Spirito
La Beata Vergine Maria è nostra Vita: omelia dell’Immacolata di mons. Viganò

Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la festa dell’Immacolata.
SALVE, REGINA
Omelia nell’Immacolata Concezione della Beatissima e Semprevergine Maria
Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.
A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.
Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario. Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre.
Mater misericordiæ. La Vergine Santissima è Madre della divina Misericordia incarnata; Madre di Colui che per misericordia il Padre ha voluto come nostro Redentore. Ella è Madre di misericordia perché Suo Figlio, Nostro Signore, L’ha voluta come Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie. Alla Sua misericordiosa intercessione si affidano non solo i fedeli – che La invocano come Auxilium Christianorum – ma anche la Santa Chiesa, che La venera come propria Madre e Regina.
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In questa terribile eclissi che oscura la Sposa dell’Agnello e le sostituisce una contraffazione ereticale, invochiamo Colei che da sola ha sbaragliato tutte le eresie nel mondo intero – quæ sola cunctas hæreses interemisti in universo mundo, recita la Liturgia – perché ci dia forza e perseveranza, affretti il trionfo della Chiesa di Cristo e distrugga i piani infernali dell’Avversario e dei suoi servi, interni ed esterni.
La crisi che travaglia il corpo ecclesiale potrà essere sanata solo quando la Gerarchia tornerà ai piedi della Madre di misericordia e della Regina Crucis.
Vita, dulcedo, et spes nostra: salve. La Beata Vergine Maria è nostra Vita: per mezzo di Lei il Figlio di Dio ha assunto la nostra natura umana, incarnandoSi nel Suo seno virginale e sedendo sul Trono immacolato della Sua Santissima Concezione, miracolo sublime della Augustissima Trinità.
Ella è nostra dolcezza, perché in Lei troviamo al sommo grado l’esempio di quelle virtù che la nostra umanità corrotta dal peccato originale mai potrà eguagliare, prime fra tutte il Suo essere Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre nostra in Lui. Il Suo amore di Madre, assieme alla Sua intemerata purezza virginale e alla Sua umiltà, rendono la Vergine Santissima la più odiata e temuta tra le creature da Satana, capace solo di dare morte al corpo e all’anima proprio perché incapace per orgoglio di amare Dio e di conformarsi alla Sua volontà.
Con il Suo calcagno la Virgo Potens schiaccerà il capo dell’antico Serpente, così come Nostro Signore sterminerà l’Anticristo e la maledetta stirpe di Satana. L’apparente trionfo dei malvagi e il tradimento della Gerarchia conciliare e sinodale non devono privarci della pace interiore che ci viene dal consacrarci alla spes nostra.
Ad te clamamus, exsules filii Hevæ. Ad te suspiramus, gementes et flentes, in hac lacrimarum valle. Siamo figli dell’ira, nati nel peccato a causa della colpa dei nostri Progenitori, partoriti nel dolore per essere inclini al male, per soffrire, per morire, in quanto schiavi del mondo, della carne e del diavolo. Ma se a causa di una donna è caduto Adamo e con lui l’intera umanità; a causa della Donna dal capo coronato di stelle, nuova Eva, è venuto nel mondo il nuovo Adamo, Gesù Cristo, a redimerci mediante la propria Passione e Morte.
Per questo, nel Salve Regina, siamo certi che riconoscendoci exsules filii Hevæ – figli di Eva cacciati dalla loro patria – possiamo confidare che Maria Santissima, Janua cœli, dischiuderà le porte della Gerusalemme celeste anche a noi, Suoi figli nell’ordine della Grazia.
A Lei dunque si levano i nostri sospiri, i nostri lamenti strazianti, i nostri pianti: perché siamo in una valle che è di lacrime a causa della lontananza dalla Patria celeste, nella quale si compie ogni nostro anelito, ogni nostro desiderio in Dio. Guai a noi, semmai dovessimo considerare il nostro terreno peregrinare non come una fase provvisoria di passaggio verso l’eternità, ma come nostra meta: perché in quell’istante non ci riconosceremmo più exsules, vanificando la Redenzione del nostro Salvatore Gesù Cristo e la Corredenzione della Vergine Madre.
Guai a noi se non ci riconoscessimo filii Hevæ, perché se non vi fosse alcuna colpa da espiare, nessuna offesa da riparare, non vi sarebbe nemmeno bisogno di un Redentore che ci riscatti, né di una Madre che dia alla luce l’Emmanuele.
