Geopolitica
Macron accusa un ministro israeliano di ingerenza elettorale: aveva sostenuto Le Pen e Bardella come «un bene per lo Stato di Israele»
Il presidente francese Emmanuel Macron ha contattato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per lamentarsi dell’ingerenza «inaccettabile» nelle recenti elezioni francesi da parte di uno dei suoi ministri. Lo riporta la testata statunitense Axios.
Parlando all’emittente israeliana Kan all’inizio di questo mese, il ministro per gli Affari della diaspora israeliana Amichai Chikli ha espresso il suo sostegno al partito Rassemblement National (RN) di Marina Le Pen, attualmente guidato da Jordan Bardella.
«Sarebbe eccellente per Israele se [Le Pen] fosse il presidente della Francia, dieci punti esclamativi. Secondo me, sarebbe un bene per lo Stato di Israele», ha detto Chikli. Alla domanda se Netanyahu fosse d’accordo, Chikli ha risposto: «penso che Netanyahu e io siamo della stessa opinione».
L’intervista è stata realizzata quattro giorni prima delle elezioni parlamentari in Francia, in cui il blocco centrista Ensemble di Macron è stato costretto a stringere un’alleanza di fatto con esponenti della sinistra, dei verdi e dei comunisti per impedire al Raggruppamento Nazionale di ottenere la maggioranza assoluta.
Il giorno dopo l’intervista di Chikli, Macron ha telefonato a Netanyahu per lamentarsi che i commenti del ministro erano «inaccettabili» e equivalevano a un’interferenza elettorale, ha affermato martedì il reporter di Axios Barak Ravid. Netanyahu ha assicurato a Macron di aver ordinato a tutti i suoi ministri di astenersi dal commentare il voto francese, ha aggiunto Ravid.
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Il governo francese non ha riconosciuto la chiamata. L’ufficio di Netanyahu e l’ambasciata francese in Israele hanno rifiutato di commentare la questione.
Nonostante l’apparente rassicurazione di Netanayhu, Chikli ha continuato a esprimere opinioni sulla politica francese nei giorni successivi alla chiamata. «Macron ha gettato la comunità ebraica sotto l’autobus, e io sostengo questa affermazione», ha detto lunedì alla radio dell’esercito israeliano.
Anche l’ex ministro degli Esteri e della Difesa di Netanyahu, Avigdor Lieberman, è intervenuto lunedì, scrivendo su X: «Faccio appello a tutti gli ebrei in Francia: venite a vivere in Israele!»
Il leader di sinistra Jean-luc Melenchon, il cui Nuovo Fronte Popolare è emerso con la più grande fazione parlamentare alle elezioni francesi, è percepito dagli esponenti della destra come debole nei confronti dell’islamismo. In un discorso di domenica, ha giurato di riconoscere lo Stato di Palestina «il più rapidamente possibile» dopo aver formato un governo.
Le Pen è ben nota per la sua posizione dura sull’immigrazione musulmana, e il RN ha abbracciato una politica estera filo-israeliana negli ultimi anni. Il mese scorso, Bardella ha detto ai giornalisti che il partito non avrebbe riconosciuto uno stato palestinese, perché farlo «significherebbe riconoscere il terrorismo».
La Francia ospita circa 440.000 ebrei, rendendo la sua comunità ebraica la terza più grande al mondo, secondo i dati dell’Agenzia ebraica per Israele. L’afflusso di immigrati musulmani in Francia dagli anni Sessanta in poi ha portato a tensioni tra le due comunità, con un eccesso di omicidi e attacchi agli ebrei negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi, a seguito del massacro di Gaza, gli ebrei francesi avrebbero iniziato a nascondere i loro nomi.
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Immagine di Israel Ministry of Foreign Affairs via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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