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Terrorismo

L’UNICEF discute con i talebani, che intanto creano le «scuole per il jihad»

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia starebbe decidendo come lasciare i programmi educativi in mano alle nuove autorità locali. Nel frattempo però il funzionario a capo degli istituti religiosi del Paese ha annunciato che in un anno sono sorte alcune madrase jihadiste in almeno cinque province.

 

 

Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) ha annunciato che sta discutendo con i talebani «le tempistiche e gli aspetti pratici» di un eventuale trasferimento dei propri programmi educativi alle autorità locali. Le quali nell’ultimo anno hanno però dato vita a diverse «madrase del jihad».

 

I talebani, che hanno riconquistato l’Afghanistan ad agosto 2021 in concomitanza con il ritiro delle truppe a guida statunitense, dopo aver imposto il divieto all’istruzione superiore alle ragazze e vietato alle donne di lavorare per le ONG, vorrebbero espellere le agenzie internazionali che si occupano di istruzione.

 

Secondo quanto dichiarato dall’UNICEF, l’attuale ministro dell’Istruzione talebano ha assicurato che il programma educativo che coinvolge 500mila studenti continuerà durante le discussioni tra l’organizzazione internazionale e le autorità di fatto: «in qualità di agenzia a capo del settore dell’istruzione in Afghanistan, l’UNICEF è impegnato in discussioni costruttive con il ministero dell’Istruzione de facto e ne apprezza l’impegno a mantenere tutte le lezioni in corso», ha detto alla Reuters Samantha Mort, portavoce del Fondo per l’infanzia in Afghanistan.

 

Tuttavia nei giorni scorsi i funzionari talebani hanno annunciato la creazione di almeno cinque «madrase del jihad» in diverse province del Paese. Si tratta di scuole che in passato sono servite a formare attentatori suicidi e a insegnare ai bambini a usare le armi. La questione è emersa durante un incontro avvenuto due giorni fa al palazzo presidenziale di Kabul tra il ministro dell’Interno talebano e il responsabile delle scuole jihadiste, Abdul Wahid Tariq.

 

«In queste madrase ai giovani non viene insegnato nient’altro che estremismo, suicidio, bombardamenti e uccisioni di persone», ha spiegato ad Amu l’ex deputato Abdul Sattar Hussaini. «L’istituzione di madrase jihadiste significa la continuazione di una mentalità jihadista tra i talebani, un gruppo paramilitare che crede sempre nella guerra, nelle uccisioni, nella violenza e nell’odio», ha aggiunto Wais Nasiri, analista politico.

 

In base ad altre affermazioni dei funzionari talebani, (fedeli al proprio nome, che significa «studenti coranici») negli ultimi due anni sono sorte almeno 300 scuole religiose solo nella provincia nord-orientale di Takhar.

 

Nei dati ufficiali del ministero dell’Istruzione sono registrate 1.200 madrase e i talebani hanno annunciato di volerne costruire almeno 10 in ogni distretto del Paese per un totale di oltre 4mila scuole religiose.

 

Nei registri ufficiali non è indicata la cifra degli istituti dedicati specificamente al jihad islamico.

 

 

 

 

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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

 

Immagine d’archivio di ResoluteSupportMedia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

 

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Terrorismo

Esplosioni a Monaco durante l’Oktoberfesta

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Una persona è stata trovata morta e un’altra ferita a Monaco di Baviera dopo che in città sono stati segnalati diversi spari ed esplosioni. Lo riporta il tabloide tedesco Bild.

 

Questa mattina mattina, un’importante operazione congiunta di polizia e vigili del fuoco è stata condotta nel quartiere di Lerchenau, a nord di Monaco, con l’intervento di unità speciali ed esperti di esplosivi e l’istituzione di cordoni di sicurezza, ha riferito l’agenzia. La polizia ha confermato l’operazione, invitando i cittadini a evitare l’area.

 

Di conseguenza, dal mattino la festa è stata sospesa. I giornali parlano del ritrovamente da parte della polizia di una lettera di minacce contro la popolarissima manifestazione.

 

Secondo la Bild, «è stato trovato il corpo di un uomo», che potrebbe aver collocato esplosivi nella casa dei suoi genitori, averla incendiata e poi essersi suicidato. Almeno un’altra persona è stata trovata con ferite da arma da fuoco, ha riportato il quotidiano, senza fornire ulteriori dettagli o confermare un collegamento tra i due eventi.

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La polizia ha dichiarato che non vi era «nessun pericolo per la popolazione», specificando successivamente che «stavano rispondendo a un incidente causato da un edificio residenziale in fiamme», aggiungendo che «si sono uditi forti rumori di colpi» ed è stata trovata «una persona ferita che potrebbe essere collegata all’incidente».

 

Le autorità hanno chiarito che l’episodio non è legato all’Oktoberfest, il celebre festival della birra di Monaco. La 190ª edizione, in corso dal 20 settembre al 5 ottobre 2025, attira solitamente fino a 6 milioni di visitatori, con misure di sicurezza rafforzate.

