Epidemie
L’odore del sangue di uno Stato debole: carcerati, speculatori, immigrati lo sentono

Qualcuno ha detto che la rivolta nelle carceri è dovuta allo stop delle visite, che avrebbe avuto come conseguenza la cessazione del flusso di droga che narcotizza le prigioni. La prova sarebbe che hanno subito assaltato le farmacie carcerarie, alla cerca di chissà cosa, forse del metadone.
Non siamo d’accordo. Crediamo che il belluino attacco coordinato (perché di questo si tratta) alle carceri di tutta Italia sia in realtà parte di una strategia che non viene da drogati, ma di menti ben lucide.
È una legge di natura, con l’odore del sangue arrivano le belve. Possiamo solo dire al lettore, dunque, di prepararsi ad un’ora ferale
I carcerati, che tecnicamente sono criminali, hanno compreso che il momento è propizio per loro e le loro richieste – e finanche, per chi davvero si vuole spingere così in là, per evadere. I criminali, che sanno cos’è l’odore del sangue, che per lavoro percepiscono istintivamente la posizione del loro interlocutore (la loro vittima), hanno compreso una cosa semplice: in questo momento lo Stato è debole. Di più: lo Stato, ora, può essere più debole di loro.
I criminali hanno compreso una cosa semplice: in questo momento lo Stato è debole. Di più: lo Stato, ora, può essere più debole di loro.
E quindi, ecco San Vittore in fiamme, le prigioni di Foggia devastate, Modena, Padova in rivolta, e più di una mezza dozzina di morti sul campo.
Le immagini pazzesche della fuga da Foggia parlano da sole. Decine e decine di criminali che fuggono dal cancello, con la volante della Polizia che arriva ma non può fare molto. Tana libera tutti.
A questo, con evidenza, stanno puntando: essere liberati al più presto dallo Stato sotto shock. Avranno visto, del resto, che lo ha fatto l’Iran, che non è esattamente la Norvegia nel campo del trattamento dei detenuti: Teheran, hanno scritto le agenzie di stampa, ha mandato ai domiciliari 54.000 carcerati.
Il Coronavirus è un interlocutore politico più vantaggioso per le persone ora al gabbio: perché Pannella, per quanto facesse spettacolo, mai avrebbe potuto mettere sotto scacco lo Stato. COVID-19 invece lo ha fatto. Ha in pugno il governo, e non solo quello
Domiciliari di massa anche in Italia, quindi, o ancora meglio quello che hanno apertis verbis domandato dei ragazzi dall’aspetto nordafricano (ma questo i giornali non possono mica scriverlo, è proibito) con uno striscione sventolato sopra San Vittore: «Indulto».
Il Coronavirus, è stato giustamente notato, è meglio di Marco Pannella. Il Coronavirus è un interlocutore politico più vantaggioso per le persone ora al gabbio: perché Pannella, per quanto facesse spettacolo, mai avrebbe potuto mettere sotto scacco lo Stato. COVID-19 invece lo ha fatto. Ha in pugno il governo, e non solo quello.
Quindi, pensano i galeotti, meglio affidarsi al virus: qualcuno che invocherà le carceri sovraffollate e il diritto umano a non prendere il morbo (che una prigione sia un isolamento di per sé non conta, perché il dirittoumanismo logica mai ne ha posseduta) lo troveremo, e quindi la discussione diventerà possibile. Ci siamo ribellati perché costretti, perché non possiamo prendere il virus, diranno. Qualche giudice, dice qualche utente della rete adirato, potrebbe credergli.
Si è consumato uno dei fatti più inquietanti di tutta la crisi pandemica italiana: le istituzioni hanno ritenuto di lasciare che aprisse la Borsa di Milano
Non è l’unica bestia, quella dei detenuti, ad aver compreso che lo Stato italiano è debole, e l’odore nel suo sangue è nell’aria.
Gli speculatori internazionali non sono certamente stati a dormire, tanto più che a Wall Street e nella City di Londra mica c’è l’obbligo di stare a casa come da noi.
E così, ieri si è consumato uno dei fatti più inquietanti di tutta la crisi pandemica italiana: le istituzioni (governo, ministeri, autorità di controllo, etc.) hanno ritenuto di lasciare che aprisse la Borsa di Milano. È inutile cercare una spiegazione, perché non la troverete: chiunque, uno pensa, nel momento in cui le imprese del Paese sono praticamente ferme o in via di arresto per shock epidemico, chiuderebbe gli scambi. I nostri no, non ci hanno pensato.
