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Parlamentare israeliano difende lo stupro anale dei prigionieri palestinesi

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Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno arrestato lunedì otto riservisti nell’ambito di un’indagine sulle presunte torture di un prigioniero palestinese, spingendo i rivoltosi, tra cui diversi legislatori, a fare irruzione in una base militare chiedendone il rilascio.

 

Uno di essi ha sostenuto che nulla era off-limits quando si trattava di trattare con Hamas.

 

Dieci soldati sono stati inizialmente coinvolti nelle indagini. Due sono stati rilasciati mercoledì mattina, mentre a otto è stato ordinato di rimanere in custodia fino a domenica. Secondo l’IDF, sono stati accusati di sodomia aggravata, lesioni personali, abusi e condotta indegna di un soldato.

 

L’arresto dei riservisti, avvenuto lunedì, ha interrotto una riunione della Commissione Finanze della Knesset, mentre un deputato del partito al governo Likud, Hanoch Milwidsky, ha cercato di abbandonare la seduta in segno di protesta.

 

«Inserire un bastoncino nel retto di una persona è legittimo?», ha chiesto Ahmad Tibi, un parlamentare arabo-israeliano.

 

«Sì!» ha gridato in riposta il Milwidsky. «Se è un Nukhba, tutto è legittimo da fare! Tutto!»

 

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Nukhba è un’unità speciale delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas. Israele ha giurato di distruggere il gruppo palestinese dopo il mortale attacco del 7 ottobre dell’anno scorso.

 

Mentre alcuni legislatori si scambiavano parole accese, altri si unirono a gruppi nazionalisti che assaltarono la base militare e la prigione di Sde Teiman, vicino a Beersheba, dove erano detenuti i dieci sospettati. Sde Teiman è servita come campo per i palestinesi fatti prigionieri a Gaza.

 

Quando la polizia militare ha cercato di trasferire i sospettati a Beit Lid, una base vicino a Netanya, i rivoltosi li hanno seguiti. «Giù le mani dai riservisti», ha twittato il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir del partito sionista Otzma Yehudit.

 

Tuttavia, il primo ministro Beniamino Netanyahu ha invitato alla calma e ha condannato i manifestanti che hanno preso d’assalto le basi.

 

«Entrare in una base militare e disturbare l’ordine è un comportamento grave che non è accettabile in alcun modo», ha affermato il tenente generale Herzi Halevi, capo dello Stato maggiore. «Siamo nel mezzo di una guerra e azioni di questo tipo mettono a repentaglio la sicurezza dello Stato».

 

Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha avvertito che «la legge si applica a chiunque: nessuno può entrare abusivamente nelle basi delle IDF o violare le leggi dello Stato di Israele».

 

Le rivolte hanno costretto l’IDF a ridistribuire tre battaglioni «per proteggere la base di Beit Lid non da un nemico ma da cittadini israeliani arrabbiati», ha osservato il Jerusalem Post in un editoriale di mercoledì, sottolineando che queste forze avevano “cose ​​molto più urgenti da fare a Gaza, in Giudea e Samaria e lungo il confine settentrionale contro un vero nemico”.

 

Israele ha insistito sul fatto che i palestinesi prigionieri vengono trattati in conformità con il diritto internazionale. Tuttavia, le agenzie delle Nazioni Unite e i gruppi per i diritti umani hanno lanciato l’allarme in merito alle segnalazioni di abusi.

 

Le accuse di gravi abusi a Sde Teiman, tra cui lo stupro anale dei prigionieri, sono emerse per la prima volta in un servizio della CNN a maggio.

 

Come riportato da Renovatio 21, dopo che erano state annunziate sanzioni nelle settimane precedenti, ad aprile gli Stati Uniti hanno accusato cinque unità dell’esercito israeliano di violazioni dei diritti umani.

 

Tre mesi fa erano arrivate le condanne di UE e Casa Bianca contro gli «estremisti israeliani» che attaccano i convogli umanitari di aiuti per i palestinesi di Gaza.

