Epidemie
MES e COVID-19, un virus sopra l’altro
Due giorni fa è successa una cosa che mai avrei pensato potesse realmente accadere. Un carissimo amico mi si avvicina e mi dice: «Non avrei mai pensato di arrivare a ricredermi su tutto. Lasciami dire che Boris Johnson ha fatto proprio bene ad uscire dall’UE. Mi tocca quasi dire viva la Brexit!»
Nulla di strano se non fosse che questo mio amico ha sempre votato PD ed ha sempre sostenuto l’Unione Europea.
Il Covid-19 è stato in grado di produrre effetti di conversione politica e di revisione geo-politica.
Il ritorno alla nostra sovranità – politica, economica, sanitaria, familiare, sociale e biologica – deve essere il presupposto dal quale ripartire. Sovranità, oppure morte
Il mio amico ha poi continuato: «Il miraggio di una Europa Unita mi sono reso conto che è totalmente falso, perché ogni stato ha gestito come gli è parso questa emergenza sanitaria. L’UE non è stata in grado di produrre un protocollo di emergenza sanitaria uguale per tutti, dove le misure di prevenzione e contenimento dell’epidemia fossero quindi identiche per ogni stato membro».
Già. Proprio per questo motivo siamo giunti al punto in cui siamo, l’Europa dimostrandoci la sua totale incapacità gestionale nel momento di vera difficoltà, nel momento in cui gli attributi sarebbero serviti realmente.
L’Italia però non può che pensare per sé ora, come un sano bisogno primordiale di sovranità nazionale imporrebbe in questi precisi momenti
L’Italia però non può che pensare per sé ora, come un sano bisogno primordiale di sovranità nazionale imporrebbe in questi precisi momenti. Da Paese zerbino dell’UE non possiamo che essere preoccupati per ciò che sarà di noi, della nostra economica e della nostra stessa società. Ma il dato ora più preoccupante riguarda la gestione che il nostro governo avrà di questa situazione e delle ipotesi di sostenibilità per risollevare il danno economico causato dal blocco (quasi) totale.
Nei giorni scorsi abbiamo assistito al volo d’angelo dello spread a 330 punti, con il tasso di interessi dei BTP italiani a sfondare il 3%. E davanti a questa situazione cosa succede? Succede che qualcuno rovescia sui tavoli europei la proposta dell’accesso al MES per l’Italia, cioè a quella montagna di miliardi che anche gli italiani hanno versato con le proprie tasse – cioè direttamente dalle proprie tasche. Attenzione perché questa proposta potrebbe pure allietare qualcuno. Le sentiamo e le abbiamo già udite le voci di popolo: «Se il Fondo Salva Stati non ci salva adesso a cosa serve?! Ora vediamo se il Meccanismo Europeo di Stabilità è un fondo salva banche tedesche oppure se nel momento di necessità ci salva dal collasso economico».
Sotto la cappa del COVID-19, non facciamoci sfuggire gli altri virus con i quali vorrebbero infettare maggiormente la nostra economia già ampiamente trasandata.
Considerazioni di questo tipo, purtroppo, si leggono e si respirano, ma sono considerazioni totalmente fuorvianti, probabilmente giustificate dall’ira funesta e allo stesso tempo confusa di chi si è sentito offrire 600€ per salvare la propria attività, rigorosamente continuando a pagare le tasse, però.
L’analisi lucida e quindi la domanda che dobbiamo porci però è: l’accesso al MES – e quindi ai miliardi dai quali si potrebbe attingere – serve ad un Paese in emergenza sanitaria? No, i miliardi del cosiddetto Fondo Salva Stati servono ad un Paese sull’orlo della bancarotta, ovvero un Paese che ha sostanzialmente perso l’accesso ai mercati, per poter accedere a dei prestiti ponte che gli permettano di sistemare le cose in casa propria riacquistando la fiducia dei mercati. Come facilmente intuibile, questi criteri di accesso non rispecchiano affatto la situazione italiana, visto che – quantomeno per ora, se non ci distruggeranno ulteriormente – il nostro Paese, fino a prova contraria, gode ancora dell’accesso ai mercati.
L’accesso al MES serve ad un Paese in emergenza sanitaria? No, i miliardi del cosiddetto Fondo Salva Stati servono ad un Paese sull’orlo della bancarotta, ovvero un Paese che ha sostanzialmente perso l’accesso ai mercati
