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L’Europa si prepari all’ondata di soldati ucraini traumatizzati: parla uno psichiatra militare

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I soldati ucraini di ritorno dal fronte potrebbero rappresentare una minaccia per i civili in tutta Europa a causa di problemi di salute mentale non curati, ha avvertito lo psichiatra militare polacco Radoslaw Tworus.

 

In un’intervista con Wirtualna Polska pubblicata domenica, Tworus, che dirige il dipartimento di psichiatria, stress da combattimento e psicotraumatologia presso l’Istituto medico militare di Varsavia, ha affermato che il trauma del campo di battaglia può portare a gravi problemi psicologici, potenzialmente mettendo in pericolo la società. I ​​suoi avvertimenti giungono in un momento di crescente preoccupazione nella regione che i soldati ucraini emigreranno in massa nei Paesi vicini dopo il conflitto.

 

«Queste esperienze estreme legate allo stress, alle minacce alla vita, alla testimonianza di ferite, alla distruzione, alla fame e all’esaurimento avranno un grande significato non solo per la Polonia, ma per l’Europa. Perché queste persone sono in Europa», ha affermato il dottor Tworus. «Dobbiamo prepararci».

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Lo psichiatra ha sottolineato che il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è tra le preoccupazioni principali, ma è solo una parte del problema.

 

«Se parliamo del campo di battaglia, parliamo di un ambiente molto stressante… una persona può affrontare una serie di problemi diversi: problemi di adattamento, psicosi, depressione, dipendenze. Lo spettro di questi disturbi è molto ampio» ha continuato, avvertendo che i casi più problematici riguardano individui che non sono consapevoli dei propri problemi di salute mentale e quindi non cercano aiuto.

 

«Potrebbe esserci depressione, ma potrebbero esserci anche euforia, agitazione e stati aggressivi. Ci sono molti di questi sintomi», ha detto il medico, notando che qualsiasi problema relativo al sonno, all’alimentazione, al nervosismo, alla rapida stanchezza mentale, all’esaurimento o agli stati euforici «richiede una consulenza».

 

Lo scienziato ha messo in guardia dal fatto che i soldati con problemi di salute mentale irrisolti potrebbero proiettare i loro problemi sui familiari o addirittura sui Paesi che li ospitano, con conseguenze potenzialmente imprevedibili.

 

I commenti del Tworus seguono un recente rapporto di Personnel Service, una società di reclutamento polacca, che ha affermato che fino a un milione di ucraini potrebbero emigrare in Polonia dopo la fine del conflitto. Sulla base di un sondaggio condotto a dicembre, il rapporto ha indicato che un uomo ucraino su quattro e una donna ucraina su cinque stanno prendendo in considerazione l’idea di lasciare l’Ucraina dopo il conflitto. Le ragioni principali citate sono state le difficoltà economiche dell’Ucraina e la mancanza di sicurezza.

 

La Polonia ha inizialmente visto il più grande afflusso di richiedenti asilo ucraini nell’UE a seguito dell’escalation del conflitto con la Russia, con un numero che ha raggiunto il picco di 1,36 milioni nel 2022.

 

In tutta l’UE, a novembre 2024 circa 4,2 milioni di ucraini avevano ottenuto lo status di protezione temporanea nell’ambito di un’iniziativa a livello di blocco. Il programma, che offre accesso a alloggio, istruzione e occupazione, è stato recentemente esteso fino a marzo 2026, sebbene abbia incontrato l’opposizione di alcuni stati membri.

 

Il problema tuttavia potrebbe essere più vasto di quello previsto dallo psichiatra dei traumi. E pure, da noi, già visto.

 

Scriveva un anno fa Renovatio 21: «quando terminerà la guerra ucraina, una quantità di veterani di Kiev, tra cui i molti tatuati neonazisti, potrebbero finire da noi. Forse esiliati, forse solo in tour a trovare la mamma, la zia, la sorella badante. Difficile che, a questo punto, quei ragazzi non si raggrupperanno in bande amalgamate da lingua, storia, esperienza (chi ha fatto la guerra insieme, non si molla mai) e credenza fanatico-religiosa nell’ideale ucronazista».

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«C’è da dire che forse arriveranno anche armati, perché la quantità di armi inviate da USA e Paesi NATO – già finite a mafie in Finlandia, in Spagna, ai narcos in Messico, ai terroristi in Siria – è talmente vasta che qualcosa resterà con loro. A differenza del tranquillo contribuente italiano, la futura banda post-bellica – fenomeno cui abbiamo assistito negli anni Novanta con i gruppi di veterani della guerra di Bosnia che assaltavano le ville – sarà armata fino ai denti».

 

«La situazione che si ingenererà per la giungla fuori da casa vostra ha un nome: gli strateghi dell’ISIS, nel loro mirabile manuale, la chiamavano Idarat at-Tawahhus, cioè “gestione della barbarie”, o “gestione della ferocia”».

