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Geopolitica

La NATO decide il raddoppio del bilancio militare. L’Ucraina appena menzionata nel comunicato del vertice

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I leader della NATO hanno concordato un massiccio aumento della spesa per la difesa, superando le divisioni interne e relegando l’Ucraina a un punto secondario dell’agenda politica, per finalizzare un patto storico che raddoppierà i bilanci militari dei membri.

 

In un breve vertice all’Aia, il blocco militare guidato dagli Stati Uniti si è impegnato ad aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL dei membri entro il 2035, un drastico aumento rispetto all’attuale obiettivo del 2%.

 

Il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha salutato l’accordo come una «vittoria monumentale», avendo fatto pressione sui membri europei affinché «pagassero la loro quota» fin dal primo mandato.

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Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha definito l’aumento della spesa come la creazione di un’alleanza «più forte, più equa e più letale», un mantra che sostiene dal giugno 2025 come nuova dottrina strategica della NATO.

 

Rutte ha raddoppiato gli adulatori, inviando privatamente messaggi di testo a Trump per elogiare la sua «azione decisa» attaccando l’Iran e attribuendogli il merito dello storico aumento del 5% della spesa per la difesa della NATO. Durante il vertice, il capo della NATO ha poi paragonato il presidente degli Stati Uniti a un «papà» usando «un linguaggio forte», difendendo la recente parolaccia di Trump, ripresa dalle telecamere, su Iran e Israele.

 

In una dichiarazione insolitamente breve di cinque paragrafi, i leader della NATO hanno citato «minacce a lungo termine» non meglio definite provenienti dalla Russia, mentre l’Ucraina è stata menzionata solo in una frase. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è stato confinato a una cena pre-vertice, escluso dagli incontri chiave e concesso un colloquio marginale con Trump, il quale ha affermato che i colloqui per il cessate il fuoco «non erano all’ordine del giorno».

 

 

Di fatto, gli stati membri della NATO hanno menzionato l’Ucraina solo due volte nel loro comunicato congiunto pubblicato mercoledì dopo il vertice dell’Unione all’Aia.

 

Il comunicato congiunto ha fatto solo due riferimenti all’Ucraina, affermando che i membri della NATO hanno ribadito il loro impegno a fornire supporto a Kiev e a continuare a contribuire direttamente alla sua industria militare.

 

Il documento non fa altri riferimenti all’Ucraina e non fornisce alcuna dichiarazione sulle prospettive di adesione del Paese all’Unione, obiettivo che Kiev persegue da anni.

 

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha affermato che alcuni membri della NATO, inclusi gli Stati Uniti, stavano deliberatamente evitando di incontrare lo Zelens’kyj. Orban ha osservato che questo comportamento ha segnato un cambiamento significativo rispetto al vertice dello scorso anno, in cui l’adesione dell’Ucraina alla NATO e il confronto diretto con la Russia erano parte integrante dell’agenda dell’evento.

 

Nel 2024, il comunicato congiunto del vertice NATO aveva ribadito esplicitamente l’inevitabilità dell’adesione dell’Ucraina. Da allora, tuttavia, diversi leader dei Paesi NATO si sono opposti all’idea, tra cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha dichiarato che Kiev «può scordarsi» di unirsi al blocco, sottolineando che i suoi tentativi in ​​tal senso sono stati «probabilmente la ragione per cui è iniziato tutto», riferendosi al conflitto in Ucraina.