In un mondo venduto al Maligno che celebra la morte dell’anima e del corpo; in una chiesa contraffatta che segue il mondo nella sua dance macabre verso l’abisso, teniamo Maria Santissima come nostra stella, e invochiamo da Lei la Grazia della perseveranza finale.
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Eja, ergo, Advocata nostra: illos tuos misericordes oculos ad nos converte. La Vergine Santissima è nostra Avvocata presso il Trono del Figlio, così come il Figlio (1Gv 2, 2) e lo Spirito Santo (Gv 14, 16) sono nostri divini Avvocati presso il Trono del Padre. È Lei, onnipotente per Grazia, che intercede in nostra difesa. E come il Padre ci rimette le colpe per i meriti infiniti del Suo Figlio, così il Cuore Sacratissimo del Figlio non rimane indurito dinanzi alla perorazione del Cuore Immacolato della Madre in nostro favore.
E perché la nostra speranza non sia delusa, ci basta che Ella volga a noi il suo sguardo, quegli occhi di misericordia – misericordes oculos – occhi misericordiosi e desiderosi di dare misericordia. Non la falsa misericordia di chi nega la colpa e la necessità della conversione e della riparazione; non l’ipocrita simulacro di mercenari traditori e bugiardi, ma la vera Misericordia, che si fonda nella Giustizia e nella Carità.
Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exsilium ostende. Il nostro doloroso esilio in questa terra di mezzo si concluderà con il passaggio nell’eternità, quando il tempo della Misericordia si esaurirà e sarà il tempo della Giustizia. Sarà in virtù della nostra devozione a Maria Santissima durante la nostra vita terrena che potremo alzare il nostro sguardo verso il Rex tremendæ majestatis, perché sui piatti della bilancia con cui l’Arcangelo San Michele pesa le anime vi saranno da una parte le nostre colpe, ma dall’altra il nostro amore per la Vergine Madre e Regina, e la Sua potente intercessione.
Mater mea, fiducia mea! Non la fiducia illusoria di chi si crede salvo e pensa che Dio ci ami per come siamo, ma la speranza teologale che ci dà la certezza dell’aiuto divino nell’affrontare le prove e nel rialzarci quando cadiamo. Non la fiducia di chi sfida lo Spirito Santo e impugna la Verità rivelata, ma il filiale abbandono all’abbraccio della Mater misericordiæ, che ci presenterà dinanzi al Trono della Maestà divina protetti dal Suo manto.
A Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Pontefice, rinnoviamo la nostra professione di Fede, perché nell’eclissi temporanea della Sua gloria, ci rendiamo degni di assistere al Suo trionfo finale.
O clemens. O pia. O dulcis Virgo Maria. Tu, clemente: incline al perdono e che punisci con mitezza. Tu, pia: pietosa, fedele, devota. Tu, dolce Vergine Maria: dolce come il Tuo abbraccio nel quale si spegnerà la nostra vita terrena, dolce come l’esserTi accanto nella gloria della Santissima Trinità, dolce come il canto che la Santa Chiesa intona in Tuo onore, qui in terra e in cielo.
O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.
E così sia.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
8 Dicembre 2024
In Conceptione Immaculatæ Beatæ Mariæ Virginis.
