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Ormoni

«Non dare ormoni a tuo figlio». Lo dice il primo transessuale d’Australia

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La storia arriva dall’Australia. Lo scorso settembre ne scrisse il Daily Telegraph.

 

Carlotta, 74 anni, è ufficialmente il primo transessuale dichiarato australiano. Ha avuto un cambio di sesso da maschio a femmina nei primi anni ’70 quando aveva circa vent’anni e quell’operazione era ancora all’avanguardia.

«Non dare ormoni a tuo figlio. Aspetta almeno fino ai 18 anni. Non dovresti scherzare con il corpo finché non è maturo»

 

 

In quei giorni era una celebre showgirl al cabaret Les Girls a Kings Cross e la sua storia bambino abbandonato, ragazzo abusato sessualmente, adolescente scappato di casa e pioniere del transgender ad icona culturale è una incontrovertibile testimonianza della sua coriacea forza d’animo.

 

Ma quando un genitore, di solito una madre, attacca bottone impazientemente con Carlotta dopo lo spettacolo prendendola come modello per il proprio giovane figlio vestito con abiti femminili, Carlotta è brutalmente sincera:

I rinvii al Children’s Hospital sono triplicati, con bambini di appena nove anni trattati per disforia di genere. Il numero di bambini che hanno presentato domanda al Tribunale per la Famiglia per cambiare sesso è esploso – 600% nei tre anni fino al 2016. Questo aumento coincide con l’avvento nel 2014 del programma di «Safe Schools» sulla teoria di genere.

 

«Non dare ormoni a tuo figlio. Aspetta almeno fino ai 18 anni. Non dovresti scherzare con il corpo finché non è maturo».

È sensato, ma il consiglio di Carlotta va contro ad un trattamento medico, attualmente diffusissimo in Australia, che vede un’epidemia di bambini che sentono di essere nati nel corpo sbagliato.

I rinvii al Children’s Hospital di Westmead (Sydney) sono triplicati, con bambini di appena nove anni trattati per disforia di genere, e cioè l’insoddisfazione verso la propria naturale sessualità.

 

Il numero di bambini che hanno presentato domanda al Tribunale per la Famiglia per cambiare sesso è esploso – 600% nei tre anni fino al 2016.

Questo aumento coincide con l’avvento nel 2014 del programma di «Safe Schools» sulla teoria di genere.

 

Nel 2013, a quattro bambini è stato concesso il permesso di iniziare un trattamento ormonale incrociato, il testosterone per le ragazze e gli estrogeni per i ragazzi, con rischi che vanno dalla sterilità al cancro.

 

Il numero è cresciuto fino a sette nel 2014, 19 nel 2015 e 24 nel 2016.

Quest’anno, a 21 bambini è già stato autorizzato il trattamento ormonale per il cambio di sesso, 13 per le transizioni da femmina a maschio e otto da maschi a femmine. La maggior parte ha 16 o 17 anni, tra cui la più recente due settimane fa, la sedicenne «Tahlia».

 

Nel 2013, a quattro bambini è stato concesso il permesso di iniziare un trattamento ormonale incrociato, il testosterone per le ragazze e gli estrogeni per i ragazzi, con rischi che vanno dalla sterilità al cancro.

Ma a febbraio, «Matthew», una ragazzina di 14 anni, è stata qualificata dal tribunale alla «seconda fase» del trattamento transgender.

 

Cinque ragazze adolescenti hanno ricevuto una doppia mastectomia approvata, due di loro di soli 15 anni.

 

I più terribili sono i commenti dei giudici ai recenti casi del Tribunale della Famiglia che sostengono che  

«Finché gli esperti affermano che il bambino ha “sufficiente comprensione ed intelligenza per consentirgli di comprendere appieno ciò che gli viene proposto”, le obiezioni dei genitori possono essere scartate».

 

«La maggior parte dei bambini supera la confusione di genere durante la pubertà, ma in Australia l’ortodossia dominante è consegnare il bambino agli ormoni e alla chirurgia. Non vi è alcuna prova che questo possa migliorare la condizione psicologica del bambino, ridurre l’incidenza di casi di autolesionismo o di suicidio o di ridurre l’impatto della forte depressione o dell’autismo»

È a tutti gli effetti «maltrattamento di minore», afferma il Dr. John Whitehall, professore di pediatria alla Western Sydney University, uno dei pochi medici abbastanza coraggioso da mettere in discussione pubblicamente la «massiccia intrusione nelle menti e nei corpi dei bambini».