La strada spalancata davanti agli speculatori internazionali: puoi comprare a prezzi di saldo pezzi rilevanti delle aziende nazionali strategiche, quelle ovviamente ex-pubbliche o semipubbliche, e poi, una volta che il domino ha fatto cascare anche le banche, raccogliere per un tozzo di pane anche tutto il risparmio italiano
Abbiamo avuto così il tonfo logico, con perdite stile 11 settembre, o peggio. E la strada spalancata davanti agli speculatori internazionali: puoi comprare a prezzi di saldo pezzi rilevanti delle aziende nazionali strategiche, quelle ovviamente ex-pubbliche o semipubbliche, e poi, una volta che il domino ha fatto cascare anche le banche, raccogliere per un tozzo di pane anche tutto il risparmio italiano.
Un’occasione unica, ghiottissima: quando nel 1992 Soros distrusse la lira, aveva un piano complessissimo e macchinoso, che tirò giù anche monete di paesi asiatici come la Malesia, dove egli è condannato all’ergastolo in contumacia – mentre da noi 5 anni dopo Prodi gli dava una laurea ad honorem a Bologna.
No. Qui tutti i restanti gioielli di famiglia di quella che fu l’Italia prospera e laboriosa del dopoguerra vengono via per due lire, e senza tanti schemi diabolici: è bastato un microrganismo acellulare, e un governo di inetti.
E proprio quest’ultimo punto, l’inettitudine al governo, è quello che ha fatto titillare gli squali internazionali, che sanno conoscono una qualche forma del detto medievale «Le sot c’est la monture di Démon», lo scemo è la cavalcatura del Diavolo. Gli inetti provocano danni, portano stragi – ed ecco l’odore di sangue anche qui. Gli squali sono squali, e sono arrivati.
I gioielli di famiglia di quella che fu l’Italia prospera e laboriosa del dopoguerra vengono via per due lire, e senza tanti schemi diabolici: è bastato un microrganismo acellulare, e un governo di inetti
Ancora altre categorie di persone hanno sentito la patente debolezza dello Stato e hanno agito di conseguenza per trarne profitto. Parrebbe ci sia una nuova ondata di «profughi» in arrivo dalla Siria. Girava su internet qualche settimana fa una mappa in Arabo, come delle istruzioni che consigliavano di raggiungere Bologna.
Ora ci parlano di Idlib: uno striscione su questi poveri scappati dalla città siriana è apparso perfino in Piazza San Pietro all’Angelus a Porte chiuse del Papa antinfluenzale. Una pagina intiera del Corriere della Sera si appellava a quel migliaio di italiani con un patrimonio superiore ai 100 milioni di euro perché sganciassero a una qualche ONG per Idlib e i suoi poveretti. Leggere di richieste di danaro per degli stranieri in un giornale che dedica 20 pagine alla catastrofe biologica in patria fa un effetto surreale, ma ripetiamo che di logica non dobbiamo parlare mai in questi casi.
Gli inetti provocano danni, portano stragi – ed ecco l’odore di sangue anche qui. Gli squali sono squali, e sono arrivati
Dietro alla nuova ondata, che come le precedenti si metamorfoserà in una ulteriore fatta però da africani che scappano da indeterminate guerre e carestie (inesistenti, se non in un paio di punti del continento nero), c’è un altro che ha annusato il sangue nell’aria: Recep Tayyip Erdogan.
Il sultano turco ha capito che l’utilizzo dell’arma di migrazione di massa, che qualche anno fa gli fruttò 5 miliardi europei mentre il figlio avrebbe (secondo delle inchieste) fatto affari petroliferi con l’ISIS, è estremamente opportuno in questo momento di debolezza indotta dal COVID-19. Quindi, ha mandato la polizia spingere gli immigrati al confine greco, ha mandato la marina a scortare i gommini verso Lesbo, e si è premurato, presumibilmente, di mettere nel mazzo degli arrivi anche qualche jihadista veterano della disfatta siriana.
Erdogan ha capito che l’utilizzo dell’arma di migrazione di massa è estremamente opportuno in questo momento di debolezza indotta dal COVID-19
È quello che ha fatto in Libia, dove ha mandato, per sostenere la fazione tripolina di Serraj da lui prescelta, droni, istruttori e qualche birichino che ha tagliato qualche gola nel Levante durante l’ultima orrenda guerra.
Il fatto stesso che sia in Libia è un indice di quanto Erdogan ritenesse lo Stato italiano debole prima del Coronavirus (probabilmente, gli è bastato guardare la foto di giuramento del governo): la Libia fu soffiata dall’Italia giolittiana proprio alla Turchia ottomana; ora il neo-ottomano Erdogan se la riprende, alla faccia dei decenni nei quali, con l’ENI e senza, ci siamo coltivati Gheddafi e tutte le tribù possibili. Non che lo Stato italiano, malgrado il rischio di perdere una fonte di approvvigionamento energetico, ve lo abbia fatto capire: era impegnato nell’antirazzismo dell’involtino primavera.
