Senza categoria
L’Ucraina vieta gli episodi del «Trono di spade» con un attore russo
Piattaforme di streaming ucraine stanno eliminando gli episodi della quarta stagione di Game of Thrones (in italiano noto come Il trono di spade che includono l’attore russo Yurij Kolokolnikov, la cui fama internazionale è cresciuta negli ultimi anni, come riferito dai media locali. Lo riporta la stampa russa.
Ad agosto il ministero della Cultura ucraino lo ha inserito nella blacklist di individui ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale di Kiev, citando la sua partecipazione a film finanziati dallo Stato russo, dove lavora anche come regista e produttore.
Secondo la stampa russa, dalle stesse piattaforme sarebbero sparite altre opere con Kolokolnikov, tra cui la terza stagione di The White Lotus, il film Tenet di Cristoforo Nolan e il recente action-movie targato Marvel Kraven il cacciatore. Gli screenshot diffusi sabato mostrano il messaggio: «Questo contenuto non è visualizzabile in Ucraina».
L’agenzia Statale per il Cinema ha ordinato a distributori e media di rimuovere film e serie specifici dai cataloghi broadcast e streaming, ha riportato Kommersant Ucraina. L’agenzia sta inoltre dialogando con piattaforme internazionali per estendere il blocco ai titoli proibiti.
Aiuta Renovatio 21
Kolokolnikov ha recitato in numerose produzioni occidentali negli ultimi dieci anni; tra i progetti recenti, Caught Stealing di Darren Aronofsky (2025) e The Last Frontier (2025) per Apple TV.
Dall’intensificarsi del conflitto ucraino nel febbraio 2022, gli artisti russi subiscono restrizioni crescenti all’estero: film esclusi dai festival, proiezioni annullate, attori e registi disinvitati o banditi da eventi culturali in Occidente. Mosca denuncia tali misure come «censura russofoba», sostenendo che i tentativi di «cancellare» la cultura russa siano destinati al fallimento.
Il destino della cancellazione culturale per motivi geopolitici è inflitto anche allo storico balletto Lo Schiaccianoci del compositore Pëtr Il’ič Tchaikovskij, un grande classico internazionale per le famiglie che vanno a teatro prima di Natale.
Come riportato da Renovatio 21, la campagna dell’Ucraina contro la musica russa in tutto il mondo coinvolge anche cantanti di altissimo livello, come il soprano Anna Netrebko, la cui presenza è stata contestata in varie città europee.
Il livello più grottesco è stato forse toccato all’inizio del 2024, quando la direttrice Keri-Lynn Wilson, moglie del direttore generale del Metropolitan Opera di Nuova York Peter Gelb, ha annunciato che la sua «Ukrainian Freedom Orchestra» avrebbe modificato la famosa nona sinfonia di Beethoven (conosciuta anche come An die Freude, cioè Inno alla gioia) sostituendo nel testo la parola «Freude» con «Slava». «Slava ukraini» o «Gloria all’Ucraina» era il famigerato canto delle coorti ucraine di Hitler guidate dal collaborazionista Stepan Bandera durante la Seconda Guerra Mondiale. Da allora è stato conservato come canto di segnalazione dalle successive generazioni di seguaci di Bandera, i cosiddetti «nazionalisti integrali», chiamati più semplicemente da alcuni neonazisti ucraini o ucronazisti.
Vi è poi stata la vicenda dell’artista australiano Peter Seaton, costretto a cancellare un suo grande murale soprannominato «Peace Before Pieces», che mostrava un soldato russo e uno ucraino che si abbracciano, dopo le pressioni della comunità ucraina locale e dell’ambasciatore in Australia che aveva bollato il lavoro come «offensivo».
Come riportato da Renovatio 21, la censura ucraina si è vista anche in Italia: è il caso del Teatro Comunale di Lonigo, dove due anni fa, dopo lo scoppio della guerra ucraina, doveva andare in scena Il lago dei cigni, altro capolavoro di Tchaikovskij.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immigrazione
Trump fissa a 7.500 il numero di rifugiati ammessi, dando priorità ai sudafricani bianchi
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Senza categoria
Stati Uniti, l’ondata conservatrice raggiunge i giovani sacerdoti
È stato appena condotto un nuovo studio su larga scala sulla mentalità del clero negli Stati Uniti: rivela il divario generazionale tra i giovani sacerdoti e i loro predecessori riguardo al concetto stesso di cattolicesimo. E non necessariamente nel modo che ci si potrebbe aspettare.
