Epidemie
Peggio del Coronavirus c’è la chiesa moderna, che chiude al divino e si piega al mondo
La pandemia del Covid19 – nuovo nome di battaglia del Coronavirus – che ha colpito la Cina fino a mettere in ginocchio l’intera struttura sanitaria, sociale e infine economica del gigante asiatico ed ora mette in scacco il nostro Paese, non è il peggio in assoluto.
La chiesa moderna (“c” minuscola voluta e doverosa), cioè quella struttura oggi prettamente materiale nonché svuotata del sensus fidei e stracolma di uomini che non conoscono più il ben che minimo timor di Dio, è peggio del Coronavirus.
La chiesa moderna, svuotata del sensus fidei e stracolma di uomini che non conoscono più il ben che minimo timor di Dio, è peggio del Coronavirus.
Le ordinanze per la chiusura di scuole, atenei e luoghi pubblici emesse dalle 3 regioni più colpite dal contagio – Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – ed estese poi anche ad altri luoghi, sono bastate per far sì che alcuni vescovi, anche di altre regioni appunto, decidessero per il lockdown delle proprie Diocesi: chiese chiuse a chiave, Messe sospese, nessun Rosario o qualsivoglia preghiera, nessuna benedizione per le case, nulla di nulla. Vescovi rinchiusi nei sacri palazzi e preti segregati nelle canoniche. Fedeli invitati a seguire la Messa via streaming – quella privata celebrata sempre nei sacri palazzi, s’intende – e Sacre Ceneri probabilmente spedite via Amazon. (Non ditelo forte, che gli diamo un’idea a cui non avevano ancora pensato)
Chiese chiuse a chiave, Messe sospese, nessun Rosario o qualsivoglia preghiera, nessuna benedizione per le case, nulla di nulla. Vescovi rinchiusi nei sacri palazzi e preti segregati nelle canoniche. Fedeli invitati a seguire la Messa via streaming
Prima del blindamento totale dei luoghi di preghiera che un tempo chiamavamo Tempio di Dio, i coraggiosi vescovi ordinavano pure la rimozione dell’acqua santa dalle acquasantiere presenti teoricamente in ogni chiesa.
Per chi non lo sapesse, l’acqua santa è un sacramentale, riconosciuto dalla Chiesa Cattolica come un mezzo per tenere lontano il maligno e per cancellare il cosiddetto peccato veniale.
Il sacramentale in questione viene tolto di mezzo per paura del contagio. La Messa viene sospesa per paura del contagio. Le chiese vengono chiuse per paura del contagio. La Comunione, ovvero il Corpo di Cristo, non viene data per paura del contagio. Non si prega nei santuari per paura del contagio. Non si impongono le Sacre Ceneri per paura del contagio.
Il prefetto ordina, il vescovo si piega. La Regione ordina, la diocesi di turno esegue. Il mondo va da una parte e la chiesa moderna gli va dietro.
Il prefetto ordina, il vescovo si piega. La Regione ordina, la diocesi di turno esegue. Il mondo va da una parte e la chiesa moderna gli va dietro.
La dimensione orizzontale di questo clero è l’estrema rappresentazione di quella che è la totale perdita della Fede cristiana nella chiesa di oggi.
Una Fede vera e forte imporrebbe una visione soprannaturale delle cose e, quindi, una piena fiducia in Dio. Non solo fiducia, ma anche totale affidamento alla Divina Provvidenza, invocando e implorando l’aiuto divino nelle calamità.
«A peste, fame et bello, libera nos Domine», recita una antica invocazione presente nelle Litanie dei Santi e nelle Rogazioni. Ovvero «liberaci, Signore, dalla pestilenza, dalla guerra e dalla fame».
Una Fede vera e forte imporrebbe una visione soprannaturale delle cose, un totale affidamento alla Divina Provvidenza, invocando e implorando l’aiuto divino nelle calamità
Questa Fede nel soprannaturale, in Dio, la chiesa moderna che si piega alle logiche civiche del mondo l’ha totalmente persa.
Vedere l’episcopato attuale accettare con disponibilità e pieno piegamento l’interdizione del pubblico culto che il popolo cristiano dovrebbe rendere a Dio, specie in tali circostanze, ci dà la cifra esatta di quale travaglio stia vivendo la Chiesa Cattolica.