 

Alle 17:30 fa le autorità, per bocca del sindaco di Monaco di Baviera Dieter Reiter, hanno riaperto l’Oktoberfest dopo aver svolto controlli e perquisizioni. Secondo Reiter si trattava di una minaccia concreta ed esisterebbe,a provarlo, «una lettera della persona coinvolta nei fatti di questa mattina».

 

Inizialmente, gli inquirenti avevano considerato un possibile legame con ambienti Antifa, in seguito alla pubblicazione di un testo di rivendicazione sul sito indymedia.org. Tuttavia, nelle ultime ore, la polizia tedesca sembra propensa a scartare questa ipotesi dalle indagini sull’esplosione.

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Immagine di Jan Czeczotka via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Terrorismo

Politico dell’opposizione armena ucciso a colpi d’arma da fuoco

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Un esponente dell’opposizione armena è stato assassinato a colpi d’arma da fuoco nella sua abitazione insieme a un’altra persona, ha comunicato la polizia mercoledì.   Volodya Grigoryan è stato ucciso insieme a un amico, un agente di polizia in visita, nella sua casa in un villaggio della regione di Armavir. Un terzo individuo è rimasto ferito nell’attacco. Grigoryan aveva precedentemente ricoperto il ruolo di sindaco della stessa regione.   Secondo le informazioni, l’assalitore, che indossava una maschera, ha aperto il fuoco con un’arma automatica contro Grigoryan e altre persone riunite nel cortile anteriore della proprietà. Il sospettato è tuttora in fuga, ha dichiarato l’investigatore capo Artak Ovannisyan ai giornalisti. Data l’importanza del caso, sarà gestito dalla Commissione Investigativa anziché dalla polizia locale.   Le immagini diffuse dai media armeni mostrano il presunto aggressore colpire le tre vittime da lontano, facendole cadere, per poi avvicinarsi e sparare ulteriori colpi. L’attacco sarebbe avvenuto poco prima di mezzanotte di martedì.  

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Le autorità non hanno né confermato né smentito le ipotesi dei media secondo cui l’omicidio potrebbe essere legato a una faida che coinvolgerebbe il fratello di Grigoryan, sospettato di un attacco mortale a febbraio contro l’abitazione di un funzionario locale.   Grigoryan, 42 anni, era stato eletto a fine marzo capo del comune di Parakar, candidandosi come oppositore del partito al governo «Contratto Civile», e guidava la fazione del partito di opposizione «Paese della Vita» nel consiglio di amministrazione locale.

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Geopolitica

L’ala armata di Hamas pubblica un nuovo video sugli ostaggi

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Le Brigate Al-Qassam, il braccio armato del gruppo palestinese Hamas, hanno rilasciato un video che mostra Alon Ohel, uno dei numerosi ostaggi ancora trattenuti a Gaza dall’ottobre 2023. Israele prosegue la sua offensiva militare nell’enclave, dopo aver recentemente colpito i negoziatori di Hamas in Qatar.

 

Nel video diffuso lunedì, Ohel, 24 anni, critica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, mentre in sottofondo appare un discorso televisivo del leader. L’ostaggio rivolge anche un appello alla sua famiglia e a Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, affinché facciano pressione sul governo israeliano.

 

A inizio mese, Ohel, che possiede anche la cittadinanza serba e tedesca, era apparso in un altro video di Hamas, incentrato principalmente su un altro ostaggio, Guy Gilboa-Dalal, diffuso in occasione del 700° giorno del conflitto.

 

Il 7 ottobre 2023, i militanti palestinesi hanno rapito oltre 250 persone durante un’incursione nel sud di Israele. Si stima che 48 ostaggi siano ancora a Gaza, sebbene l’esercito israeliano ritenga che circa la metà potrebbe essere già deceduta.

 

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In risposta all’incursione che ha causato oltre 1.200 morti, Israele ha lanciato un’ampia campagna militare per annientare Hamas. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, il numero delle vittime nell’enclave ha superato le 65.300, ma alcuni osservatori ritengono che il bilancio reale possa essere molto più alto, poiché numerosi corpi potrebbero essere sepolti sotto le macerie dei bombardamenti israeliani.

 

All’inizio del mese, l’aviazione israeliana ha colpito una località a Doha, in Qatar, dove, secondo quanto riferito, si stavano riunendo importanti leader politici di Hamas per discutere una proposta di cessate il fuoco appoggiata dagli Stati Uniti.

 

L’esercito israeliano sta ora intensificando gli sforzi per prendere il controllo totale di Gaza City, minacciando di distruggerla se Hamas non si arrenderà. I critici accusano la strategia dello Stato degli ebrei di mirare a rendere Gaza invivibile, con l’intento di compiere una pulizia etnica della sua popolazione.

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