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Sorveglianza

Israele come la Cina: riconoscimento facciale per il controllo dei palestinesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews

 

 

 

L’esercito con la stella di David avrebbe promosso un programma di ampia portata basato sulle nuove tecnologie. I soldati armati di smartphone hanno scattato migliaia di fotografie, avviando una vera e propria gara interna. Per Breaking the Silence sono metodi di sorveglianza «altamente invasivi» che mostrano una «digitalizzazione» dell’occupazione.

 

 

 

Un programma di ampia portata finalizzato all’identificazione dei palestinesi in Cisgiordania, con riconoscimento facciale e uso delle nuove tecnologie sul modello applicato da tempo dalla Cina, utilizzando il pattugliamento del territorio dei soldati.

 

Secondo quanto emerge da una inchiesta approfondita del Washington Post i militari, armati non di fucile ma di telecamere, avrebbero scattato foto degli abitanti della cittadina di Hebron, lanciando una vera competizione per raccoglierne il più possibile.

 

Il progetto è iniziato almeno due anni fa e si basa sull’utilizzo degli smartphone con sistemi di riconoscimento facciale e una tecnologia chiamata «Blue Wolf», con raccolta di fotografie e dati incrociati con un database già presente negli archivi di Israele. L’applicazione, spiegano gli esperti, avvisa il soldato nel caso in cui gli individui debbano essere trattenuti in base alle informazioni preliminari disponibili su di loro.

 

L’applicazione, spiegano gli esperti, avvisa il soldato nel caso in cui gli individui debbano essere trattenuti in base alle informazioni preliminari disponibili su di loro

Durante le fasi di creazione dell’archivio fotografico digitale, i soldati hanno fotografato migliaia di palestinesi, gareggiando fra loro sul numero delle immagini scattate ogni giorno.

 

Un militare, interpellato dal quotidiano USA dietro anonimato, spiega che l’unità alla quale apparteneva lo scorso anno aveva il compito specifico di «scattare il maggior numero di foto possibili» utilizzando vecchi smartphone dell’esercito.

 

Secondo gli attivisti di Breaking the Silence (BTS), ONG israeliana di ex militari e riservisti che denuncia quelli che considera abusi dello Stato ebraico nei Territori occupati, l’opera di schedatura poteva contare anche su un’ampia rete di telecamere per il riconoscimento facciale. Essa operava integrando il sistema a circuito chiuso noto come Hebron Smart City che, a detta di un ex militare, appare in grado di tracciare i palestinesi anche all’interno delle loro case.

 

La rete di sorveglianza include inoltre l’applicazione «White Wolf», usata dai funzionari della sicurezza negli insediamenti in Cisgiordania per fornire informazioni e identificare i palestinesi prima del loro ingresso nelle colonie per motivi di lavoro. «Le persone si preoccupano delle impronte digitali – ha spiegato l’ex soldato al Post – ma questo sistema [digitale] è molto più elaborato e preoccupante».

 

L’opera di schedatura poteva contare anche su un’ampia rete di telecamere per il riconoscimento facciale. Essa operava integrando il sistema a circuito chiuso noto come Hebron Smart City che, a detta di un ex militare, appare in grado di tracciare i palestinesi anche all’interno delle loro case

Secondo gli attivisti di BTS, il nuovo sistema utilizza metodi di sorveglianza «altamente invasivi» basati sulla tecnologia di riconoscimento facciale, per essere in grado di «monitorare i movimenti dei residenti palestinesi in tempo reale».

 

Queste rivelazioni sono solo l’ultimo esempio della «digitalizzazione» dell’occupazione.

 

«Mentre qui in Israele, e in tutto il mondo occidentale, vi è un acceso dibattito sul grado in cui i governi sono autorizzati a usare la tecnologia per entrare nelle nostre vite – conclude la nota – quando si tratta di palestinesi, non vi è alcuna discussione».

 

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione Asianews e le sue campagne.

 

 

Renovatio 21 ripubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Arte

Partito l’ingresso ai concerti con identificazione facciale

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La HYBE, un’azienda sudcoreana di intrattenimento musicale che gestisce grandi star asiatiche, ha annunciato di voler introdurre un sistema di riconoscimento facciale digitale per poter accedere agli eventi live dei propri artisti. Questo nuovo sistema chiamato Face Pass, verrà utilizzato per la prima volta in occasione dei due concerti che i TWS terranno i prossimi 14 e 16 febbraio presso l’Handball Gymnasium dell’Olympic Park di Seul.

