Epidemie
Le segnalazioni di lesioni da vaccino continuano ad aumentare, Pfizer punta all’approvazione completa per il vaccino COVID

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.
I dati del VAERS diffusi oggi riportano 157.277 segnalazioni di eventi avversi in seguito alla vaccinazione COVID, tra cui 3.837 decessi e 16.014 danni gravi tra il 14 dicembre 2020 e il 30 aprile 2021.
Il numero di segnalazioni di danni e decessi dopo i vaccini COVID è in continua crescita, secondo i dati diffusi oggi dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC). I dati provengono direttamente dalle segnalazioni ricevute dal Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS).
Il numero di segnalazioni di danni e decessi dopo i vaccini COVID è in continua crescita, secondo i dati diffusi dal CDC
Il VAERS principale sistema finanziato dal governo per segnalare reazioni avverse in seguito al vaccino negli Stati Uniti. I rapporti inviati al VAERS vengono sottoposti a ulteriori indagini prima di confermare una relazione causale.
Ogni venerdì, il VAERS rende pubblici i rapporti di tutti i danni da vaccino segnalati entro una specifica data, solitamente la settimana precedente la pubblicazione dei dati. Quelli di oggi mostrano che tra il 14 dicembre 2020 e il 30 aprile sono stati segnalati al VAERS un totale di 157.277eventi avversi, compresi 3.837 decessi – aumentati di 293 rispetto alla settimana precedente – e 16.014 danni gravi, 2.467 in più rispetto della settimana scorsa.
Negli Stati Uniti, sono state somministrate 240,2 milioni di dosi del vaccino COVID al 30 aprile. Questa cifra include 105 milioni di dosi del vaccino Moderna, 127 milioni di Pfizer e 8 milioni di dosi del vaccino Johnson &Johnson (J&J)
Negli Stati Uniti, sono state somministrate 240,2 milioni di dosi del vaccino COVID al 30 aprile. Questa cifra include 105 milioni di dosi del vaccino Moderna, 127 milioni di Pfizer e 8 milioni di dosi del vaccino Johnson &Johnson (J&J).
Dei 3.837 decessi riportati alla data del 30 aprile, il 24% è avvenuto entro 48 ore dalla vaccinazione, il 16% entro 24 ore e il 39% in persone che si sono ammalate entro 48 ore dopo aver ricevuto il vaccino.
I dati del VAERS di questa settimana mostrano:
Dei 3.837 decessi riportati alla data del 30 aprile, il 24% è avvenuto entro 48 ore dalla vaccinazione, il 16% entro 24 ore e il 39% in persone che si sono ammalate entro 48 ore dopo aver ricevuto il vaccino
- Il 21% di decessi legato a malattie cardiache
- Il 54% dei deceduti erano maschi, 44% femmine e la percentuale restante non specificava il sesso del defunto
- L’età media della morte è 75,1 anni e i più giovani sono due quindicenni (VAERS I.D. 1187918 e 1242573) e un sedicenne (VAERS I.D. 1225942). Ci sono state altre segnalazioni di decessi in minori di 16 anni che on sono ancora confermate o che presentano errori evidenti.
- Al 30 aprile, 805 donne in gravidanza hanno segnalato eventi avversi legati ai vaccini COVID, di cui 235 segnalazioni di aborto o parto prematuro.
Al 30 aprile, 805 donne in gravidanza hanno segnalato eventi avversi legati ai vaccini COVID, di cui 235 segnalazioni di aborto o parto prematuro
- Dei 1597 casi di paralisi di Bell segnalati, il 51% sono stati riportati dopo il vaccino Pfizer-BioNTech, il 40% in seguito alla vaccinazione con il siero di Moderna e 131 casi di paralisi di Bell, il 10%, sono stati riportati in associazione al vaccino J&J.
- Ci sono state 162 segnalazioni di sindrome di Guillain-Barré con il 41% dei casi attribuiti a Pfizer, il 45% a Moderna e il 19% a J&J.
- Ci sono state 44.348 segnalazioni di anafilassi con il 38% dei casi attribuiti al vaccino Pfizer, il 47% a Moderna e il 14% a J&J.