 

La maggior parte dei bambini supera la confusione di genere durante la pubertà, dice. Non è possibile dire in anticipo quali non lo faranno.

 

Ma in Australia l’ortodossia dominante è consegnare il bambino agli ormoni e alla chirurgia.

 

«Non vi è alcuna prova che questo possa migliorare la condizione psicologica del bambino, ridurre l’incidenza di casi di autolesionismo o di suicidio o di ridurre l’impatto della forte depressione o dell’autismo», ha detto il professor Whitehall.

 

Megan, una psicologa che si è recentemente dimessa da una clinica di genere per bambini a Sydney, ha dichiarato: «Il sistema spinge per il modello medico di cambio di sesso. Se non sostieni il ​​bambino […] sei cattivo».

«Il sistema spinge per il modello medico di cambio di sesso. Se non sostieni il ​​bambino […] sei cattivo»

 

Molti dei bambini che la dottoressa Megan ha trattato soffrivano di altri problemi di salute mentale e di problemi familiari, incluso l’abuso sessuale.

 

«C’è bisogno di una valutazione completa di ciò che sta accadendo per capire se la disforia di genere è un sintomo di qualcos’altro».

«Vogliamo trovare una ragione e talvolta i genitori non vogliono sentirsi in colpa. Il vero problema è spesso una verità scomoda. Le famiglie non vogliono saperne. Devono trovare una motivazione al di fuori del loro comportamento».

«Vogliamo trovare una ragione e talvolta i genitori non vogliono sentirsi in colpa. Il vero problema è spesso una verità scomoda. Le famiglie non vogliono saperne. Devono trovare una motivazione al di fuori del loro comportamento. olto più facile ed economico per il sistema medico prescrivere ormoni. Il sistema rafforza la decisione per il bambino»

 

Molto più facile ed economico per il sistema medico prescrivere ormoni. Il sistema rafforza la decisione per il bambino.

 

«Immediatamente tutti ti valutano, prestano attenzione a te. È piuttosto elettrizzante». La convinzione del sistema medico, ha detto la Dottoressa Megan, è che «i bambini sanno quello che vogliono. Dicono che vogliono essere una ragazza o un ragazzo. Chi siamo noi come adulti per contraddirli?».

 

Già, abbbiamo sentito altre volte questa disastrosa domanda. Chi siamo noi per giudicare?

 

Secondo il transessuale Carlotta, il primo d’Australia, questo è semplicemente pazzesco: «Non sono d’accordo. Probabilmente sarò fatta fuori per averlo detto, ma non penso che dovrebbero giocherellare in quel modo con il corpo. Lasciamo che comandino i cromosomi».

«Lasciamo che comandino i cromosomi»

 

In transessuale Carlotta ha ragione.

 

Lasciamo che comandi la natura.

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Contraccezione

Elon Musk: le pillole anticoncezionali stanno distorcendo le emozioni delle donne e cambiando il comportamento

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Elon Musk ha nuovamente messo in guardia contro i pericolosi effetti collaterali che le pillole anticoncezionali possono avere sulle emozioni e sul comportamento delle donne.

 

Il miliardario della tecnologia ha risposto a un post su un nuovo studio che mostra gravi effetti collaterali dei contraccettivi ormonali.

 

«L’uso di contraccettivi ormonali da parte di decine di milioni di donne potrebbe plausibilmente avere effetti sul comportamento a livello di popolazione, incluso quello politico», si legge nel post. «Un nuovo studio dimostra che le donne che usano contraccettivi ormonali mostrano risposte emotive significativamente più forti rispetto alle donne con ciclo mestruale naturale e, cosa interessante, ricordano anche meno dettagli di eventi negativi».

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Proseguendo, il post ha osservato che «uno studio condotto lo scorso anno ha dimostrato che i contraccettivi ormonali riducono la corteccia prefrontale ventromediale, una regione del cervello coinvolta nell’elaborazione della paura e nel controllo emotivo».