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Immagine di Bartolomé Esteban Murillo (1617–1682), Immacolata concezione (circa 1962), Museo delle Belle Arti, Siviglia.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Lettera aperta di un Congregazione tradizionalista: «ripudiare la Chiesa sinodale»

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Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli
Cara anima cattolica, Abbiamo appena concluso il nostro Capitolo Generale, in cui abbiamo preso in esame la nostra Congregazione e la sua vocazione nella Chiesa e nella Diocesi di Christchurch, Nuova Zelanda, dove il Vescovo ne aveva decretato l’espulsione. La lettera allegata esprime le convinzioni della nostra Congregazione. Questo non è un compito che accettiamo alla leggera. Abbiamo considerato la gamma di possibili punizioni che la gerarchia potrebbe usare contro di noi – tutte mentalmente terrificanti, in realtà, ma rafforzate dalla consapevolezza che la gerarchia ha infranto la catena di comando, rendendola umana e spiritualmente nulla. Ma quando è in gioco l’onore di Nostro Signore, il silenzio diventa una forma di tradimento. Intraprendiamo quindi quest’opera con cuore tremante ma con ferma convinzione, desiderando solo difendere il Santo Nome di Gesù Cristo e la purezza della Sua Sposa, la Chiesa.Aiuta Renovatio 21
CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL SANTISSIMO REDENTORE REDENTORISTI TRANSALPINI
Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli del Capitolo generale della Congregazione dei Figli del Santissimo Redentore che si tiene a Papa Stronsay, Scozia, Santa Teresa di Gesù Bambino, 3 ottobre – San Gerardo Maiella 16 ottobre 2025
Cari fedeli, Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza! È con il cuore pesante e con grande tristezza che vi scriviamo. Ciò che ci unisce è il nostro grande amore per la nostra Santa Madre, la Chiesa Cattolica e Sposa di Gesù Cristo, per la quale i martiri hanno versato il loro sangue e i santi hanno dato la loro vita. È questo amore che ci spinge a esprimere una verità difficile, seppur essenziale. (Lc 12, 4-9) Proprio come voi, anche noi abbiamo nutrito una grande speranza per molti anni. Credevamo che fosse possibile vivere come figli fedeli della Tradizione all’interno delle strutture della Chiesa moderna. Credevamo che le antiche e meravigliose tradizioni della nostra fede, in particolare la Messa latina di sempre, ci sarebbero state legittimamente restituite. Questo ci ha dato speranza, soprattutto durante il periodo di Benedetto XVI. Ci aspettavamo con fiducia di poter praticare liberamente la fede dei nostri Padri nella Chiesa. Non sapevamo quanto ci sbagliassimo! Dopo anni di prove ed esperienze siamo giunti alla triste conclusione che la fede cattolica tradizionale, la fede di tutti i tempi e dei santi, è incompatibile con la nuova Chiesa moderna, frutto del Concilio Vaticano II. Semplicemente non possono coesistere in un unico corpo. Poiché nutriamo e onoriamo profondamente la Messa latina tradizionale e non possiamo rinunciare alla Santa Messa dei secoli e dei santi, questa nuova Chiesa non ci vuole. A causa della nostra fedeltà, siamo stati considerati ostinati, difficili e ribelli; siamo stati incastrati e calunniati in un’acrimonia senza fine. Questa lettera si rivolge a tutti coloro che avvertono che qualcosa non va nella Chiesa o che pensano che la nuova Chiesa e la Fede immutabile possano coesistere pacificamente. Ahimè! Permetteteci di affermare la triste verità: la nostra esperienza dimostra chiaramente che ciò è impossibile. Sicuramente questa nuova Chiesa sconvolgerebbe tutti i santi Papi che hanno ripetutamente dichiarato che l’indifferentismo religioso è un male gravissimo, assolutamente incompatibile con la fede cattolica. Vi diciamo che non saremo complici del silenzio in questa continua distruzione della Chiesa. Dobbiamo parlare prima o poi, e quale momento migliore di questo? Dopo 17 anni come comunità all’interno delle strutture della Chiesa, siamo stati continuamente isolati e vessati. Soprattutto in questi ultimi anni il Vescovo di Christchurch ci ha ridotto a spazzatura o feccia della terra.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
- Ripudiamo Amoris Laetitia che permette la Santa Comunione alle coppie che vivono nel peccato.
- Ripudiamo la persecuzione della Messa e dei cattolici da parte di Traditionis Custodes
- Ripudiamo Fiducia Supplicans che permette la benedizione delle coppie dello stesso sesso
- Ripudiamo «Il Documento sulla Fratellanza Umana» che afferma che Dio vuole tutte le religioni
- Ripudiamo la falsa teologia delle «Chiese sorelle» e della «comunione parziale»
- Ripudiamo i falsi pastori che hanno trionfalmente portato in processione l’idolo della Pachamama in San Pietro.
- Ripudiamo Francesco che si è scusato per l’eroico cattolico che ha gettato quell’idolo nel Tevere.
- Ripudiamo il flagello dell’indifferenza religiosa in Nuova Zelanda e in tutta la Chiesa.
- Ripudiamo gli atti dei vescovi neozelandesi di chiusura delle chiese e di negazione dei sacramenti in una codarda sottomissione all’oppressione del COVID-19.
- Ripudiamo il vescovo di Christchurch che ha ricevuto le sue ceneri il Mercoledì delle Ceneri dal vescovo anglicano di Christchurch.
- Ripudiamo la corruzione dei bambini e lo scandalo dato agli innocenti attraverso programmi catechetici malvagi.
- Ripudiamo l’insegnamento di Francesco secondo cui tutte le religioni sono lingue diverse e la domanda: «il mio Dio è più importante del tuo?».