Secondo i dati del CDC, il tasso di mortalità tra gli adolescenti tra 0 e 17 anni che contraggono il COVID e vengono ricoverati è dello 0,7%
FDA pronta ad autorizzare il vaccino Pfizer per gli adolescenti
Il 4 maggio, The Defender ha riportato che la Food and Drug Administration (FDA) si sta preparando per autorizzare l’uso del vaccino Pfizer-BioNTech sugli adolescenti tra i 12 e i 15 anni entro l’inizio della settimana prossima.
L’azienda ha in programma di chiedere alla FDA l’estensione dell’Autorizzazione per l’Uso di Emergenza per il suo vaccino nei bambini tra i 2 e gli 11 anni in settembre.
Secondo i dati del CDC, il tasso di mortalità tra gli adolescenti tra 0 e 17 anni che contraggono il COVID e vengono ricoverati è dello 0,7%, poiché la maggior parte riferisce sintono lievi o nessun sintomo. Il tasso di mortalità da COVID in tutte le categorie di età per gli adolescenti è inferiore allo 0,1%, spingendo alcuni esperti a domandarsi se il vaccino sia necessario per una fascia d’età che finora sembra essere risparmiata dalla forma grave del COVID.
Come ha riportato la CNN, Pfizer ha richiesto alla FDA l’approvazione totale del suo vaccino COVID a partire dai 16 anni. L’FDA richiede che i produttori di vaccini forniscano i dati sui processi di produzione, gli stabilimenti e ulteriori informazioni che dimostrino che il vaccino può essere prodotto costantemente e in maniera affidabile.
Pfizer ha richiesto alla FDA l’approvazione totale del suo vaccino COVID a partire dai 16 anni
Una volta fornite tutte le informazioni richieste, viene stabilita una data per la decisione finale da parte della FDA. Pfizer ha richiesto una revisione prioritaria, cioè che la FDA prenda una decisione entro sei mesi, invece dei dieci previsti per la procedura standard.
Terzo americano sviluppa coaguli di sangue dovuti al vaccino, una donna è morta per emorragia cerebrale dopo J&J
Il 6 maggio, The Defender ha riportato che i medici dell’Università dello Utah Health hanno preso in cura il terzo uomo negli Stati Uniti che ha sviluppato trombocitopenia trombotica causata dal vaccino.
L’uomo, che non ha ancora 50 anni, ha ricevuto il vaccino J&J a inizio aprile. Dieci giorni dopo ha accusato dolore alle dita dei piedi che si è poi esteso alle cosce. In seguito il dolore è arrivato al petto. La TAC ha mostrato un’embolia polmonare bilaterale. I medici hanno rilevato un basso livello di piastrine e coaguli di sangue alle gambe e ai polmoni, sospettando che la VITT fosse la causa.
Children’s Health Defense ha interrogato il VAERS sugli eventi avversi associati alla formazione di coaguli di sangue e altre condizioni associate e ha scoperto 2.808 segnalazioni per i tre vaccini tra il 14 dicembre 2020 e il 30 aprile
Il 4 maggio, The Defender ha riportato che una 35enne del Michigan è morta a causa di complicazioni 11 giorni dopo il vaccino J&J. La famiglia della donna ha dichiarato che l’emicrania è iniziata il 16 aprile – otto giorni dopo aver ricevuto il vaccino. Tre giorni dopo è morta. Sul certificato di morte è dichiarata morte naturale, nello specifico dovuta a emorragia subaracnoidea acuta, o sanguinamento tra il cervello e i tessuti che lo circondano.
Il medico che l’aveva in cura ha trasmesso il rapporto al VAERS. In una e-mail alla famiglia, il CDC ha confermato che il decesso era stato trasmesso al VAERS, ma che il sistema non è stato progettato per determinare se gli eventi avversi segnalati sono causati dal vaccino.
Children’s Health Defense ha interrogato il VAERS sugli eventi avversi associati alla formazione di coaguli di sangue e altre condizioni associate e ha scoperto 2.808 segnalazioni per i tre vaccini tra il 14 dicembre 2020 e il 30 aprile.
Dei 2.808 casi segnalati, 1.043 erano attribuiti a Pfizer, 893 a Moderna e 860 a J&J – 847 casi in più di quelli che i funzionari sanitari statunitensi avevano riconosciuto nell’assemblea del 23 aprile in cui si raccomandava di riprendere l’utilizzo del vaccino J&J.