 

«Leggi le avvertenze sulla confezione di qualsiasi prodotto tu stia assumendo», ha risposto Musk.

 

L’eccentrico magnate della tecnologia ha già evidenziato in passato i gravi effetti collaterali dei contraccettivi ormonali. L’anno scorso ha affermato che «la contraccezione ormonale fa ingrassare, raddoppia il rischio di depressione e triplica il rischio di suicidio».

 

«Questo è il chiaro consenso scientifico, ma sembrano esserne a conoscenza solo pochissime persone», ha concluso.

 

La pillola anticoncezionale è stata collegata a mali sociali e a molti problemi medici, come il cancro al seno, la perdita dei capelli, un aumento del rischio di diabete gestazionale, glaucoma e coaguli di sangue mortali, ictus, indurimento delle arterie e cancro cervicale.

 

Nel 2005, una divisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva dichiarato che i contraccettivi chimici sono cancerogeni di gruppo 1, la classificazione più elevata di cancerogenicità, e vengono utilizzati solo quando vi sono prove sufficienti di effetti cancerogeni sugli esseri umani.

 

Ironicamente, questi agenti chimici sono stati anche associati a disfunzioni sessuali nelle donne che li assumono e nel 2015 si è scoperto che riducono o assottigliano due delle principali aree del cervello femminile che controllano rispettivamente le emozioni e il processo decisionale, aumentando le probabilità di sviluppare il morbo di Crohn.

 

Inoltre, se assunti durante la pubertà, questi agenti chimici sono associati anche a cambiamenti strutturali in queste aree del cervello.

 

È significativo che uno studio del 2014 abbia scoperto che la pillola influiva negativamente sull’attrazione delle donne verso gli uomini, mentre uno studio del 2011 ha collegato la pillola a una riduzione della memoria nelle donne.

 

Un tipo specifico di pillola ormonale, studiata per trattare l’acne e la crescita eccessiva di peli nelle donne, spesso utilizzata off-label come contraccettivo, è stata implicata nella morte di 27 donne nei Paesi Bassi nel 2013.

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E per quanto riguarda l’ambiente, i contraccettivi chimici che finiscono nei sistemi idrici hanno avuto effetti negativi anche sulla fauna selvatica, mutando il sesso di alcune specie di pesci e rischiando di causare l’estinzione di altre.

 

Nel 2005, i ricercatori dell’Università del Missouri hanno scoperto che i ragazzi esposti a determinati ormoni sintetici contenuti nella pillola presentavano un rischio maggiore di cancro alla prostata e di altri problemi alle vie urinarie in età adulta.

 

Vi è inoltre il fenomeno chiamato «microabortività»: le sostanze chimiche della pillola non hanno solo la funzione di impedire la fecondazione dell’ovulo da parte degli spermatozoi, ma possono anche causare l’aborto di questi piccoli esseri umani dopo il concepimento e sono quindi considerate anche farmaci abortivi.

 

Come è stato dimostrato in molti luoghi, l’uso di contraccettivi nella cultura incoraggia la richiesta di aborto quando queste pratiche non riescono a impedire il naturale sviluppo di un bambino appena concepito, scrive LifeSite.

 

Come riportato da Renovatio 21, le generazioni più recenti paiono aver capito il problema medico indotto dalla pillola e se ne tengono alla larga. Lo stesso, purtroppo, non crediamo possa dirsi per l’aborto.

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Come riportato da Renovatio 21, il Musk aveva avanzato accuse contro la pillola in un’intervista a Tucker Carlson circa un anno fa.

 

«Terrorizziamo le ragazze (…) dicendo che se rimani incinta la tua vita è finita, questo è ciò che insegnano le scuole», si è lamentato l’ultra miliardario padre di 12 figli, aggiungendo che, sebbene concordi sul fatto che le gravidanze adolescenziali non siano l’ideale, «avere un figlio è una delle cose più deliziose e felici che tu possa fare».

 

«Alle donne occidentali è stato insegnato che una gravidanza accidentale è la cosa peggiore che possa capitare loro», ha risposto Musk. «Pertanto, si oppongono fermamente al divieto di aborto, in quanto minaccia esistenziale (…) Molte donne potrebbero non sapere che la contraccezione ormonale può causare un rischio significativo di depressione, un rischio aumentato di suicidio e può farti cambiare le preferenze riguardo a chi vuoi sposare o con chi vuoi avere figli. Cambia la personalità» aveva detto Elon.

