Spirito
Mons. Viganò: Meditazione per il Tempo d’Avvento
Renovatio 21 pubblica questa meditazione di Mons. Carlo Maria Viganò, Il testo è stato richiesto e pubblicato per la prima volta da CatholicFamilyNews.
VENI, UT FACIAS SALUTEM IN TERRIS, IN CŒLO GAUDIUM.
«Quaere, inquit, servum tuum, quoniam mandata tua non sum oblitus».
Veni ergo, Domine Jesu, quaere servum tuum, quaere lassam ovem tuam; veni, pastor, quaere sicut oves Joseph. Erravit ovis tua, dum tu moraris, dum tu versaris in montibus. Dimitte nonaginta novem oves tuas, et veni unam ovem quaerere quae erravit. Veni sine canibus, veni sine malis operariis, veni sine mercenario, qui per januam introire non noverit. Veni sine adjutore, sine nuntio, jam dudum te expecto venturum; scio enim venturum, quoniam mandata tua non sum oblitus. Veni non cum virga, sed cum caritate spirituque mansuetudinis. (1)
Il sacro tempo dell’Avvento è di antica istituzione e lo troviamo menzionato intorno al secolo V, come momento dell’Anno Liturgico destinato alla preparazione della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo secundum carnem.
L’Avvento segna anzi l’inizio dell’Anno Liturgico, permettendoci di cogliere questa opportunità di seguire la voce della Chiesa con santi propositi.
La disciplina della penitenza e del digiuno quaresimale in preparazione alla Pasqua è certamente di origine apostolica, mentre quella in expectatione Domini è successiva e ispirata alla prima, ma meno rigida e passata nel corso dei secoli alla sola astinenza in alcuni giorni della settimana.
«È vero che san Pier Damiani, nell’XI secolo, suppone ancora che il digiuno dell’Avvento fosse di quaranta giorni e che san Luigi, due secoli dopo, continuava ad osservarlo in questa misura; ma forse questo santo re lo praticava in tal modo per un trasporto di devozione particolare» (2).
La mollezza delle generazioni moderne ha indotto la materna saggezza della Chiesa a mitigare i rigori del passato, senza impedire di praticarli volontariamente; ma forse la situazione presente ci induce a considerare quantomai opportune – proprio perché non imposte – le privazioni che praticavano i nostri antenati obbedendo a un precetto ecclesiastico.
La liturgia del tempo d’Avvento si deve in massima parte all’opera di San Gregorio Magno, non solo per i testi dell’Ufficio e della Messa, ma anche per le stesse composizioni in canto piano.
L’antico tropo Sanctissimus namque, che introduce l’introito Ad te levavi della Domenica I d’Avvento, ricorda l’ispirazione del Santo Pontefice da parte dello Spirito Santo, apparso in forma di colomba. (3)
Nate inizialmente nel numero di sei e poi divenute cinque, le settimane di preparazione al Santo Natale furono ridotte a quattro tra la fine del secolo IX e l’inizio del X, per cui l’uso attuale è almeno di mille anni. La Chiesa Ambrosiana mantiene ancora oggi sei settimane, per un totale di quarantadue giorni, sul modello della Quaresima.
Tra i primi autori di omelie aventi come tema l’Avvento annoveriamo Sant’Ambrogio, Dottore e Padre della Chiesa.
È partendo da una preghiera che troviamo nel Commento del Salmo 118 che vorrei compiere questa meditazione. L’incipit della preghiera è Quaere, inquit, servum tuum. Come potete vedere voi stessi, l’intero testo è costellato di citazioni della Sacra Scrittura: non per sfoggio di una cultura biblica che pure il Santo Vescovo di Milano possedeva certamente, ma per quella conoscenza della Parola di Dio che è frutto di un’assiduità intima e quasi vitale per l’anima, come è indispensabile l’aria per respirare.
Quest’assiduità porta Sant’Ambrogio a parlare e scrivere egli stesso usando le parole dell’Autore sacro, non perché voglia plagiare la divina Sapienza, ma perché egli le ha fatte talmente sue, da ripeterle a propria volta senza quasi accorgersene.
