda nel 2020. Quest’ultima ha presentato la sua relazione al papa, datata 7 febbraio 2025, e una sintesi è stata pubblicata dalla Sala Stampa Vaticana il 4 dicembre, insieme alla ripartizione dei voti dei membri.   La risposta è un «no», un’affermazione esitante che, data la divergenza di opinioni, non osa essere definitiva. Il tono delle conclusioni è notevole: «mantenere un approccio cauto», la necessità di «indagini su scala mondiale», di una «saggezza lungimirante» per «esplorare questi orizzonti ecclesiali», un’enfasi sulla «diakonia della verità», sulla «parresia evangelica» – in breve, una cauta circospezione.   L’unico punto di consenso è l’espansione dei ministeri assegnati alle donne e la promozione della «diakonia battesimale». In breve, si cerca di accontentare tutti perché il terreno è irto di difficoltà.   Infatti, il testo rileva che i gruppi che insistono sul diaconato femminile all’interno del Sinodo non sono rappresentativi, sono in conflitto con la tradizione (è chiaro che non vogliono limitarsi al diaconato) e le loro motivazioni non sono convincenti (un senso di diritto, di chiamata, un bisogno di riconoscimento all’interno della Chiesa, etc.).   In breve, un gruppo di attivisti che calpesta gli insegnamenti definitivi della Chiesa e vuole abbattere una dopo l’altra le barriere della Tradizione.   Tutto questo per un ministero la cui urgenza non è ancora compresa, a 60 anni dalla sua istituzione: «Va notato che in molte diocesi del mondo il ministero del diaconato non esiste e che in interi continenti questa istituzione sacramentale è quasi del tutto assente». Laddove è in vigore, le attività dei diaconi spesso coincidono con i ruoli dei ministeri laici o dei ministri della liturgia, sollevando interrogativi nel popolo di Dio sul significato specifico della loro ordinazione. In altre parole, «il diaconato sta ancora cercando la sua strada».   Questa è la storia della Chiesa dopo il Concilio: lasciarsi intimidire da una minoranza attivista e imporre a tutti i cattolici i capricci di pochi progressisti eterodossi.   Don Nicolas Cadiet FSSPX   NOTE 1) Costituzione Lumen Gentium, n. 29; Paolo VI, Lettera Apostolica in forma di motu proprio Sacrum diaconatus ordinem (18 giugno 1967), Lettera Apostolica in forma di motu proprio Ad pascendum (18 agosto 1972). 2) Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede Inter insigniores, 15 ottobre 1976, e Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22 maggio 1994.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Mons. Schneider incontra Leone e condivide proposte per il «bene spirituale della Chiesa»

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Il vescovo Athanasius Schneider ha espresso gratitudine apapa Leone XIV per avergli concesso un’udienza giovedì, affermando di essere rimasto colpito dall’«attenzione e dalla comprensione» del Santo Padre. Lo riporta LifeSite.

 

Desiderando che i dettagli dell’incontro rimanessero riservati, il vescovo ausiliare del Kazakistan ha rilasciato un commento alla vaticanista Diane Montagna.

 

«Sono profondamente grato a papa Leone XIV per avermi concesso un’udienza privata, durante la quale ho potuto condividere alcune proposte volte al bene spirituale della Chiesa», ha condiviso il tradizionale presule. «Sono rimasto colpito dall’attenzione e dalla comprensione del Santo Padre. Preghiamo per papa Leone XIV, affinché rafforzi la fede e promuova la giustizia e la pace nella vita liturgica della Chiesa», ha concluso il prelato.

 

Sebbene il contenuto della conversazione tra Schneider e il pontefice rimanga riservato, durante un’intervista rilasciata a maggio, appena quattro giorni dopo l’elezione papale, il giornalista Matt Gaspers chiese al vescovo quale consiglio avrebbe dato al Santo Padre se glielo avesse chiesto.

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«Innanzitutto, gli chiederei di svolgere il suo primo compito: confermare, rafforzare tutti i fedeli nella fede, come Gesù l’ha data a Pietro, e anche a lui (come successore di Pietro)», ha risposto Schneider. «Questo è il suo primo compito» ( Lc 22,32 ).

 

Monsignore è inoltre concentrato su tre argomenti che hanno creato confusione nella vita della Chiesa. Tra questi:

 

1) «La verità sull’unicità di Gesù Cristo come unica via di salvezza e sul fatto che le altre religioni non sono mezzi di grazia o vie di salvezza. Deve essere affermata con chiarezza cristallina».

 

2) «L’ordine divino della sessualità umana deve essere affrontato con una formula estremamente chiara. I temi principali che riguardano questo tema, che ai nostri giorni sta evidentemente causando tanta confusione nella Chiesa, riguardano l’immoralità intrinseca e la malvagità degli atti e dello stile di vita omosessuali e poi il divorzio. Questo va sottolineato. E l’indissolubilità del matrimonio».

 

3) «Per fare una solenne e definitiva precisazione circa il sacramento dell’ordinazione, stabilendo che il sacramento dell’ordine – essendo in un unico sacramento nei tre gradi dell’episcopato, preletterato e diaconato – è per diritto divinamente stabilito riservato ai fedeli di sesso maschile».