 

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«In realtà è scritto sul bugiardino» aveva continuato. «Il mio messaggio alle donne là fuori è di leggere le etichette sulla scatola».

 

Sulle confezioni di pillola anticoncezionale, continua Musk, c’è scritto che il farmaco può provocare «un significativo rischio di depressione, un incremento significativo di suicidio e che ti può far uscire con persone che in realtà non ti piacciono».

 

«Leggete il bugiardino. E considerate altre opzioni per gli anticoncezionali. E tutto quello che sto dicendo» ripete ancora una volta il magnate spaziale. «Gli anticoncezionali ormonali stanno cambiando sta fondamentalmente cambiando gli ormoni nel tuo corpo in modi che probabilmente non sono buoni per te».

 

«Conosco donne che hanno smesso di prendere la pillola e la loro depressione è subito scomparsa. Quindi forse vale la pena di provare».

 

Musk si era scagliato altre volte contro la pillola.

 

Nel febbraio 2024 aveva scritto su X che «la contraccezione ormonale fa ingrassare, raddoppia il rischio di depressione e triplica il rischio di suicidio. Questo è un chiaro consenso scientifico, ma pochissime persone sembrano saperlo».

 


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Nel marzo dello stesso anno aveva scritto che «è importante che le donne conoscano gli effetti della contraccezione ormonale, poiché è una causa significativa di depressione e aumenta il rischio di suicidio. Questa non è una dichiarazione di valore, ma solo un messaggio di pubblica utilità. Altre forme di contraccezione non hanno questi effetti».

 

Il post era in risposta ad una confessione riguardo ai problemi della pillola scritta sul social da Ashley St.Clair, che più tardi ha dichiarato di aver avuto un figlio da Musk.

 

 

«Il controllo delle nascite ormonale e la mancanza di figli di cui prendersi cura renderebbero triste qualsiasi mammifero» aveva ulteriormente chiosato il magnate di origine sudafricana, spiegando ancora che «usare la contraccezione ormonale, che amplifica notevolmente la depressione, e non avere figli renderebbe triste qualsiasi mammifero, e noi siamo mammiferi. In mancanza di figli, si cerca un altro sfogo per la loro compassione, ma purtroppo a volte questo è una causa distruttiva per la civiltà».

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

 

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Games

Il contatto pelle a pelle di una trans con un bambino di 3 anni ha rilasciato ormoni che hanno «trasformato» il piccolo

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La Società Europea di Endocrinologia Pediatrica ha pubblicato quello che potrebbe essere uno dei casi di studio transgender più terrificanti che abbia mai visto. Intitolato «Pubertà precoce periferica dovuta a estradiolo esogeno in una bambina di 3 anni: un caso clinico», lo studio descrive come il padre transgender della bambina abbia causato effetti fisici devastanti nella figlia esponendola ai suoi «trattamenti» transgender.   Dopo che il padre ha deciso di essere una donna, ha iniziato ad assumere l’estradiolo in gel, definito nello studio «terapia ormonale di affermazione di genere» (o GAHT). Gli autori dello studio osservano che «l’uso di estrogeni transdermici nelle ragazze con ipogonadismo è ben noto per l’induzione della pubertà» e che «lo sviluppo sessuale dovuto all’esposizione esogena agli steroidi sessuali presenti in alimenti, ambiente o farmaci è noto, ma scarsamente segnalato».   Dopo che il padre iniziò ad assumere trattamenti ormonali, la figlia fu esposta al GAHT attraverso il contatto pelle a pelle. Ciò provocò «un caso di pubertà precoce periferica» nella bambina di 3 anni, con conseguenze fisiche catastrofiche.

