Epidemie
Liberiamo i bambini dalle mascherine!
Il minore dei miei figli è l’unico che al momento, la mattina, ha ancora il privilegio di caricarsi lo zaino in spalla, inforcare la bici e andare a scuola. Ché di privilegio ormai si tratta, all’alba della nuova era telematica, disincarnata, in cui la prossimità umana deve diventare nella testa di tutti (a partire dai più piccoli) il principale pericolo di morte.
Ma, visto che la salvezza discende dal distanziamento sociale, la presenza fisica di più esseri viventi a portata di sguardo richiede pur sempre adeguate contromisure. È nostra signora la mascherina a risolvere il problema alla radice togliendo l’ossigeno a chi abbia ancora l’ardire di respirare, cioè di vivere, quando ormai l’anelito alla vita è tra i vezzi passati di moda nel giro largo dei benpensanti, quelli civicamente educati a rispettare le regole in vigore nella società degli uguali perché egualitariamente lobotomizzati.
I sopravvissuti all’asfissia, alla psicosi e alla fame saranno soppressi un domani in via farmacologica, ma domani è un altro giorno e si vedrà. Alla fine basta non morire di COVID.
I sopravvissuti all’asfissia, alla psicosi e alla fame saranno soppressi un domani in via farmacologica, ma domani è un altro giorno e si vedrà. Alla fine basta non morire di COVID.
Gli under 13, dunque, al momento possono continuare a vedere i loro compagni e i loro insegnanti, ma solo da lontano e solo travisati. Li possono ascoltare, ma solo in suoni ovattati e falsati dal coperchio buccale. Non li possono toccare né avvicinare. Una graziosa concessione in cambio di mille alienanti divieti, primo tra tutti il divieto di immettere ed emettere aria. Guai fiatare, letteralmente.
Emissioni nocive
Fanno miracoli la pressione dei pari e il terrore della emarginazione dal consesso civile (civile?) in esecuzione delle sentenze inappellabili delle belle persone, quelle che la salute sopra ogni cosa e Mentana ha sempre ragione
Per contro, proseguono indisturbate le emissioni tossiche (e contagiose) del presidente del consiglio, del ministro competente, dei loro tecnoscienziati di sostegno, dei pennivendoli di regime, dei presidi riuniti in corporazione per farsi reciproca forza, di alcuni insegnanti – alcuni, ché altri inghiottono sofferenza – eccitati da una inedita libidine di sopraffazione al confine con il sadismo.
Ciascuno di questi signori si è scoperto fonte di diritto in pectore, ha fatto la prova e ha sperimentato che – incredibile! – funziona davvero, è un gioco da ragazzi, basta intimare con piglio autoritario una qualche scempiaggine creativa e i sudditi obbediscono mettendo da parte ogni reazione che il semplice buon senso, questo sconosciuto, dovrebbe suggerire. Fanno miracoli la pressione dei pari e il terrore della emarginazione dal consesso civile (civile?) in esecuzione delle sentenze inappellabili delle belle persone, quelle che la salute sopra ogni cosa e Mentana ha sempre ragione.
Ecco allora che, bombardato di DPCM, di note ministeriali, di circolari, di comunicazioni, di avvisi, di veline, in un crescendo di demenza e di tracotanza senza fine, un genitore sensato non può non restare annichilito e chiedersi quale inerzia potente e misteriosa sia in grado di muovere un ingranaggio capace di triturare ogni libertà conquistata e, di fatto, mortificare la vita; eppure, al contempo, di suscitare, nei più, grave e compunta approvazione.
Di tutto questo circo grottesco colpisce sopra ogni cosa il disprezzo per i più piccoli, offerti quali vittime sacrificali al Leviatano sanitario-burocratico-istituzionale con una leggerezza condivisa che lascia senza parole
E di tutto questo circo grottesco colpisce sopra ogni cosa il disprezzo per i più piccoli, offerti quali vittime sacrificali al Leviatano sanitario-burocratico-istituzionale con una leggerezza condivisa che lascia senza parole.
Non è questione di diritto
Che il virus impazzi o sia sotto controllo, che mieta vittime o non sia poi così letale, è questione irrilevante ai fini di una constatazione altra, e incontrovertibile: un organismo acellulare è riuscito a portare a compimento in men che non si dica quello scempio del diritto, della politica, della ragione e della morale che covava già da tempo, ma in forma semi-compatibile con il tran tran quotidiano strascicato dalla massa teleguidata.
E siamo giunti al parossismo che i bambini, per decreto, devono rinunciare a respirare per cinque, sei, anche otto ore consecutive tenendo davanti al naso e alla bocca un cencio umido e sporco, ricettacolo di germi oltreché simbolo truce e disumano di sottomissione suscettibile di penetrare nel profondo e plasmarli alla umiliazione strutturale.
Siamo giunti al parossismo che i bambini, per decreto, devono rinunciare a respirare per cinque, sei, anche otto ore consecutive tenendo davanti al naso e alla bocca un cencio umido e sporco, ricettacolo di germi oltreché simbolo truce e disumano di sottomissione suscettibile di penetrare nel profondo e plasmarli alla umiliazione strutturale
Non occorre scomodare studi scientifici, prove empiriche, esperimenti più o meno ufficiali, basta quel buon senso che non c’è per vedere quanto possa essere dannoso, oltre che perfido e disumano, ostruire le vie aeree a un bambino. Siamo in zona tortura e il popolo bue fischietta.
Il primo impulso, quello di usare gli strumenti del diritto per interpretare i vari editti secondo un criterio gerarchico, temporale e sistematico, trova un ostacolo di senso. Il diritto è una cosa seria e le sue categorie sono manifestamente incompatibili con le enormità vomitate a getto continuo dall’apparato istituzionale tutto, dal centro alla periferia.