Quando ci avviciniamo, quasi come profani, agli scritti di questi Santi, possiamo in qualche modo sentirci disorientati e confusi; ma se abbiamo la grazia di unirci alla preghiera liturgica con l’assistenza alla Messa e la recitazione dell’Ufficio divino nella forma tradizionale, scopriamo che è la voce stessa della Chiesa che ci accompagna in questa meditazione delle Scritture, sin dall’Invitatorio dei Mattutini.
E questo vale anche per la liturgia dell’Avvento: Regem venturum Dominum, venite adoremus, canta appunto la prima preghiera che si intona nel cuore della notte aspettando il sorgere del vero Sole Invitto. A questo solenne invito all’adorazione del Re divino, segue l’inizio del libro del Profeta Isaia, che suona come un severo rimprovero al Suo popolo:
«Udite, o cieli, ascolta, o terra, così parla il Signore: “Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende”. Guai, gente peccatrice, popolo carico d’iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, si sono voltati indietro. Perché volete ancora essere colpiti, accumulando ribellioni? Tutta la testa è malata, tutto il cuore langue. Dalla pianta dei piedi alla testa non c’è nulla di sano, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite né fasciate né curate con olio» (Is 1, 2-6).
L’oracolo del Profeta mostra l’indignazione del Signore dinanzi all’infedeltà del Suo popolo, ostinato nel ribellarsi alla Sua santa Legge. Ma il senso letterale o storico (4) del passo di Isaia che riguarda gli Ebrei si accompagna al senso morale, ossia relativo a ciò che dobbiamo fare noi.
È quindi a noi che la Maestà di Dio si rivolge – «Così parla il Signore» (ibid., 2) – ancora una volta per ammonirci, per mostrarci i nostri tradimenti, per spronarci alla conversione.
Così, mentre chiediamo al Signore di liberarci de ore leonis et de profundo lacu, ci rendiamo conto di quanto poco meritiamo la misericordia di Dio, di quanto indegni siamo della Sua pietà e di quanto meritevoli dei Suoi castighi.
Deus, qui culpa offenderis, pœnitentia placaris…
Alle prostituzioni – così le chiama la Scrittura – in cui sono caduti gli Ebrei, si affiancano nuove e ben peggiori prostituzioni non di un popolo al quale era stato promesso il Redentore, ma di quello che è nato dal Suo costato, il Corpo mistico del Redentore stesso; o meglio: di coloro che si dicono Cattolici ma che per la loro infedeltà disonorano la Sposa dell’Agnello, come membra tanto della Chiesa discente, quanto di quella docente.
Il novello Israele non si è mostrato meno ribelle dell’antico, e il nuovo Sinedrio romano non è meno colpevole di quanti fabbricarono il vitello d’oro offrendolo all’adorazione degli Ebrei
Il novello Israele non si è mostrato meno ribelle dell’antico, e il nuovo Sinedrio romano non è meno colpevole di quanti fabbricarono il vitello d’oro offrendolo all’adorazione degli Ebrei.
Se dunque il Profeta minaccia terribili flagelli su coloro che disobbedirono al Signore senza aver visto il Messia venturo; quanto maggiori dovranno essere le parole di un Profeta “degli ultimi tempi”, dinanzi alla ribellione dell’umanità redenta dal Sangue di quel Messia divino, avendo potuto vedere il compiersi delle Profezie e l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità?
Nella drammatica crisi che da ormai sessant’anni affligge la Chiesa di Cristo, e che oggi si mostra in tutta la sua gravità, un pusillus grex chiede al suo Signore di risparmiare l’umanità traviata, quando la corruzione e l’apostasia sono penetrate anche nel sacro recinto e fin sul più alto Soglio.
La maggioranza di coloro che sono stati rigenerati nel Battesimo e hanno così meritato di essere chiamati «figli di Dio» rinnega quotidianamente le promesse di quel Battesimo, sotto la guida di mercenari e falsi pastori
Ed è pusillus perché la maggioranza di coloro che sono stati rigenerati nel Battesimo e hanno così meritato di essere chiamati «figli di Dio» rinnega quotidianamente le promesse di quel Battesimo, sotto la guida di mercenari e falsi pastori.
