Sorveglianza
Poste e green pass: cosa sta succedendo?
Come noto, il Decreto Legge del 7 gennaio 2022 ha fatto sì che anche per andare in uno dei 13 mila uffici postali italiani si debba avere il green pass.
Vi sono state polemiche: andare in posta, per molti, è un’attività essenziale. Il pensiero è andato agli anziani che ritirano la pensione, ad esempio.
Le Poste Italiane non si sono fatte prendere allo sprovvisto: sono stati upgradati i totem elettronici all’ingresso (quelli che distribuiscono i numeri per la fila) così da poter leggere il QR del green pass prima di assegnarvi il bigliettino con il numero del vostro turno.
Non tutti gli uffici hanno il totem elettronico per controllare il green pass.
Leggiamo dal sito di Posteitaliane:
«Negli uffici postali dotati di gestore delle attese i cittadini mostreranno all’ingresso il QR Code del green pass e, una volta riconosciutone il codice, il gestore attese consentirà di scegliere l’operazione e di prendere il ticket necessario per presentarsi allo sportello».
Fate caso alle parole: «ticket necessario per presentarsi allo sportello».
E se invece non ci fosse la macchina-scanner che controlla il green pass e assegna i biglietti?
«Negli altri uffici postali i cittadini dovranno mostrare il Green pass direttamente allo sportello per la verifica dell’operatore attraverso il lettore scanner che ne confermerà la validità in tempo reale, prima di procedere con i servizi richiesti».
Anche qui, fate attenzione alle parole: «il lettore scanner… ne confermerà la validità in tempo reale, prima di procedere con i servizi richiesti».
Quindi, passiamo alla vita reale.
Ci scrive un lettore di Renovatio 21.
«Ieri ho preso una multa, hanno messo il disco orario al parcheggio del supermercato. Non me ne sono accorto, mi sembra incredibile, ero arrabbiatissimo. Sono andato subito in Posta per saldare la multa».
«Le ho quindi chiesto: “scusi, e se non avevo il green pass”? Lei mi ha risposto sicura: “se non aveva il green pass non poteva pagare la multa, signore”»
«Si tratta di un piccolo ufficio di paese, si fa la fila ancora come una volta. Senza numeri. Arrivato allo sportello, l’addetta ha preso il bollettino della mia multa, poi mi ha chiesto il green pass. “Perché?” ho chiesto io. “Perché se non scansiono prima il QR del suo green pass non posso farle pagare la multa”. Sono rimasto di stucco. Sono appena guarito dal COVID, il green pass per fortuna mi è già arrivato, l’ho usato quindi per la prima volta. Lei ha fatto proprio quello che mi aveva detto: prima ha scannerizzato il mio green pass, poi il bollettino della multa da pagare. Le ho quindi chiesto: “scusi, e se non avevo il green pass”? Lei mi ha risposto sicura: “se non aveva il green pass non poteva pagare la multa, signore”».
«La cosa mi è appena capitata. Qualcuno mi ha detto che non avevo altre possibilità di saldare la contravvenzione, anche se a me sembra strano, forse online si dovrebbe poter pagare. Non lo so. So solo che è incredibile: come è possibile che debba esibire un certificato medico per pagare una multa? Dove siamo capitati? E soprattutto perché un pagamento in posta deve essere subordinato al green pass? A che scopo?».
Il lettore ha ragione a porsi queste domande. Di fatto, pensiamo sia davvero bizzarro. Il signore era già entrato nell’ufficio postale, parlava attraverso un vetro: la scusante sanitaria – vado in posto con l’attestato che non sono, in teoria, contagioso, così da preservare gli altri presenti – è completamente inutile.
L’esibizione del lasciapassare non è all’ingresso, ma a servizio già in fase di erogazione, e presenza del possibile untore nel luogo pubblico. Tra il green pass e l’espletamento di una funzione finanziaria pubblica (pagare una multa) ci sono poche frazioni di secondo, il tempo di due bip della pistola-scanner.
Il fatto è che non è l’unica testimonianza in questo senso raccontata a Renovatio 21 dai suoi lettori.
Ci ha scritto un altro signore, raccontando la sua avventura in un ufficio postale, questa volta dotato di un totem con i numeri per la fila, e quindi per la scansione preventiva del QR green pass.