Dei 2.808 casi segnalati, 1.043 erano attribuiti a Pfizer, 893 a Moderna e 860 a J&J – 847 casi in più di quelli che i funzionari sanitari statunitensi avevano riconosciuto nell’assemblea del 23 aprile in cui si raccomandava di riprendere l’utilizzo del vaccino J&J
La Danimarca scarica il vaccino J&J
Il 3 maggio, The Defender ha riportato che la Danimarca è stata la prima a escludere il vaccino COVID J&J dal suo programma vaccinale per potenziali correlazioni con coaguli di sangue.
L’Autorità Sanitaria danese ha dichiarato di aver concluso che «i benefici del vaccino COVID-19 di J&J non superano i rischi causati dai potenziali eventi avversi in coloro che ricevono il vaccino».
«Considerando l’attuale situazione in Danimarca, ciò che stiamo perdendo nel nostro sforzo di prevenire la malattia legata al COVID-19 non può superare i rischi di causare possibili effetti collaterali sottoforma di gravi coaguli di sangue nelle persone che vacciniamo», spiegano le autorità sanitarie.
L’Autorità Sanitaria danese ha dichiarato di aver concluso che «i benefici del vaccino COVID-19 di J&J non superano i rischi causati dai potenziali eventi avversi in coloro che ricevono il vaccino»
La Danimarca ha smesso di utilizzare il vaccino AstraZeneca il mese scorso dopo che i regolatori europei hanno scoperto un possibile legame tra il vaccino e «rarissimi» coaguli di sangue.
Il CDC ignora The Defender, nessuna risposta dopo due mesi
Secondo il sito web del CDC, «il CDC dà seguito a ogni segnalazione di decesso per cui si richiedano ulteriori informazioni, approfondire quanto accaduto e per determinare se il decesso sia stato causato dal vaccino o se non vi è correlazione».
The Defender ha contattato il CDC l’8 marzo con una lista scritta di domande riguardo i decessi segnalati e le lesioni associate ai vaccini COVID, sullo stato delle indagini rese note dai media, se fossero state effettuate autopsie, gli standard per determinare se la lesione abbia un nesso causale col vaccino, le iniziative educative per incoraggiare e facilitare un processo di segnalazioni accurato e preciso.
La Danimarca ha smesso di utilizzare il vaccino AstraZeneca il mese scorso dopo che i regolatori europei hanno scoperto un possibile legame tra il vaccino e «rarissimi» coaguli di sangue
Abbiamo cercato più volte di metterci in contatto col CDC via telefono e tramite e-mail. Al 7 maggio, 60 giorni dopo la nostra prima richiesta, siamo ancora in attesa di ricevere risposta alle nostre domande.
Children’s Health Defense chiede a chiunque abbia sperimentato reazioni avverse a un qualunque vaccino di compilare il rapporto seguendo questi tre passaggi.
Megan Redshaw
Traduzione di Alessandra Boni
© 5 maggio 2021, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
Epidemie
Morti in casa anche per 8 giorni: emergenza ‘kodokushi’ tra gli anziani soli giapponesi

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo l’Agenzia nazionale di polizia, nel primo semestre del 2025 sono stati oltre 40mila in Giappone i casi di morte isolata in casa. Il 28% viene scoperto dopo più di una settimana. Tra le cause: invecchiamento della popolazione, indebolimento dei legami, riluttanza a chiedere aiuto. Padre Marco Villa, responsabile di un centro d’ascolto a Koshigaya: «Una persona mi ha appena detto: mi è rimasto un solo amico, ci sentiamo due volte all’anno… La solitudine il dramma più grande di questo Paese».
Kodokushi (孤独死): la morte in casa di persone circondate da una profonda aridità relazionale, che non viene scoperta anche per un lungo periodo di tempo dopo il decesso. È uno dei drammatici volti della solitudine in Giappone. Secondo i nuovi dati dell’Agenzia nazionale di polizia diffusi oggi, in Giappone solo nel primo semestre del 2025 sono stati 40.913 i decessi avvenuti in isolamento nelle abitazioni.