 

Come riportato da Renovatio 21abusi da parte dei militari israeliani sono diffusi sui social, come ad esempio il canale Telegram «72 vergini – senza censura», dove vengono caricati dagli stessi militari video ed immagini di quella che si può definire «pornografia bellica». Vantando «contenuti esclusivi dalla Striscia di Gaza», il canale 72 Virgins – Uncensored ha più di 5.000 follower e pubblica video e foto che mostrano le uccisioni e le catture di militanti di Hamas, nonché immagini dei morti.

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Immagine di Evgenij Postovinsky via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
 

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Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha criticato l’ultima copertina della rivista Time, che accompagna un articolo che loda il suo ruolo nel negoziato di un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas.   L’edizione di lunedì della rivista ha definito la tregua di Gaza come il «trionfo» di Trump, presentando un suo ritratto scattato dal basso. Sebbene abbia riconosciuto che l’articolo in sé fosse «relativamente buono», Trump ha duramente contestato l’immagine su Truth Social martedì mattina, definendola «forse la peggiore di sempre».   «Mi hanno fatto “scomparire” i capelli e poi hanno messo sopra la mia testa qualcosa che sembrava una corona fluttuante, ma estremamente piccola. Davvero strano!» ha scritto.   Trump ha frequentemente accusato i media americani di parzialità, sostenendo che la maggior parte della copertura mediatica evidenzi ingiustamente le critiche alla sua presidenza.  

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Non si tratta della prima volte che il Trump si preoccupa della sua criniera, a lungo oggetto di speculazioni sulla sua autenticità. Per provare di avere i capelli veri, si fece tirare i capelli in diretta dalla giornalista televisiva Mika Brzezinski (figlia del geostratega Zbigniew), che col marito co-conduttore Joe Scarborough divenne poi acerrima avversaria del presidente (con reductio ad Hitlerum ad abundatiam) e parossistica apologeta di Biden.     Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio.     È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.  

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Ai nordcoreani è stato ordinato di identificare le donne con tette «antisocialiste»

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La Corea del Nord ha lanciato una severa campagna contro le donne sospettate di aver utilizzato protesi mammarie considerate «capitaliste», classificando tali interventi estetici come «antisocialisti» e «borghesi». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.

 

Le forze di sicurezza del regime starebbero effettuando ispezioni invasive, con i responsabili dei comitati di quartiere incaricati di individuare donne che mostrano evidenti modifiche fisiche e di segnalarle per ulteriori accertamenti.

 

Nel regime guidato da Kim Jong-un, interventi come l’aumento del seno e la chirurgia delle palpebre sono ritenuti «atti non socialisti» e sono vietati. Chi viola queste norme rischia gravi conseguenze.

 

La notizia è emersa in concomitanza con un processo pubblico tenutosi nella sala culturale di Sariwon, dove un medico e due giovani donne sono stati processati per aver praticato e subito interventi al seno non autorizzati. Il medico, con scarsa esperienza, aveva abbandonato gli studi di medicina prima di completare la formazione chirurgica.

 

«A metà settembre, un processo pubblico si è svolto in un centro culturale nel cuore di Sariwon contro un medico che ha eseguito un’operazione illegale di mastoplastica additiva e due donne che si sono sottoposte all’intervento», ha riferito una fonte della provincia di North Hwanghae al quotidiano sudcoreano Daily NK.

 

I pubblici ministeri hanno accusato le donne di essere state «contaminate dalle usanze borghesi» e di aver adottato un «comportamento capitalista corrotto». Le imputate hanno dichiarato di voler «migliorare il loro aspetto», ma sono state definite una minaccia per il sistema socialista.

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Il giudice ha promesso «punizioni severe», mostrando come prove strumenti medici, silicone di contrabbando e denaro contante. Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che una delle imputate «non aveva alcuna intenzione di essere leale all’organizzazione e al collettivo, ma era ossessionata dalla vanità, diventando un’erba velenosa che minava il sistema socialista».

 

Una fonte ha inoltre riferito al Daily NK «che tra i residenti presenti al processo, si sono sentite critiche come “i medici fanno di tutto per denaro”, ma anche commenti di solidarietà, come “Non lo fa forse perché non ha altri mezzi per vivere?”»