«Dovevo fare un’operazione postale un po’ lunga, che era concordata con l’ufficio da settimane. Ho comunque prenotato online. Mi sono presentato all’orario stabilito, ho preso il numero dal tabulato elettronico in entrata mostrando al suo sensore il QR code del mio green pass, così da avere un numero. L’impiegata che seguiva la mia pratica in realtà mi ha visto e mi ha chiamato subito al suo sportello, saltando la coda, perché lei, che è davvero gentile ed efficiente, sapendo che arrivavo aveva già preparato tutti i documenti per la pratica. Dopo tante firme e compilazioni di moduli, è stato il momento di pagare».
«Lì è successo qualcosa di davvero strano: la signora si è come preoccupata, e mi ha chiesto se avessi preso il numero. Poi ha domandato se guardando il tabellone con le chiamate riuscivo a vedere se il mio numero fosse stato chiamato. Sì, dallo sportello a fianco, le ho detto stranito: in tanti anni, una cosa del genere non mi era successa, e non capivo bene cosa stesse succedendo».
Da quello che pare di capire, potrebbe proprio essere così: le transazioni potrebbero essere subordinate alla lettura del green pass, di modo da, in qualche modo, accoppiarle. È un’ipotesi: il contesto ce lo fa pensare
«Quindi la signora mi ha detto di pagare allo sportello a fianco, appena si fosse liberato. Ho fatto così, utilizzando il POS dello sportello abbinato al numero assegnatomi in ingresso. Un numero che, vi ricordo, ho avuto in virtù del green pass».
«Una volta pagato, siamo tornati allo sportello di partenza per le ultime firme, e tutto si è concluso. Lì per lì non ho capito cosa fosse successo. Poi invece mi è venuta un’ipotesi: il green pass deve in qualche modo essere stato “agganciato” al pagamento in posta, altrimenti non c’era senso a farmi pagare in uno sportello diverso da quello in cui ero, facendomi usare il POS della postazione che mi era stata assegnata subito dopo la scansione del mio QR COVID. Mi rendo conto che non è una spiegazione esauriente, ma non ho altre idee, e in quasi trent’anni in quell’ufficio postale, con gli ultimi passati a prendere numerini al tabulato elettronico, mai mi era capitata una cosa così».
Anche qui, il lettore non ha torto a dubitare.
Da quello che pare di capire, potrebbe proprio essere così: alle poste le transazioni potrebbero essere subordinate alla lettura del green pass, di modo da, in qualche modo, accoppiarle. È un’ipotesi: il contesto ce lo fa pensare.
Del resto sapete che il green pass viene emesso dal ministero delle Finanze
Come riportato da Renovatio 21, è annunciato ufficialmente l’arrivo dell’euro digitale, definito «inevitabile» dalla BCE. Come abbia scritto ripetute volte, esso con probabilità si baserà sulla piattaforma informatica del green pass, che è stata sviluppata anni prima del COVID– a cui la pandemia, in breve, ha dato senso e applicazione pratica.
Di più: come abbiamo riportato, è probabile che le stesse tasse (come per esempio, lo scorporo e il versamento immediato ed automatico dell’IVA) verranno pagate tramite il green pass, che agisce quindi come wallet, portafogli del danaro elettronico. Poi, a seconda del vostro comportamento fiscale (evadere sarà difficilissimo, e lo stigma per gli evasori di conseguenza aumenterà sino alla vertigine) lo stesso green pass vi garantirà o meno l’accesso a luoghi e servizi – come, per cortocircuito, andare in posta, magari a pagare quella multa che vi consente di tornare a godere dei privilegi del green pass.
Del resto sapete che il green pass viene emesso dal ministero delle Finanze. A capo della gestione dei dati della green pass vi è una società controllata dal MEF, la SOGEI – e non dal ministero della Salute. I debunker dicono che è normalissimo. Eccerto.
L’abolizione del contante – che passa necessariamente attraverso un sistema green pass, che abbiamo qui bello che pronto scaricato nei nostri telefoni – sarà l’atto di trasformazione definitiva della società in Stato di sorveglianza, l’introduzione di un totalitarismo più che cinese dove ogni vostra spesa è controllata, o ancora peggio, programmata, inibita
Noi, assieme a Kennedy, diciamo che forse normalissimo non è.
Perché l’abolizione del contante – che passa necessariamente attraverso un sistema green pass, che abbiamo qui bello che pronto scaricato nei nostri telefoni – sarà l’atto di trasformazione definitiva della società in Stato di sorveglianza, l’introduzione di un totalitarismo più che cinese dove ogni vostra spesa è controllata, o ancora peggio, programmata, inibita.
