Economia
La Gran Bretagna chiude l’ultima centrale a carbone
Dopo 140 anni di sfruttamento dell’energia del carbone, la Gran Bretagna chiuderà questa settimana la sua ultima centrale elettrica a carbone, nel Sud-Ovest di Ratcliffe-on-Soar.
Il ministro dell’energia Michael Shanks ha affermato che la Gran Bretagna diventerà una superpotenza nell’energia pulita, tra cui l’energia eolica e quella nucleare.
Sotto il precedente governo, erano stati pianificati più di 300 milioni di euro per aiutare a finanziare la produzione di combustibile nucleare avanzato.
Il Paese attualmente produce il 16,1% della sua elettricità da otto reattori avanzati raffreddati a gas e un reattore ad acqua pressurizzata. Due nuovi ERP-1750 (1.630 MW ciascuno) dovrebbero essere completati nel 2029. I proprietari sono la francese EDF Energy (Framatome) al 70% e la China General Nuclear Power Group.
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Come riportato da Renovatio 21, la situazione dell’energia atomica in Gran Bretagna divenne complicata negli anni scorsi a seguito dei problemi segnati dall’assenza del gas russo, che spinge il governo di Londra a considerare il razionamento dell’energia elettrica, tra drammatiche previsioni di blackout, bollette impazzite e senso di povertà diffusa registrato dai banchi alimentari.
Nel primo 2022, erano circolate notizie secondo cui il governo Johnson aveva deciso di rinviare di 18 mesi la chiusura della centrale nucleare del Somerset a Hinkley Point B, il cui spegnimento era calendarizzato per l’estate dello stesso anno.
Tuttavia, il proprietario dell’impianto atomico, il colosso energetico francese EDF, aveva subito inviato un promemoria al personale dell’impianto in cui si diceva che non c’era nessun rinvio.
All’epoca EDF sta per tornare al 100% sotto il controllo dello Stato francese – stava cioè per venire ri-nazionalizzata con sullo sfondo di quello che il presidente francese Macron chiama la «rinascita dell’industria nucleare francese», che a quanto pareva intendeva continuare con le centrali in patria (parlava di «rinascimento dell’industria atomica francese…), ma le chiudeva all’estero.
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Immagine di Crep171166 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 Internation
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Economia
La BCE respinge il ladrocinio dei fondi russi congelati proposto dalla Von der Leyen
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