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«Una bambina di 3 anni è stata indirizzata al nostro ambulatorio pediatrico per lo sviluppo del seno… nell’arco di 6 mesi», afferma lo studio. «Il trattamento GAHT del padre transgender prevedeva uno spray di estradiolo da 6,12 mg applicato quotidianamente su entrambi gli avambracci. Dopo 6 mesi, la terapia è stata sostituita da un gel di estradiolo da 3,75 mg al giorno per 7 mesi. Il gel è stato applicato manualmente su torace, addome, spalle e cosce. Il padre ha riferito un contatto pelle a pelle quotidiano».   «Un esame fisico della ragazza ha rivelato uno stadio di Tanner III per il seno e uno stadio di Tanner I per lo sviluppo di altri organi riproduttivi», prosegue lo studio. «L’altezza era di 108,1 cm (+3,2 DS), il peso di 19,7 kg (+0,54 DS) e l’età ossea era avanzata a 6,9 anni (Greulich e Pyle). L’ecografia pelvica ha dimostrato un aumento delle dimensioni dell’utero e dell’endometrio in rapporto all’età, corrispondente allo stadio di Tanner III-IV. L’estradiolo era di 0,04 nmol/l e il test di stimolazione con GnRH ha rivelato un picco di LH di 2,0 UI/l con un rapporto LH/FSH di 0,77».   Questi cambiamenti, ha concluso lo studio, erano il risultato diretto dell’esposizione ai trattamenti transgender del padre: «questi risultati clinici, radiologici e di laboratorio erano compatibili con una diagnosi di pubertà precoce periferica dovuta all’estradiolo esogeno. La terapia ormonale del padre è stata modificata da un gel a un cerotto transdermico e la ragazza ha sperimentato una regressione dello sviluppo del seno, una normalizzazione della velocità di crescita, un’ecografia pelvica e un test di stimolazione con GnRH».   Di conseguenza, avvertono gli autori dello studio, coloro che si sottopongono a «trattamenti» transgender devono essere consapevoli che «l’esposizione all’estradiolo esogeno può portare a pubertà precoce nelle ragazze prepuberi» e che «le persone transgender devono essere accuratamente informate del rischio di trasmissione di ormoni transdermici e consigliate di lavarsi le mani, usare i guanti ed evitare il contatto con la pelle subito dopo l’applicazione degli ormoni. Le pazienti con figli devono essere avvertite del rischio e le cliniche di genere dovrebbero valutare la possibilità di prescrivere vie di somministrazione alternative, come compresse o cerotti, nelle pazienti ad alto rischio».

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Non solo questo padre stava costringendo la sua famiglia a sopportare il trauma di dichiarare – e, presumibilmente, di aspettarsi che accettassero – di non essere più un uomo, nota LifeSite, ma anche di non essere più un padre, ma la sua decisione di modificare fisicamente il suo corpo ha avuto conseguenze sia fisiche che psicologiche, soprattutto per la figlia piccola. La bambina era ovviamente troppo piccola per capire cosa stesse succedendo. Poi ha iniziato a succedere anche a lei.   Come scritto da Renovatio 21, le istituzioni moderne hanno una moralità tutta loro per quanto riguarda l’endocrinologia e il cambio di sesso, quello cha abbiamo qui chiamato «lo Stato etico ormonale»: l’uomo che con gli ormoni steroidei vuole sembrare più maschio (ad esempio, il culturista) può finire in galera; alla femmina che invece vuole invertire il suo sesso gli stessi ormoni arrivano per prescrizione della medicina statale. Viceversa, pure: ecco che all’uomo sono offerti ormoni sintetici femminili, con, come vediamo nel caso di questa bambina e in tantissimi altri di cui non si parla, ramificazioni terrificanti di salute pubblica.

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Epidemie

Estrogeni, le donne avrebbero un rischio più elevato di Long COVID

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Le donne avrebbero un rischio più elevato di soffrire del cosiddetto Long COVID e gli estrogeni, ormoni profondamente legati alla biologia femminile, potrebbero svolgere un ruolo nel fenomeno. Lo scrive il Washington Post, che riporta un recento studio sull’argomento.

 

Secondo un nuovo studio nazionale americano di RECOVER, l’iniziativa di ricerca sul COVID lungo finanziata dai National Institutes of Health (la Sanità pubblica USA), le donne avrebbero infatti un rischio maggiore di sviluppare il COVID lungo rispetto agli uomini, a seconda della fase della loro vita e del fatto che abbiano o menopausa.