Potrete comprare secondo quello che vi viene ordinato, se siete a rischio diabete, niente Nutella.
Se siete single e sei lattine di birre mica si può, se siete in ritardo con il muto, niente salmone, etc. In caso di lockdown (climatico, informatico, elettrico, energetico, inflattivo) i vostri soldi fuori dal range deciso (ricordate, quando si poteva andare solo nei supermercati del proprio comune?) non funzioneranno. Lo chiamano «denaro programmabile».
Un’ingiunzione di pagamento stabilita da un giudice verrà prelevata in automatico dal vostro conto; lo stesso giudice, qualora lo decidesse, potrà semplicemente «spegnere» il vostro danaro, così da bloccare la vostra vita. E non è detto che sarà un giudice: potrebbe farlo un vigile urbano per direttissima, perché oggidì non gode di buona salute la storia del «giusto processo» che serve al potere per condannare i cittadini magari togliendo loro dei diritti.
E le multe, per facilitare la vita ai nostri lettori, non avranno più bisogno di essere pagate in posta: vi saranno detratte immediatamente dal vostro conto elettronico green pass.
A differenza di adesso, le proteste le potrete fare ma solo dopo aver pagato, senza neanche accorgervi, senza poter fermare il meccanismo, la multa. Perché, se non lo avete capito, in questi mesi è stato definitivamente invertito lo stato di diritto.
Così come hanno usato questa «spinta gentile» della fame e della repressione, dello stigma e del terrore, per accoppiare i nostri dati sanitari al green pass, non è che stanno facendo lo stesso con la sincronizzazione delle nostre transazioni con il certificato verde?
Il cittadino non è più innocente fino a prova contraria: è colpevole. Inutile pensare che sia un’iperbole: è così ora, questo è il senso del green pass – voi siete contagiosi fino a prova contraria.
Così come hanno usato questa «spinta gentile» della fame e della repressione, dello stigma e del terrore, per accoppiare i nostri dati sanitari al green pass, non è che stanno facendo lo stesso con la sincronizzazione delle nostre transazioni con il certificato verde?
E se lo stanno facendo, perché lo stanno facendo?
Chi ci legge lo sa. Gli altri, tutti in fila con il green pass.
Tutta in fila per la vostra schiavitù.
Roberto Dal Bosco
Immagine di User:Mattes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine modificata.
Sorveglianza
Il nuovo presidente della Bolivia vuole la blockchain per combattere la corruzione
Il presidente eletto della Bolivia, Rodrigo Paz, punta a combattere la corruzione nel governo boliviano attraverso la tecnologia blockchain.
Paz ha sconfitto il rivale Jorge Quiroga con il 54,5% dei voti contro il 45,5% e assumerà la carica l’8 novembre. Con un messaggio centrista e favorevole al mercato, Paz ha vinto il ballottaggio di domenica, ereditando un’economia provata dalla carenza di carburante e dalla limitata disponibilità di dollari statunitensi, come riportato dall’AP. Per gli esperti del settore delle criptovalute, il programma di governo di Paz include due proposte specifiche legate alle risorse digitali e alla blockchain.
La prima proposta prevede l’uso della blockchain e degli smart contract negli appalti pubblici. Il programma ufficiale del Partido Demócrata Cristiano de Bolivia per il 2025 promette l’adozione di tecnologie blockchain e contratti intelligenti per eliminare la discrezionalità negli acquisti statali, con l’obiettivo di ridurre la corruzione automatizzando alcuni processi contrattuali.
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La seconda iniziativa consente ai cittadini di dichiarare le criptovalute in un nuovo fondo di stabilizzazione valutaria, sostenuto da un programma di regolarizzazione delle attività che include esplicitamente le criptovalute. Secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, tali fondi servono a stabilizzare la valuta e a coprire importazioni essenziali in caso di scarsità di dollari. L’inclusione delle criptovalute permette al governo di tassarle o convertirle rapidamente in valuta forte, senza detenere token volatili.
Paz adotta un approccio pragmatico alle criptovalute, senza essere un sostenitore estremo del Bitcoin. La sua piattaforma considera la blockchain uno strumento anticorruzione e le criptovalute dichiarate come parte di un’iniziativa una tantum per capitalizzare un fondo di stabilizzazione valutaria. Non ci sono indicazioni di politiche per adottare il Bitcoin a livello nazionale, conservarlo nelle riserve o legalizzarne l’uso al dettaglio.
