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Israele ha tentato di far tradire i generali iraniani poco prima delle bombe
I media statali iraniani riportano l’arresto di una presunta spia che si stava coordinando con l’Intelligence israeliana. Si ritiene che agenti che lavoravano per conto del Mossad abbiano svolto un ruolo chiave negli attacchi militari israeliani iniziati quasi due settimane fa.
Il nuovo arresto annunciato martedì è di un uomo che è stato identificato come un cittadino europeo, senza che l’agenzia di stampa iraniana Fars, che ha rilasciato una dichiarazione, abbia fornito ulteriori informazioni.
Secondo quanto riportato, l’individuo arrestato è stato accusato di «spionaggio in aree sensibili e militari». Questo avviene nel contesto di una più ampia repressione e ricerca di persone che potrebbero aver trasmesso al governo israeliano materiale sensibile e segreto, ad esempio riguardante la posizione dei missili balistici e dei sistemi antiaerei iraniani.
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«Dallo scoppio del conflitto con Israele, l’Iran ha arrestato decine di persone e ne ha giustiziate diverse accusate di spionaggio per Israele», riporta Al Jazeera.
«Stamattina i media statali iraniani hanno riferito che altre sei persone sono state arrestate nella provincia occidentale di Hamadan con l’accusa di aver svolto attività di spionaggio per il Mossad israeliano», ha dichiarato Al Jazeera in merito agli sviluppi di martedì.
I processi, è stato detto, si svolgono rapidamente, in tribunali militari e giudiziari, talvolta riuniti in piccole stanze, mentre gli aerei da guerra israeliani colpiscono siti a Teheran e in tutto l’Iran occidentale.
È diventato chiaro che Israele era impegnato in una massiccia campagna di spionaggio per spianare la strada alla sua «Operazione Leone Nascente», che ha come obiettivo distruggere il programma nucleare iraniano e, possibilmente, persino ottenere un cambio di regime.
Il Washington Post riporta quella che è stata rivelata come una delle più sfacciate operazioni di reclutamento mirate ai generali di alto rango:
«Nelle ore successive al lancio della prima ondata di attacchi da parte di Israele contro l’Iran, avvenuto il 13 giugno, in cui sono stati uccisi importanti leader militari e scienziati nucleari, agenti dell’Intelligence israeliana hanno lanciato una campagna segreta per intimidire alti funzionari con l’apparente scopo di dividere e destabilizzare il regime teocratico di Teheran, secondo tre persone a conoscenza dell’operazione».
«Persone che lavorano per i servizi segreti israeliani e parlano persiano, la lingua principale dell’Iran, hanno chiamato alti funzionari iraniani sui loro cellulari e li hanno avvertiti che anche loro sarebbero morti se non avessero cessato di sostenere il regime dell’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, secondo le tre persone, che hanno parlato a condizione di anonimato per discutere di operazioni clandestine. Una di loro ha stimato che siano stati contattati più di 20 iraniani in posizioni di potere».
Ma ciò che emerge chiaramente da tutti i resoconti sull’accaduto è che questi generali si sono dimostrati più leali del previsto, e questo non ha avuto successo per l’Intelligence israeliana. Il WaPo ha ripubblicato la registrazione audio di una di queste chiamate, avvenuta il 13 giugno, il giorno in cui gli aerei da guerra israeliani hanno iniziato i loro attacchi:
Secondo una parte tradotta della trascrizione:
«”Posso consigliarti subito: hai 12 ore per scappare con tua moglie e tuo figlio. Altrimenti, sei sulla nostra lista”, ha detto un agente dell’intelligence israeliana a un generale iraniano di alto rango, vicino ai vertici del Paese, secondo la registrazione audio».
«L’agente ha poi suggerito che Israele potrebbe puntare le armi contro il generale e la sua famiglia in qualsiasi momento. ” Siamo più vicini a voi della vostra vena del collo. Mettetevelo bene in testa. Che Dio vi protegga”, ha detto».