 

Molte donne di Sariwon vivono nel timore di essere sottoposte a controlli se sospettate di aver effettuato interventi di chirurgia estetica.

 

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Animali

Il Canada vuole eutanasia di massa anche per gli struzzi

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Una controversia legata alla gestione di un focolaio di influenza aviaria ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica canadese. Tutto ha avuto inizio nel 2024, quando i proprietari di un’azienda agricola a conduzione familiare nella Columbia Britannica hanno rilevato sintomi compatibili con l’influenza aviaria in alcuni struzzi del loro allevamento. La malattia si è diffusa rapidamente tra gli uccelli, causando la morte di 69 esemplari nel giro di un mese.   Gli struzzi rimasti, tuttavia, non hanno mostrato segni di malattia nei mesi successivi, suggerendo lo sviluppo di una possibile immunità naturale. Nonostante ciò, l’Agenzia canadese per l’ispezione alimentare (CFIA) ha disposto l’abbattimento dell’intero stormo sopravvissuto, considerandolo un rischio per la salute pubblica e per l’industria avicola nazionale.   La decisione ha suscitato una forte reazione da parte della famiglia proprietaria dell’allevamento, che da mesi si oppone al provvedimento attraverso vie legali e mediatiche. La vicenda ha avuto un nuovo sviluppo lo scorso mercoledì, quando la Corte Suprema del Canada ha concesso una sospensione temporanea dell’abbattimento, bloccando l’operazione in attesa di ulteriori decisioni giudiziarie.

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Nonostante la sospensione, gli agenti della CFIA – coadiuvati da oltre 100 agenti di polizia – continuano a presidiare la proprietà, impedendo ogni accesso non autorizzato agli animali. Secondo i proprietari, l’agenzia ha anche vietato loro di effettuare test diagnostici indipendenti sugli uccelli sopravvissuti, con la minaccia di sanzioni che includono multe fino a 200.000 dollari e pene detentive fino a sei mesi per ogni esemplare testato senza autorizzazione.   La CFIA sostiene che la presenza degli struzzi costituisca ancora una minaccia biologica. Tuttavia, alcuni osservatori hanno sollevato dubbi sulle modalità di gestione della situazione. In particolare, è stato segnalato che, nei giorni iniziali dell’intervento, alcuni operatori dell’agenzia sarebbero entrati nell’area senza adeguati dispositivi di protezione individuale, adottando misure di sicurezza più rigorose solo successivamente. Anche le forze dell’ordine, secondo quanto riferito, non avrebbero utilizzato equipaggiamenti protettivi durante le operazioni di sorveglianza.   La famiglia proprietaria della fattoria, denuncia quella che definisce una violazione dei propri diritti. La figlia dei titolari, ha dichiarato: «Non si tratta solo dei nostri struzzi. È una questione più ampia che riguarda i diritti degli agricoltori e la libertà di gestire le proprie terre».   Il caso ha acceso un dibattito pubblico sull’equilibrio tra misure di biosicurezza e diritti individuali, sollevando interrogativi sulla proporzionalità dell’intervento governativo e sulla trasparenza delle valutazioni scientifiche alla base delle decisioni.   Rimane il fatto che il Canada, anche per i grandi pennuti, è capitale dell’eutanasia di Stato che si dirige verso l’eliminazione dei bambini autistici (anche senza consenso dei genitori), i malati mentali in genere, i disabili, i depressi da lockdown, gli angosciati, i poveri – etc. Con contorno di record per le predazioni di organi.   Due anni fa il Canada registrò che una persona su 25 moriva per MAiD, il nome della pubblica eutanasia canadese.   Come riportato da Renovatio 21, un altro caso di eutanasia animale sconvolse gli USA, forse spostando anche qualche voto delle presidenziali: quello dello scoiattolo Peanut, strappato dalle amorevoli braccia del suo addestratore ed eutanatizzato dalle autorità statunitensi.   Perché per il malvagio squirrello che invece terrorizza la California, al momento, non è richiesta la morte di Stato?

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Immagine di Mostafameraji via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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