Epidemie
«Niente fiducia alle autorità pubbliche e sanitarie senza informazioni sufficienti»: lettera di un vescovo francese ai suoi fedeli

Renovatio 21 pubblica la lettera sull’epidemia COVID scritta da Monsignor Marc Aillet ai fedeli delle diocesi di Bayonne, Lescar e Oloron in Francia.
Cari fratelli e sorelle,
L’attuale problema posto dal contagio globale del virus COVID-19 non può lasciare la Chiesa indifferente di fronte alla malattia e al disagio morale delle popolazioni.
Una situazione complessa e un profondo disagio.
Come vescovo, cioè come pastore chiamato a prendersi cura del gregge affidatomi dal Signore, condivido la preoccupazione di un numero crescente di persone inermi di fronte all’attuale panico sanitario.
Le soluzioni suggerite dal Governo per contenere l’epidemia, con mezzi mediatici e legislativi forti, se partono dalla lodevole intenzione di garantire la sicurezza pubblica, generano in molti uno stato di disagio psicologico e morale.
Se la vaccinazione viene presentata dal potere politico e dalle autorità sanitarie come l’unico modo per fermare l’epidemia, i vincoli posti per decreto o in discussione in Parlamento – vaccinazione obbligatoria per determinate professioni, pass sanitario per determinati luoghi o attività di vita – sollevano interrogativi tra un numero significativo di persone che temono per la protezione delle proprie libertà.
L’obbligo del lasciapassare sanitario non arriverà senza mettere in discussione molti, compresi gli eletti da tutte le parti, riguardo il regime di discriminazione, sospetto o controllo reciproco che verrà così posto in essere
Mentre molti cittadini sono stati convinti dagli incentivi statali e su consiglio di tanti medici di buona fede, altri ricorrono al vaccino, costretti e obbligati, per non perdere il lavoro, per non mettere in pericolo le proprie famiglie. o per godersi la libertà di andare al ristorante, al cinema o in viaggio…
L’obbligo del lasciapassare sanitario non arriverà senza mettere in discussione molti, compresi gli eletti da tutte le parti, riguardo il regime di discriminazione, sospetto o controllo reciproco che verrà così posto in essere. Lo testimoniano le vivaci discussioni in seno all’Assemblea nazionale. Un esponente della maggioranza, contrario al lasciapassare sanitario, ha addirittura denunciato davanti alla commissione di legge il rischio di «frazionare la società».
La pressione quotidiana del discorso mediatico, che funziona come un invito alla vaccinazione, le approssimazioni e le contraddizioni del discorso pubblico, hanno portato molti nostri concittadini al dubbio, allo scetticismo, anche a disagi e reazioni che non lasciano preoccupare.
Sarebbe dannoso per la pace e la coesione sociale instaurare una situazione di «discriminazione» tra vaccinati e non vaccinati, anche incitando alcuni a far sentire gli altri in colpa, ad emarginarli ea condannarli alla virtuale morte sociale. Da una parte o dall’altra succede che giochiamo sulla molla della paura e che cadiamo nell’irrazionale.
Non passa giorno in cui non provi questo profondo disagio, questo clima di tensione e persino di risentimento che colpisce tante persone che incontro.
Non vi nascondo nemmeno la mia preoccupazione rilevando i semi di divisione in famiglie, comunità, gruppi dove la questione della vaccinazione sta gradualmente diventando un argomento tabù, tanto appare una domanda fastidiosa.
L’informazione al servizio della libertà di coscienza
Capirete che non sta a me dettare il suo comportamento a nessuno, né prendere posizione, dogmaticamente, a favore o contro il vaccino. Ma è mio dovere di pastore invitarvi alla serenità, con il massimo rispetto per tutti, qualunque sia la vostra opzione, rifiutandovi di stigmatizzare chi fa altre scelte.
È missione della Chiesa prendere quota e invitare a un dibattito pacifico, anzi: illuminare le coscienze per promuovere il «consenso libero e informato» richiesto dalla Legge. Riprendendo la nota trilogia del pensiero sociale della Chiesa – vedere, giudicare, agire – è stato per me, con l’aiuto dei membri dell’Accademia diocesana per la vita – procedere a un lungo lavoro di ricerca, scegliendo di utilizzare solo informazioni referenziate, dai servizi ufficiali dello Stato francese, di altri Stati o di istituzioni internazionali.