Invocare questo strumento come ancora di salvataggio, di contro, crea un danno enorme giacché i mercati avvertono la richiesta come il segnale di una imminente bancarotta di uno Stato, in questo caso il nostro, producendo effetti catastrofici nel medio-lungo termine.
Come affermava recentemente il Sen. Prof. Alberto Bagnai, economista e presidente della commissione finanze in Senato, «entrare nel MES vuol dire essere sottoposti ad un programma (che ti fa la Troika – cioè, ricordo, Commissione Europea, Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale) di cose che devi fare a casa tua, cioè tagli alla Sanità, maggiori imposte, iva al 25%» e via discorrendo.
Una simile manovra metterebbe sul lastrico il nostro Paese bypassando ancora una volta non solo il popolo italiano, ma altresì il Parlamento
Dobbiamo urgentemente renderci conto che proprio i tagli alla Sanità evidenziatesi e palesatesi in questa emergenza sono stati causati dai meccanismi che oggi vorrebbero proporci come soluzione all’emergenza.
In pratica: apriamo altri ospedali nel momento di emergenza sanitaria chiedendo i soldi a chi gli ospedali, in nome di spending review comandate dagli eurocrati, ce li ha fatti chiudere facendoci finire nella situazione in cui ci troviamo ora. Chiediamo soldi per ventilatori polmonari, respiratori, mascherine, ogni DPI possibile a chi ci ha tolto i soldi da investire per la sicurezza sanitaria (non dimentichiamo che l’8% dei contagiati, ad oggi, sono operatori sanitari) e per gli strumenti cosiddetti “salva-vita” di cui il Sistema Sanitario Nazionale necessita mostrando la deficienza grave dei suddetti.
Invocare il MES come ancora di salvataggio, di contro, crea un danno enorme giacché i mercati avvertono la richiesta come il segnale di una imminente bancarotta di uno Stato producendo effetti catastrofici nel medio-lungo termine
Chi abbia avanzato questa folle richiesta di accesso al MES non è dato saperlo, quantomeno nello specifico visto che la stessa maggioranza è ampiamente divisa sul tema.
Sempre il Prof. Bagnai parla dell’esistenza di «una versione che dice che siano stati i Paesi del nord a mettere sul tavolo questo tipo di proposta. Il Gatto e la Volpe – la Francia e la Germania – ti aiutano, ti fanno firmare il contrattino, dopodiché tu ti trovi preso in accordo onerosi da rispettare».
Non sappiamo chi, quindi, e sulla base di quale mandato lo abbia fatto. Sappiamo però che una simile manovra metterebbe sul lastrico il nostro Paese ancor più di quanto già non lo sia, optando ancora una volta per bypassare non solo il popolo italiano, ma altresì il Parlamento.
I tagli alla Sanità evidenziatesi e palesatesi in questa emergenza sono stati causati dai meccanismi che oggi vorrebbero proporci come soluzione all’emergenza
Sotto la cappa del Covid-19, non facciamoci sfuggire gli altri virus con i quali vorrebbero infettare maggiormente la nostra economia già ampiamente trasandata.
Il ritorno alla nostra sovranità – politica, economica, sanitaria, familiare, sociale e biologica – deve essere il presupposto dal quale ripartire.
Sovranità, oppure morte. A noi la scelta e ai posteri l’ardua sentenza.
Cristiano Lugli
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
-



Misteri2 settimane faLa verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini
-



Pensiero6 giorni faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Spirito2 settimane faMons. Viganò: «non c’è paradiso per i codardi!»
-



Sanità1 settimana faUn nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si
-



Necrocultura4 giorni fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Salute1 settimana faI malori della 42ª settimana 2025
-



Autismo2 settimane faTutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
-



Politica1 settimana faI vaccini, l’euro, l’OMS e le proteste pro-Palestina. Renovatio 21 intervista il senatore Borghi