 

«Il Face Pass, che sarà utilizzato in parallelo alle modalità di accesso convenzionali, è basato sulle tecnologie offerte dall’app Toss e dalla piattaforma di ticketing Interpark Triple: registrando i propri dati biometrici prima degli show, sarà possibile accedere alle aree di concerto sfruttando varchi preferenziali, evitando le code per i controlli» leggiamo in un artico comparso su MusicBiz.

 

«Con una registrazione facciale una tantum, i fan possono entrare nei locali in modo semplice e comodo, migliorando la loro esperienza complessiva. Puntiamo a espandere questo servizio a livello globale per creare un ambiente confortevole in cui i fan di tutto il mondo possano godersi le esibizioni senza problemi», ha spiegato Kim Tae-ho, Chief Operating Officer di HYBE.

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Fortunatamente la stampa locale ha sottolineato i dubbi sul versante della privacy, in quanto la gestione di questi dati biometrici è questione molto delicata e dare i propri dati così intimi e personali in mano ad un’azienda privata suscita qualche ragionevole perplessità.

 

Inoltre, come accaduto qualche mese fa, i siti di queste grandi agenzie, possono essere hackerati e i dati sensibili dei loro clienti possono finire in mano a chiunque, in barba alla riservatezza, come accaduto nel giugno scorso all’importante agenzia americana TicketMaster.

 

Il riconoscimento facciale e i dati biometrici, non sono cosa di oggi. Le multinazionali che detengono i diritti per i grandi eventi, come abbiamo appena letto, si stanno portando avanti in questo senso, dicendo al pubblico che con questa nuova tecnologia si eviteranno le tanto noiose file ai tornelli, senza poi però spiegare bene che fine fanno i nostri dati.

 

La cosiddetta pandemia COVID è stata prodromica in questo, tanto che, come riportato da Renovatio 21, già nei primissimi giorni dallo scoppio di questo virus, alcuni esperti di settore hanno detto che «l’identificazione biometrica può aiutare a verificare coloro che hanno già avuto l’infezione e garantire che i soggetti vulnerabili ricevano il vaccino quando verrà lanciato». 

 

Tant’è che abbiamo assistito, dopo la riapertura al pubblico dei concerti e degli spettacoli in genere, l’accesso alle venues era vincolato alla scansione del tanto discusso greenpass. Infatti ai concerti si poteva accedere solo se si era marchiati con un qr code è che dimostrava lo stato di vaccinazione contro il COVID-19. Il «razzismo vaccinale» conquistò il rock, che in teoria era la musica trasgressiva per antonomasia.

 

Vogliamo ricordarci di come alcuni degli indomiti idoli del rock – compresi quelli nostrani – nell’era pandemica schernivano chi non la pensava come loro, chi nutriva qualche ragionevole dubbio sull’efficacia delle mascherine, sul beneficio incondizionato dei lockdown e sulla magia salvifica del «santo siero» anti-COVID. Tutti, in coro monofonico, lodarono il vaccino attraverso i propri canali social e finanche urlandolo ai propri concerti con quel fare spocchioso o di chi stava facendo la cosa giusta e doveva indottrinare i dissidenti.

 

A tutt’oggi, oramai lontani – si spera – dall’incubo pandemico, questa tecnologia rimane e viene implementata.

 

Sempre sulle colonne di Renovatio 21, pochi mesi fa scrivemmo che Visa, uno dei due maggiori processori di pagamento al mondo, sembra stia passando all’autenticazione basata su dati biometrici, almeno secondo un brevetto che ha richiesto. Se il brevetto di Visa – progettato, secondo la dichiarazione del colosso, per fornire «modelli biometrici per l’autenticazione che preserva la privacy» – fosse approvato e implementato, il risultato finale sarebbe la sostituzione dei PIN con l’identificazione biometrica.

 

I grandi filantropi non perdono occasione di cavalcare l’onda di questi cambiamenti e sponsorizzano la ricerca e l’implemento di un sistema globale di identificazione. La Bill and Melinda Gates Foundation ha promesso 1,27 miliardi di dollari per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con 200 milioni di dollari destinati direttamente alla creazione di un sistema di identificazione digitale globale invasivo.

 

Il pacchetto da 200 milioni di dollari sarà utilizzato per creare un’infrastruttura che «comprende strumenti come sistemi di pagamento interoperabili, ID digitale, sistemi di condivisione dei dati e database di stato civile» che afferma per rendere i Paesi «più resilienti a crisi come carenza di cibo, minacce per la salute pubblica e cambiamenti climatici, nonché per aiutare nella pandemia e nella ripresa economica».