Una cifra che segna un aumento di 3.686 casi rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma il dettaglio forse più inquietante è che almeno il 28% di essi (11.669 persone) è stato scoperto dopo almeno 8 giorni.
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Una delle principali cause è anzitutto l’invecchiamento della popolazione del Giappone: 1 persona su 4 ha più di 65 anni. «Inoltre, si tende sempre più a non avere legami significativi né con il territorio, né con la famiglia. La maggioranza della gente non vive nei luoghi dove è cresciuta, ma si trova a vivere dove c’è lavoro», spiega ad AsiaNews dal Giappone padre Marco Villa, missionario del PIME che opera a Koshigaya, cittadina nella periferia nord di Tokyo, nella diocesi di Saitama. «Quindi, si fa più fatica a intrecciare relazioni significative con gente che non si conosce. Ciò accade anche perché avere relazioni a volte è davvero una cosa faticosa, allora si decide di non impegnarsi».
Padre Marco Villa nel 2012 ha favorito la nascita a Koshigaya del Centro d’Ascolto Mizu Ippai («un bicchiere d’acqua») – di cui è responsabile – proprio con l’obiettivo di sostenere le persone affette dalla solitudine, comprese le persone hikikomori, che soffrono di isolamento patologico ed estraniamento. Nel suo servizio non è raro che venga a conoscenza di casi di kodokushi, l’ultimo solo pochi mesi fa. «Una signora che frequenta il centro è rientrata a casa la sera, dopo un incontro. Dopo circa due settimane, il figlio mi ha chiamato dicendo che non aveva contatti con la mamma, chiedendo se l’avessi sentita. È andato a vedere se si trovava a casa, e l’ha trovata morta», racconta p. Marco Villa.
Questo caso dimostra che anche le persone che riescono a curare dei legami, a uscire di casa, possono andare incontro a una morte isolata. «Vivendo da sola si è imbattuta in questi rischi», dice Villa. Rischi che aumentano in quelle persone che, invece, vivono una solitudine più estrema, perché non hanno dei familiari vicini, o perché non hanno degli amici.
Padre Marco Villa racconta anche di una telefonata avuta poco prima di essere contattato oggi da AsiaNews. «Una persona mi ha detto che è morto un suo amico; ora gli rimane un amico solo, che sente due volte all’anno: una per gli auguri di compleanno e una per gli auguri di buon anno. È l’unico amico che ha: mi ha chiesto di passare del tempo insieme. Queste sono situazioni che incontro regolarmente», aggiunge.
Oltre alla significativa quota di persone anziane in Giappone, favorisce il preoccupante fenomeno kodokushi anche «la ritrosia della persona giapponese a chiedere aiuto». Villa spiega che, culturalmente, nel domandare è insita «la preoccupazione di dare fastidio agli altri, di non voler dare preoccupazioni a causa delle proprie difficoltà».
La tendenza rilevata è la gestione in totale autonomia dei problemi personali. Ciò affievolisce inevitabilmente i legami con le persone della famiglia, così come con coloro che vivono nello stesso luogo. Un elemento che il missionario definisce «costante», basandosi sulla sua esperienza in Giappone. «La solitudine è il dramma principale del Paese», dice.
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Padre Marco Villa ammette di essere rimasto «sconvolto» dai casi di solitudine profonda incontrati nel Paese. Da questo sentimento nacque il Centro d’Ascolto Mizu Ippai di Koshigaya. «Chiesi al vescovo (della diocesi di Saitama, ndr) di poter iniziare un’attività a tempo pieno per cercare di alleviare la solitudine delle persone», racconta. Il Centro mette in campo le risorse del «volontariato dell’ascolto»: non professionisti all’opera, ma volontari e volontarie che offrono il proprio ascolto, nella struttura, così come alla stazione ferroviaria, luogo di aggregazione per la presenza di numerosi negozi.
Un’attività che affianca le iniziative istituzionali. «Lo Stato è consapevole di queste situazioni e cerca di essere sempre più capillare nel territorio attraverso strutture dedicate, cercando di creare delle occasioni di incontro per la gente. Questo è un tentativo, secondo me valido, che il Giappone porta avanti», spiega.