Pensiamo a quanti fedeli, cresciuti nell’assoluta ignoranza dei rudimenti della Fede nonostante abbiano frequentato il Catechismo, sono intrisi di dottrine filosofiche e teologiche eretiche, convinti che tutte le religioni si equivalgano; che l’uomo non sia ferito dalla colpa originale ma naturalmente buono; che lo Stato debba ignorare la vera Religione e tollerare l’errore; che la missione della Chiesa non sia la salvezza eterna delle anime e la loro conversione a Cristo, ma la tutela dell’ambiente e l’accoglienza indiscriminata degli immigrati.
Pensate a quanti, che pure assolvono il precetto festivo, non sanno che nell’Ostia Santa vi è il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Nostro Signore, e pensano sia solo un simbolo; a quanti sono convinti che basti un pentimento tra sé e sé per potersi accostare alla Comunione, senza immaginare i tormenti che incombono su chi riceve il Corpo e il Sangue del Signore indegnamente.
Pensate a quanti sacerdoti, a quanti religiosi, a quante suore e monache credono che il Concilio abbia portato una ventata di rinnovamento nella Chiesa, o abbia favorito la conoscenza della Sacra Scrittura, o che abbia permesso ai laici di comprendere la liturgia, fino ad allora ignorata dalle masse e custodita gelosamente da una casta di ecclesiastici rigidi e intolleranti.
Pensate a ciò che pensano quanti vedevano in essa un faro indistruttibile contro le tenebre del mondo, una rocca granitica e inespugnabile dinanzi agli assalti della mentalità «moderna», dell’immoralità diffusa, della difesa della vita dal suo concepimento alla sua fine naturale.
Pensate infine alla incontenibile soddisfazione dei nemici di Cristo, nel vedere prostrata la Sua Chiesa dinanzi al mondo, alle sue ideologie di morte, all’idolatria dello stato, del potere, del denaro, dei miti della falsa scienza; una Chiesa disposta a rinnegare il proprio passato glorioso, ad adulterare la Fede e la Morale insegnatele da Nostro Signore, a corrompere la sua liturgia per compiacere eretici e settari: nemmeno il più delirante farneticamento del peggior massone avrebbe potuto sperare di veder compiersi il grido di Voltaire: Écrasez l’infame!
Nell’Avvento noi ci troviamo simbolicamente alle porte del tempio, come il Mercoledì delle Ceneri in Quaresima, e guardiamo da lontano ciò che avviene all’altare: qui la Nascita del Re d’Israele, lì la Sua Passione, Morte e Resurrezione.
Immaginiamo di dover compiere un esame di coscienza prima di poter essere ammessi nel luogo santo, come singoli fedeli e come parte del corpo ecclesiale.
Ecco: possiamo avvicinarci ad adorare il Re dei re, il Signore dei signori solo se comprendiamo da una parte l’infinito Bene che si offre a noi in fasce nella mangiatoia; e dall’altro la nostra assoluta indegnità, alla quale si deve necessariamente accompagnare l’orrore per i nostri peccati, il dolore per aver infinitamente offeso Dio e il proposito di riparare al male compiuto con la penitenza e le buone opere.
E dobbiamo anche comprendere che, come membra vive della Chiesa, noi abbiamo anche una responsabilità collettiva delle colpe degli altri fedeli e dei nostri Pastori; e come cittadini, abbiamo una responsabilità delle colpe pubbliche delle Nazioni.
Perché la Comunione dei Santi ci consente di condividere con le anime purganti e con le anime beate del Cielo i loro meriti, per bilanciare in modo incomparabilmente più efficace quella «comunione degli empi» che fa ricadere gli effetti delle loro azioni malvage sul prossimo, in particolare su altre persone nemiche di Dio.
«Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi – esclama Sant’Ambrogio. Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente, da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti»
«Vieni da me, che sono tormentato dall’attacco di lupi pericolosi – esclama Sant’Ambrogio. Vieni da me, che sono stato scacciato dal paradiso e le cui piaghe sono da tempo penetrate dai veleni del serpente, da me che ho errato lontano dalle tue greggi su quei monti».