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Come già scritto su Renovatio 21, documenti delle Nazioni Unite sostengono non solo l’introduzione dell’ID digitale, ma la sua connessione ai conti bancari dei cittadini. «Gli ID digitali collegati a conti bancari o di denaro mobile possono migliorare l’erogazione della copertura di protezione sociale e servire a raggiungere meglio i beneficiari ammissibili. Le tecnologie digitali possono aiutare a ridurre perdite, errori e costi nella progettazione dei programmi di protezione sociale» scrive il rapporto, parlando di «un futuro digitale aperto, libero, sicuro e incentrato sull’uomo».

 

Gli Stati Uniti, con l’uscente amministrazione Biden, stava redigendo un ordine esecutivo affinché i governi federali e statali accelerino l’adozione dell’identità digitale e sviluppino un sistema di identità online uniforme, gestito dal governo, per verificare l’identità e l’età e accedere ai siti web e ai servizi pubblici.

 

Questo sistema di identificazione digitale potrebbe funzionare con l’uso di scansioni biometriche come il riconoscimento facciale per «aiutare a verificare meglio l’identità online».

 

Francesco Rondolini

 

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Droni

Iniziato in India il Kumbh Mela, il più grande raduno umano del pianeta. Con droni, riconoscimento facciale e AI a sorvegliare

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Il festival Maha Kumbh Mela, della durata di 45 giorni, è iniziato in India lunedì con un tuffo rituale compiuto da decine di migliaia di indù che cercano di purificarsi dai propri peccati. Si prevede che l’evento attirerà 400 milioni di devoti quest’anno.   Il festival Maha (o «grande») Kumbh continuerà fino al 26 febbraio a Prayagraj, una città alla confluenza di tre fiumi, il Gange, lo Yamuna e il Saraswati, nello stato settentrionale dell’Uttar Pradesh. Le masse induiste hanno eseguito le loro abluzioni alle 3:20 del mattino, ora locale, sulla riva del Triveni Sangam, un punto di convergenza per i tre fiumi considerati sacri dagli indù.   Nell’induismo, il termine «Kumbh» si riferisce a un vaso di nettare, mentre “Mela” significa fiera o raduno. Si ritiene che durante una battaglia cosmica tra gli dei (Deva) e i demoni (Asura) per il nettare dell’immortalità (Amrita), gocce di questo nettare caddero in quattro luoghi in tutta l’India: Haridwar, Prayagraj, Nashik e Ujjain. Questi siti divennero sacri e il Kumbh Mela è una celebrazione di questo evento.

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    I devoti credono che fare il bagno nei fiumi sacri durante il Kumbh Mela purifichi l’anima, rimuova i peccati e conceda la salvezza spirituale. Mentre il Kumbh Mela viene celebrato ogni anno, il Maha Kumbh è considerato il più propizio, poiché si verifica una volta ogni 12 anni a Prayagraj.   Precedentemente nota con il nome molto musulmano di Allahabad, Prayagraj è stata rinominata Prayagraj nel 2018 dal Primo Ministro dell’Uttar Pradesh, Yogi Adityanath, con l’obiettivo di riconoscere l’identità della città come meta spirituale per i pellegrini indù.  

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Il primo ministro indiano Narendra Modi aveva esteso un invito a persone provenienti da tutto il mondo per partecipare al festival, riconosciuto dall’UNESCO nel 2017 come «patrimonio culturale immateriale dell’umanità».   Il governo dell’Uttar Pradesh ha installato 150.000 tende per ospitare i pellegrini, insieme a servizi igienici. Il sito del festival ha 450.000 nuovi allacciamenti elettrici, poiché si prevede che il consumo di energia durante l’evento di 45 giorni sarà equivalente a quello di 100.000 appartamenti urbani in un mese.   Le ferrovie indiane hanno anche introdotto 98 treni speciali, che completeranno oltre 3.000 viaggi durante il festival. Le misure sono state messe in atto per prevenire incidenti come quello del 2013, quando una calca uccise 36 persone.   Con circa 400 milioni di persone attese all’evento, la sicurezza è stata migliorata con l’uso di droni e telecamere abilitate all’Intelligenza Artificiale, secondo quanto riportato dai media locali. La polizia e le agenzie di sicurezza hanno schierato droni vincolati e droni sottomarini per la sorveglianza.   I droni vincolati, che possono volare fino a 120 metri sopra il suolo, monitoreranno la folla dall’alto e aiuteranno a individuare le aree che richiedono sicurezza o cure mediche. Nel frattempo, i droni sottomarini possono immergersi fino a 100 metri nell’area in cui si incontrano i tre fiumi.   Oltre 2.500 telecamere basate sull’intelligenza artificiale con tecnologia di riconoscimento facciale saranno posizionate strategicamente in tutta Prayagraj, in particolare nei punti di ingresso chiave. Queste forniranno un monitoraggio in tempo reale, assicurando risposte rapide a qualsiasi incidente e migliorando la gestione complessiva della folla, hanno affermato i funzionari.   Non tutti esprimono gioia per il Kumbh Mela, pronunziato da molti italofoni come «Kumba Mela».   Utenti in rete hanno approfittato per condividere video non verificati che accusano alcuni induisti di pratiche «sataniche».  

