Geopolitica
La Lega Araba vota la riammissione della Siria
Dopo aver sospeso l’adesione della Siria 12 anni fa, la Lega Araba ha votato per annullare la sospensione e riammettere il Paese nell’organizzazione.
Il voto si è svolto a porte chiuse, e pare sia stato sostenuto da tutti i 13 Stati membri presenti, su un totale di 22.
La decisione comporta che il presidente Bashar al-Assad potrà partecipare al prossimo vertice della Lega Araba a Riyadh il 19 maggio.
La dichiarazione chiedeva il «ritiro di tutte le forze straniere» dalla Siria. Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha affermato prima dell’incontro del 7 maggio che solo una «soluzione politica senza dettami stranieri» guidata dagli arabi può porre fine al conflitto in corso.
«Le diverse fasi della crisi siriana hanno dimostrato che non ha una soluzione militare e che non c’è né vincitore né sconfitto in questo conflitto», ha detto il capo della diplomazia del Cairo, secondo l’Associated Press.
Il ministero degli Esteri siriano ha risposto chiedendo «cooperazione araba» e «un approccio arabo efficace e costruttivo … basato sul dialogo, il rispetto reciproco e interessi arabi comuni».
La riammissione della Siria è senza dubbio un effetto della fine dell’egemonia americana in Medio Oriente, concretizzatasi palesemente con l’accordo tra sauditi e iraniani aiutato dalla Cina.
Se il potere USA avesse ancora influenza, le relazioni con Damasco mai sarebbero state normalizzate – soprattutto in previsione di un vertice internazionale nella capitale di quello che una volta era l’alleato di ferro, l’Arabia Saudita.
Come riportato da Renovatio 21, le sanzioni USA contro Damasco hanno ostacolato la risposta alla devastazione del sisma. La Siria è poi stata bombardata dallo Stato di Israele, in teoria l’altro alleato di ferro rimasto agli USA nella zona, poco dopo la catastrofe del terremoto. Israele ha attaccato con raid aerei la Siria in continuazione in questi anni. L’ultimo attacco risale a solo la settimana scorsa.
Poche settimane fa il Capo di Stato Maggiore USA Mark Milley ha visitato le truppe americane che occupano parte della Siria. Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi.
L’anno passato l’Intelligence russa aveva accusato gli Stati Uniti di addestrare in Siria militanti ISIS da spedire sul fronte ucraino. Alcune foto di combattenti ucraini con le mostrine dello Stato Islamico potrebbero esserne testimonianza.
Assad era stato in visita ufficiale negli Emirati anche un anno fa. Un evento che poteva essere letto come i primi passi di un mondo che prova a fare senza Washington. L’accordo, stipulato tramite la Cina, tra gli arcinemici regionali Iran e Arabia Saudita fa propendere per questa lettura: la geopolitica mondiale calcola sempre meno il volere della Casa Bianca.
Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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