Geopolitica
L’India crea una base navale vicino alle Maldive nel mezzo di un conflitto diplomatico tra i due Paesi
La Marina indiana commissionerà una seconda base navale nelle isole Lakshadweep al largo della costa occidentale nel mezzo di una disputa diplomatica in corso con la vicina nazione dell’arcipelago delle Maldive. Si ritiene che il nuovo governo maldiviano, guidato dal presidente Mohamed Muizzu, stia coltivando legami più stretti con la Cina, prendendo le distanze da Nuova Delhi.
La Marina incaricherà un distaccamento, l’INS Jatayu, a Minicoy, l’isola più meridionale delle «strategicamente importanti» Isole Lakshadweep, il 6 marzo, secondo una dichiarazione ufficiale. «L’evento segna un’importante pietra miliare nella determinazione della Marina di potenziare in modo incrementale le infrastrutture di sicurezza» nella regione, si legge nella dichiarazione.
La Marina indiana ha affermato che la base «migliorerà la portata operativa» e faciliterà le operazioni antipirateria e antidroga nel Mar Arabico occidentale. Rafforzerà inoltre la capacità della Marina come «primo soccorritore» alle minacce.
As #IndianNavy commissions ND Minicoy as INS Jatayu on ????️ 06 Mar 24, let's take a ????sneak peek into the history of #Lakshadweep Islands.
Ushering in a new era of enhanced #operational reach & capacity building in the South Western Arabian Sea.@DefenceMinIndia@indiannavy pic.twitter.com/bbILCUD6CC— Southern Naval Command (@IN_HQSNC) March 4, 2024
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Lakshadweep è stata al centro di una controversia all’inizio di quest’anno quando il primo ministro Narendra Modi ha suscitato le ire dei funzionari maldiviani per aver promosso il turismo sulle isole sui social media in quello che è stato visto come un tentativo di allontanare i visitatori dalle Maldive. Conosciuta come una destinazione di lusso, la nazione insulare dipende prevalentemente dal turismo per la sua economia. Negli ultimi anni, i turisti indiani sono emersi come una delle principali fonti di reddito per le Maldive.
Anche se il governo Muizzu ha preso le distanze dai commenti di tre ministri sul leader indiano e li ha sospesi, questi sono stati poi reintegrati.
La disputa, tuttavia, è scoppiata sullo sfondo di una più ampia disputa diplomatica sulla presenza militare indiana nell’isola-nazione. Il ritiro delle truppe indiane è stato uno dei punti chiave di Muizzu in vista delle elezioni dello scorso anno e ha presentato una richiesta formale a Nuova Delhi poco dopo la sua vittoria. A gennaio, all’India è stata data la scadenza del 15 marzo per ritirare le sue truppe. La settimana scorsa, una squadra tecnica dall’India ha raggiunto le Maldive per sostituire le truppe che operano con gli aerei sulle isole.
Gli sviluppi arrivano anche mentre il governo di Muizzu sta stringendo legami più stretti con la Cina, cosa che è vista come motivo di preoccupazione per l’India. Da diversi anni Nuova Delhi parla apertamente della crescente presenza di Pechino nell’Oceano Indiano.
A gennaio, l’India ha espresso preoccupazione per presunte attività di «spionaggio» di una nave da ricerca cinese diretta alla capitale maldiviana di Malé. Le Maldive, tuttavia, hanno affermato che stanno agendo su richiesta diplomatica di Pechino di effettuare uno scalo in porto «per la rotazione del personale».
Muizzu aveva precedentemente osservato che nessun paese aveva la licenza di «maltrattarci», in quello che si credeva fosse un riferimento indiretto a Nuova Delhi. La scorsa settimana il ministro degli Esteri indiano ha sostenuto che «i bulli non forniscono 4,5 miliardi di dollari» quando i vicini sono in difficoltà, lanciando un velato colpo alla leadership maldiviana, suggerendo anche che l’India dovrebbe fare «meglio» della Cina nel coltivare forti legami con il vicinato.
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Immagine di Luka Peternel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Orban: l’UE annega nella corruzione
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Geopolitica
Per gli USA ora la normalizzazione delle relazioni con la Russia è un «interesse fondamentale»
Gli Stati Uniti hanno indicato il rilancio dei rapporti normali con la Russia e l’interruzione rapida della guerra in Ucraina come priorità assolute nella loro nuova Strategia per la sicurezza nazionale, diffusa venerdì dalla Casa Bianca, ponendoli tra gli obiettivi cardine per gli interessi americani.
Il documento di 33 pagine delinea la prospettiva di politica estera delineata dal presidente Donald Trump, affermando che «è un interesse essenziale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina», al fine di «stabilizzare le economie europee, scongiurare un’escalation o un allargamento imprevisto del conflitto e ricostruire la stabilità strategica con la Russia».
Si evidenzia come il conflitto ucraino abbia «profondamente indebolito le relazioni europee con la Russia», minando l’equilibrio regionale.
Il testo rimprovera i dirigenti europei per le «aspettative irrealistiche» sull’evoluzione della guerra, precisando che «la maggioranza degli europei anela alla pace, ma tale aspirazione non si riflette nelle politiche adottate».
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Washington, prosegue il rapporto, è disposta a un «impegno diplomatico sostanziale» per «supportare l’Europa nel correggere la sua rotta attuale», reinstaurare l’equilibrio e «ridurre il pericolo di scontri tra la Russia e gli Stati europei».
A differenza della strategia del primo mandato di Trump, che accentuava la rivalità con Russia e Cina, la versione attuale sposta l’asse sull’emisfero occidentale e sulla tutela del suolo patrio, dei confini e delle priorità regionali. Esorta a riallocare le risorse dai fronti remoti verso minacce più immediate e invita la NATO e i Paesi europei a farsi carico in prima persona della propria sicurezza.
Il documento invoca inoltre l’arresto dell’espansione della NATO, una pretesa a lungo avanzata da Mosca, che la indica come una delle ragioni principali del conflitto ucraino, interpretato come una guerra per interposta persona orchestrata dall’Occidente.
In sintesi, la strategia segna un passaggio dall’interventismo universale a un approccio estero più pragmatico e contrattuale, sostenendo che gli Stati Uniti debbano intervenire oltre i propri confini solo quando gli interessi nazionali sono direttamente coinvolti.
Si tratta del primo di una sequenza di rilevanti atti su difesa e politica estera che l’amministrazione Trump si accinge a emanare, tra cui una Strategia di Difesa Nazionale rivista, la Revisione della Difesa Missilistica e la Revisione della Postura Nucleare, tutti attesi in linea con l’impostazione del documento.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Geopolitica
Israele potrebbe iniziare a deportare gli ucraini
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