Stiamo iniziando a comprendere di essere assediati da lupi rapaci: da chi semina l’errore, da chi corrompe la morale, da chi propaganda la morte e la disperazione, da chi ci vuole uccidere nell’anima ancor prima che nel corpo.
Ci rendiamo conto di quanto siamo stati superficiali e stupidi e orgogliosi a lasciarci ingannare dalle false promesse del mondo, della carne e del diavolo; di quanto fossero menzognere le parole di chi, dalla cacciata dei nostri Progenitori, continua a replicare le stesse tentazioni, a sfruttare le nostre debolezze, a far leva sul nostro orgoglio o sui nostri vizi per farci cadere e trascinarci con sé all’Inferno.
Abbiamo dimenticato di essere stati cacciati dal paradiso terrestre, di portare i segni del morso velenoso del serpente, di aver peccato abbandonando il pascolo sicuro della vera Fede per lasciarci sedurre dal mondo, dalla carne, dal diavolo.
Perché se vivessimo con la consapevolezza della nostra colpa iniziale – anch’essa colpa collettiva e in più ereditaria – e di tutto il male che compiamo e che lasciamo compiere; se meditassimo sulla nostra incapacità di salvarci se non per l’aiuto soprannaturale che Dio ci concede con la Grazia; se non ci persuadiamo che molte nostre azioni sono delle gravi offese alla Maestà di Dio e che meriteremmo di essere cancellati dalla faccia della terra in modo ben peggiore di quello che avvenne agli abitanti di Sodoma e Gomorra, allora non avremmo nemmeno bisogno che il Buon Pastore venga a cercarci, che abbandoni le novantanove pecore al sicuro sui monti, dove «i lupi rapaci non possono attaccarle».
Il Santo Vescovo aggiunge: «Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai, vieni senza il servo mercenario, che non sa passare per la porta. Vieni senza aiutante, senza messaggero», perché i cani, i cattivi operai e il servo mercenario sono figure transeunti, destinate a perire, a disperdersi al soffio della bocca di Dio, anche se in questo momento sembra che il mondo appartenga loro.
«Vieni, dunque, e cerca la tua pecora non per mezzo dei servitori, non per mezzo dei mercenari, ma tu in persona»
«Vieni, dunque, e cerca la tua pecora non per mezzo dei servitori, non per mezzo dei mercenari, ma tu in persona»: i servitori infedeli ci invitano ad essere «resilienti» e «inclusivi», ad ascoltare il «grido della Madre Terra» (5), a sottoporci alla vaccinazione con un siero fatto con feti abortivi; il mercenario, «cujus non sunt oves propriæ» (…) ci disperde, ci abbandona, non allontana i lupi feroci e non punisce i cattivi operai, anzi li incoraggia.
Perché dunque il Signore dovrebbe venire? Perché possiamo chiederGli «Vieni tu in persona»?
Sant’Ambrogio risponde nella preghiera citando il Salmista: «Poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti» (Sal 118, 176).
La nostra obbedienza alla volontà di Dio trova perfetta corrispondenza – e un esempio divino – nell’obbedienza del Figlio eterno del Padre sin dall’eternità dei tempi, accettando di incarnarSi, patire e morire per la nostra salvezza:
«Allora ho detto: Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà» (Ebr. 10, 7).
I servitori infedeli ci invitano ad essere «resilienti» e «inclusivi», ad ascoltare il «grido della Madre Terra», a sottoporci alla vaccinazione con un siero fatto con feti abortivi
Il Signore viene nell’obbedienza al Padre e noi dobbiamo attendere la Sua venuta con l’essere a nostra volta obbedienti al volere della Santissima Trinità, «poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti».
Il motivo per cui possiamo essere certi che il Signore verrà a cercarci, liberandoci dall’assalto dei lupi e dalla nefasta influenza di cattivi operai e mercenari, è che non dobbiamo dimenticare ciò che Egli ci ha ordinato; non dobbiamo prendere il Suo posto decidendo noi cos’è bene e cos’è male; non dobbiamo seguire la moltitudine nell’abisso per rispetti umani o per pavidità o complicità, ma rimanere come le novantanove pecore nei pascoli sicuri della Santa Chiesa, «poiché i lupi rapaci non possono attaccarle finché stanno sui monti», più vicine a Dio con l’essere distaccate dalle cose terrene.