A giugno 2024, la Banca Centrale della Bolivia ha revocato il divieto sulle transazioni in criptovalute, autorizzando canali elettronici regolamentati e segnalando una modernizzazione dei pagamenti, scrive Cointelegraph. Nei mesi successivi, il volume medio mensile di scambi di asset digitali è raddoppiato rispetto alla media dei 18 mesi precedenti, secondo la banca.
Il cambiamento si è riflesso nell’economia reale. A ottobre 2024, Banco Bisa ha introdotto la custodia di USDT per le istituzioni, un primato tra le banche boliviane. A marzo, la compagnia petrolifera statale YPFB ha esplorato l’uso di criptovalute per le importazioni di energia, in un contesto di carenza di dollari. A settembre, i distributori locali di marchi automobilistici come Toyota, Yamaha e BYD hanno iniziato ad accettare USDT, segno di una crescente sperimentazione tra i commercianti.
Il 31 luglio, la banca centrale ha firmato un memorandum con El Salvador, definendo le criptovalute un’«alternativa valida e affidabile» alla valuta fiat e impegnandosi a collaborare su strumenti politici e di intelligence per modernizzare i pagamenti e promuovere l’inclusione finanziaria.
La banca ha riportato che i volumi mensili di scambio di criptovalute hanno raggiunto i 46,8 milioni di dollari al mese, con un totale di 294 milioni di dollari da inizio anno al 30 giugno.
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Immagine di Parallelepiped09 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Intelligenza Artificiale
Apple Siri accusata di intercettare gli utenti: indagine penale in Francia
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Sorveglianza
Perfino le aziende legate alla CIA Palantir e Signal lamentano la spinta alla sorveglianza nell’UE
Due importanti società tecnologiche statunitensi, Palantir Technologies e Signal Foundation, hanno espresso preoccupazione per l’aumento della sorveglianza statale e per i controversi progetti di controllo digitale che stanno emergendo in Europa.
Palantir, azienda tecnologica nota per la sua lunga collaborazione con la CIA, uno dei suoi principali clienti e primi investitori, non parteciperà a gare per contratti legati all’ID digitale, ha dichiarato Louis Mosley, responsabile dell’azienda in Gran Bretagna.
«Palantir ha sempre seguito una politica di supporto ai governi democraticamente eletti nell’attuazione delle loro politiche, anche quando si tratta di misure molto controverse», ha detto giovedì a Times Radio. «L’identità digitale non è stata sottoposta al vaglio delle ultime elezioni, non era nel programma elettorale. Non ha ricevuto un chiaro e forte sostegno pubblico alle urne, quindi non è un progetto per noi».
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A fine settembre, il primo ministro britannico Keir Starmer ha presentato il piano per l’ID digitale, promuovendolo come uno strumento per «contrastare il lavoro nero e semplificare l’accesso ai servizi pubblici essenziali per la maggior parte delle persone». I critici, tuttavia, lo hanno definito un passo verso una sorveglianza diffusa e un controllo digitale.
Nel frattempo, Signal – servizio di messaggistica criptata con legami meno evidenti con la CIA 0 avendo ricevuto finanziamenti da Radio Free Asia, un’agenzia di propaganda statunitense, che gli erano già costati il blocco in Russia – ha minacciato di lasciare il mercato europeo se l’Unione Europea approvasse il suo piano di controllo delle chat. Venerdì, la presidente di Signal Foundation, Meredith Whittaker, ha commentato le notizie riportate dai media, definendo il cambio di posizione della Germania, che ora sembra sostenere il piano, un «rovesciamento catastrofico».
«Se fossimo costretti a scegliere tra integrare un sistema di sorveglianza in Signal o abbandonare il mercato, abbandoneremmo il mercato», ha dichiarato Whittaker, criticando il piano come un programma di «scansione di massa» giustificato «con il pretesto di proteggere i bambini».
Il programma di controllo delle chat, ufficialmente noto come Regolamento sugli abusi sessuali sui minori (CSAR) e in discussione nell’UE dal 2020, obbligherebbe servizi di messaggistica come Signal, WhatsApp, Telegram e altri ad analizzare i file sui dispositivi degli utenti alla ricerca di contenuti illeciti prima della crittografia e dell’invio.
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Immagine di Cory Doctorow via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
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