Economia
L’IA trasformerà l’economia in uno «scenario alla Mad Max»: professore del MIT
L’economista del MIT David Autor avverte che l’Intelligenza Artificiale potrebbe creare uno scenario alla Mad Max, saga hollywoodiana che narra di un futuro distopico fatto di carestia e violenze, in cui il mercato del lavoro diventa dominato dal lavoro a buon mercato e mercificato.
Autor ha fatto la sua triste previsione durante un’intervista sul podcast Possible, condotto dal cofondatore di LinkedIn Reid Hoffman e dal suo capo dello staff Aria Finger.
Alla domanda se pensava che la società fosse diretta verso uno scenario «Wall-E», dove «la gente si siede sulle poltrone hovercraft che guardano la TV olografica», oppure un’alternativa molto più cupa, Autor in maniera schietta e cruda afferma:
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«Lo scenario più probabile per me assomiglia molto di più a Mad Max: Fury Road, dove tutti competono su alcune risorse rimanenti che non sono controllate da qualche signore della guerra da qualche parte», ha detto. «Quindi puoi avere un mondo molto ricco e tuttavia, la maggior parte delle persone non ha nulla», ha aggiunto tristemente.
Il riferimento è al film che si svolge in un paesaggio desolato in cui varie bande rivali combattono per accaparrarsi acqua e carburante. Una ricca classe di governanti tirannici controlla l’accesso a queste risorse, sfruttando il crollo della civiltà.
L’Autor sembra suggerire che l’IA potrebbe allo stesso modo portare a una corsa al ribasso svalutando i lavori e concentrando ulteriormente la ricchezza. «La minaccia che la rapida automazione rappresenta – nella misura in cui rappresenta una minaccia – non è esaurita dal lavoro, ma rende le preziose competenze che le persone hanno molto in abbondanza, quindi non sono più preziose», ha dichiarato l’economista.
«L’automazione può aumentare l’esperienza del tuo lavoro eliminando le attività di supporto e consentendoti di concentrarti su ciò in cui sei davvero bravo, oppure, può decalcicare il tuo lavoro automatizzando le parti estraendoti e lasciandoti con una sorta di ultimo miglio» ha aggiunto l’Autor, che di contro ha domandato: «dovremmo pensare a dove sarà necessaria l’esperienza, dove sarà spostata e come consentire alle persone di lavorare esperti con strumenti migliori?».
Il professore bostoniano ha pure sostenuto che dovremmo sviluppare nuovi «strumenti che consentano alle persone di migliorare in quella roba più velocemente».
La previsione di Autor che i lavoratori combatteranno per lavori a basso salario è una ipotesi preoccupante che contrasta con innumerevoli affermazioni secondo cui l’Intelligenza Artificiale renderà obsoleti molti posti di lavoro o porterà a una nuova classe di posti di lavoro per soddisfare un nuovo ordine mondiale.
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Non tutti sono d’accordo con le stime apocalittiche su AI e lavoro. Due anni fa un bollettino di ricerca pubblicato dalla Banca Centrale Europea sosteneva l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie correlate ha portato ad un aumento dei posti di lavoro umani, ma ad una diminuzione dei salari.
Come riportato dall’Harvard Business Review, uno studio del 2019 stimava che il 10% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sarebbe stato automatizzato nel 2021. Un altro studio del colosso internazionale della consulenza McKinsey stimava che quasi la metà di tutti i posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere automatizzato nel prossimo decennio.
«Le persone vogliono rimuovere la manodopera» aveva affermato in tranquillità l’amministratore delegato di una società di robotica a Bloomberg nel 2022.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 si era detto che il Bild, il tabloid tedesco di proprietà e gestito dalla principale casa editrice europea Axel Springer, aveva in piano di sostituire oltre un centinaio di lavori editoriali umani con l’Intelligenza Artificiale.
A maggio il CEO di IBM Arvind Krishna aveva affermato che la società prevede di sospendere le assunzioni per ruoli che ritiene possano essere sostituiti con l’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni. Di conseguenza, le assunzioni nelle funzioni di back-office, come le risorse umane, saranno sospese o rallentate, ha detto Krishna in un’intervista. Tali impieghi non rivolti al cliente ammontano a circa 26.000 lavoratori, ha affermato Krishna. «Potrei facilmente vedere il 30% di questi essere sostituiti dall’Intelligenza Artificiale e dall’automazione in un periodo di cinque anni». A conti fatti, ciò significherebbe la perdita di circa 7.800 posti di lavoro.
Come riportato da Renovatio 21, IBM aveva già lavorato con il colosso del fast food McDonald’s per la sostituzione dei dipendenti con robot. Nei ristoranti gli esperimenti di soppressione della manodopera umana vanno avanti da un po’.