Qualche analista aggiunge che anche il generale Haftar, il nemico di Serraj e quindi di Erdogan, abbia intensificato i suoi attacchi su Tripoli – praticamente l’unica parte della Libia che non controlla è la capitale – sta approfittando del Coronavirus italiano per avanzare senza più l’ostacolo, sempre più insignificante, della diplomazia italiana (dove, ricordatelo sempre, ora ci sta Giggino «Coronavairus» Di Majo).
Il generale Haftar sta approfittando del Coronavirus italiano per avanzare senza più l’ostacolo, sempre più insignificante, della diplomazia italiana
Ma torniamo ai criminali nostrani propriamente detti: se lo hanno capito quelli che stanno dietro le sbarre, figurarsi se non lo hanno capito quelli che stanno fuori. Le mafie, quando l’epidemia, grazie alla storica fuga massiva da Milano causa bozza di decreto trapelata di sabato sera, giungerà al Sud e intaserà le rianimazioni e la vita sociale, cosa faranno?
Quel che faranno lo sanno già, lo hanno già deciso – perché, a differenza che a Roma, lì ci sono uomini che decidono. Chiederanno un prezzo allo Stato debole? Giocheranno al rialzo permettendo qualche supermercato incendiato?
Le mafie, quando l’epidemia, grazie alla storica fuga massiva da Milano causa bozza di decreto trapelata di sabato sera, giungerà al Sud e intaserà le rianimazioni e la vita sociale, cosa faranno?
Prendiamo Napoli: si mormora che durante l’emergenza del Colera negli anni Settanta la Camorra si accordò con lo Stato nello sforzo di riportare sotto il Vesuvio sconvolto. Sappiamo che ora, però, gli equilibri sono molto cambiati. Quindici anni di Roberto Saviano e di serie TV glorificanti hanno avuto come esito che se un carabiniere spara ad un ragazzino rapinatore segue la devastazione di un Pronto Soccorso (e quindi, immaginate cosa succede se non curano mammà ammorbata di COVID-19 perché sono finiti i respiratori); più grave ancora, è la «stesa» che ne è seguita: ragazzini arrivano con i motorini dinanzi ad una caserma, e sparano per aria.
Disordini al Sud – i primi supermercati assaltati, etc. – avrebbero ripercussioni al Nord, e per la presenza di meridionali qui, e per emulazione nel collasso del contratto sociale
Un atto di sfida allo Stato, che nella logica della criminalità organizzata di una volta non ha senso. A meno di non essere Totò Riina (e i risultati si sono visti), lo Stato non lo sfidi mai: ti ci accordi, lo corrompi, lo pungoli qua e là d’improvviso, ma no, sfidarlo proprio non puoi.
E quindi, l’odore del sangue cosa combinerà a Sud? Vedremo, sarà dirimente. Disordini al Sud – i primi supermercati assaltati, etc. – avrebbero ripercussioni al Nord, e per la presenza di meridionali qui, e per emulazione nel collasso del contratto sociale. Come già scritto altrove, a negozi e supermercati, dopo qualche tempo, seguono le violenze private, con personaggi che vanno a razziare le case.
Non è escluso che si vengano a formare bande di stranieri, che di fatto si troverebbero più a loro agio che mai nell’Italia africanizzata
Non è escluso, qui, che si vengano a formare bande di stranieri, che di fatto si troverebbero più a loro agio che mai: nell’Italia africanizzata, ridotta ad una devastazione terzomondiale, essi sono esperti del cosiddetto pillage, la razzia dei villaggi che nell’Africa nera avviene ciclicamente, e non solo in Nigeria e in Congo.
L’esercito sulle strade dovrebbe quindi potrebbe divenire una necessità assoluta. Come abbiamo già scritto, riteniamo che questo governo, sostenuto da partiti che vivono in un mondo virtuale dove più che la realtà del Paese contano dei badge goscisti («antirazzismo», «antifascismo», «antimilitarismo»), questa decisione, se verrà presa, verrà presa, anche qui, troppo tardi.
L’odore del sangue è oggi fortissimo. È una legge di natura, con quello arrivano le belve. Possiamo solo dire al lettore, dunque, di prepararsi ad un’ora ferale.
Roberto Dal Bosco
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?

A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
Iscriviti al canale Telegram
Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe

Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
-
Persecuzioni2 settimane fa
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza
-
Spirito2 settimane fa
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»
-
Ambiente2 settimane fa
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
-
Cancro1 settimana fa
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
-
Civiltà2 settimane fa
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 40ª settimana 2025
-
Spirito1 settimana fa
Il vescovo Schneider: i cattolici devono adorare Cristo, non l’ideologia LGBT o l’agenda climatica
-
Misteri3 giorni fa
La verità sull’incontro tra Amanda Knox e il suo procuratore. Renovatio 21 intervista il giudice Mignini