Nucleare
Mosca accusa l’Ucraina di ricattare il personale dell’impianto nucleare
L’Ucraina sta esercitando pressioni sul personale della centrale nucleare di Zaporiggia, minacciando di uccidere i loro familiari se si rifiutassero di collaborare con Kiev, ha affermato l’alto diplomatico russo Rodion Miroshnik. Lo riporta il sito governativo russo RT.
«Molte famiglie sono state separate» durante il conflitto tra Russia e Ucraina, e Kiev sta cercando di trarne vantaggio, ha detto sabato a RIA Novosti Miroshnik, incaricato dal Ministero degli Esteri di Mosca di raccogliere le prove dei crimini di guerra dell’Ucraina.
Le agenzie di sicurezza di Kiev stanno deliberatamente cercando i parenti dei dipendenti della centrale elettrica rimasti sul territorio ucraino, ha affermato Miroshnik, dicendo che usano minacce contro i membri della famiglia, per fare pressione sui dipendenti della centrale nucleare «o provocarli a commettere un atto terroristico o a trasmettere informazioni nell’interesse dell’Ucraina», ha affermato.
Ci sono stati casi di persone che «hanno lasciato o cambiato lavoro per “privarsi” dell’opportunità di commettere un crimine e assicurarsi che i ricattatori perdano interesse nei loro confronti», ha osservato il diplomatico.
«Purtroppo la centrale nucleare di Zaporiggia non è l’unica» ad avere problemi del genere, poiché anche i dipendenti di altre strutture critiche russe subiscono pressioni simili, ha affermato Miroshnik.
Secondo il diplomatico, le agenzie di sicurezza russe sono a conoscenza di tali pratiche da parte di Kiev e stanno lavorando per contrastarle.
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La centrale nucleare di Zaporiggia, la più grande d’Europa, è sotto il controllo russo da marzo 2022. Durante il conflitto, Mosca e Kiev si sono ripetutamente accusate a vicenda di aver bombardato la struttura e il Ministero della Difesa russo ha affermato che diversi tentativi da parte delle unità d’assalto ucraine di riprenderla sono stati respinti.
Tre settimane fa si sono registrati ulteriori attacchi alla centrale di Zaporiggia. Droni avevano attaccato anche inizio anno. Dall’inizio del conflitto vi sono stati tentativi da parte delle forze di Kiev di riconquistare l’impianto.
Come riportato da Renovatio 21, giovedì scorso l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che ha una missione di monitoraggio permanente presso l’impianto di Zaporiggia, ha affermato che da febbraio la stazione è stata colpita da attacchi di droni, ha subito perdite di linee elettriche e una delle sue due torri di raffreddamento è stata danneggiata da un incendio all’inizio di questo mese.
Un anno fa l’AIEA aveva trovato sul sito anche mine antiuomo.
Il capo dell’AIEA Rafael Grossi, che dovrebbe visitare la struttura la prossima settimana, ha descritto la situazione della sicurezza come «estremamente impegnativa».
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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Nucleare
Mosca dice ancora una volta che l’Ucraina sta lavorando a un piano per una «bomba sporca»
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Nucleare
Tokyo, via libera al riavvio della più grande centrale nucleare al mondo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il governatore della prefettura di Niigata ha approvato la riaccensione parziale dell’impianto di Kashiwazaki-Kariwa, segnando una svolta nella strategia energetica del Giappone, voluta dal governo di Sanae Takaichi. La premier sta valutando anche una revisione dei tre storici principi non nucleari, indignando i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki.
Il governatore della prefettura di Niigata, Hideyo Hanazumi, ha approvato oggi la riattivazione parziale della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del mondo per capacità installata. Il Giappone da tempo cerca di rilanciare il settore dell’energia atomica per ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, aumentate in modo significativo dopo il disastro di Fukushima del 2011.
L’approvazione rimuove l’ultimo ostacolo politico al piano della Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che potrà ora procedere con la riaccensione dei due più potenti reattori dell’impianto che insieme generano 2.710 megawatt, circa un terzo della capacità complessiva. Solo il reattore n. 6, ha spiegato il ministro dell’Industria, Ryosei Akazawa, permetterebbe di migliorare del 2% l’equilibrio tra domanda e offerta di energia nell’area metropolitana di Tokyo.
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Hanazumi ha dichiarato che la decisione dovrà comunque essere sottoposta al voto di fiducia dell’assemblea prefetturale nella sessione che si aprirà il 2 dicembre. «Non sarebbe razionale bloccare qualcosa che ha superato gli standard di sicurezza nazionali», ha affermato, sottolineando però che le preoccupazioni dei residenti, le misure di emergenza e il monitoraggio continuo della sicurezza restano priorità da affrontare.
Se confermato, il riavvio segnerebbe una svolta per TEPCO: dal marzo 2011, quando lo tsunami devastò la centrale di Fukushima Daiichi causando il peggiore incidente nucleare dopo Chernobyl, l’azienda non ha più potuto riattivare alcun reattore. In ottobre TEPCO aveva concluso le verifiche tecniche sul reattore n. 6, confermando il corretto funzionamento dei sistemi.
Dopo Fukushima, il Giappone aveva spento tutti i 54 reattori attivi all’epoca. Ad oggi ne sono stati riavviati 14 sui 33 ancora idonei all’uso. Il governo della premier Sanae Takaichi, sostiene la riapertura dei reattori per rafforzare la sicurezza energetica e ridurre i costi delle importazioni: nel 2024 il Giappone ha speso 10,7 trilioni di yen (circa 68 miliardi di dollari) solo per importare gas naturale liquefatto e carbone, un decimo del totale delle importazioni nazionali. Il governo insiste inoltre sul fatto che il ritorno al nucleare è essenziale per contenere i prezzi dell’elettricità e aumentare la quota di energia riducendo allo stesso tempo le emissioni.
La riattivazione dell’impianto avviene in un clima politico teso perché la premier Sanae Takaichi è a favore anche della possibilità di rivedere i principi del Giappone anche in fatto di armi atomiche. Una prospettiva che ha suscitato una dura reazione da parte degli hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
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La Nihon Hidankyo, principale organizzazione nazionale dei sopravvissuti e vincitrice del Premio Nobel per la pace lo scorso anno, ieri 20 novembre ha diffuso una nota di forte condanna, affermando che «non è possibile tollerare l’introduzione di armi nucleari in Giappone né permettere che il Paese diventi una base per la guerra nucleare o un bersaglio di attacchi atomici».
L’organizzazione ha chiesto al governo di rispettare e rafforzare i tre principi (che vietano di possedere, produrre o ospitare armi atomiche), inserendoli addirittura nella legislazione nazionale, denunciando come un pericoloso arretramento l’idea stessa di metterli in discussione.
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Immagine di Triglav via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Nucleare
Il Niger accusa il gruppo nucleare statale francese di «crimini di massa»
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