Geopolitica
Macron ancora insiste per l’invio di truppe UE in Ucraina
Il presidente francese Emmanuel Macron intende esortare i leader dell’UE a inviare una missione di mantenimento della pace in Ucraina in caso di cessate il fuoco con la Russia, ha riferito venerdì Radio Free Europe/Radio Liberty, citando alcune fonti.
La forza avrebbe il compito di osservare una tregua, se i colloqui di pace tra Mosca e Kiev avranno successo. Secondo l’agenzia di stampa di Stato USA, il leader francese ha in programma di discutere la questione al summit UE della prossima settimana.
L’idea di inviare peacekeeper occidentali in Ucraina sarebbe stata lanciata dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump nel suo incontro del 7 dicembre con il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj e Macron a Parigi. Secondo un precedente rapporto del Wall Street Journal, Trump ha redatto proposte per una soluzione diplomatica al conflitto e vuole che le nazioni europee svolgano un ruolo di primo piano nel monitoraggio di un cessate il fuoco.
L’idea è stata in seguito discussa da funzionari britannici e francesi, secondo quanto riportato dai media, e si dice che Macron l’abbia presentata al primo ministro polacco Donald Tusk durante il loro incontro a Varsavia all’inizio di questa settimana. Tusk, tuttavia, ha affermato che non sono in atto piani del genere «per il momento» né per la Polonia né per il resto dell’UE. Varsavia, uno dei più convinti sostenitori di Kiev, assumerà la presidenza del Consiglio dell’UE il mese prossimo.
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Le discussioni sull’argomento sarebbero ancora in una fase iniziale e non è chiaro quali paesi potrebbero essere coinvolti e quante truppe. Anche diversi funzionari dell’UE hanno avvertito che è prematuro discutere dell’impiego delle forze di peacekeeping in questa fase del conflitto.
La diplomatica di punta dell’UE, Kaja Kallas, ha sottolineato giovedì che Russia e Ucraina devono prima accettare un cessate il fuoco affinché qualsiasi missione di mantenimento della pace sia possibile. Ha anche osservato che spetterebbe «a ogni singolo paese europeo» decidere se partecipare a tale sforzo.
Alcune fonti hanno riferito a Radio Free Europe che la questione è attualmente in fase di discussione per gettare le basi per i colloqui con Trump e garantire la presenza dell’UE ai potenziali colloqui di pace.
Il presidente eletto degli Stati Uniti ha ripetutamente promesso di porre fine al conflitto in Ucraina entro 24 ore dal suo ritorno alla Casa Bianca. La sua scelta per l’inviato speciale per Ucraina e Russia, il generale dell’esercito in pensione Keith Kellogg, è presumibilmente tra gli autori di una bozza di piano di pace che congelerebbe il conflitto lungo la linea attuale senza riconoscere la sovranità della Russia sui territori rivendicati dall’Ucraina, mentre sospenderebbe la richiesta di adesione di Kiev alla NATO.
La Russia ha ripetutamente escluso la possibilità di congelare il conflitto, sostenendo che una soluzione è possibile solo se l’Ucraina ritira le sue truppe dal territorio russo, comprese le ex regioni ucraine, e se vengono raggiunti gli obiettivi dell’operazione militare di Mosca, tra cui la neutralità e la smilitarizzazione dell’Ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, secondo voci a Parigi Trump, presente per l’inaugurazione del restauro di Notre Dame, non aveva intenzione di incontrare Zelens’kyj.
Macron il mese scorso aveva lodato i missili a lunga gittata forniti da Biden a Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, ad ottobre il ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu ha dichiarato che ««la minaccia più grande per la Francia (…) a parte i gruppi terroristici, è chiaramente la Federazione Russa».
Sette mesi fa, in un video pubblicato da lui stesso sabato su Twitter, Macron aveva detto che mentre Parigi cerca di evitare un coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino, potrebbe essere necessario un intervento per dissuadere la Russia dall’avanzare troppo.
«Si tratta solo di dire: se andate troppo lontani e minacciate gli interessi della Francia e la sicurezza dell’Europa, allora non escludiamo nulla» scrive sul messaggio. Quali siano gli interessi della Francia in gioco non è noto, a meno che non si tratti dell’Africa coloniale francese, oramai passata in larga parte sotto la diretta influenza di Mosca – a causa anche dell’antipatia ingeneratasi contro Parigi e le sue missioni militari, accusate di addestrare e manovrare i terroristi islamici che sostenevano di voler combattere.