Ben lontani, ma teoricamente nemmeno troppo, sono quei bei tempi in cui la Chiesa e il popolo cristiano pregavano, digiunavano, offrivano sacrifici per invocare la pietà divina nelle difficoltà.
«A peste, fame et bello, libera nos Domine», recita una antica invocazione presente nelle Litanie dei Santi e nelle Rogazioni. Ovvero «liberaci, Signore, dalla pestilenza, dalla guerra e dalla fame».
A tale proposito pensiamo all’epidemia di peste bubbonica che colpì tutto il Nord Italia tra il 1630 e il 1631: Il 21 novembre di ogni anno, da quasi quattro secoli, si celebra proprio a Venezia – dove oggi vi sono casi accertati di coronavirus – la festa della Madonna della Salute.
In quegli anni, nel momento culminante dell’epidemia, il governo della Repubblica insieme alla Santa Chiesa organizzò una processione di preghiera alla Madonna, lunga tre giorni e tre notti, alla quale partecipò tutta la popolazione superstite, con la promessa di erigere un tempio votivo magnificente e solenne se la città fosse sopravvissuta alla peste nera:
«Voto solenne di erigere in questa Città e dedicar una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della Salute, et ch’ogni anno nel giorno che questa Città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità et li Successori Suoi anderanno solennemente col Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della Pubblica gratitudine di tanto beneficio».
La pubblica preghiera venne ascoltata e la città venne risparmiata. Da lì, la Basilica della Madonna della Salute è eretta ancora oggi nell’area della Punta della Dogana a Venezia.
Le grandi opere della cristianità rimangono, ma la Fede si dissipa ogni giorno di più. Coloro che dovrebbero essere i Pastori, lasciano le pecore fuori dal Tempio di Dio, le lasciano senza Sacramenti e senza luoghi di culto facendo spallucce, senza nemmeno battere ciglio dinanzi al fatto che da domani, ad esempio, in Emilia-Romagna, palestre e piscine riapriranno ma le chiese rimarranno chiuse.
Chiese chiuse e palestre aperte.
O, meglio, se proprio vogliamo andare al cuore del problema, porti aperte e chiese chiuse – proprio come la Conferenza Episcopale Italiana sembrerebbe volere.
Porti aperte e chiese chiuse – proprio come la Conferenza Episcopale Italiana sembrerebbe volere
Davanti ai virus che uccidono il corpo non ci resta che invocare l’aiuto divino come la Chiesa insegna a fare, ricordandoci, a proposito di ceneri, che in ogni caso polvere eravamo e polvere torneremo ad essere, per quanto difficile che sia da accettare.
Davanti ai virus che uccidono l’anima – perciò molto peggiori dei primi – invece, non ci resta che invocare l’aiuto divino doppiamente per prendere altresì le debite distanze, dopo averli riconosciuti, da quei portatori «sani» del virus modernista che invece della talare indossano il clergyman e portano al petto una Croce di cui ormai persino si vergognano.
Cristiano Lugli
Epidemie
Boris Johnson sotto inchiesta per le morti COVID
Un devastante rapporto ufficiale dell’inchiesta pubblica britannica sulla gestione della pandemia ha stabilito che i governi centrali e devolved del Regno Unito hanno fallito clamorosamente nella risposta al Covid-19, provocando migliaia di morti evitabili.
Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord hanno agito «troppo poco e troppo tardi»: misure tempestive come autoisolamento, quarantena domiciliare e distanziamento sociale avrebbero potuto salvare fino a 23.000 vite, secondo i modelli citati.
Le amministrazioni locali si sono mostrate eccessivamente dipendenti da Westminster, mentre il governo di Boris Johnson è stato descritto come dominato da una «cultura tossica e caotica». Le decisioni cruciali sono state spesso monopolizzate o paralizzate dalla cerchia ristretta del premier.
L’ex giudice Heather Hallett, che ha presieduto l’inchiesta, ha denunciato «comportamenti destabilizzanti» da parte di figure chiave, tra cui Dominic Cummings, accusando Johnson di non averli contrastati e, in alcuni casi, di averli «incoraggiati attivamente». Ne è derivata un’atmosfera in cui «le voci più forti prevalevano e le opinioni degli altri colleghi, soprattutto delle donne, venivano sistematicamente ignorate», compromettendo la qualità delle scelte.