Come invertire la tendenza di questa drammatica e così diffusa esperienza umana? «La cosa fondamentale è creare delle occasioni di incontro, dei luoghi adatti per potersi trovare; fondamentalmente cercando di diventare amici delle persone che vivono in stato di solitudine», dice padre Marco Villa.
Solitudine che in alcuni casi viene «risolta» da lunghi dialoghi intrattenuti con l’intelligenza artificiale. «Ieri un ragazzo mi diceva che l’AI è l’unica persona che lo capisce, che riesce a capire i suoi problemi. Così crede di avere qualcuno, qualcosa con cui si relaziona, che però non è certamente un essere umano», aggiunge.
Per uscire da queste situazioni, ne è convinto il missionario, «basta poco: una via, una linea, un aggancio, capace di instaurare un minimo di relazione umana».
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Epidemie
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Epidemie
L’ameba mangia-cervello uccide 19 persone in India

Lo Stato indiano del Kerala, nel Sud del Paese, sta affrontando una crisi sanitaria in escalation a causa di un’epidemia di meningoencefalite amebica primaria (PAM), causata dall’ameba «mangia-cervello» la Naegleria fowleri.
Le autorità hanno confermato giovedì che l’infezione ha provocato 19 morti e decine di casi, colpendo persone di età compresa tra i tre mesi e i 91 anni, rendendo difficile individuare fonti di esposizione comuni o contenere la diffusione.
La PAM, generata da un’ameba presente in acque dolci calde e nel suolo, penetra nel corpo attraverso il naso, attaccando il tessuto cerebrale e causando un’infiammazione potenzialmente letale in pochi giorni.
Il ministro della Salute, Veena George, ha definito la situazione una «grave emergenza sanitaria». Intervistata da NDTV News, ha spiegato: «Non si tratta di focolai legati a un’unica fonte d’acqua, come in passato, ma di casi isolati, il che complica le indagini epidemiologiche».
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La George ha poi evidenziato l’importanza di una diagnosi precoce: «Il nostro tasso di sopravvivenza del 24% è ben superiore alla media globale, inferiore al 3%, grazie a interventi tempestivi e all’uso del farmaco miltefosina».
Un medico governativo, parlando con l’agenzia AFP, ha confermato che, nonostante il numero limitato di casi, «sono in corso test su vasta scala per identificare e trattare i contagi». Le autorità hanno intensificato le misure di controllo sull’igiene delle acque, invitando la popolazione a evitare fonti d’acqua dolce stagnanti o non trattate.
Secondo un rapporto governativo citato da News18, la PAM colpisce principalmente il sistema nervoso centrale, con un impatto sproporzionato su bambini, adolescenti e giovani adulti sani. Gli esperti chiariscono che l’infezione non avviene ingerendo acqua contaminata, ma attraverso il contatto con le vie nasali durante attività come nuoto o immersioni in acque non sicure.
Il lettore di Renovatio 21 conosce la minaccia dell’ameba mangia-cervello con dovizia.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato un cittadino dello Stato americano della Georgia era morto per infezione dell’ameba mangia-cervello. Ancora più recente il caso di un giovane che è morto di encefalite in Israele pochi giorni dopo aver contratto l’ameba Naegleria fowleri.
Si trattava all’epoca della terza persona a morire negli Stati Uniti in un solo anno a causa della mostruosa creatura microscopica, che pare diffondersi sempre più a Nord.
Uno studio del CDC pubblicato nel 2020, ha rilevato che cinque dei sei casi di meningoencefalite amebica primaria (PAM), come viene chiamata l’infezione cerebrale causata da Naegleria fowleri, si sono verificati durante o dopo il 2010.
Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 un cittadino del Missouri e un bambino del Nebraska sono stati ammazzati dall’ameba mangia-cervello.
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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emersa la rilevazione di vibrio vulnificus, cioè di un tipo di batteri «carnivori», nelle spiagge della Florida.
Negli ultimi 15 anni, una malattia neurodegenerativa estremamente rara che mangia il cervello umano lasciando buchi è diventata sempre più comune in Giappone, ma il caso PAM statunitense sembra molto diverso.
Prioni sarebbero stati invece alla base di un’epidemia di cervi-zombie nel 2019.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; rielaborata
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