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Internet

L’AI di Apple spiava le conversazioni private: parte il risarcimento

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Il colosso tecnologico statunitense Apple ha accettato un accordo da 95 milioni di dollari per una causa legale che accusa il suo assistente vocale AI Siri di aver registrato inavvertitamente le conversazioni private degli utenti, hanno riferito diverse fonti, citando i verbali del tribunale. Le registrazioni sarebbero state esaminate da appaltatori terzi come parte del processo di controllo qualità di Apple.

 

Secondo un accordo preliminare depositato martedì presso un tribunale federale di Oakland, in California, decine di milioni di persone potrebbero ricevere fino a 20 dollari per ogni dispositivo dotato di Siri, come iPhone e Apple Watch.

 

L’accordo si applica agli utenti statunitensi che hanno posseduto un dispositivo abilitato per Siri tra il 17 settembre 2014 e il 31 dicembre 2024. L’accordo è in attesa di approvazione giudiziaria.

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La class action è stata avviata in seguito a un rapporto del Guardian del 2019, secondo cui Siri poteva essere attivato accidentalmente e che i collaboratori di Apple ascoltavano regolarmente informazioni mediche riservate, traffici di droga e registrazioni di coppie che facevano sesso nell’ambito del loro lavoro di controllo qualità dell’assistente vocale.

 

Apple ha negato di aver commesso illeciti accettando di transare. In risposta alla controversia del 2019, l’azienda ha annunciato modifiche alle sue pratiche sulla privacy, tra cui la sospensione del programma di valutazione Siri e l’introduzione di una funzionalità di opt-in per consentire agli utenti di condividere le proprie registrazioni.

 

I 95 milioni di dollari equivalgono a circa nove ore di profitto per Apple, il cui utile netto è stato di 93,74 miliardi di dollari nel suo ultimo anno fiscale, ha osservato Reuters.

 

Gli utenti che desiderano determinare la propria idoneità e presentare reclami possono visitare il sito Web ufficiale dell’accordo non appena sarà disponibile. La scadenza per la presentazione dei reclami sarà annunciata in seguito all’approvazione dell’accordo da parte del tribunale.

 

Il caso arriva mentre viene la gestione dei dati degli utenti da parte delle aziende tecnologiche è sempre più sotto osservazione. Cause legali simili sono state intentate contro altri fornitori di assistenti vocali, tra cui Google e Amazon, riguardanti registrazioni non autorizzate e preoccupazioni sulla privacy dei dati.

 

Siri non gode di buona fama tra gli utenti, con alcuni che parlano addirittura di una sua involuzione negli anni: far fare una telefonata con comando vocale, nell’esperienza di alcuni, è estremamente più difficile rispetto ad un lustro fa.

 

Contro un’eventuale implementazione dell’Intelligenza Artificiale di OpenAI da parte di Apple, che aveva annunciato la possibilità, si era scagliato Elon Musk, che era arrivato a dire che avrebbe vietato gli iPhone in tutte le sue aziende qualora essi fornissero dati all’azienda di ChatGPT.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il servizio segreto interno russo FSB ha accusato la CIA di aver installato malware su migliaia di iPhone usati da cittadini russi e diplomatici stranieri.

 

Lo scorso mese la Repubblica Democratica del Congo ha fatto causa ad Apple per l’estrazione dei cosiddetti «minerali di sangue».

 

Apple non è nuova a improvvisi aggiornamenti di sicurezza per gli iPhone, con avvertimenti sulla possibilità di attività hacker tramite le vulnerabilità del sistema.

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Come riportato da Renovatio 21, a marzo Apple era stata colpita da una multa antitrust UE di 1,8 miliardi di euro per aver abusato della sua posizione dominante nel mercato dello streaming musicale.

 

Lo scorso anno Bruxelles ha inoltre adottato il Digital Markets Act dell’UE, che ha costretto aziende tra cui Apple, Alphabet e Meta a modificare alcune delle loro pratiche all’interno dell’Unione.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa Corte Suprema dell’UE ha ordinato ad Apple di pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro. A fine 2023 la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata».

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Immagine di Daniel L. Lu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

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