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Questo sta senza dubbio alimentando gli sforzi dei Pasdaran per sradicare le reti di spionaggio israeliane, nel mezzo della generale paranoia per potenziali compromessi e infiltrazioni israeliane. È opinione diffusa che Israele utilizzi gruppi dissidenti iraniani, come il gruppo rivoluzionario settario MEK (Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano), la cui leadership politica attualmente ha sede in Europa.
Come riportato da Renovatio 21, il MEK ha avuto scontri due anni fa con l’Albania, Paese dove è ospite. L’anno prima Tirana era stata attaccata con un potente ciberattacci che comportò la rottura delle relazioni con Teheran, con tanto di ambasciata chiusa.
Come riportato da Renovatio 21, agli inizi delle tensioni post-7 ottobre 2023 Teheran aveva arrestato e giustiziato tre presunte spie del Mossad.
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Immagine di Khamenei.ir via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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Il capo dell’Intelligence iraniana accusa Stati Uniti e Israele di complottare per assassinare Khamenei
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Le origini della CIA e la nascita delle operazioni coperte
Nel suo saggio storico Disciples lo scrittore e giornalista Douglas Waller racconta come Richard Helms (1913-2002), agente segreto e futuro direttore della CIA, spiegasse come la lega dei gentleman – come William J. «Wild Bill» Donovan (1883-1959) amava chiamarla – conteneva vari disadattati sociali e diversi annoiati uomini d’affari di Wall Street in cerca d’azione.
Secondo Helms probabilmente il servizio segreto americano OSS aveva avuto un minimo effetto sulla guerra, si sarebbe potuta vincere anche senza di esso ma nonostante questo Donovan aveva dato prova di essere un leader e un visionario. Il generale aveva avuto il merito di far conoscere il Pentagono e gli americani nel difficile mondo della guerra non convenzionale.
Con la fine della seconda guerra mondiale, il presidente Harry S. Truman (1884-1972) sciolse l’OSS. La battaglia per la gestione dell’Intelligence nel mondo tra Donovan e J. Edgar Hoover (1895-1972) si risolse in un pareggio a reti inviolate. Ne trasse vantaggio Allen W. Dulles (1893-1969) che inizialmente formò la parte più clandestina con l’aiuto di Frank Wisner (1909-1965) ed infine ne prese formale controllo diventandone direttore.
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Allen Dulles, assieme anche a suo fratello John Foster Dulles (1888-1959) che ricoprì parallelamente l’incarico di segretario di Stato con Dwight D. Eisenhower (1890-1966), concorse a determinare quasi due decenni di politica estera americana. La sua esperienza come spia però venne plasmata agli ordini di Donovan a capo dell’ufficio svizzero e come molti altri colleghi ebbe un rapporto difficile con Wild Bill nonostante la stima reciproca.
Un editorialista scrisse che Donovan aveva avuto una vita da cavaliere medievale, o forse quello che più poteva avvicinarsi per il mondo americano a quell’ideale romantico di stampo prettamente europeo. Scappato dalla povertà della comunità irlandese di Buffalo, visse gli anni del college come quarterback della squadra di football, si laureò alla Columbia in classe con Franklin Roosevelt (1882-1945), venne insignito della medaglia al valor militare per eroismo durante la Grande guerra e divenne miliardario come avvocato di Wall Street.
All’alba della seconda guerra mondiale Roosevelt gli diede l’incarico di formare i servizi segreti americani, quello che poi venne chiamato OSS. Sotto il suo comando assemblò una macchina da più di 10 mila spie, organizzazioni paramilitari, propagandisti e analisti che combatterono l’Asse ovunque nel mondo.
Donovan considerava Dulles, nell’immediato dopoguerra, la sua migliore spia. Ma allo stesso modo aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di poter gestire meglio l’OSS di quanto non stesse facendo lui, e non a torto. Inoltre Donovan aveva sempre sospettato che Dulles pensasse di volergli prendere il posto prima o poi, e anche qui non a torto.
Allo stesso modo di Donovan, Dulles, era convinto che il fine giustificasse i mezzi ed era necessario violare le rigide strutture etiche della società per una giusta causa. Dulles reclutò le menti più brillanti, più idealiste, più avventurose d’America e le spedì in giro per il mondo a combattere il comunismo come Donovan aveva fatto per il nazismo qualche anno prima. Li accomunava lo stesso trasporto per le spericolate missioni clandestine e la stessa insofferenza per quelle che non reputavano interessanti. Nonostante non l’avrebbe mai ammesso, l’esperienza nell’OSS durante la guerra l’aveva formato per la vita.