Sarebbe dannoso per la pace e la coesione sociale instaurare una situazione di «discriminazione» tra vaccinati e non vaccinati, anche incitando alcuni a far sentire gli altri in colpa, ad emarginarli ea condannarli alla virtuale morte sociale
Anche se non mancano eminenti scienziati, medici e altri operatori sanitari e avvocati per allertare, in maniera pacata e costruttiva, le autorità pubbliche e le popolazioni sui mezzi alternativi al vaccino e al pass sanitario contenere l’epidemia e raggiungere l’immunità collettiva, senza violare le libertà pubbliche.
Non c’è dubbio da parte mia negare che la sicurezza sanitaria è un elemento fondamentale del Bene Comune che lo Stato deve prendere di petto, ma nessuno può essere costretto ad agire contro la propria coscienza. Perché qui è in gioco proprio la libertà di coscienza, è necessario anche che la coscienza sia illuminata e informata.
Tuttavia, l’indagine condotta dall’Accademia Diocesana per la Vita mi ha permesso di scoprire una ricchezza di informazioni sull’epidemia globale, che colpisce le popolazioni da quasi due anni, e sui mezzi consigliati per debellarla, che non sempre vengono portate all’attenzione dei pubblico dai principali media.
Ci sono atti o scelte che sono sempre sbagliati e che nessuna legge può giustificare.
C’è più semplicemente un discernimento per operare sulla proporzione dei mezzi messi in atto per raggiungere il fine, per quanto lodevole, che ci siamo prefissati.
La postura dell’interrogatorio
Mi accontenterò di assumere qui l’atteggiamento di «interrogatorio», che il Presidente della Repubblica, nel discorso ai Bernardin del 9 aprile 2018, aveva affermato di aspettarsi dalla Chiesa. Le domande che mi pongo, forse impertinenti, sono quelle che sento regolarmente intorno a me.
Ci viene detto che la vaccinazione è l’unico modo , nella situazione attuale, per fermare l’epidemia e raggiungere l’immunità collettiva. Ma che dire dei trattamenti che esistono e che sono efficaci o altri mezzi di prevenzione consigliati per rafforzare le nostre difese immunitarie naturali?
È stato dimostrato che l’idrossiclorochina, vietata per decreto in Francia, è stata autorizzata in altri paesi europei
E l’ivermectina, che sembra essere efficace?
E la libertà dei medici di prescrivere cure per il COVID-19?
Non vi nascondo nemmeno la mia preoccupazione rilevando i semi di divisione in famiglie, comunità, gruppi dove la questione della vaccinazione sta gradualmente diventando un argomento tabù, tanto appare una domanda fastidiosa.
La parola «vaccino» risuona nell’inconscio collettivo come un progresso innegabile che ha portato grandi benefici all’umanità. Pensiamo al vaccino contro il Tetano, per il quale non abbiamo ancora trovato una cura per evitare una morte inevitabile. L’epidemia di COVID-19 è dello stesso ordine, il rischio di morire è paragonabile?
Il tasso di mortalità è particolarmente preoccupante?
Il numero delle contaminazioni aumenta esponenzialmente il numero dei decessi?
I vaccini proteggono dalle «varianti»?
I vaccini attualmente sul mercato in Francia sono effettivamente vaccini o «terapie geniche» innovative?
Perché l’Agenzia europea per i medicinali, seguita dall’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali in Francia, ha concesso solo un’autorizzazione all’immissione in commercio (MA) «condizionata» e perché le aziende farmaceutiche sono state esentate dal risarcimento per i loro effetti negativi?
Se la fase sperimentale 3 per Pfizer non sarà completata, ad esempio, fino all’ottobre 2023, significa che c’è preoccupazione per la sicurezza del farmaco nel medio o lungo termine?
Sono stati registrati effetti indesiderati, anche fatali, dall’uso di questi «vaccini» e i medici curanti sono stati invitati ad informare i propri pazienti di questi rischi?
