Spirito
L’ortodossia e il vaccino COVID: note per il lettore occidentale
Come noto ai più, uno dei maggiori problemi della società contemporanea riguarda l’informazione «mainstream», più correttamente definibile propaganda, contro la quale molti che non accettano la narrazione ufficiale hanno già trovato validi mezzi d’informazione corretta e alternativa.
Tuttavia, per ovvie ragioni, i canali d’informazione alternativi raramente riescono a coprire le notizie provenienti da mondi culturalmente lontani da quello in cui si vive, e il rischio è che su questi a prevalere sia proprio la narrazione che il mainstream ha interesse a imporci.
Un caso che può dirsi emblematico è quello della posizione della Chiesa Ortodossa rispetto alla vaccinazione anti-COVID.
Renovatio 21 ha ospitato diversi interventi e traduzioni allo scopo di illustrare le posizioni critiche di gerarchi e monaci ortodossi nei confronti di questi farmaci genici e moralmente illeciti.
Il lettore occidentale, tuttavia, digiuno della situazione politico-ecclesiastica del mondo ortodosso, potrebbe stupirsi alquanto leggendo notizie come questa battuta dal New York Times in cui sembra che la gerarchia ortodossa greca appoggi la vaccinazione.
È necessario un po’ di contesto, che dovrà essere per forza dato in via riassuntiva dato lo spazio limitato di queste noterelle.
L’Ortodossia, a differenza del Cattolicesimo che ha una struttura gerarchica definita e monocratica, non è monolitica; al suo interno convivono posizioni diverse su diverse materie ma, soprattutto, nessun individuo ha l’autorità di esprimersi ufficialmente a nome di tutta l’Ortodossia.
L’unico organo ufficiale, in assenza del Concilio Ecumenico, è il Sinodo di una Chiesa locale, il quale tuttavia vale unicamente per la propria chiesa locale e non ha carattere d’infallibilità, ma è sottoposto al giudizio delle consuetudini ecclesiastiche; i metri di giudizio non sono dunque le decisioni dell’autorità, ma la tradizione della Chiesa e soprattutto l’autorevolezza spirituale dei monaci, particolarmente quelli del Monte Athos, che non a caso è definito «Fortezza dell’Ortodossia».
All’interno delle varie giurisdizioni ortodosse (9 Patriarcati, 7 Chiese nazionali autocefale più numerosissime Chiese autonome) ci sono, purtroppo, pure infiltrazioni di tipo secolare e massonico, con cui il potere anticristico cerca di controllare e volgere pure l’Ortodossia ai suoi piani mondialisti, come già ha fatto con il Cattolicesimo.
La struttura medesima dell’Ortodossia, tuttavia, costituisce un freno notevole a tali tentativi, poiché non esiste un’autorità centrale che possa imporre la rivoluzione.
E così, anche se Bartolomeo di Costantinopoli, che parecchi osservatori definiscono colluso con i servizi segreti americani (a titolo di esempio vedi questo articolo della parrocchia ortodossa di Torino del Patriarcato di Mosca), ed erede di un trono patriarcale su cui lungo tutto il XX secolo si sono succeduti personaggi alquanto dubbi (vedasi qui la scheda sul portale della Gran Loggia di Grecia di Atenagora, il patriarca del famoso abbraccio con Paolo VI), cerca di imporre la propria autorità su tutti per facilitare il compito dei mondialisti, l’Ortodossia dimostra di saper resistere a questi tentativi e mantenere la propria struttura
Ça va sans dire, Bartolomeo è forte sostenitore della vaccinazione, ma – al di là del gran chiasso mediatico che fa, soprattutto per i suoi idilliaci rapporti con i modernisti attualmente occupanti la sede romana – il suo gregge in Turchia è ridotto a poche migliaia di fedeli, con più vescovi che chiese.
Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli è forte sostenitore della vaccinazione, ma – al di là del gran chiasso mediatico che fa, soprattutto per i suoi idilliaci rapporti con i modernisti attualmente occupanti la sede romana – il suo gregge in Turchia è ridotto a poche migliaia di fedeli, con più vescovi che chiese
Diversa è per esempio la situazione della Chiesa di Grecia; ivi la struttura della Repubblica Ellenica, stato confessionale alla maniera guglielmina, in cui i chierici sono ufficiali dello Stato e ricevono lo stipendio dallo Stato, rende le gerarchie estremamente soggette alla volontà del potere politico.
Così, quando qualche mese fa il ministro della sanità Vasilis Kikilias si è recato a una seduta del Santo Sinodo di Grecia e ha esercitato fortissime pressioni perché i gerarchi sostenessero la vaccinazione anti-COVID, moltissimi vescovi statalisti hanno accolto questo vergognoso invito, e taluni pure pronunciato frasi raccapriccevoli, come Crisostomo di Messenia, che ha affermato che è un peccatore chiunque non si vaccini.
C’è da dire che il Sinodo non ha adottato questa posizione, affermando invece che è fondamentale preservare la libera scelta della vaccinazione, e ha ripreso il vescovo messeno per queste temerarie dichiarazioni, il quale pure ha visto una focosa protesta da parte di numerosi fedeli assiepatisi sotto il suo episcopio.
Tuttavia, la Chiesa di Grecia non ha certo sposato in blocco tali posizioni: il basso clero, formato non da carrieristi come la maggior parte dei vescovi, ma di uomini di fede, si è opposto in massa alla vaccinazione (vedasi qui, per esempio, un prete di un villaggio della Penisola Calcidica che spiega che è inutile venire in chiesa se si porta la mascherina è accettato di farsi il vaccino o il tampone), tanto che alcuni vescovi come Nettario di Corfù, di Passo e delle Isole Joniche pare abbiano ricevuto pressioni dal governo per mettere a tacere i preti autori di prediche contro il vaccino, evidentemente fenomeni non isolati.
Tra gli oppositori della vaccinazione, così come delle blasfeme misure anti-COVID, vi sono però pure alcuni vescovi, tra cui spicca decisamente Serafino di Cerigo, che è pure indagato dalla procura greca per aver dichiarato che il vaccino va rifiutato in quanto fatto col prodotto degli aborti, nonché sottoposto a vergognosa indagine canonica insieme al confratello Cosimo di Etolia e Acarnania per aver criticato le misure anti-COVID imposte dallo stato per le celebrazioni pasquali .
È interessante notare che, confrontando le carriere dei vescovi vaccinisti con quelli critici, si vede come i primi siano sovente carrieristi creati diaconi, preti e archimandriti con lo scopo esplicito di ambire a un episcopato, mentre i secondi abbiano all’attivo numerosi anni di vita spirituale in monastero.
È interessante notare che, confrontando le carriere dei vescovi vaccinisti con quelli critici, si vede come i primi siano sovente carrieristi creati diaconi, preti e archimandriti con lo scopo esplicito di ambire a un episcopato, mentre i secondi abbiano all’attivo numerosi anni di vita spirituale in monastero.
Il clero della Chiesa di Grecia rischia realmente di giungere a una fortissima spaccatura, soprattutto considerando la debolezza dell’attuale Arcivescovo di Atene Geronimo, anziano e molto dipendente dal potere statale.
Già da qualche anno, quando Bartolomeo di Costantinopoli ha riconosciuto un riconoscimento illegittimo e contro i diritti della Chiesa canonica a una compagine scismatica e priva di ordini sacri reali in Ucraina (sostenuta dal governo filo-americano ucraino in funzione antirussa), mentre la maggior parte delle chiese locali si sono opposte o hanno ignorato la decisione, il Sinodo Greco ha dato il proprio appoggio per solidarietà etnica; il basso clero e ben sette vescovi, tuttavia, fedeli alle tradizioni, hanno contestato la decisione, e la spaccatura è tale che molti preti si rifiutano di concelebrare con i propri vescovi per questo motivo.
È probabile che se non ci fossero stati i lockdown nel 2020 la spaccatura sarebbe arrivata per quella ingravescente questione, ma ora a questa pare aggiungersi l’ancor più forte spaccatura del vaccino, perciò sarà interessante seguire la vicenda.