Fluttuiamo ormai su di un piano diverso, dove l’anarchia ha travolto la legge e ha reso l’uomo lupo all’altro uomo sì che, perduto ogni riferimento di forma e di valore, nulla più è componibile entro una impalcatura che sappia vagamente di logica e di ragionevolezza. È da rantoli disarticolati di zombie multilivello che dipende la sorte di un Paese intero, e dei suoi figli.
Alla fine, disquisire di cavilli terminologici lascia insondata la questione fondamentale, che trascende qualsiasi elucubrazione teorica: siamo nelle mani di chi vuole il nostro male. Di chi odia la vita e la sua immagine, qual è il volto di un bambino. È talmente evidente da sembrare impossibile.
Eppure è proprio così.
Non occorre scomodare studi scientifici, prove empiriche, esperimenti più o meno ufficiali, basta quel buon senso che non c’è per vedere quanto possa essere dannoso, oltre che perfido e disumano, ostruire le vie aeree a un bambino. Siamo in zona tortura e il popolo bue fischietta.
Legislatori ed interpreti
È appunto l’accanimento verso i più giovani e indifesi a mostrare senza veli il movente di lorsignori, passati per grazia ricevuta da qualche retrobottega alla ribalta tivvù per essere agenti speciali della prevaricazione seriale e programmata.
Dopo i pasticci semantici dei DPCM e delle toppe successive peggio dei buchi, che avevano indotto più di qualcuno a sforzarsi nell’opera pia di mettere un po’ d’ordine in favore dei bambini tra le parole in libertà in tema di bavagli, si staglia l’illuminante commento del coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Agostino Miozzo, che si è preso la briga di interpretare autenticamente, dalle colonne del Fatto Quotidiano, la volontà del legislatore (o di chi ne fa le veci).
Per le sue autorevoli esternazioni, il Nostro usa un registro alto, adeguato al preteso ruolo istituzionale. Dice infatti: «Abbiamo valutato la questione con una velocità assoluta perché di un argomento del genere non si dovrebbe neanche discutere. Ci sono arrivate segnalazioni: la mamma dei negazionisti come quella degli imbecilli è sempre incinta. Il dpcm è chiarissimo: mascherine in classe e se qualcuno non si adegua si deve accomodare fuori». Il diritto allo studio, all’istruzione e altre amenità costituzionali non sovvengono al dottor Miozzo.
È da rantoli disarticolati di zombie multilivello che dipende la sorte di un Paese intero, e dei suoi figli
Il solerte quotidiano, dal canto suo, si offre a fare da cassa di risonanza per i delatori, aspiranti guardiani del regime igienico-sanitario. Sembra per fortuna, ci informa Il Fatto, «che la maggior parte degli insegnanti sia consapevole del ruolo educativo che [la mascherina] svolge», ma qualche pericoloso sovversivo persiste e va prontamente rieducato anche lui, come gli scolari: «segnalateci episodi simili a redazione@ilfattoquotidiano.it».
Lo stesso Miozzo non ha mancato di chiarire anche i tempi d’uso della mascherina, spiegando con logica stringente che «nei contesti sanitari, sicuramente più stressanti per l’integrità della mascherina chirurgica, la stessa viene cambiata ogni quattro ore. A scuola, quindi [quindi? n.d.r.], tale tempistica potrà essere prevista solo per i docenti che dovessero svolgere attività didattica per più di quattro ore. Gli studenti, invece [invece? n.d.r.], potranno usare la medesima mascherina per l’intera giornata a scuola». Il ragionamento non fa una grinza.
Siamo nelle mani di chi vuole il nostro male. Di chi odia la vita e la sua immagine, qual è il volto di un bambino
Infine, a ratificare la lettura intransigente del nuovo comando uscito dal cilindro dei tecnocrati, ecco giungere la nota del Ministero dell’Istruzione datata 9 novembre la quale, investendo ufficialmente il comitato tecnico scientifico del potere di interpretare i DPCM, cede a lui (al comitato) il microfono in diretta affinché possa stabilire in via definitiva che non si ammettono eccezioni all’obbligo di indossare continuativamente la mascherina a scuola. Però è consentito bere senza mascherina, e di questo bisogna essere grati.
Per modi e per contenuto, quest’ultima trovata, pur nel teatrino dell’assurdo a cui siamo ormai avvezzi, effettivamente rappresenta un colpo d’ala ineguagliato: il Ministero dell’istruzione affida l’ermeneutica di un DPCM a un comitato tecnico nominato in base a criteri oscuri e legittimato a operare col favore del buio.
Genitori allerta
Che fare dunque? Accettare supinamente che neghino l’aria ai bambini? Che facciano loro quotidianamente del male? L’entità del sopruso non può che muovere una reazione adeguata.
Nel rimpiattino delle responsabilità – che non per nulla le scuole pretendevano di scaricare a priori sulle famiglie attraverso «patti» truffaldini di cosiddetta corresponsabilità – qualcuno deve pur cominciare a pagare
Nel rimpiattino delle responsabilità – che non per nulla le scuole pretendevano di scaricare a priori sulle famiglie attraverso «patti» truffaldini di cosiddetta corresponsabilità – qualcuno deve pur cominciare a pagare.
Gli ordini erga omnes dei tecnoscienziati onnipotenti si scontrano, prima ancora che con la legge positiva, con i più elementari principi di libertà, di dignità, persino di sopravvivenza, e la loro efferatezza macchia a cascata quanti se ne rendano implacabili esecutori nonché opachi, pusillanimi replicanti.
Elisabetta Frezza
Articolo previamente apparso su Ricognizioni
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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