 

Per quanto riguarda la liturgia, Schneider ha ampliato la sua precedente condanna della restrizione della Messa tradizionale imposta da papa Francesco, come contenuto nella Traditionis Custodes, chiedendo che il documento venga revocato.

 

«Si tratta davvero di un’umiliazione, di una persecuzione di una parte dei fedeli e anche di un rifiuto dell’intera tradizione della liturgia della Chiesa. Quindi questo deve essere sanato. Deve essere ripristinata la completa libertà di uso della liturgia in tutte le epoche».

 

Infine, monsignor Schneider ha suggerito che il nuovo papa «deve nominare i vescovi con molta attenzione, perché i vescovi dovrebbero essere veramente uomini di Dio, di fede cattolica. A questo dovrebbe prestare molta attenzione».

 

La Montagna ha riferito che l’udienza di Schneider con il papa è durata poco più di 30 minuti ed è stato il primo incontro tra questi due uomini che, pur provenendo da aree geografiche molto diverse, condividono una spiritualità agostiniana e un background comune nel servizio ai poveri del Sud America.

 

Mentre il papa è cresciuto in un sobborgo a sud di Chicago, Schneider è cresciuto nell’Unione Sovietica.

 

Il primo papa americano proveniva dall’Ordine di Sant’Agostino, ricoprendo l’incarico di Superiore Generale per due mandati e svolgendo un lungo ministero a Puru.

 

Schneider è membro dei Canonici Regolari della Santa Croce di Coimbra, una comunità che segue la Regola di Sant’Agostino. Ha inoltre conseguito il dottorato in Patristica presso il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum di Roma.

 

Il prelato kazako diversi anni in Brasile in missione, dove ha ricevuto la formazione sacerdotale, è stato ordinato sacerdote e si dedicò al servizio dei poveri.

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Papa Leone denuncia «l’antisemitismo» in una telefonata con il presidente israeliano dopo il massacro di ebrei in Australia

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Papa Leone XIV ha condannato l’antisemitismo nel corso di una telefonata con il presidente israeliano Isaac Herzog, in seguito all’attentato di Sydney.   Il 15 dicembre 2025, Papa Leone ha ricevuto in Vaticano una chiamata dal presidente di Israele, Isaac Herzog, in vista delle prossime festività natalizie e della celebrazione ebraica di Hanukkah. Durante il colloquio, il Pontefice ha affrontato il tema dell’antisemitismo alla luce dell’attacco terroristico avvenuto domenica a Bondi Beach, a Sydney.   «Durante il colloquio, alla luce del recente attentato terroristico a Sydney, il Santo Padre ha ribadito la ferma condanna della Chiesa Cattolica verso ogni forma di antisemitismo, che in tutto il mondo continua a seminare paura nelle comunità ebraiche e nell’intera società», riporta il comunicato emesso dalla Sala Stampa della Santa Sede.   Secondo quanto riferito dal Vaticano, la conversazione telefonica si è svolta in un’atmosfera cordiale. Papa Leone XIV ha incoraggiato la continuazione dei processi di pace in corso in Medio Oriente e ha sottolineato la necessità di intensificare e perseverare negli sforzi umanitari, specialmente considerando la situazione nella Striscia di Gaza, dove, a seguito del conflitto, persistono gravi problemi legati alla fame, al freddo e alle condizioni meteorologiche avverse.

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La telefonata segue le dichiarazioni pubbliche già espresse dal Pontefice immediatamente dopo l’attentato di Sydney. Durante l’udienza di lunedì 15 dicembre, il Papa ha manifestato vicinanza alla comunità ebraica e dolore per le vittime e i feriti, affermando: «Basta con queste forme di violenza antisemita! Dobbiamo eliminare l’odio dai nostri cuori».   Lo stesso giorno, in un telegramma inviato all’arcivescovo di Sydney, Anthony Fisher, il Papa ha definito l’attacco un «atto di violenza insensato» e ha invitato coloro che sono tentati dalla violenza a «convertirsi e cercare la via della pace e della solidarietà».   Rapporti diretti tra Papa Leone XIV e il presidente Isaacco Herzog erano già stati instaurati nei mesi precedenti. Il 4 settembre, Herzog è stato ricevuto in udienza privata dal Papa: un incontro che, secondo le parole dello stesso presidente israeliano al termine della visita, ha costituito «un segnale molto importante» del valore delle relazioni tra la Santa Sede, lo Stato di Israele e il popolo ebraico.   Nel corso dei colloqui con il papa, il Segretario di Stato vaticano e il Segretario per i Rapporti con gli Stati, Herzog ha riferito di aver prioritariamente discusso la necessità di liberare gli ostaggi ancora trattenuti a Gaza dopo gli attacchi del 7 ottobre.   Le discussioni hanno riguardato anche gli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, gli sforzi israeliani per favorirne la distribuzione, la lotta comune contro l’antisemitismo, gli sviluppi generali in Medio Oriente e l’esigenza di un dialogo interreligioso più profondo.   Durante l’incontro, il presidente israeliano ha infine evidenziato l’importanza delle comunità cristiane in Israele e nella regione, ha ribadito l’impegno dello Stato ebraico a garantire la libertà di religione e di culto e la protezione delle comunità cristiane in Terra Santa, e ha rivolto un invito ufficiale al Pontefice a visitare Israele.  

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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
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