Perché non invochiamo il «principio di precauzione» così presente nel discorso pubblico quando si parla di tutela dell’ambiente?
Ci sono atti o scelte che sono sempre sbagliati e che nessuna legge può giustificare.
L’ultima domanda riguarda l’uso accertato, almeno per il vaccino AstraZeneca, poiché non esiste un foglietto informativo sulla composizione degli altri tre vaccini – a dir poco strano – di cellule ottenute da feti abortiti.
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato, il 20 dicembre 2020, una «Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini». La questione non è nuova poiché altri vaccini in circolazione dagli anni Sessanta (contro la rosolia, la varicella, l’epatite A e l’herpes zoster), hanno già suggerito alla Chiesa di pronunciarsi in passato.
L’ultimo documento citato dalla Nota 2020 è l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede, Dignitas personae, dell’8 dicembre 2008. Se la Chiesa ha ovviamente un giudizio negativo sull’uso di cellule di feti abortiti nella sperimentazione e produzione di vaccini, che dire della cooperazione per danneggiare gli utilizzatori di questi vaccini? È una questione etica che non può essere evitata.
Infine, il lasciapassare sanitario viene spesso presentato in maniera altruistica, in quanto necessario per evitare che persone non vaccinate contagiano altre persone, ad esempio i clienti dei ristoranti o le persone più vulnerabili che incontriamo? Ma se sono vaccinati, cosa rischiano?
Inoltre, il vaccino anti-COVID protegge dalla contaminazione e dalla trasmissione del virus?
La parola pubblica non è chiara: in una memoria al Consiglio di Stato del 28 marzo 2021, il ministro della Salute afferma, con argomentazioni alla chiave, che c’è sempre un rischio per le persone vaccinate, ma il presidente del Consiglio in il suo discorso del 21 luglio su LFI, afferma inequivocabilmente che si è protetti. A chi credere?
E se il vaccino non protegge, perché i vaccinati dovrebbero essere più ammessi in certi luoghi rispetto ai non vaccinati? Abbiamo valutato i vincoli che la tessera sanitaria imporrà ai cittadini nella vita quotidiana? Non rappresenta in definitiva un obbligo di vaccino mascherato?
Come conciliare i testi giuridici, a partire dal Codice di Norimberga, che vietano qualsiasi obbligo di vaccinazione?
Se l’8 aprile 2021, una sentenza della CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo) ha autorizzato la vaccinazione obbligatoria a determinate condizioni, una risoluzione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, votata il 27 gennaio 2021, da tutti i paesi di la Comunità, Francia compresa, chiede «di assicurare che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato, se non lo desidera personalmente» (7.3. 1) e «assicurare che nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di potenziali rischi per la salute o per non volersi vaccinare» (7. 3.2). Cosa pensarne?
Ci viene detto che la vaccinazione è l’unico modo , nella situazione attuale, per fermare l’epidemia e raggiungere l’immunità collettiva. Ma che dire dei trattamenti che esistono e che sono efficaci o altri mezzi di prevenzione consigliati per rafforzare le nostre difese immunitarie naturali?
Queste sono le domande che sento e che volentieri faccio mie.
Chi desidera consultare la Nota informativa dell’Accademia Diocesana per la Vita può richiederla al seguente indirizzo di posta elettronica: academiepourlavie@diocese64.org
Come ogni cittadino, non possiamo decidere su queste questioni senza riflettere, poiché non possiamo accordare la nostra fiducia autorità pubbliche e sanitarie senza informazioni sufficienti e senza discernimento. Le scelte presentate come così decisive per la sicurezza pubblica possono essere fatte solo in coscienza.
Invitandovi a non cedere alla divisione tra noi, ad evitare ogni giudizio reciproco e a cercare sempre la verità nella carità, prego il Signore che ci illumini sui giusti atteggiamenti, in vista del Bene Comune e della difesa delle nostre libertà fondamentali che ne costituiscono la base.
Preghiamo per le autorità pubbliche, perché prendano decisioni buone e giuste, e chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, di porre fine a questa epidemia.
+ Marc Aillet
Vescovo di Bayonne, Lescar et Oloron
23 luglio 2021
Immagine di Una Voce67 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?

A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID

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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe

Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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