 

Per chi vuole approfondire, tre anni fa Renovatio 21 pubblicava sul tema un lungo articolo intitolato «Il Reset attraverso la barbarie: il jihadismo ucronazista nel nostro futuro».

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Macron pronto a reintrodurre il servizio militare volontario

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Il presidente francese Emmanuel Macron si appresta a lanciare questa settimana un nuovo programma di servizio militare volontario. Lo riporta il quotidiano parigino Le Figaro. L’iniziativa, proposta per la prima volta a luglio dal capo dell’Eliseo in risposta alla «minaccia duratura» russa, mira a rafforzare la difesa nazionale in un contesto di crescenti incertezze globali.   Secondo il Figaro, il piano prevede un impegno volontario di dieci mesi con retribuzione mensile tra i 900 e i 1.000 euro, aperto a giovani di 18 anni di entrambi i sessi. Non sono stati forniti dettagli su come si distinguerebbe dal servizio attuale, composto solo da professionisti e volontari dopo la sospensione della leva obbligatoria nel 1997 sotto Jacques Chirac.   «In un mondo di incertezze e tensioni crescenti… la Francia deve continuare a essere una nazione forte con un esercito forte», ha ribadito Macron sabato a margine del G20 in Sudafrica.   Le fonti governative citate dal Figaro stimano fino a 50.000 partecipanti annui, con costi stimati intorno ai 2 miliardi di euro l’anno. L’impegno segue iniziative analoghe in altri Paesi UE dopo l’escalation del conflitto ucraino nel 2022.

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La Polonia ha introdotto un servizio base volontario e retribuito; la Germania ha approvato un modello che potrebbe evolvere in coscrizione selettiva se i volontari calassero (con una grottesca lotteria annessa); i Paesi Bassi dibattono sul ritorno della leva obbligatoria. Lettonia e Croazia l’hanno già ripristinata, mentre la Danimarca l’ha estesa alle donne. Il Belgio ha invitato due settimane fa 149.000 adolescenti al servizio volontario. La Svezia vuole innalzare l’età minima per il richiamo militare a 70 anni.   Il generale Fabien Mandon, capo di Stato maggiore delle forze armate, ha recentemente osservato che la Francia non può ignorare questa tendenza europea, con molti vicini «pronti a reintrodurre il servizio nazionale».   Come riportato da Renovatio 21, il Mandone negli scorsi giorni ha destato scalpore dichiarando che il popolo francese dovrebbe essere pronto a «perdere i propri figli».  

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Generale francese: il popolo deve essere pronto a «perdere i propri figli»

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Il generale francese Fabien Mandon, capo di stato maggiore nominato a settembre, ha scatenato un’ondata di polemiche dichiarando che la Francia deve prepararsi «ad accettare di perdere i propri figli» in caso di conflitto con la Russia e a sopportare sacrifici economici per dare priorità alla difesa.

 

Parlando all’annuale incontro dei sindaci a Parigi, Mandon ha esortato i funzionari locali a educare i cittadini «ad accettare la sofferenza per proteggere ciò che siamo». «Se non siamo disposti a perdere i nostri figli e a soffrire economicamente», ha aggiunto, «allora siamo a rischio». Il generale – che in passato aveva previsto una possibile guerra Francia-Russia entro il 2028 – ha sostenuto che Parigi dispone della forza economica e demografica per «scoraggiare» Mosca, ma manca di «forza d’animo».

 

Le sue parole hanno immediatamente suscitato reazioni trasversali. Il segretario del Partito Comunista Fabien Roussel ha denunciato «un’insopportabile retorica guerrafondaia», mentre Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) ha scritto su X che «non spetta al generale anticipare i sacrifici derivanti dai nostri fallimenti diplomatici».

 

Marine Le Pen, principale leader dell’opposizione della destra francese, ha dichiarato che qualora le parole del generale riflettessero il pensiero del presidente Macron, ciò sarebbe «grave».

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Intanto la Francia, nonostante un debito pubblico di 3,35 trilioni di euro (113% del PIL, tra i più alti dell’UE), prevede di portare la spesa per la difesa a 64 miliardi nel 2027 – quasi il doppio del 2017. Diverse forze di sinistra accusano il governo di privilegiare gli armamenti a scapito del welfare.

 

Affermazioni di grande gravità da parte dei vertici della Difesa di Parigi non sono nuove.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il capo di stato maggiore dell’esercito, generale Pierre Schill, disse che la Francia è pronta ad affrontare qualunque sviluppo si svolga a livello internazionale ed è preparata per gli «impegni più duri» per proteggersi. In altre occasioni militari francesi avevano parlato dell’assenza di un vero controllo sull’opinione pubblica.

 

Un anno fa il ministro per la Difesa francese Sèbastien Lecornu aveva definito la Russia come «la minaccia più grande».

 

Ancora tre mesi fa Macron insisteva sul fatto che l’esercito ucraino non dovrebbe avere limiti di dimensione.

