Economia
La Gran Bretagna è probabilmente entrata in recessione
L’economia britannica si è inaspettatamente contratta nel terzo trimestre dell’anno, aumentando la possibilità che il Paese sia già in recessione, mostrano gli ultimi dati. Lo riporta la testata economica americana Bloomberg.
Il PIL del terzo trimestre è sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente dopo che le stime iniziali suggerivano che la crescita fosse stata piatta, secondo un rapporto rivisto dell’Ufficio per le statistiche nazionali (ONS) pubblicato lo scorso venerdì.
L’ONS ha inoltre declassato il dato relativo al PIL per il secondo trimestre, affermando che non vi è stata alcuna crescita tra aprile e giugno, rispetto all’espansione dello 0,2% precedentemente stimata.
Secondo il rapporto, il calo del PIL è dovuto al settore dei servizi in difficoltà, che rappresenta i quattro quinti della produzione britannica. I servizi sono scesi dello 0,2%, più che compensando la crescita dello 0,4% nelle costruzioni e dello 0,1% nella produzione.
Gli economisti affermano che la revisione al terzo trimestre mette il Regno Unito a rischio di recessione tecnica, che viene generalmente definita come due trimestri o più di calo del PIL. I dati mostrano che la produzione è diminuita dello 0,3% a ottobre su base mensile, mettendo l’economia sulla buona strada per contrarsi nel quarto trimestre.
Sostieni Renovatio 21
«La recessione più lieve tra quelle lievi potrebbe essere iniziata nel terzo trimestre», ha affermato l’analista di Capital Economics Ashley Webb, citata da Bloomberg. «Guardando al futuro, le ultime indagini sull’attività indicano una debole crescita del PIL anche nel quarto trimestre».
Dati separati dell’ONS hanno mostrato che le vendite al dettaglio sono cresciute più del previsto il mese scorso, con scambi stimolati da sconti del Black Friday anticipati e più ampi del solito.
Nel frattempo, gli esperti affermano che i dati riveduti sul PIL potrebbero aumentare la pressione sulla Banca d’Inghilterra, spingendola a iniziare nuovamente a tagliare i tassi.
L’autorità di regolamentazione aveva precedentemente previsto una probabilità del 50% di recessione nella seconda metà dell’anno.
Lo scorso luglio una ricerca dell’ente di beneficenza della banca alimentare Trussell Trus ha rivelato che una persona su sette nel Regno Unito ha dovuto affrontare la fame l’anno scorso a causa della mancanza di denaro.
Come riportato da Renovatio 21, in precedenza era emerso che anche personale militare britannico si sta rivolgendo ai banchi alimentari, i cui numeri, secondo uno studio pubblicato quattro mesi fa, sono andati alle stelle.
In questi mesi anche altre organizzazioni hanno rivelato che parte della popolazione britannica sta saltando i pasti, con impennata colossale del numero di cittadini che si rivolge ai banchi alimentari per nutrirsi.
Aiuta Renovatio 21
A febbraio si era scatenata in Gran Bretagna quella che è stata definita come la «crisi dell’insalata», con le grandi catene di supermercati a imporre limiti sull’acquisto al consumatore su pomodori, cetrioli e peperoni.
L’intera filiera alimentare britannica è stata colpita dalle sanzioni antirusse. Interi impianti di produzione di fertilizzanti sono stati chiusi nel Paese, e non solo, a causa della crisi di materie prime che ha colpito il settore con la guerra ucraina, peraltro fortemente spinta da Londra.
In questo contesto, le osservazioni del capo economista della Banca d’Inghilterra Huw Pill sono uno scandalo: ha affermato che le famiglie e le imprese britanniche devono «accettare di essere più povere» e dovrebbero smetterla di chiedere aumenti salariali che sono state, come ha affermato, la causa principale di spingere i prezzi più in alto.
Diversi segni lasciano pensare che il Regno stia regredendo a una condizione dickensiane, con fame, «povertà energetica» e un agghiacciante aumento della prostituzione.
È di puro realismo sociale il canto dei tifosi del Liverpool prima della fastosa incoronazione di Re Carlo: «f*****o la famiglia reale, date da mangiare i poveri»!
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Diliff via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
Sostieni Renovatio 21
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
Sostieni Renovatio 21
Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
Aiuta Renovatio 21
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Salute2 settimane faI malori della 48ª settimana 2025
-



Spirito1 settimana fa«Rimarrà solo la Chiesa Trionfante su Satana»: omelia di mons. Viganò
-



Politica1 settimana faIl «Nuovo Movimento Repubblicano» minaccia i politici irlandesi per l’immigrazione e la sessualizzazione dei bambini
-



Persecuzioni1 settimana faFamosa suora croata accoltellata: possibile attacco a sfondo religioso
-



Pensiero2 settimane faTrump e la potenza del tacchino espiatorio
-



Fertilità1 settimana faUn nuovo studio collega il vaccino contro il COVID al forte calo delle nascite
-



Immigrazione2 settimane faLa realtà dietro all’ultimo omicidio di Perugia
-



Vaccini1 settimana faIl vaccino antinfluenzale a mRNA di Pfizer associato a gravi effetti collaterali, soprattutto negli anziani














