Geopolitica
Khamenei: un soldato americano in Iraq è «troppo»
L’Iraq non dovrebbe permettere la presenza di truppe statunitensi sul suo territorio, ha detto sabato il leader supremo iraniano ayatollah Ali Khamenei al presidente iracheno Latif Rashid durante un incontro a Teheran.
«Gli americani non sono amici dell’Iraq», ha insistito Khamenei con Rashid durante l’incontro di sabato, secondo i media statali locali. «Gli americani non sono amici di nessuno e non sono nemmeno fedeli ai loro amici europei».
Rashid e la sua delegazione sono arrivati sabato a Teheran su invito di Khamenei per colloqui destinati a rafforzare i legami tra i due stati confinanti. Questioni come la condivisione delle risorse idriche, il commercio e i metodi per combattere il cambiamento climatico dovevano essere presentate, secondo quanto riferito dal Rudaw Media Network.
Secondo Reuters, si è discusso anche dell’influenza degli Stati Uniti nella regione. L’Iran si oppone fermamente a una presenza militare statunitense al confine con l’Iraq, dove gli Stati Uniti hanno circa 2.500 soldati, molti dei quali hanno il compito di consigliare e assistere le forze armate regionali nel valutare e affrontare la minaccia dell’ISIS, che ha preso possesso di intere porzioni del Paese in seguito nel 2014.
Tuttavia, Khamenei si è opposto all’intervento militare di Washington e ha affermato di ritenere che sia la causa principale dell’instabilità regionale. «Anche la presenza di un americano in Iraq è troppo», ha dichiarato l’ayatollah al presidente Rashid, riporta Reuters.
«Lo sforzo principale dell’Iraq è quello di approfondire le relazioni con l’Iran e risolvere alcune questioni rimaste tra i due Paesi», ha detto Rashid in seguito, senza commentare gli interessi di Washington a Baghdad.
Come riporta RT, le tensioni tra Washington e Teheran sono aumentate negli ultimi anni, con particolare enfasi sul programma nucleare iraniano. Nel 2015, gli Stati Uniti si sono uniti ad altri leader mondiali nella firma del Piano d’azione globale congiunto (JCPOA), che aveva lo scopo di limitare la capacità nucleare dell’Iran in cambio della revoca delle sanzioni.
Nel 2018, l’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump si è ritirata dall’accordo e ha reintrodotto le sanzioni contro Teheran. Più recentemente, Joe Biden ha segnalato che sarebbe desideroso di riprendere i colloqui con l’Iran, ma nessun piano del genere è stato ancora proposto.
Nel frattempo, come noto, la Cina ha stimolato un accordo di pace tra iraniani e sauditi, di fatto abbassando l’influenza americana nella regione. L’Iran sta ora concordando con la Russia un sistema bancario separato alternativo allo SWIFT.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana un ayatollah iraniano è stato assassinato in pubblico mentre si trovava in una banca.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha elogiato due settimane fa il candidato presidenziale Robert F. Kennedy jr., che nel suo comizio di lancio della campagna ha riconosciuto come gli USA abbiano «creato l’ISIS».
L’Iran è alle prese anche con un misterioso fenomeno: studentesse di varie parti del Paese stanno venendo colpite da malattie, per le quali si sospetta fortemente di una sorta di enigmatico avvelenamento di massa.
Mentre i Pasdaran dicono di aver sviluppato un’arma ipersonica, aumentano vertiginosamente le tensioni con il vicino Azerbaigian. Otto mesi fa l’Albania ha interrotto le relazioni con l’Iran, arrivando a chiudere l’ambasciata, in seguito ad un attacco cibernetico per il quale incolpa Teheran,
Immagine di khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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