Geopolitica
Israele non fornirà il sistema Iron Dome all’Ucraina: «potrebbe cadere in mano all’Iran»
Israele teme che se Kiev sarà dotata di sistemi di difesa aerea d’avanguardia Iron Dome (detto in lingua italiana Cupola di ferro), le armi potrebbero finire per raggiungere l’Iran, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu in un’intervista rilasciata giovedì.
Parlando al Wall Street Journal, Netanyahu ha affermato che Israele si è finora astenuto dall’unirsi agli sforzi occidentali per armare Kiev perché la sua situazione è drasticamente diversa da quella degli altri sostenitori dell’Ucraina.
Il primo ministro ha affermato che Israele ha bisogno di «libertà di azione» in Siria, una regione con una forte presenza militare russa. Inoltre, il Netanyahu ha osservato che se le armi israeliane fossero state catturate sul campo di battaglia in Ucraina, alla fine potrebbero essere date all’Iran.
«Siamo preoccupati… per la possibilità che i sistemi che daremo all’Ucraina cadano nelle mani dell’Iran e possano essere decodificati» e usati contro Israele, ha detto.
Netanyahu ha anche affermato che Gerusalemme ovest non può permettere agli Stati Uniti di inviare all’Ucraina il sistema di difesa aerea Cupola di ferro sviluppato da Israele, che Israele utilizza per respingere gli attacchi missilistici che, a suo dire, sono lanciati da gruppi militanti sostenuti da Teheran.
«Se quel sistema dovesse cadere nelle mani dell’Iran, allora milioni di israeliani rimarrebbero indifesi e in pericolo», ha affermato.
Come riportato da Renovatio 21, il Pentagono è di altro avviso, dimostrando la volontà di dare a Kiev il sistema Iron Dome.
Lo scorso venerdì, i senatori statunitensi Lindsey Graham e Chris Van Hollen hanno affermato che Israele aveva bloccato il trasferimento di due sistemi Cupola di ferro di proprietà statunitense a Kiev per «gravi preoccupazioni», senza elaborare ulteriormente.
«Non chiediamo a Israele di trasferire i propri sistemi Cupola di ferro che sono fondamentali per la propria sicurezza, ma semplicemente di consentire agli Stati Uniti di trasferire le proprie batterie per aiutare il popolo ucraino», hanno scritto i senatori.
Mentre Israele ha condannato l’operazione militare della Russia in Ucraina, non ha preso parte alle sanzioni occidentali su Mosca e si è astenuto dal fornire aiuti letali a Kiev, concentrandosi invece sull’assistenza umanitaria. Nel corso dei mesi Israele è riuscita a resistere all’insistente pressione di Washington per fornire batterie di difesa Ucraina. L’insistenza della Casa Bianca si era fatta sentire immediatamente.
Netanyahu ha precedentemente espresso preoccupazione per la potenziale ricaduta di armi israeliane.
La scorsa settimana, ha affermato che la proliferazione di armi «non è una possibilità teorica», osservando che le armi anticarro occidentali destinate all’Ucraina avevano già trovato la loro strada verso il Medio Oriente. Di fatto, già l’anno scorso armi fornite a Kiev erano state rinvenute ad Idlib, zona calda della Siria dove permane una sacca di terrorismo jihadista.
Otto mesi fa il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev aveva messo in guardia Israele riguardo dalla fornitura di armi a Kiev.
Come riportato da Renovatio 21, Tel Aviv a inizio conflitto aveva rifiutato la vendita delle sue potenti armi cibernetiche a Kiev o a Paesi (come i Baltici) che avrebbero potuto rivenderle agli Ucraini.
Iron Dome, tuttavia, potrebbe essere a breve tecnologicamente obsoleto. Israele, come la Russia, è in fase di sviluppo avanzato di un sistema antiaereo basato su raggi laser.
Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0); immagine tagliata
Geopolitica
Trump annuncia attacchi terrestri in Venezuela «presto»
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA potrebbero avviare «molto presto» operazioni terrestri contro presunte reti di narcotraffico collegate al Venezuela, dopo aver quasi completamente interrotto i flussi di stupefacenti via mare. Caracas ha respinto con forza ogni accusa di legami con i cartelli della droga.
Parlando venerdì con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha annunciato che il traffico di droga marittimo legato al Venezuela è calato del 92%, sostenendo che le forze americane stanno «eliminando la droga a livelli mai visti prima». «Abbiamo bloccato il 96% degli stupefacenti che arrivavano via mare», ha precisato, per poi aggiungere: «Presto le operazioni inizieranno anche sulla terraferma».
Il presidente statunitense non ha tuttavia fornito indicazioni su eventuali obiettivi o sull’estensione di tali azioni.
Da settembre le forze USA hanno intensificato sensibilmente la presenza militare nei Caraibi e nel Pacifico orientale, conducendo oltre 20 interventi contro imbarcazioni sospette di traffico di droga e causando la morte di decine di persone. Trump ha affermato che queste operazioni hanno salvato decine di migliaia di vite americane, impedendo l’ingresso di narcotici nel Paese.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha sempre rigettato le accuse di Trump su presunti rapporti tra Caracas e i narcocartelli, sostenendo che Washington utilizzi la campagna antidroga come pretesto per destabilizzare e rovesciare il suo governo.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro, che avrebbe offerto ampie concessioni economiche agli USA per restare al potere, sarebbe stato oggetto di un tentativo di rapimento tramite il suo pilota personale.