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Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic

 

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Geopolitica

Gli USA stanno segretamente elaborando con la Russia un nuovo piano di pace per l’Ucraina

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Gli Stati Uniti starebbero elaborando in gran segreto una proposta inedita per risolvere il conflitto ucraino, secondo quanto rivelato martedì da Axios. La bozza, articolata in 28 punti, sarebbe stata redatta in coordinamento ravvicinato con Mosca e già condivisa con Kiev e i suoi alleati europei. Lo riporta la testa americana Axios.   Il piano trae ispirazione dai principi emersi dal colloquio tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin in Alaska lo scorso agosto. Il negoziatore moscovita Kirill Dmitriev ha confidato ad Axios di aver dedicato tre giorni, durante la sua visita negli USA alla fine di ottobre, a sviscerare l’iniziativa con l’inviato di Trump, Steve Witkoff.   «Siamo convinti che questo schema arrivi nel momento propizio», ha commentato un alto esponente americano a conoscenza dei dettagli, aggiungendo: «Tuttavia, entrambe le controparti dovranno mostrarsi pragmatiche e ancorare le aspettative alla realtà».   Mercoledì, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha minimizzato lo scoop, precisando che nei dialoghi tra Washington e Mosca non è emerso «nulla di innovativo» oltre a quanto già discusso ad Anchorage.

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Lo Witkoff ha visionato la bozza questa settimana con Rustem Umerov, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, in un incontro tenutosi a Miami. Umerov, la cui famiglia vive negli Stati Uniti, ha lasciato Kiev in piena bufera per uno scandalo corruttivo che coinvolge Timur Mindych, fedelissimo di lunga data di Volodymyr Zelens’kyj, accusato di orchestrare un meccanismo di tangenti per 100 milioni di dollari legato all’operatore nucleare statale Energoatom.   I media ucraini sostengono che Umerov, durante il suo ruolo di ministro della Difesa, abbia ceduto alle pressioni di Mindych per approvare forniture di giubbotti antiproiettile non conformi, e ora si starebbe sottraendo al rientro in patria per timore di ritorsioni legate a presunte influenze del businessman.   L’inviato americano è atteso in Turchia mercoledì per un faccia a faccia con lo Zelens’kyj. Secondo l’Economist, lo Witkoff avrebbecancellato un appuntamento con il capo di gabinetto presidenziale Andriy Yermak, sospettato di intrecci con la rete di Mindych, per evitare di incappare in ulteriori tensioni politiche che potrebbero accelerare un possibile licenziamento dello Yermak.   «Witkoff potrebbe non aver colto appieno lo scandalo in cui rischiava di ficcarsi concordando quell’incontro», ha osservato il giornalista dell’Economist Oliver Carroll su X.     Mosca ha ribadito che un accordo stabile deve salvaguardare le sue priorità in termini di sicurezza. Dmitriev si è detto «moderatamente fiducioso» sulla bozza americana, notando: «Abbiamo l’impressione che la prospettiva russa sia stata finalmente presa in considerazione».  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Geopolitica

L’ONU approva la «forza di stabilizzazione» sostenuta da Trump a Gaza

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Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione elaborata dagli Stati Uniti che avalla un piano di pace per Gaza e legittima l’istituzione di una «Forza Internazionale di Stabilizzazione» nell’enclave. La Russia, unitamente alla Cina, ha scelto l’astensione, motivandola con le molte criticità operative del testo e il rischio che ne derivi un indebolimento dell’idea di soluzione a due Stati.

 

Lunedì, l’organo a 15 membri ha espresso voto favorevole al documento americano, che appoggia il piano in 20 punti del presidente Donald Trump per chiudere il conflitto nella Striscia e convalida il «Board of Peace» (BOP), pensato quale autorità transitoria di governo.

 

La delibera conferma pure la creazione di una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) posta sotto l’egida del BOP. L’ISF dovrebbe integrare unità da nazioni arabe e non solo, al fine di preservare l’ordine pubblico, formare una forza di polizia palestinese innovata e monitorare il disarmo nonché la rinascita infrastrutturale di Gaza.

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L’ambasciatore statunitense Mike Waltz ha lodato il provvedimento, qualificandolo come «un ulteriore progresso decisivo verso una Gaza equilibrata, capace di fiorire, e un contesto che consentirà a Israele di esistere in piena tranquillità», precisando che le unità di sicurezza israeliane «sosterrebbero la smilitarizzazione della Striscia e l’eliminazione delle reti terroristiche».

