Geopolitica
Israele distrugge il Parlamento di Gaza
Fornendo un’immagine estremamente simbolica del conflitto in corso, ieri le truppe israeliane hanno distrutto l’edificio del parlamento palestinese a Gaza, descrivendo l’atto come parte della guerra contro Hamas.
Il portavoce in lingua araba del primo ministro Benjamin Netanyahu, Ofir Gendelman, ha pubblicato un video della demolizione su Twitter. Mostrava l’edificio gravemente danneggiato che esplodeva in una colonna di fumo e polvere, mentre le truppe delle forze di difesa israeliane (IDF) nelle trincee vicine ridevano e applaudivano.
«Oggi, le nostre forze di terra hanno fatto saltare in aria la sede del Consiglio legislativo di Hamas nella Striscia di Gaza come parte della distruzione del regime di oppressione e terrorismo di Hamas», ha scritto Gendelman.
قواتنا البرية فجرت اليوم مقر المجلس التشريعي الحمساوي في قطاع غزة في إطار تدمير نظام القمع والإرهاب الحمساوي. pic.twitter.com/kG9jGNSG9G
— Ofir Gendelman (@ofirgendelman) November 15, 2023
L’edificio del Consiglio Legislativo Palestinese (chiamato anche con l’acronimo inglese PLC) era situato in via Omar al-Mukhtar, nel centro di Gaza City.
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Lunedì, secondo il notiziario israeliano i24NEWS, i soldati della Brigata Golani dell’IDF hanno posato all’interno con le bandiere israeliane, «dopo aver conquistato l’area».
Troops of the IDFs Golani Brigade posing with an Israeli flag inside Gaza’s parliament building in Gaza City’s main Omar Al-Mukhtar street, after seizing the site. A clear illustration of Hamas’ loss of control over Gaza. pic.twitter.com/U80Z6tXTM7
— Ariel Oseran (@ariel_oseran) November 13, 2023
Il Parlamento palestinese è rimasto in gran parte inattivo dal 2007, quando Hamas ha preso il potere a Gaza e si è separata dal movimento Fatah in Cisgiordania.
Con l’ascesa del movimento islamista, i membri del PLC di Hamas con sede a Gaza si sono incontrati separatamente a Gaza staccandosi dal PLC della Cisgiordania, lasciando ciascuna parte del PLC senza un quorum. Da allora il PLC non si è più riunito in attesa di una riconciliazione tra Fatah e Hamas mai arrivata.
Sono state emanate leggi tramite decreti presidenziali, la cui legalità è stata messa in dubbio, soprattutto da Hamas, che ha rifiutato di riconoscere tali leggi e decisioni.
In seguito alla presa di Gaza da parte di Hamas, il presidente Abbas ha dichiarato lo stato di emergenza e, con decreto presidenziale, tra le altre cose, ha sospeso gli articoli della Legge fondamentale modificata che richiedevano l’approvazione del PLC da parte del nuovo governo.
Nel 2006 l’Unione europea ha fornito osservatori elettorali per «valutare l’intero processo elettorale, compreso il quadro giuridico, il contesto politico e la campagna, i preparativi elettorali, le votazioni e lo spoglio, nonché il periodo post-elettorale». Gli Stati Uniti avevano speso 2,3 milioni di dollari in USAID per sostenere le elezioni palestinesi, presumibilmente progettate per rafforzare l’immagine del presidente Abbas e del suo partito Fatah.
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Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior. In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW — Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Il presidente statunitense Donald Trump sta esaminando proposte per operazioni militari americane contro presunte «strutture per la produzione di cocaina» e altri bersagli legati al narcotraffico all’interno del Venezuela. Lo riporta la CNN, che cita fonti anonime.
Due funzionari non identificati hanno dichiarato alla rete che Trump non ha scartato l’ipotesi di un negoziato diplomatico con Nicolás Maduro, nonostante recenti indicazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero interrotto del tutto i colloqui con Caracas, mentre valutano una possibile campagna per destituire il leader venezuelano.