Vanno notate altre due questioni: la prima è che circa un decimo della popolazione greca aderisce a un sinodo «resistente», i cosiddetti «Vecchi Calendaristi», che hanno cioè rifiutato l’adozione del calendario gregoriano occidentale nel 1924, e che in questi mesi hanno pronunciato parole molto severe contro la vaccinazione; la seconda è che, nell’Ortodossia, il popolo fedele (il pliroma) è l’autentico custode e difensore della tradizione ecclesiastica, che deve all’occorrenza correggere e scacciare gl’indegni pastori al grido di «Anaxios!» («indegno!»).
In tal senso, è interessante il recente episodio avvenuto in occasione del Vespro di Sant’Irene di Cappadocia nella chiesa a lei dedicata ad Efkarpia (piccolo paese alla periferia settentrionale di Tessalonica), quando il vescovo Barnaba di Neapoli e Stavropoli durante la predica ha iniziato a invitare gli anziani a vaccinarsi, e i fedeli presenti hanno iniziato a rumoreggiare e attaccare il metropolita gridando: «Parlaci della Santa! Se avessimo voluto sentir parlare di vaccino, avremmo guardato Sky!»
Va ribadita la posizione del Monte Athos, l’unica vera autorità morale e spirituale dell’intera ortodossia, i cui monaci e abati più volte si sono espressi contro questi sieri e i loro pericoli morali e sanitari
Restando nel mondo ellenofono, è interessante far cenno pure alla Chiesa autocefala di Cipro, dove il vescovo Neofita di Morfou sta intraprendendo una strenua resistenza contro la vaccinazione e contro le misure anti-COVID, venendo pure indagato: è di pochi giorni fa la scandalosa notizia che gli è stato impedito di difendersi in tribunale, poiché si rifiutava di indossare una maschera per entrare.
Tralasciando le altre chiese locali, che sono più piccole e circoscritte (ma non per questo mancano di personaggi coraggiosi che hanno parlato contro il vaccino, come Teodosio di Costanza nella Chiesa Romena o Macario di Nairobi nella Chiesa d’Alessandria), andiamo all’altra grande giurisdizione a vocazione internazionale, il Patriarcato di Mosca.
Ha fatto il giro del mondo una dichiarazione del vescovo Ilarione di Volokolamsk, che avrebbe definito «peccato mortale» il non vaccinarsi; tale dichiarazione, rilanciata a gran forza dai media occidentali, è stata attribuita al «rappresentante del Patriarcato di Mosca».
Ora, anzitutto va precisato che Ilarione è il segretario del dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato (de facto, il ministro degli esteri), e perciò su questioni che non riguardano la politica estera rappresenta solo la propria opinione; secondariamente, Ilarione è noto in Russia per essere su posizioni al filo del modernismo, e molto legato ai poteri amministrativi moscoviti, che recentemente hanno intrapreso una strana giravolta in favore della vaccinazione, pur avendo la maggioranza della popolazione russa contraria a questi sieri.
D’altro canto, non si può tralasciare che a parlare contro la vaccinazione, spiegando come questi farmaci genici alterino l’immagine di Dio in noi, sia stato di recente l’abate del monastero delle Solovki (reso universalmente noto, quando fu gulag sovietico, dalle opere di Solzhenitsyn), il vescovo Porfirio, che è segretario personale del Patriarca.
Una posizione simile è stata assunta, mediante una lettera, dal vescovo Giorgio di Camberra, della «Chiesa Russa fuori dalla Russia» (giurisdizione autonoma nata per l’emigrazione russa in periodo sovietico, ora sotto l’omoforio moscovita). Il Patriarca, uomo molto diplomatico, non si è invece mai espresso al riguardo in nessuno dei due sensi, e probabilmente mai lo farà.
È significativo infine segnalare la presa di posizione del Sinodo di Moldavia, anch’essa una chiesa autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, il quale ha dichiarato come la vaccinazione sia un complotto anticristiano e un prodromo al chip sottocutaneo.