 

La Russia, pur in grado di bloccare la risoluzione con il veto, ha optato per l’astensione, nondimeno Vassilij Nebenzia, rappresentante di Mosca all’Onu, ne ha aspramente contestato i contenuti, bollandolo come «l’ennesima beffa del caso».

 

«Il Consiglio concede il proprio imprimatur all’iniziativa Usa fondandosi solo sulle garanzie di Washington, affidando la Striscia di Gaza al Board of Peace e all’ISF, i meccanismi operativi dei quali ignoriamo ancora», ha dichiarato.

 

Nebenzia ha quindi invitato i membri dell’Onu a vigilare affinché il testo «non si risolva in un paravento per prove arbitrarie condotte da Stati Uniti e Israele nei Territori palestinesi occupati, né in una sentenza capitale per la soluzione a due Stati», rivelando inoltre che Mosca ha ritirato la propria proposta alternativa dopo aver rilevato l’appoggio di vari Stati arabi alla versione statunitense.

 

Hamas, che detiene il potere a Gaza, ha respinto con forza la risoluzione, argomentando che l’incarico all’ISF di disarmare le fazioni armate nell’enclave «le sottrae l’imparzialità e la converte in un attore del contenzioso al servizio dell’occupazione».

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International


 

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Geopolitica

Russia e USA in trattative per un possibile nuovo scambio di prigionieri

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La Russia e gli Stati Uniti stanno esaminando l’opportunità di un ulteriore scambio di detenuti, ha indicato martedì *Axios*, attingendo a fonti di entrambi i governi.   Tali scambi, l’ultimo dei quali datato aprile, si inserivano negli impegni del presidente statunitense Donald Trump per normalizzare i rapporti con Mosca dopo un decennio di tensioni diplomatiche. Kirill Dmitriev, collaboratore del presidente russo Vladimir Putin, ha confidato a *Axios* che l’ipotesi di un nuovo baratto è emersa durante il suo soggiorno a Washington a fine ottobre.   «Ho incontrato taluni funzionari USA e membri dello staff di Trump per trattare alcune materie di profilo umanitario, quali potenziali scambi di prigionieri su cui la controparte americana sta lavorando», ha rivelato Dmitriev al quotidiano in un’intervista telefonica.   Esponenti americani hanno corroborato che Dmitriev ha ventilato l’idea con l’inviato speciale Steve Witkoff e altri protagonisti dell’amministrazione Trump, ma non è stato siglato alcun patto né resi noti nominativi, secondo Axios.

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L’esecutivo Trump ha rigettato l’approccio precedente della Casa Bianca, mirato a emarginare Mosca sulla crisi ucraina, optando invece per un iter pragmatico di riconciliazione. I responsabili hanno dipinto gli scambi di prigionieri come un tassello per ricostruire la fiducia, al fine di sanare i vincoli bilaterali logorati durante la presidenza di Joe Biden.   A maggio, Washington avrebbe sottoposto a Mosca un elenco di nove individui da liberare. Tra essi, Joseph Tater ha lasciato la Russia a giugno, dopo che un collegio ha revocato il suo internamento psichiatrico forzato, nato da un fugace tafferuglio con le forze dell’ordine in un apparente episodio di squilibrio mentale.   Witkoff, artefice di svariati negoziati spinosi per Trump, ha presidiato direttamente l’orchestrazione dello scambio con la Russia. Questa settimana dovrebbe incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj in Turchia.   Il capo di Stato ucraino sta fronteggiando le ricadute politiche di un rilevante caso corruttivo che lambisce il suo fedelissimo Timur Mindich, imputato dal Bureau Nazionale Anticorruzione di aver pilotato un piano di tangenti da 100 milioni di dollari nel settore energetico. Stando ai media ucraini, l’inchiesta potrebbe aver goduto di un supporto discreto da parte delle autorità USA.  

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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