Fare del vecchio con del nuovo: i giovani sacerdoti oltreoceano stanno dimostrando che la parabola del Vangelo è sbagliata? Secondo il National Survey of Priests, i cui risultati sono stati pubblicati il 14 ottobre 2025, il sondaggio, condotto da The Catholic Project presso la Catholic University of America, rivela le linee di frattura che attraversano il clero: i giovani sacerdoti sono più inclini a definirsi «teologicamente conservatori» e a considerare l’accesso alla Messa latina tradizionale una priorità.
Il rapporto fa seguito a uno studio iniziale sui sacerdoti negli Stati Uniti, pubblicato nel 2022, che all’epoca costituiva il più ampio sondaggio sull’argomento in oltre mezzo secolo. I risultati hanno evidenziato un clero che nutre una certa sfiducia nei confronti dei vescovi e vive nel timore di essere falsamente accusato di abusi.
Qualche anno dopo, il nuovo studio evidenzia che la percentuale di sacerdoti americani neoordinati che si identificano come teologicamente «progressisti» è invertita rispetto a quella dei loro predecessori nel sacerdozio: mentre oltre il 70% dei sacerdoti ordinati prima del 1975 si identifica con le tendenze più moderne, solo l’8% si identifica con coloro che sono stati ordinati dopo il 2010.
Analogamente, oltre il 70% dei giovani sacerdoti si identifica con le etichette di «conservatore» o addirittura «molto conservatore», secondo un sondaggio d’opinione condotto dal Gallup Institute lo scorso maggio e giugno su un campione rappresentativo di 1.164 sacerdoti, sempre negli Stati Uniti.
Il divario generazionale gioca ancora un ruolo nelle questioni liturgiche: solo l’11% dei sacerdoti ordinati prima del 1980 ritiene che l’accesso alla Messa in latino tradizionale debba essere una priorità, rispetto al 20% di coloro che sono stati ordinati tra il 1980 e il 1999 e al 39% di coloro che sono stati ordinati negli anni 2010. Eppure, molti vescovi americani, contrariamente alle tendenze tra i sacerdoti più giovani, hanno limitato la celebrazione della Messa tradizionale dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes nel 2021.
Sembra che lo spirito di «ascolto» e «partecipazione» abbia i suoi limiti quando si tratta di bloccare un ritorno alle pratiche tradizionali…
Allo stesso modo, e sempre secondo il National Clergy Survey, i sacerdoti più giovani sono più inclini a enfatizzare la devozione eucaristica e molto meno sensibili dei loro predecessori alle questioni ecologiche, migratorie o «sociali», in particolare per quanto riguarda la controversa «inclusività» dei «cattolici LGBT».
Il dibattito tra tradizionalisti e modernisti non è meno acceso riguardo alla sinodalità: solo il 29% dei sacerdoti ordinati dopo il 2000 la menziona come priorità, rispetto al 57% del gruppo di sacerdoti ordinati tra il 1980 e il 1999, e al 77% dell’ultimo gruppo ordinato prima del 1980 che crede ancora nei mantra postconciliari.
Anche il posto delle donne nella Chiesa, un tema caro al defunto Papa Francesco, non è una priorità per i giovani sacerdoti, tutt’altro: mentre oltre due terzi dei sacerdoti ordinati prima del 1980 hanno dichiarato di essere «estremamente preoccupati» per questo tema, solo il 20% di coloro che sono stati ordinati nel terzo millennio condivide questa priorità.
Il rapporto esamina anche le opinioni dei sacerdoti su Papa Leone XIV, eletto l’8 maggio 2025: l’86% esprime una fiducia «grande» o «abbastanza grande» nel nuovo pontefice, e l’80% ritiene che le relazioni tra la Santa Sede e la Chiesa americana dovrebbero migliorare significativamente in futuro.
Ciò non sorprende se si considera che l’attuale successore di Pietro è anche il primo papa americano della storia. Resta da vedere se i prossimi mesi confermeranno le speranze e le legittime aspirazioni del clero d’oltreoceano.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Eutanasia
Uno studio promuove i trapianti di fegato dalle vittime dell’eutanasia canadese
Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Pensiero2 settimane faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Pensiero6 giorni faMiseria dell’ora legale, contro Dio e la legge naturale
-



Necrocultura2 settimane fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Oligarcato2 settimane faPapa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale
-



Spirito1 settimana fa«Umiliazione della Chiesa dinanzi a un eretico concubinario globalista»: Mons. Viganò sulla preghiera congiunta del re britannico col papa
-



Autismo3 giorni faIl più grande fattore di rischio per l’autismo? Bombardare i bambini piccoli con vaccini multipli
-



Spirito6 giorni faCristo Re, il cosmo divino contro il caos infernale. Omelia di Mons. Viganò
-



Pensiero1 settimana faMons. Viganò: dissonanza cognitiva e rivelazione del metodo, il colpo da maestro di Satana