- Ripudiamo il silenzio di quei vescovi che non si sono pronunciati contro quel tradimento della Fede.
- Ripudiamo la Chiesa sinodale come distinta dalla Chiesa cattolica divinamente costituita.
- Ripudiamo la continua distruzione e umiliazione della nostra Santa Madre Chiesa.
- Ripudiamo coloro che attaccano o minano la Chiesa nei suoi dogmi, nella sua morale, nei suoi sacramenti o nella sua disciplina con un nuovo culto dell’uomo.
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Spirito
Cerimonia di riparazione nella Basilica di San Pietro

Per chi è troppo pronto a gioire, questa non è una riparazione dopo la profanazione della Basilica Petrina durante il «pellegrinaggio» LGBT. Quest’ultimo, organizzato da un’associazione a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e autorizzato dall’autorità giubilare, è entrato nell’edificio con insegne di protesta, tra cui una «croce arcobaleno», dando luogo a scene scandalose.
L’evento in questione è ben diverso, sebbene molto grave. Venerdì 10 ottobre, un uomo ha urinato sull’altare della confessione nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in pieno giorno, davanti a numerosi testimoni. Si tratta della terza profanazione di questo altare in due anni.
Secondo Silere non possum, cresce l’indignazione nei confronti del cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica. Molti ritengono che la sicurezza del luogo non sia sufficiente a giustificare una simile serie di profanazioni.
Secondo lo stesso sito, ci sarebbe voluto l’intervento diretto di papa Leone XIV presso il cardinale Gambetti perché un «rito penitenziale» fosse celebrato immediatamente dal responsabile, mentre questi avrebbe, a quanto pare, pensato di rinviarlo.
Questo episodio rivela, da un lato, una certa negligenza da parte del responsabile della basilica petrina – il che spiega l’indignazione suscitata e l’accusa di inadeguatezza dei mezzi impiegati per garantire la sicurezza interna del gigantesco vascello di pietra.
Ma mette anche in luce la preoccupazione del nuovo papa di reagire prontamente a un simile attacco alla maestà dell’altare – e quindi a quella di Cristo stesso, rappresentato dall’altare, e alla maestà divina, poiché Cristo è Dio.
Manifesta, infine, la sollecitudine pastorale del Santo Padre, il quale, chiedendo che si compia il rito della penitenza, ricorda l’attenzione che il clero e la gerarchia devono alle cose sante, secondo il rispetto e la devozione che i fedeli hanno verso di esse.
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Quando ci saranno riparazioni per la profanazione del «pellegrinaggio» LGBT?
Tuttavia, è impossibile non notare la profonda differenza di trattamento tra questa profanazione e quella commessa durante il «pellegrinaggio» LGBT, sempre alla Basilica di San Pietro, che ha interessato il Giubileo e la Porta Santa.
Oggettivamente parlando – e senza minimizzare la gravità dell’atto appena discusso – la seconda profanazione è molto più grave.
Essa è:
- dal numero di attori coinvolti,
- dalla vetrina offerta ad un’organizzazione apertamente contraria alla morale cattolica,
- con l’autorizzazione data dai capi del giubileo, che non potevano ignorare che tali eccessi si sarebbero verificati,
- dall’incoraggiamento espresso da un vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana,
- e infine dalla precedente accoglienza del gruppo nella chiesa del Gesù.
Quattro vescovi hanno avuto il coraggio di compiere, nei limiti delle loro possibilità, un atto di riparazione. Tuttavia, secondo il Cerimoniale dei Vescovi, tale riparazione dovrebbe essere compiuta dal vescovo diocesano o, in questo caso particolare, dall’arciprete della basilica.
È chiaro che la progressiva riduzione della condanna del peccato di sodomia, favorita dalla visibilità che sacerdoti, vescovi e cardinali danno a questi gruppi, porta a una situazione in cui non possiamo più affrontare la realtà così com’è.
In un certo senso, la mancata reazione alla profanazione LGBT equivale a un riconoscimento anticipato di queste unioni: ora possono entrare in chiesa come tali, mostrarsi pubblicamente nel luogo sacro, e questo senza causare la minima difficoltà, anzi.
La mancanza di qualsiasi risarcimento per il «pellegrinaggio» LGBT dimostra chiaramente un «doppio standard» che è seriamente dannoso per la moralità cattolica.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di John Samuel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Spirito
In Messico la Chiesa celebra 500 anni di evangelizzazione

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