Il presidente francese si è spinto fino al punto di immaginare un ritorno della Crimea all’Ucraina. Putin ha sostenuto che truppe di Stati NATO già stanno operando sul fronte ucraino, e che l’Occidente sta flirtando con la guerra nucleare e la distruzione della civiltà.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di soldati francesi andranno in Romania per simulazioni di combattimento contro la Russia la prossima primavera.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mearsheimer: l’Europa occidentale si trova di fronte a un «futuro desolante»
Secondo il politologo statunitense John Mearsheimer, capofila della scuola realista nello studio delle relazioni internazionali, l’Europa occidentale è destinata a un «futuro tetro» a causa del conflitto ucraino, provocato – a suo avviso – dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
In un’intervista concessa al politologo Glenn Diesen e diffusa martedì, Mearsheimer ha spiegato che la guerra ha generato un’insicurezza profonda nel Vecchio Continente e ha creato «enormi difficoltà» nelle relazioni tra Washington e gli alleati europei.
Il professore di scienze politiche all’Università di Chicago ha osservato che la collaborazione su piani politici, militari ed economici si è complicata, citando i recenti negoziati come esempio di come gli europei stiano «litigando con gli USA su come gestire l’Ucraina».
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L’Europa, ha proseguito Mearsheimer, è «in guai seri» per due motivi principali legati al declino dell’impegno americano nel continente, che attribuisce in gran parte alla «presenza storica di una robusta forza militare statunitense in Europa».
Dopo la Guerra Fredda, governi di Washington e Bruxelles hanno esteso la NATO proprio per «collocare l’ombrello di sicurezza americano sulle teste degli europei orientali e occidentali», ha ricordato.
Tuttavia, questo equilibrio è ora minacciato da un «profondo mutamento nella distribuzione del potere» a livello globale. Negli anni Novanta e nei primi 2000 gli USA potevano mantenere massicci contingenti in Europa, ma l’ascesa della multipolarità li ha spinti a «rivolgere l’attenzione all’Asia».
Le sue parole riecheggiano il discorso tenuto da Mearsheimer al Parlamento europeo all’inizio di novembre, dove ha proclamato la fine dell’era unipolare con l’emergere di Cina e Russia come superpotenze. «Gli Stati Uniti non sono più l’unica grande potenza mondiale», ha concluso il professore statunitense a Brusselle.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva sostenuto in un’intervista che i governi occidentali continuano a perseguire politiche mirate a indebolire la Russia fino a privarla definitivamente del suo status di grande potenza.
Come riportato da Renovatio 21, il Mearsheimer aveva preconizzato ancora nel 2015 lo sfascio dell’Ucraina, accusando, già all’ora, l’Occidente di portare Kiev verso la sua distruzione invece che verso un’era florida che sarebbe seguita alla neutralità dichiarata dagli ucraini.
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Il politologo appartiene alla schiera delle grandi figure politiche americane che hanno rifiutato la NATO, talvolta prima ancora che nascesse. Uno è George Frost Kennan (1904-2005), ex ambasciatore USA in URSS, lucido, geniale mente capofila della scuola «realista» delle Relazioni Estere (quella oggi portata avanti accademicamente proprio da Mearsheimer) e funzionario di governo considerato «il padre della guerra fredda».
Mearsheimer è noto altresì per il controverso libro La Israel lobby e la politica estera americana, tradotto in Italia da Mondadori. Il libro contiene una disamina dell’influenza di Tel Aviv sulla politica americana, e identifica vari gruppi di pressione tra cui i Cristiani sionisti e soprattutto i neocon.
Il cattedratico statunitense ha anche recentemente toccato la questione israeliana dichiarando che le intenzioni dello Stato Ebraico sarebbero quelle di allargare il più possibile il conflitto nell’area di modo da poter svuotare i territori dai palestinesi: «più grande è la guerra, maggiore è la possibilità di pulizia etnica».
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Immagine di Maarten via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Gli Stati Uniti avvertono l’Ucraina di una «sconfitta imminente»
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