Tuttavia, una fonte della CNN ha precisato che «ci sono piani sul tavolo che il presidente sta esaminando» per azioni mirate all’interno del Venezuela. Un terzo funzionario ha indicato che l’amministrazione Trump sta considerando varie opzioni, ma al momento si concentra sulla «lotta alla droga in Venezuela».
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A giudizio di alcuni esponenti dell’amministrazione statunitense, una campagna antidroga nel Paese sudamericano potrebbe accrescere la pressione per un cambio di regime a Caracas. Trump ha pubblicamente smentito l’intenzione di rimuovere Maduro dal potere.
Nelle scorse settimane, le forze armate americane hanno condotto vari raid contro imbarcazioni sospettate di narcotraffico e, secondo Washington, collegate al Venezuela, causando decine di vittime.
Giovedì, Trump – che aveva già confermato l’autorizzazione di operazioni della CIA in Venezuela – ha dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero estendere la loro campagna antidroga dal mare alla terraferma, senza entrare in dettagli. Inoltre, la portaerei USS Gerald R. Ford è stata inviata nei Caraibi per sostenere l’operazione antidroga.
Maduro ha respinto ogni legame del suo governo con il traffico di stupefacenti, insinuando che gli Stati Uniti stiano usando le accuse come copertura per un cambio di regime. Dopo le notizie sul dispiegamento della portaerei, il presidente venezuelano ha accusato Washington di perseguire «una nuova guerra eterna».
Secondo un reportaggio del New York Times, Maduro stesso avrebbe proposto agli Stati Uniti significative concessioni economiche, inclusa la possibilità per le aziende americane di acquisire una quota rilevante nel settore petrolifero, durante negoziati segreti durati mesi. Tuttavia, Washington avrebbe rifiutato l’offerta, con il futuro politico del presidente Nicolas Maduro come principale ostacolo.
Un precedente articolo del quotidiano neoeboraceno riportava che Trump avesse ordinato l’interruzione dei colloqui con il Venezuela, «frustrato» dal rifiuto di Maduro di cedere volontariamente il potere. Il giornale suggeriva anche che gli Stati Uniti stessero pianificando una possibile escalation militare.
Nel frattempo, Maduro ha avvertito che il Venezuela entrerebbe in uno stato di «lotta armata» in caso di attacco, aumentando la prontezza militare in tutto il Paese.
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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, gli Stati Uniti hanno inviato almeno otto navi della Marina, un sottomarino d’attacco e circa 4.000 soldati vicino alla costa venezuelana, dichiarando che la missione mirava a contrastare i cartelli della droga. Washington ha sostenuto che l’armata ha affondato tre imbarcazioni venezuelane, senza però fornire prove che le persone a bordo fossero criminali.
La Casa Bianca accusa da tempo Maduro di guidare una rete di narcotrafficanti nota come «Cartel de los Soles», sebbene non vi siano prove schiaccianti o prove concrete che lo dimostrino, tuttavia lo scorso anno gli USA sono arrivati a sequestrare un aereo presumibilmente utilizzato dal presidente di Carcas. È stato anche accusato di aver trasformato l’immigrazione in un’arma, sebbene Maduro si sia mostrato pronto a dialogare con le delegazioni diplomatiche americane sulla questione.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio anno Maduro aveva dichiarato che Washington ha aperto il suo libretto degli assegni a una schiera di truffatori e bugiardi per destabilizzare il Venezuela, quando gli Stati Uniti si sono rifiutati di riconoscere le elezioni del 2024 in Venezuela.
Secondo Maduro, almeno 125 militanti provenienti da 25 Paesi sono stati arrestati dalle autorità venezuelane. Aveva poi accusato Elone Musk di aver speso un miliardo di dollari per un golpe in Venezuela. Negli stessi mesi si parlò di un piano di assassinio CIA di Maduro sventato.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA. President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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