Cina
La Cina giustizia un suo alto funzionario
La Cina ha giustiziato un ex funzionario condannato per corruzione per un totale di oltre 3 miliardi di yuan (392 milioni di euro), ha riferito la televisione pubblica cinese CCTV, citando un tribunale della Regione autonoma della Mongolia Interna settentrionale. L’esecuzione rientra in una vasta repressione anticorruzione da parte delle autorità di Pechino.
Li Jianping, ex segretario del comitato operativo del Partito Comunista Cinese della zona di sviluppo economico e tecnologico di Hohhot, è stato riconosciuto colpevole di reati quali corruzione, appropriazione indebita di fondi pubblici e associazione a delinquere.
Il 64enne Li era stato inizialmente condannato a morte nel settembre 2022 dopo che le autorità avevano scoperto che aveva sfruttato la sua posizione di dipendente statale per appropriarsi indebitamente di fondi. Ha perso un appello questo agosto e il verdetto è stato poi approvato dalla Corte Suprema del Popolo cinese. È stato eseguito martedì.
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La corte suprema ha verificato che Li ha utilizzato in modo improprio oltre 1,437 miliardi di yuan (187 milioni di euro) dai fondi delle società statali «attraverso mezzi ingannevoli», di cui oltre 289 milioni di yuan (71,8 milioni di euro) devono ancora essere recuperati.
Inoltre, secondo quanto riportato dai media cinesi, avrebbe accettato tangenti per oltre 577 milioni di yuan (75,4 milioni di euro) in cambio di benefici e si sarebbe appropriato indebitamente di oltre 1,06 miliardi di yuan (137 milioni di euro) di fondi pubblici, di cui oltre 404 milioni di yuan (52,7 milioni di euro) ancora non recuperati prima che il caso venisse scoperto.
Il mese scorso, l’ex presidente della Banca di Cina, Liu Liange, è stato condannato a morte con una sospensione di due anni per aver accettato tangenti per un valore equivalente a quasi 16 milioni di euro e per aver concesso prestiti illegalmente.
La sospensione di due anni, concessa perché l’imputato aveva collaborato con le autorità e mostrato rimorso, significa che la sentenza verrà eseguita solo se Liu commetterà altri crimini durante il periodo. Se graziato, sconterà l’ergastolo.
Dopo essersi assicurato il suo terzo mandato nel 2022, il presidente cinese Xi Jinping ha intensificato i suoi sforzi contro la corruzione. Nel corso della vasta campagna di Pechino contro la corruzione, numerosi miliardari e banchieri sono stati espulsi dal partito e incarcerati.
La campagna gode di un notevole sostegno pubblico, anche se i critici sostengono che consente al presidente di consolidare il potere sostituendo i rivali con fedelissimi in posizioni chiave.
Anche il settore farmaceutico è stato investito dalle campagne anti-corruzione, che hanno toccato anche Yang Xiaoming, responsabile del team Sinopharm che ha sviluppato il vaccino BBIBP-CorV, il primo approvato e utilizzato massicciamente nel 2021 nella Repubblica popolare cinese per la campagna vaccinale contro il COVID.
Due anni fa era stato condannato a morte con pena sospesa il generale a riposo dell’aeronautica Liu Yazhou, noto per le sue affermazioni a favore del cristianesimo. Il Liu, secondo quanto riportato, sarebbe entrato in conflitto con Xi Jinping per le sue idee sulla «nazionalizzazione» delle Forze armate.
Come riportato da Renovatio 21, episodi di frode da parte di grandi istituti finanziari cinesi negli ultimi anni hanno portato a movimenti di piazza di cittadini frodati, con conseguente repressione del sistema, anche utilizzando tecnologie di controllo sociale.
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Immagine di Ping Lin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
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Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
La Cina ha accusato la National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti di aver condotto un «significativo» attacco informatico protrattosi per anni contro l’ente cinese incaricato di gestire l’orario nazionale ufficiale.
In un comunicato diffuso domenica sul suo account social ufficiale, il Ministero della Sicurezza dello Stato (MSS) ha dichiarato di aver acquisito «prove inconfutabili» dell’infiltrazione della NSA nel National Time Service Center. L’operazione segreta sarebbe iniziata nel marzo 2022, con l’obiettivo di sottrarre segreti di Stato e compiere atti di sabotaggio informatico.
Il centro rappresenta l’autorità ufficiale cinese per l’orario, fornendo e trasmettendo l’ora di Pechino a settori cruciali come finanza, energia, trasporti e difesa. Secondo l’MSS, un’interruzione di questa infrastruttura fondamentale avrebbe potuto provocare «instabilità diffusa» nei mercati finanziari, nella logistica e nell’approvvigionamento energetico.
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L’MSS ha riferito che la NSA avrebbe inizialmente sfruttato una vulnerabilità (exploit) nei telefoni cellulari di fabbricazione straniera utilizzati da alcuni membri del personale del centro, accedendo così a dati sensibili.
Nell’aprile 2023, l’agenzia avrebbe iniziato a utilizzare password rubate per penetrare nei sistemi informatici della struttura, un’operazione che avrebbe raggiunto il culmine tra agosto 2023 e giugno 2024.
Il ministero ha dichiarato che gli intrusi hanno impiegato 42 diversi strumenti informatici nella loro operazione segreta, utilizzando server privati virtuali con sede negli Stati Uniti, in Europa e in Asia per nascondere la loro provenienza.
L’MSS ha accusato gli Stati Uniti di «perseguire in modo aggressivo l’egemonia informatica» e di «violare ripetutamente le norme internazionali che regolano il cyberspazio».
Le agenzie di intelligence americane «hanno agito in modo sconsiderato, conducendo incessantemente attacchi informatici contro la Cina, il Sud-est asiatico, l’Europa e il Sud America», ha aggiunto il ministero.
Negli ultimi anni, Pechino e Washington si sono scambiate accuse reciproche di violazioni e operazioni di hacking segrete. Queste tensioni si inseriscono in un più ampio contesto di scontro tra le due potenze, che include anche una guerra commerciale.
All’inizio di gennaio, il Washington Post aveva riportato che, il mese precedente, hacker cinesi avrebbero preso di mira l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del dipartimento del Tesoro statunitense. All’epoca, Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, aveva definito tali accuse «infondate».
Come riportato, ad inizio anno le agenzie federali USA accusarono hacker del Dragone di aver colpito almeno 70 Paesi. Due anni fa era stata la Nuova Zelanda ad accusare hackerri di Pechino di aver penetrato il sistema informatico del Parlamento di Wellington.
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Le attività dell’hacking internazionale da parte di gruppi cinesi hanno negli ultimi anni raggiunto le cronache varie volte. A maggio 2021 si è saputo che la Cina ha spiato per anni i progetti di un jet militare USA, grazie a operazioni informatiche mirate.
Come riportato da Renovatio 21, a ottobre 2023 si è scoperto che hackers cinesi hanno rubato dati da un’azienda biotech americana, colpendo il settore della ricerca.
A febbraio 2022, allo scoppio del conflitto ucraino, Microsoft ha rilevato un malware «wiper» diretto a Kiev, con sospetti di coinvolgimento cinese.
Come riportato da Renovatio 21, a gennaio 2023 un attacco cibernetico cinese ha colpito università sudcoreane. Due anni fa vi fu inoltre un attacco cibernetico a Guam, isola del Pacifico che ospita una grande base USA. Analisti dissero che poteva essere un test per il vero obbiettivo, cioè lo scontro con Taiwan.
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
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