 

La ricerca, pubblicata a gennaio, ha studiato oltre 12.000 adulti e ha scoperto che, nel complesso, le partecipanti di sesso femminile avevano un rischio del 31% più alto di sviluppare il Long COVID dopo un’infezione da coronavirus rispetto alle controparti maschili.

 

 

Le donne di età compresa tra 40 e 54 anni che non erano ancora in menopausa erano a rischio più elevato e avevano il 45% di probabilità in più di sviluppare il COVID lungo rispetto agli uomini della stessa fascia di età.

 

Tuttavia, tra le donne di età compresa tra 40 e 54 anni che avevano già sperimentato la menopausa e le donne di età compresa tra 18 e 39 anni, non è stata rilevata alcuna differenza significativa nel rischio di COVID a lungo termine rispetto agli uomini nelle stesse fasce d’età.

 

«Durante la menopausa, i livelli di estrogeni nelle donne tendono a calare (….) E mentre le donne adulte sotto i 40 anni hanno alti livelli di estrogeni, tendono anche ad avere livelli più alti di progesterone, un ormone che aiuta a bilanciare e regolare gli estrogeni nel corpo, ha detto. Questo è particolarmente vero se sono incinte» scrive l’articolo consultando esperti della materia.

 

«Sia l’estrogeno che il testosterone interagiscono con il sistema immunitario in modi che non sono ancora del tutto compresi. Ma in generale, hanno detto gli esperti, livelli più alti di estrogeno possono essere associati a risposte immunitarie croniche e a lungo termine, il che può aiutare a spiegare perché le donne hanno quasi il doppio delle probabilità degli uomini di essere diagnosticate con una malattia autoimmune».

 

 

 

Akiko Iwasaki, professore di immunobiologia presso la Yale School of Medicine, ha affermato che i risultati suggeriscono che gli ormoni svolgono un ruolo chiave nel Long COVID e che i trattamenti ormonali sostitutivi potrebbero essere utili per i pazienti affetti da COVID di lunga durata.

 

«Aneddoticamente (…) alcuni dei suoi pazienti con COVID di lunga data hanno visto i loro sintomi migliorare durante l’assunzione di trattamenti a basso dosaggio di testosterone. Nelle donne, il testosterone aiuta a regolare il sistema immunitario e a impedirne l’iperattività (…) quindi la terapia con testosterone potrebbe aiutare a ridurre l’infiammazione e le risposte autoimmuni».

 

La ricerca suggerisce che i maschi con COVID lungo hanno maggiori probabilità di sperimentare disfunzioni sessuali, mentre le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare perdita di capelli, sintomi gastrointestinali, secchezza oculare e perdita di olfatto e gusto.

 

Le donne con Long COVID lungo hanno avuto un numero maggiore di sintomi più gravi rispetto agli uomini, dicono i ricercatori, sperimentando una risposta autoimmune maggiore. Secondo quanto riportato da uno studio svolto da immunologi dell’Università di Stanford, le donne che hanno sviluppato il Long COVID tenderebbero ad avere una risposta del sistema immunitario apparentemente normale per uccidere il coronavirus, ma avrebbero poi sperimentato un’infiammazione aumentata, anche dopo che il virus era scomparso, rispetto alle donne guarite che sono state in grado di risolvere questa infiammazione.

 

Le donne affette da COVID-19 di lunga durata presentavano anche livelli più elevati di un gene associato a una malattia autoimmune, chiamato Xist, rispetto alle donne che non avevano sviluppato il COVID-19.

 

Al contrario gli uomini affetti da COVID-19 sembrano avere maggiori difficoltà a eliminare il coronavirus, il che suggerisce che i loro sintomi potrebbero essere il risultato di un’infezione più persistente.

 

Come riportato da Renovatio 21, studi dimostrano che dosi multiple del vaccino potrebbero aumentare il rischio di sintomi Long COVID.

 

Un’altra ricerca ha mostrato che i vaccinati possono mostrare sintomi simili a quelli del COVID lungo, con tanto di proteine spike rilevabili: qualcuno, a questo punto, parla di «Long Vax» e di «sindrome post-vaccinazione».

 

Secondo quanto riportato da scienziati, il virus potrebbe rimanere non rilevato nei polmoni per 18 mesi.

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