Autisti, giornalisti, piloti di aereo, trader finanziari, giornalisti, stilisti, artisti, autisti, medici, insegnanti, persino psicanalisti e soldati. Nessuno è al riparo dalla disruption dell’automazione, la potenza socialmente distruttiva (ma, per pochi, economicamente conveniente) della sostituzione dell’uomo con la macchina. Come riportato da Renovatio 21, l’IA ha attaccato anche Hollywood, e l’ultimo sciopero di attori e sceneggiatori era percorso anche da questa paura – a breve per fare film fotorealistici non vi sarà più bisogno di esseri umani.
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Le macchine stanno davvero sostituendoci. È una verità, ormai, incontrovertibile, ed è pure il modo più solare di pensare alla trasformazione in corso: perché là fuori in molti sono convinti che l’AI annienterà gli esseri umani.
Come già sottolineato da Renovatio21, il rapido sviluppo dell’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe rappresentare un grave rischio per l’umanità, in quanto sta diventando sempre più difficile da controllare e potrebbe finire con il ribellarsi. Lo scienziato informatico Yoshua Bengio dice che l’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) è un tipo di tecnologia AI che mira a eguagliare o migliorare l’intelletto umano. «L’intelligenza dà potere. Quindi, chi controllerà quel potere?» ha detto il Bengio, da non confondere con Haran Banjo, pilota di robotti giganti protagonista della nota serie di Yoshiuki Tomino L’imbattibile Daitarn 3 (1977), che in effetti aveva anche lui a che fare con l’Intelligenza Artifiziale propalata dai Meganoidi irradiandola dalla loro base marziana .
Come riportato da Renovatio 21, il controverso Klaus Schwab– fondatore ed ex presidente del Forum economico mondiale (WEF), ora un po’ in difficoltà – aveva recentemente annunciato che «abbiamo già varcato la soglia dell’era intelligente (…) Sta a noi stabilire se porterà a un futuro di maggiore uguaglianza, sostenibilità e collaborazione, oppure se approfondirà le divisioni già esistenti». Lo Schwab usa l’espressione «èra dell’intelligenza» per parlare dell’ascesa di tecnologie intelligenti per la sorveglianza di massa e la censura che limitano le nostre capacità decisionali.
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Economia
Fico: le politiche dell’UE costringeranno gli slovacchi a «riscaldarsi a legna»
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Economia
Gli Stati UE potrebbero prendere in prestito denaro per l’Ucraina
Agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione». Lo riporta Politico, che cita fonti diplomatiche.
Il reportage del sito indica che diversi leader hanno esaminato questa alternativa durante il vertice UE della settimana scorsa, dopo che il Belgio ha respinto un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina garantito dai beni russi immobilizzati.
Sebbene i dettagli del nuovo piano non siano ancora definiti, il debito congiunto si riferisce generalmente a prestiti condivisi attraverso obbligazioni emesse collettivamente da più Paesi, con responsabilità di rimborso distribuita tra tutti i partecipanti.
Alcune fonti rivelano che la Commissione Europea presenterà il piano di prestito in un documento imminente, insieme a una versione rivista del «prestito di riparazione», e includerà una terza opzione: interrompere i finanziamenti all’Ucraina. Hanno ipotizzato che l’idea del debito congiunto possa servire da «spauracchio» per convincere le nazioni UE, già oberate dal debito, ad approvare l’uso dei beni russi.
Nel 2022, i Paesi occidentali hanno congelato 300 miliardi di dollari in asset sovrani russi e hanno cercato di destinare gli interessi generati per sostenere lo sforzo bellico di Kiev.
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In precedenza, il G7 aveva appoggiato l’impiego dei fondi immobilizzati per garantire prestiti da 50 miliardi di dollari, ma la settimana scorsa i leader UE non sono riusciti a raggiungere un accordo su un «prestito di riparazione» analogo, principalmente a causa dell’opposizione belga.
Il primo ministro Bart De Wever ha messo in guardia sul rischio che il Belgio, che detiene la maggior parte dei beni congelati, subisca ritorsioni sproporzionate dalla Russia, e ha richiesto una solida base giuridica per la misura e una responsabilità condivisa.
Fonti hanno riferito a Politico che, nonostante le preoccupazioni legali, Bruxelles considera l’utilizzo dei beni russi congelati l’opzione «più preferibile» per continuare a finanziare Kiev. Una decisione definitiva è attesa per il vertice della Commissione Europea di dicembre.
Mosca ha condannato il congelamento dei beni e i tentativi di deviare i fondi russi come «furti», promettendo contromisure e avvertendo che tali azioni mineranno la fiducia nel sistema finanziario occidentale. Il Cremlino ha inoltre sostenuto che gli aiuti occidentali a Kiev servono solo a prolungare il conflitto senza alterarne l’esito.
Come riportato da Renovatio 21, il Fondo Monetario Internazionale il mese scorso ha parlato di grave deficiti nelle finanze dell’Ucraina, che nel frattempo ha perso il 60% della produzione di gas.
L’UE solo pochi mesi fa parlava di un’altra fornitura di 100 miliardi di euro a Kiev, mentre il vicepresidente USA JD Vance annunciava che gli USA hanno finito di finanziare l’Ucraina.
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Immagine di Tony Webster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
La povertà energetica si aggrava in Francia
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