L’Ortodossia, dunque, nonostante le infiltrazioni del potere e i tentativi di assoggettarla, resiste e non si piega ai piani dei Neotaxiti – parola con cui in greco vengono indicati i sostenitore del Nuovo Ordine Mondiale.
Infine, va ribadita la posizione del Monte Athos, l’unica vera autorità morale e spirituale dell’intera ortodossia, i cui monaci e abati più volte si sono espressi contro questi sieri e i loro pericoli morali e sanitari.
Renovatio 21 ha tradotto la lettera dell’abate di Esfigmenou Metodio e un video dell’abate di Karakallou Filoteo, ma molte altre sono le dichiarazioni rese, per esempio dall’abate di Aghiou Pavlou Partenio, dal gheron Gabriele di Koutloumousiou, dal gheron Paolo dei Vouleftiria (MD in Biologia Molecolare e Biomedicina) e soprattutto dallo ieromonaco Eutimio di Kapsala, autore di una recente lettera che sconsiglia fortemente a tutti i cristiani di ricorrere ai preparati genici prodotti con gli aborti, che è considerato il successore di San Paisio Aghiorita e la personalità spirituale vivente maggiore di tutta l’Ortodossia.
L’Ortodossia, dunque, nonostante le infiltrazioni del potere e i tentativi di assoggettarla, resiste e non si piega ai piani dei Neotaxiti – parola con cui in greco vengono indicati i sostenitore del Nuovo Ordine Mondiale.
Nicolò Ghigi
Spirito
Chiediamo preghiere per una fedele FSSPX di Tokyo
Abbiamo ricevuto dalla comunità dei fedeli del priorato di Tokyo della Fraternità San Pio X, con cui siamo in contatto tramite il corrispondente di Renovatio 21 in Giappone, una richiesta di preghiera.
«Lei si chiama Faith Kristy Velasco Clark» ci scrive il nostro corrispondente. «Nelle foto ci sono suo marito Jacob, loro figlia Veronica e Christopher, nato due giorni fa. Kristy e Jacob si sono conosciuti alla Messa della FSSPX a Tokyo. Dopo essersi sposati si sono trasferiti negli Stati Uniti. Le è stato diagnosticato un tumore maligno e inoperabile contestualmente alla nascita del bambino. Le preghiere di chiunque sono ben accette».
Non si chiedono soldi qui: si chiede di pregare per questa madre e per la sua famiglia. Abbiamo prova che gruppi di preghiera si stanno attivando ovunque, anche nel seminario della FSSPX a Ecône. Domandiamo ai nostri lettori, in Italia e nel mondo, di recitare una preghiera per questa drammatica situazione.
Chi volesse invece aiutare economicamente, è stata messa in piedi una pagina Gofundme.
Grazie a tutti. Possiamo, in momenti come questo, dimostrare una vera unità spirituale globale.
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Sinodo in Italia: silenzio, stiamo affondando
Il processo sinodale italiano, avviato nel 2021 su appello di Papa Francesco, ha appena compiuto una nuova tappa il 24 e 25 ottobre 2025, con l’approvazione a larga maggioranza di un testo che privilegia l’ideologia progressista.
«Il mostro, che crediamo essere l’eccezione, è la regola. Andate in fondo alla Storia: Nerone è un plurale». Questo pensiero di Victor Hugo è trasferibile sulle rive del Tevere, per chi è finalmente arrivato «in fondo al Sinodo»?
Avviato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cammino sinodale transalpino ha avuto una fase preparatoria nel 2021-2023, seguita dalla redazione di un documento preparatorio – Instrumentum laboris – nel novembre 2024. Tra gennaio e febbraio 2025, tutte le diocesi e le istituzioni cattoliche hanno inviato i loro contributi, dando vita a un primo documento di sintesi.
Presentato nell’aprile 2025, questo testo è stato respinto per la sua palese eterodossia su temi delicati come l’inclusione delle persone LGBT, l’ordinazione delle donne e la gestione di alcuni abusi. I progressisti hanno denunciato la decisione, che l’arcivescovo Erio Castellucci, presidente del comitato sinodale nazionale, ha difeso sostenendo che i tempi stretti e i numerosi emendamenti avevano reso il testo «troppo conciso e inadeguato».