Parimenti, dobbiamo esercitare la santa Umiltà, riconoscendoci peccatori: «vieni a cercare la sola pecora che ha errato», perché «tu solo sei in grado di far tornare indietro la pecora errante e non rattristerai quelli da cui ti sei allontanato», ossia i Cattolici di tutti i tempi, rimasti fedeli, al sicuro dai lupi negli alti pascoli. «E anche loro si rallegreranno del ritorno del peccatore».
La preghiera di Sant’Ambrogio continua con un’espressione molto profonda e significativa: «Accoglimi nella carne che è caduta in Adamo. Accoglimi non da Sara, ma da Maria, perché sia non soltanto una vergine inviolata, ma una vergine immune, per effetto della grazia, da ogni macchia di peccato».
In Maria Santissima, Sancta Virgo virginum, noi troviamo la Mediatrice di tutte le grazie: in Lei, creatura purissima, si è incarnato il Verbo Eterno del Padre, da Lei è nato al mondo il Salvatore; per Suo tramite noi siamo presentati al Suo divin Figlio, e per i Suoi meriti possiamo essere accolti «nella carne che è caduta in Adamo», in virtù della Grazia che ci restaura nell’amicizia con Dio. Un ottimo spunto di meditazione per prepararci al Santo Natale.
Ma vi è un’altra considerazione, molto importante, che Sant’Ambrogio lascia alla fine della Sua orazione:
«Portami sulla croce che dà la salvezza agli erranti, nella quale soltanto c’è riposo per gli affaticati, nella quale soltanto vivranno tutti quelli che muoiono».
Tutto orbita intorno alla Croce di Cristo, essa si innalza nel tempo e nell’eternità come segno di contraddizione, perché ci ricorda che essa è strumento di Redenzione, salvezza degli erranti, riposo degli affaticati, vita per i moribondi.
Una miniatura del sec. XIV di Pacino di Buonaguida (6) propone un’immagine rarissima, estremamente simbolica: il Signore che sale sulla Croce con una scala – la scala virtutum – ad enfatizzare la volontarietà del Suo Sacrificio e il «paradosso» della Sua duplice Natura.
«Vieni a compiere la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo». Sia questa la nostra invocazione durante il sacro tempo dell’Avvento, per prepararci spiritualmente alle prove che ci attendono
Nell’iconografia del Seicento troviamo un’immagine ricorrente, nella quale Gesù Bambino dorme sulla Croce (7), esplicita allusione all’amore divino e al sacrificio di Cristo.
Natale e Pasqua sono intrinsecamente legati, sicché nella preparazione alla Nascita del Salvatore dobbiamo sempre contemplare come centro e fulcro proprio la Croce, su cui riposa il piccolo Gesù e sulla quale sale, tramite una mistica scala, l’Agnello immacolato.
È lì che dobbiamo arrivare anche noi, perché è solo sulla Croce che troviamo salvezza, nella sequela del Signore: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23).
«Veni, ut facias salutem in terris, in cœlo gaudium», «Vieni a compiere la salvezza sulla terra, la gioia nel cielo». Sia questa la nostra invocazione durante il sacro tempo dell’Avvento, per prepararci spiritualmente alle prove che ci attendono.
Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
28 Novembre 2021
Dominica I Adventus
NOTE
1) «Vieni dunque, Signore Gesù, cerca il tuo servo [Sal 118,176] cerca la tua pecora stanca. Vieni, pastore, cerca, come Giuseppe cercava le pecore [Gn 37,14]. Ha errato la tua pecora, mentre tu indugi, mentre ti aggiri sui monti. Lascia andare le tue novantanove pecore e vieni a cercare la sola pecora che ha errato [Mt 18,12 ss; Lc 15,4]. Vieni senza cani, vieni senza cattivi operai, vieni senza il servo mercenario, che non sa passare per la porta [Gv 10,1-7]. Vieni senza aiutante, senza messaggero. Già da tempo aspetto la tua venuta. Infatti so che verrai, poiché non ho dimenticato i tuoi comandamenti [Sal 118,176]. Vieni non con la verga, ma con carità e in spirito di mansuetudine [lCor 4,21].» – Sancti Ambrosii Episcopi Expositio Psalmi CXVIII, 22, 28.