 

Parigi e Mosca sono da anni in una relazione fatta da tensioni altissime, che riguardano anche la geopolitica africana, dove Mosca ha di fatto scalzato l’ex colonizzatore francese nella regione del Sahel e oltre, con varie nazioni dell’Africa coloniale francese oramai passate in larga parte sotto la diretta influenza di Mosca – a causa anche dell’antipatia ingeneratasi contro Parigi e le sue missioni militari, accusate di addestrare e manovrare i terroristi islamici che sostenevano di voler combattere.

 

In settimana anche il capo di stato maggiore polacco Wiesław Kukuła ha avvertito che il Paese potrebbe subire un’aggressione da parte di un «avversario».

 

 

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Immagine NATO North Atlantic Treaty Organisation via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Generale polacco invita la popolazione a prepararsi ad un attacco

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Il capo di stato maggiore polacco Wiesław Kukuła ha avvertito che il Paese potrebbe subire un’aggressione da parte di un «avversario», alludendo a una sequela di cyberattacchi e operazioni di sabotaggio.   In un’intervista concessa lunedì a Radio Jedynka, il Kukuła ha commentato le parole del segretario alla Difesa statunitense Pete Hegseth, che ha equiparato il contesto geopolitico attuale agli anni pre-Seconda guerra mondiale e al picco della Guerra Fredda nel 1981.   «Si tratta di un confronto calzante, poiché oggi l’esito dipende dalla nostra postura: se sapremo dissuadere l’avversario o, al contrario, stimolarne l’audacia aggressiva», ha osservato Kukuła, sostenendo quindi che «l’avversario ha avviato i preparativi bellici» instaurando «precondizioni per un’eventuale incursione sul suolo polacco», omettendo di indicare la nazione specifica.   Come riportato da Renovatio 21, l generale Kukula l’anno scorso aveva parlato della guerra con la Russia come una «minaccia reale» e l’anno prima accusava i russi di aver fatto volare un missile nello spazio aereo polacco.

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Le affermazioni dell’alto ufficiale militare polacco giungono dopo un episodio sulla rotta ferroviaria Varsavia-Lublino, verso l’Ucraina, dove domenica un binario è stato lesionato due volte in 24 ore. Il premier Donald Tusk ha bollato l’evento come sabotaggio, anche se il Ministero dell’Interno non l’ha confermato.   La portavoce Karolina Gałęcka ha precisato che non emergono indizi di un intervento intenzionale da parte di estranei, e in un post su X domenica ha ammonito: «Le congetture generano allarmismi superflui e un clima di apprensione ingiustificato».   L’accaduto si colloca in un contesto più esteso: lo scorso mese, Tusk ha reso noto l’arresto di otto sospetti per trame di sabotaggio. Le autorità di Varsavia avevano già sventato presunti complotti attribuiti a «servizi segreti esteri»; ad agosto, il governo ha puntato il dito contro Mosca per aver ingaggiato ucraini e bielorussi in azioni clandestine in Polonia.   I rapporti tra Cremlino e Varsavia si sono inaspriti a settembre, allorché la Polonia ha imputato alla Russia incursioni con droni. Il dicastero della Difesa moscovita ha smentito mire ostili su Varsavia e proposto dialoghi con l’esercito polacco, ma non ha ricevuto riscontro.   Come riportato da Renovatio 21, il premier polacco Donald Tusk ha recentemente dichiarato che il Paese dovrebbe perseguire l’acquisizione di armi nucleari, possibilmente attraverso la partecipazione all’iniziativa nucleare francese. Le sue dichiarazioni seguivano la proposta avanzata all’inizio di questa settimana dal presidente francese Emmanuel Macron di estendere l’ombrello della deterrenza nucleare di Parigi ad altri membri dell’UE per far fronte alla presunta «minaccia» rappresentata dalla Russia.   Varsavia l’anno passato aveva chiesto una reazione della NATO al programma di Mosca di piazzare le sue atomiche anche in Bielorussia – un programma peraltro nel pieno stile di condivisione internazionale degli armamenti atomici in stile NATO.

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Come ricordato da Renovatio 21, c’è da dire che la fornitura di atomiche a Kiev è stata messa sul piatto varie volte da personaggi come l’europarlamentare polacco, ora tornato al governo come ministro degli Affari Esteri, Radoslav Sikorski, sposato ad la neocon americana ultrarussofoba Anne Applebaum.   Nel settembre 2022 la Polonia aveva iniziato a distribuire pillole di iodio, motivando l’operazione con la paura per le sorti della centrale nucleare di Zaporiggia, contesa tra i russi, che ne hanno il controllo, e gli ucraini, che cercano di impossessarsene con azioni militari di ogni sorta.   Come riportato da Renovatio 21, nell’autunno 2022 l’allora viceministro della Difesa Marcin Ociepa aveva dichiarato che la Polonia sarà in guerra con la Russia in 3 o 10 anni massimo.  

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