Successivamente alla resa tedesca, Donovan mandò Dulles a Wiesbaden con l’ordine di gestire Germania, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia. L’americano stabilì la sede centrale nella fabbrica della Henkell Trocken Champagne a Wiesbaden che, nonostante bombardata, oltre a mantenere attiva la produzione, aveva ancora le cantine sufficientemente gremite di spumante.
Dulles in Wiesbaden portò vari agenti dei servizi e organizzò un sistema di raccolta informazioni e di reclutamento di nuovi agenti esteri a tempo pieno. L’idea dell’americano era quella di mantenere l’intelligence in vita sotto al suo comando. Per questo si circondò di analisti come Arthur M. Schlesinger Jr. (1917-2007) all’epoca agente dell’OSS, vari agenti del controspionaggio e in più tutta una serie di ufficiali esperti in medicina, comunicazioni e amministrazione. Helms e Ides Van der Gracht gestivano la sezione spionaggio, dopo il rifiuto al ruolo di capo dell’intelligence di William J. Casey (1913-1987) la posizione venne affidata a Frank Wisner (1909-1965).
La conferenza di Potsdam nell’estate del 1945 sancì l’inizio della guerra fredda. La paranoia di Stalin sulla rinascita della Germania e delle elezioni libere nei Paesi dell’Est Europa andava di pari passo con la sua profonda sfiducia verso le mosse americane. Gli States non avrebbero potuto capire quel momento senza mantenere una presenza fissa in Europa. Berlino divenne il centro di gravità permanente dell’intelligence del dopoguerra e così da Wiesbaden l’ufficio venne traslocato nella capitale tedesca.
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Spiare i Russi divenne la priorità per tutta l’agenzia di Dulles a Berlino. Ma venne il giorno in cui Truman avvisò che sarebbe stata creata una nuova agenzia e che l’OSS sarebbe stata soppressa. I fondi a Berlino vennero tagliati e il morale allo stesso modo calò in maniera direttamente proporzionale al passare del tempo finché Dulles per primo non rassegnò le dimissioni e ritornò in America.
Allen Dulles ritornato alla sua carriera da avvocato non riuscì ad abbandonare l’entusiasmo per gli affari internazionali. Crebbe la sua vicinanza con Truman che gli offrì un ruolo da ambasciatore ma venne convinto dal fratello Foster a non accettare seguendo in questo modo la sua aspirazione maggiore. In seguito a un rapporto che scrisse per Truman dove delineò i problemi che stava avendo la CIA nella sua breve nuova vita, gli venne richiesto, in risposta, di gestire le operazioni clandestine.
Il passaggio successivo, dopo un breve periodo, divenne quello di ottenere il ruolo di vice direttore della CIA sotto il generale Walter Bedell Smith (1895-1961). La disciplina marziale richiesta ai suoi subordinati non si accostava al giovane Dulles con il quale nacquero diverse incomprensioni. Nel momento in cui Dwight Eisenhower divenne presidente, nominò sottosegretario il generale Bedell Smith sotto John Foster Dulles che divenne il nuovo segretario di stato.
La potenza di fuoco di John Foster consegnò in mano al fratello il ruolo tanto agognato di direttore della CIA. Bedell Smith, si oppose alla nomina di Dulles considerando la sua passione per le operazioni coperte nociva per l’agenzia e l’intera politica estera americana. Donovan, che si era speso moltissimo con «Ike» Eisenhower per ottenere la carica, allo stesso modo predisse che il suo sottoposto al tempo dell’OSS avrebbe mandato tutto all’aria.
Nonostante le gufate dei suoi ex colleghi, Allen assieme al fratello condussero per un’intera decade la politica estera americana fino all’ascesa politica di John Fitzgerald Kennedy alla presidenza e al disastro della Baia dei Porci del 1962.
Marco Dolcetta Capuzzo
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