2) Dom Prosper Guéranger, L’Anno liturgico, I. Avvento – Natale – Quaresima – Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pagg. 21-26.
3) «Sanctissimus namque Gregorius cum preces effunderet ad Dominum ut musicum donum ei desuper in carminibus dedisset, tunc descendit Spiritus Sanctus super eum, in specie columbæ, et illustravit cor ejus, et sic demum exortus est canere, ita dicendo: Ad te levavi…» – Tropo all’Introito della Domenica I di Avvento – Cfr. https://gregobase.selapa.net/chant.php?id=4654
4) Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia (La lettera insegna quanto è avvenuto, l’allegoria quello che devi credere, la morale quello che devi fare, l’anagogia il fine a cui devi tendere) – Nicola di Lyre, Postilla in Gal., 4, 3.
5) Cfr. https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-10/ebook-papa-francesco-laudato-si.html e https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/il-grido-della-terra-e-dei-poveri
6) Cfr. https://scriptoriumdaily.com/ladder-at-the-cross/ – Un dipinto di scuola giottesca con identico soggetto si trova nel Monastero di Sant’Antonio in Polesine, a Ferrara. Vedi anche di Anna Eörsi, Haec scala significat ascensum virtutum. Remarks on the iconography of Christ Mounting the Cross on a Ladde.
7) Si veda ad esempio il dipinto di Guido Reni, Gesù Bambino addormentato sulla Croce, olio su tela, 1625 ca
Cina
Il cardinale Parolin conferma che il Vaticano vuole rinnovare l’accordo segreto con la Cina
Il Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha confermato che la Santa Sede intende rinnovare il suo accordo segreto con la Cina comunista entro la fine dell’anno. Lo riporta LifeSiteNews, che cita comunicazioni dirette col segretario di Stato vaticano.
In uno scambio di e-mail con il sito pro-life canadese, Parolin ha affermato che il controverso accordo sino-vaticano che la Santa Sede ha con le autorità comuniste di Pechino sarà rinnovato quest’autunno.
Rispondendo a una domanda di LifeSiteNews che chiedeva se il Vaticano intendesse rinnovare l’accordo, Parolin ha dichiarato che «con riferimento alla tua domanda sull’accordo della Santa Sede con la Cina… speriamo di rinnovarlo».
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«Su questo punto dialoghiamo anche con i nostri interlocutori cinesi», ha aggiunto il cardinale segretario di Stato.
Parolin è segretario di Stato e capo diplomatico del Vaticano dall’ottobre 2013 ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1986. La sua conferma dell’intenzione del Vaticano arriva mentre l’accordo altamente segreto con la Cina è pronto per il suo terzo rinnovo biennale a settembre o ottobre.
Si ritiene che l’accordo ufficialmente segreto riconosca la Chiesa approvata dallo Stato in Cina e consenta al Partito comunista cinese (PCC) di nominare i vescovi. Apparentemente il Papa mantiene il potere di veto, anche se in pratica pare essere il solo PCC ad avere il controllo. Inoltre, presumibilmente, la rimozione dei vescovi legittimi può essere sostituita da vescovi approvati dal PCC.
Parlando nel luglio 2023, Parolin difese la natura segreta dell’accordo, affermando che «il testo è confidenziale perché non è stato ancora approvato definitivamente».
L’accordo, che «ruota attorno al principio fondamentale della consensualità delle decisioni che riguardano i vescovi», si realizza «confidando nella saggezza e nella buona volontà di tutti», ha detto il cardinale.
Nei commenti della scorsa estate, il porporato veneto aveva inoltre difeso l’accordo come mezzo necessario di «dialogo» con le autorità comuniste in Cina.