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Problemi analoghi sono emersi in Scozia, dove il dibattito politico è stato indebitamente ristretto, e in Irlanda del Nord, dove la frammentazione istituzionale e i contrasti tra partiti hanno ostacolato la risposta.
Il rapporto sottolinea inoltre come le ripetute violazioni delle regole COVID da parte di funzionari e consulenti – culminate nello scandalo «Partygate» a Downing Street nel 2020-2021 – abbiano minato irreparabilmente la fiducia dei cittadini, infliggendo a Johnson danni politici fatali e contribuendo alle sue dimissioni anticipate nel 2022.
Durante il lockdown (che fu inflitto in forma molto intensa ai cittadini britannici) emersero articoli su festini, con tracce di cocaina, del suo governo. Johnson dapprima aveva rifiutato i lockdown, dopo, persuaso da scenari apocalittici elaborati da enti come l’Imperial College e da un’intubazione in ospedale dopo aver lui stesso contratto il COVID, è stato visto ospitare il miliardario vaccinale mondialista Bill Gates.
Il recente libro di memorie di Johnson ha fatto rivelazioni interessanti, come il progetto di invadere l’Olanda con un commando militare per sequestrare i preziosi vaccini AstraZeneca, la microspia trovata nel suo water dopo una visita di Netanyahu nonché l’ammissione che il COVID è «interamente artificiale» e fuggito dal laboratorio di Wuhano.
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Immagine di Governo do Estado de São Paulo via Wikimedia pubblicata su licenza
Epidemie
L’Etiopia conferma il primo focolaio mortale del virus di Marburg
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Armi biologiche
Gli USA chiederanno dati sui patogeni in cambio di aiuti sanitari esteri
Gli Stati Uniti chiederanno ai Paesi di consegnare campioni di «agenti patogeni con potenziale epidemico» in cambio del ripristino temporaneo degli aiuti sanitari. Lo riporta il giornale britannico Guardian, citando bozze di documenti governativi.
Il presidente Donald Trump ha tagliato drasticamente tali programmi all’inizio dell’anno, nell’ambito di un ampio sforzo di riduzione dei costi e di riallineamento della politica estera.
Secondo il quotidiano britannico, nei memorandum d’intesa proposti Washington offre a decine di Paesi il rinnovo dei programmi USA per combattere malattie come HIV, tubercolosi e malaria, oltre a «sistemi di sorveglianza e laboratorio e cartelle cliniche elettroniche».
I Paesi partner, tuttavia, dovranno assumere il finanziamento dei programmi entro cinque anni.
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In cambio, saranno obbligati a condividere con gli USA campioni e sequenze genetiche di «patogeni con potenziale epidemico» entro pochi giorni dalla scoperta, si legge nel rapporto.
La bozza non prevede garanzie di accesso ai farmaci eventualmente sviluppati.
«Il modello non offre alcuna garanzia di accesso alle contromisure e conferisce il predominio commerciale a un solo Paese», ha affermato Michel Kazatchkine, membro del Panel indipendente per la preparazione e la risposta alle pandemie, citato dal Guardian. «Minaccia la sicurezza sanitaria, la sicurezza dei dati e, in ultima analisi, la sovranità nazionale».
All’inizio dell’anno Trump ha tagliato i fondi all’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), in passato principale strumento di Washington per finanziare progetti politici all’estero, inclusi i programmi sanitari. L’agenzia è stata ampiamente vista come strumento di soft power.
L’ex direttrice USAID Samantha Power, che ha guidato l’agenzia sotto Joe Biden, ha ammesso il mese scorso che l’agenzia ha avuto un ruolo decisivo nel mantenere al potere la presidente moldava filo-UE Maia Sandu, tramite i fondi del suo bilancio multimiliardario per gli aiuti all’Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa la Duma di Stato russa aveva preparato un appello all’ONU in merito alla presunta attività dei laboratori biologici militari statunitensi in Africa.
Come riportato da Renovatio 21, al momento dei disordini durante la guerra civile sudanese l’OMS lanciato un allarme di «enorme rischio biologico» per un biolaboratorio a Khartoum che era stato attaccato.
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