Il Venezuela ha stigmatizzato il rinforzo militare come violazione della sovranità e tentativo di golpe. Il governo venezuelano starebbe cercando appoggio da Russia, Cina e Iran. Mosca ha di recente riaffermato la sua alleanza con Caracas, esprimendo pieno sostegno alla leadership del Paese nella difesa della propria integrità. Mosca ha accusato il mese scorso Washington di preparare il golpe in Venezuela.
Questa settimana le autorità statunitensi hanno sequestrato anche la petroliera Skipper al largo delle coste venezuelane, una nave cargo che secondo gli USA trasportava petrolio dal Venezuela e dall’Iran. Le autorità di Caracas hanno condannato l’operazione definendola «furto manifesto» e «pirateria navale criminale».
Come riportato da Renovatio 21, nel frattempo, la Russia – da tempo alleata stretta del Venezuela – ha rinnovato pubblicamente il suo sostegno a Maduro. Secondo il Cremlino, il presidente Vladimir Putin «ha espresso solidarietà al popolo venezuelano e ha ribadito il proprio appoggio alla ferma determinazione del governo Maduro nel difendere la sovranità nazionale e gli interessi del Paese dalle ingerenze esterne». I due leader hanno inoltre confermato l’impegno a dare piena attuazione al trattato di partenariato strategico siglato a maggio.
Trump nelle scorse settimane ha ammesso di aver autorizzato le operazioni CIA in Venezuela. Di piani CIA per uccidere il presidente venezuelano il ministro degli Interni del Paese aveva parlato lo scorso anno.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro aveva denunciato l’anno scorso la presenza di mercenari americani e ucraini in Venezuela. «Gli UA finanziano Sodoma e Gomorra» aveva detto.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
La Slovacchia «non sosterrà nulla» che contribuisca a prolungare il conflitto in Ucraina
Today I held an almost hour-long phone conversation with the President of the European Council, A. Costa. I fully respect him, but while he spoke about money for the war in Ukraine, I kept repeating the senseless daily killing of hundreds to thousands of Russians and Ukrainians.… pic.twitter.com/0f9JiitWjG
— Robert Fico 🇸🇰 (@RobertFicoSVK) December 12, 2025
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Geopolitica
Orban come John Snow
Il principale negoziatore russo Kirill Dmitriev ha paragonato il primo ministro ungherese Vittorio Orban al personaggio di Jon Snow della serie Il Trono di Spade, raffigurandolo come l’unico baluardo a difesa del diritto europeo mentre l’UE procede al congelamento a tempo indeterminato degli asset sovrani russi.
In un post su X pubblicato venerdì, Dmitriev ha lodato lo Orban per aver «difeso il sistema legale e finanziario dell’UE dai folli burocrati guerrafondai dell’Unione», sostenendo che il leader ungherese stia lottando per «ridurre la migrazione, accrescere la competitività e ripristinare buonsenso, valori e pace».
Dmitriev ha allegato una sequenza tratta dalla celeberrima «Battaglia dei Bastardi», una delle scene più memorabili della fortunata serie. Il frammento mostra Jon Snow, isolato sul campo di battaglia, che estrae la spada mentre la cavalleria della Casa Bolton gli si avventa contro. Nella saga, i Boltoni sono noti per la loro crudeltà e spietatezza, mentre Snow è dipinto come un condottiero riluttante che antepone il dovere all’ambizione personale, spesso a caro prezzo.
Hungary PM Orbán as Jon Snow from Game of Thrones in defending the EU’s legal&financial system from crazy EU bureaucratic warmongers—fighting them to reduce migration, increase competitiveness, and restore sanity, values and peace. 🕊️
Help is coming as Russian CB sues Euroclear pic.twitter.com/jHyav6mk0f
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Venerdì, Orban – che in numerose occasioni ha criticato duramente le politiche conflittuali dell’UE nei confronti della Russia – ha accusato Bruxelles di «violentare il diritto europeo», riferendosi alla decisione che ha permesso all’Unione di bypassare il requisito dell’unanimità per prorogare le sanzioni sugli asset sovrani russi, valutati in circa 210 miliardi di euro. Mosca ha bollato il congelamento come «furto», minacciando azioni legali in caso di confisca da parte dell’UE.
In un altro post, Dmitriev ha attaccato il segretario generale della NATO Mark Rutte, paragonandolo al Re della Notte, il principale antagonista di Game of Thrones, che guida un esercito di non-morti ed è completamente privo di empatia.
Unmasked NATO’s Mark Rutte.
He does not have family or children. He wants war.
But peace will prevail. 🕊️ https://t.co/lDPBucIAkA pic.twitter.com/JjqVogOSWM
— Kirill Dmitriev (@kadmitriev) December 12, 2025
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Il paragone è arrivato in risposta alle dichiarazioni di Rutte, che ha accusato la Russia di «riportare la guerra in Europa» e ha invitato i membri della NATO a prepararsi a un conflitto su scala paragonabile a quelli affrontati dalle generazioni passate. Il Dmitriev ha quindi affermato che Rutte «non ha famiglia né figli» e «desidera la guerra», aggiungendo però che «alla fine prevarrà la pace».
Dmitriev, figura chiave negli sforzi per risolvere il conflitto in Ucraina, ha fatto eco alle critiche del ministro degli Esteri ungherese Pietro Szijjarto, che aveva accusato Rutte di «alimentare le tensioni belliche».
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Immagine screenshot da YouTube
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