Papa Francesco e il cardinale Parolin si sono entrambi espressi in difesa dell’accordo, con il Papa che ha affermato prima del suo rinnovo nel 2022 che l’accordo «sta andando bene». In una lettera del 2018 ai cattolici cinesi, Francesco ha descritto l’accordo come la formazione di un «nuovo capitolo della Chiesa cattolica in Cina».
Ma fuori dalle mura del Palazzo Apostolico del Vaticano, le critiche sono arrivate dal clero cattolico, dai sostenitori della libertà e dagli esperti cinesi, scrive LifeSite.
L’accordo altamente segreto sino-vaticano è stato definito dal cardinale emerito di Hong Kong Joseph Zen come un «tradimento incredibile», con l’amato cardinale che accusa ulteriormente il Vaticano di «svendere» i cattolici cinesi. Nel 2018, il presule chiese le dimissioni di Parolin, criticando la sua «resa completa» della Chiesa alle autorità comuniste.
«È un tradimento della vera Chiesa», ha poi detto Zen dell’accordo nel luglio 2020 prima di aggiungere: «non è un episodio isolato. Quella di non offendere il governo cinese è già una politica di lunga data del Vaticano».
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Come noto, il cardinale Zen è sotto processo nell’Hong Kong oramai interamente pechinizzata. In una conferenza stampa aerea, di ritorno da Budapest, Bergoglio aveva di fatto mollato il cardinale cinese, ex arcivescovo di Hong Kong che ha passato la vita a combattere le persecuzioni della Cina comunista e a difendere quei cattolici cinesi «sotterranei» che da quando è in corso l’accordo sino-vaticano, hanno il tremendo timore di essere stati abbandonati dal Vaticano. Zen è sotto processo nella nuova Hong Kong telecomandata da Pechino: l’assenza di mosse del Vaticano per difenderlo ha spinto persino il Parlamento Europeo (!) a chiedere alla Santa Sede di fare qualcosa.
L’inchiostro sull’accordo si era appena asciugato nel 2018 prima che AsiaNews riferisse che «i cattolici (sotterranei) sospettano amaramente che il Vaticano li abbia abbandonati».
Nei quasi sei anni trascorsi dall’attuazione dell’accordo, la persecuzione dei cattolici – in particolare dei cattolici «clandestini» che non accettano la Chiesa controllata dallo Stato – è aumentata in modo evidente.
L’accordo ha portato ad un aumento della persecuzione religiosa, che la Commissione esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina ha descritto come una conseguenza diretta dell’accordo. Nel suo rapporto del 2020, la Commissione ha scritto che la persecuzione testimoniata è «di un’intensità che non si vedeva dai tempi della Rivoluzione Culturale».
«Tutti i vescovi che rifiutano di aderire all’Associazione patriottica cattolica vengono messi agli arresti domiciliari, o scompaiono, dal PCC», ha detto a LifeSiteNews l’esperto cinese Steven Moser all’inizio di questo mese. «Sebbene il Vaticano abbia affermato diversi anni fa che l’accordo sino-vaticano non richiede che nessuno si unisca a questa organizzazione scismatica, il rifiuto di farlo comporta persecuzioni e punizioni. E il Vaticano resta a guardare e non fa nulla».
Il momento in cui la Santa Sede si è avvicinata di più al riconoscimento delle carenze dell’accordo è stato tramite il suo ministro degli Esteri, l’arcivescovo Paul Gallagher. L’arcivescovo, che funge da segretario vaticano per le relazioni con gli Stati e le organizzazioni internazionali, ha affermato l’anno scorso che l’accordo «non era il migliore accordo possibile» a causa della «controparte».
Proprio il mese scorso, il Gallagherro lo aveva descritto come ancora «un mezzo utile per la Santa Sede e le autorità cinesi per affrontare la questione della nomina dei vescovi», pur ammettendo con molta cautela dei limiti all’accordo. «Abbiamo sempre creduto che ciò sarebbe stato utile», non c’era alcuna «disponibilità o apertura» da parte delle autorità cinesi su questo punto, ha detto lo scorso mese il cardinale britannico.