Il rinvio all’autunno 2025 ha consentito una revisione completa, volta a smussare le asperità scandalose del testo iniziale. A seguito di questa revisione, il 25 ottobre, nell’assemblea finale, oltre 800 partecipanti, tra laici, clero e religiosi, hanno adottato un documento. Un gruppo di vescovi è stato incaricato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) di elaborare e tradurre il testo in risoluzioni concrete per l’assemblea autunnale della Conferenza Episcopale nel novembre 2025.
L’impresa sembra impossibile, poiché il testo sinodale è ancora pieno di ambiguità e contraddizioni. Il documento è un miscuglio che, da un lato, sottolinea una Chiesa che è «lievito di pace e di speranza», attenta ai più vulnerabili: i poveri e le persone con disabilità.
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Queste nobili intenzioni, spesso distorte da una visione naturalistica, convivono con il progetto di riformare il governo delle parrocchie attraverso gruppi ministeriali misti – diaconi, laici, religiosi – e di «rinfrescare» il linguaggio liturgico per renderlo accessibile alle culture contemporanee…
Utilizzando il gergo progressista richiesto , il documento adottato sottolinea i processi sinodali per il clero e i laici, tra cui una riconfigurazione territoriale delle parrocchie in «comunità di comunità». I team interdiocesani, supportati da un organismo di coordinamento nazionale, dovrebbero promuovere l’educazione affettiva e sessuale dei giovani, in collaborazione con la pastorale familiare, i movimenti ecclesiali e le organizzazioni della società civile.
L’approvazione del 25 ottobre è stata approvata a larga maggioranza, ma con una notevole opposizione. Le mozioni riguardanti l’educazione emotiva e il genere hanno suscitato la maggiore resistenza da parte delle donne, mentre quelle sulla condivisione delle responsabilità tra laici e clero hanno offeso in larga misura gli uomini.
Sebbene sarebbe più corretto parlare di un naufragio totale con questo documento, il vescovo Castellucci ha presentato la fase sinodale appena conclusa nella Penisola come una «esperienza spirituale» in cui la Chiesa si lascia «turbare dallo Spirito»: a pochi giorni da Halloween, c’era effettivamente motivo di preoccupazione.
Il cardinale Matteo Zuppi, capo dei vescovi italiani, ha sottolineato che «l’essenziale è già stato compiuto: una Chiesa che discute e decide insieme è segno di uno Spirito che soffia dove vuole». L’affermazione potrebbe sembrare ironicamente irrilevante se non fosse in gioco la fede: il problema, infatti, non è tanto sapere che «la Chiesa sta discutendo», quanto capire di cosa sta discutendo e per quale scopo.
Ridurre il processo sinodale a un mero esercizio metodologico, a un rito partecipativo privo di contenuto teologico, ci limita a una mera allusione allo Spirito Santo, anziché a una vera e propria invocazione. E allora un altro Spirito, lo spirito del mondo, prende il suo posto, perché è vero che la natura aborrisce il vuoto.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
Immagine di Meeting Rimini via Flickr
pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 4.0
Spirito
«Siamo stati creati per la gloria»: omelia nella festa di Ognissanti di mons. Viganò
Vos, purpurati martyres, Vos candidati præmio Confessionis, exsules Vocate nos in patriam.
Rabano Mauro Inno Placare, Christe
Dopo la solenne celebrazione della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, nell’ultima Domenica di Ottobre, il primo Novembre è dedicato a coloro che con Cristo hanno combattuto il bonum certamen, meritando di trionfare con Lui nella vittoria sfolgorante sul demonio. Il giorno seguente, 2 Novembre, viene ricordato un altro sterminato esercito di anime sante: quelle di coloro che il fuoco del Purgatorio purifica, come l’oro nel crogiuolo, per renderle degne di essere ammesse alla gloria della contemplazione della Maestà divina.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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