Una serie di nomine episcopali – fatte mentre sacerdoti vengono torturati – dall’ultimo rinnovo dell’accordo nell’ottobre 2022 hanno evidenziato il primato del potere esercitato da Pechino nell’accordo. In tre occasioni note, tra cui la nomina del nuovo vescovo di Shanghai, il PCC ha nominato nuovi vescovi o li ha assegnati a nuove diocesi, lasciando che il Vaticano si mettesse al passo con gli eventi ed esprimesse la sua frustrazione espressa in termini diplomatici. «Appaiono quindi improbabili nuovi sviluppi nell’accordo a favore del Vaticano» scrive LSN.
Tutto dimostra che il papato del gesuita si è di fatto sottomesso al volere del Dragone.
Nel luglio 2023, il cardinale Parolino aveva dichiarato che la Santa Sede auspica «l’apertura di un ufficio di collegamento stabilito della Santa Sede in Cina» che «non solo favorirebbe il dialogo con le autorità civili ma contribuirebbe anche alla piena riconciliazione all’interno della Chiesa cinese e dei suoi viaggio verso una normalità desiderabile».
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I segni dell’infeudamento della gerarchia cattolica al potere cinese sono visibili da tempo, e appaiono in forme sempre più rivoltanti: un articolo in lingua inglese nel portale internet della Santa Sede sembrava lasciar intendere che le persecuzioni dei cristiani in Cina ad opera del Partito Comunista Cinese sono «presunte».
Come ipotizzato da Renovatio 21, dietro all’accordo sino-vaticano potrebbero esserci ricatti a vari membri del clero: la Cina per un periodo ha disposto dei dati di Grindr, l’app degli incontri omosessuali, dove si dice vi siano immense quantità di consacrati. Da considerare, inoltre, che per lungo tempo il messo per l’accordo con Pechino fu il cardinale Theodore McCarrick, forse la più potente figura cattolica degli USA, noto per lo scandalo relativo non solo ai suoi appetiti omofili (anche con ragazzini) ma alla struttura che vi aveva costruito intorno. McCarrick quando andava in Cina a trattare per la normalizzazione dei rapporti tra Repubblica Popolare e Santa Sede, dormiva in un seminario della Chiesa Patriottica Cinese…
Mentre continuano i cattolici desaparecidos, le delazioni sono incoraggiate e pagate apertamente, il lavaggio del cervello investe quantità di sacerdoti, le suore sono perseguitate e le demolizioni di chiese ed istituti religiosi continua senza requie, il Vaticano invita due vescovi patriottici al Sinodo, e Pechino, come ringraziamento, «ordina» nuovi vescovi senza l’approvazione di Roma – mentre i veri sacerdoti vengono torturati dal governo del Dragone.
Il controverso miliardario cinese Guo Wengui, ora rifugiato negli USA, sostiene che il Vaticano sarebbe corrotto con «1,6 miliardi di dollari l’anno per fermare le critiche alla politica religiosa di Pechino».
Il disastro del gesuita sul trono di Pietro va così. Come abbiamo già detto varie volte: prepariamoci ad ondate di sangue di martiri, che il pontefice attuale non riconosce come semen christianorum.
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«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
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Spirito
I funerali di mons. Huonder
Secondo il suo desiderio, espresso più volte, mons. Vitus Huonder è stato sepolto nel seminario di Ecône, «vicino al vescovo che ha tanto sofferto per la Chiesa», ha detto. La messa funebre pontificia è stata celebrata nella chiesa del seminario da mons. Bernard Fellay. Successivamente nella cripta del seminario furono deposte le spoglie del vescovo emerito di Coira.
Un lungo corteo ha accompagnato il feretro del vescovo Huonder dalla cripta alla chiesa dove è stato celebrato il pontificale, dove è stata vegliata tutta la notte dopo il canto dell’Ufficio dei Morti. Il corteo lo accompagnerà poi alla tomba dove furono resi gli ultimi onori al vescovo Huonder e dove troverà la sua ultima dimora.
Erano presenti, infatti, 150 sacerdoti e seminaristi, una trentina di suore e circa 900 fedeli tra cui i 150 studenti della scuola Wangs, dove mons. Huonder ha concluso santamente e felicemente i suoi giorni.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagini da FSSPX.news
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