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Geopolitica

Iran, scienziato nucleare assassinato

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Fra le speculazione per le quali Israele sarebbe  sul piede di guerra per un possibile attacco in Iran nelle prossime settimane, poche ore fa i media statali iraniani hanno riferito che il principale scienziato nucleare del paese Mohsen Fakhrizadeh è stato assassinato a Damavand, a est di Teheran.

 

Secondo quanto riferito, è stato accompagnato dalla sua guardia del corpo quando sono stati attaccati da un aggressore «suicida» all’ingresso della città di Absard.

Il principale scienziato nucleare del paese Mohsen Fakhrizadeh è stato assassinato a Damavand, a est di Teheran

 

Secondo Iran Front Page News, Fakhrizadeh è stato ucciso con colpi di arma da fuoco, ma prima della sparatoria, la sua auto è stata fermata con un’esplosione sul viale Mostafa Khomeini.

 

Secondo quanto riferito, molti altri sono stati uccisi nell’incidente, ma non sono stati ancora identificati.

 

Fakhrizadeh era un generale di brigata nel Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (meglio conosciuti come Guardiani della Rivoluzione, o Pasdaran) e guidava il progetto di armi nucleari dell’Iran. Era un professore di fisica presso l’Università Imam Hussein di Teheran ed era ex capo del Centro di ricerca sulla fisica dell’Iran.

 

Nessuno ha ancora rivendicato l’assassinio, ma lo Stato di Israele potrebbe avere una storia di assunzione di sicari per assassinare scienziati nucleari in Iran

Il comandante dei Pasdaran ha scritto su Twitter che l’Iran vendicherà l’uccisione di scienziati come ha fatto in passato, scrive il Jerusalem Post.

 

Nessuno ha ancora rivendicato l’assassinio, ma lo Stato di Israele potrebbe avere una storia di assunzione di sicari per assassinare scienziati nucleari in Iran.

 

Nel 2018, il primo ministro Benjamin Netanyahu disse «ricorda quel nome» dopo aver annunciato che il Mossad aveva ottenuto 100.000 file dagli archivi nucleari segreti dell’Iran.

 

Dopo l’uccisione nell’aprile 2018 di diversi scienziati nucleari in Iran, uno «scudo protettivo di segretezza e sicurezza» era stato lanciato intorno a Fakhrizadeh, nel tentativo di proteggerlo da possibili assassini.

I file recuperati dal Mossad si erano  concentrati sul programma nucleare segreto iraniano che è stato sviluppato dal 1999 al 2003 chiamato Project Amad, guidato da Fakhrizadeh  Quando l’Iran ha aderito all’accordo nucleare del 2015, ha negato l’esistenza di un tale programma.

 

Dopo l’uccisione nell’aprile 2018 di diversi scienziati nucleari in Iran, uno «scudo protettivo di segretezza e sicurezza» era stato lanciato intorno a Fakhrizadeh, nel tentativo di proteggerlo da possibili assassini.

 

Nel 2003, l’Iran fu  costretto ad accantonare il progetto Amad, ma non le sue ambizioni nucleari. Secondo quanto riferito, ha diviso il suo programma in un programma palese e uno nascosto che ha continuato il lavoro nucleare sotto il titolo di sviluppo del know-how scientifico, disse Netanyahu all’epoca.

 

Fakhrizadeh è spesso descritto come Robert Oppenheimer (lo sviluppatore delle prime bombe atomiche del mondo) dell’Iran

L’Iran – disse sempre Netanyahu – continuò questo lavoro in una serie di organizzazioni, che nel 2018 erano guidate da SPND, un’organizzazione all’interno del ministero della Difesa iraniano guidata dalla stessa persona che ha guidato il progetto Amad, cioè il dottor Mohsen Fakhrizadeh, il fisico appena assassinato.

 

Secondo il Wall Street Journal, Fakhrizadeh è spesso descritto come Robert Oppenheimer (lo sviluppatore delle prime bombe atomiche del mondo) dell’Iran.

 

Nel 2012 Jay Solomon del WSJ riferì che, dopo essere rimasto su un basso profilo per alcuni anni, Fakhrizadeh aveva «aperto un centro di ricerca nella periferia settentrionale di Teheran coinvolto in studi rilevanti per lo sviluppo di armi nucleari».

 

L’Iran ha accusato Israele e gli Stati Uniti di aver organizzato l’assassinio di uno dei suoi migliori scienziati nucleari venerdì e ha giurato vendetta, aumentando drasticamente le tensioni nel Golfo Persico.

L’Iran ha accusato Israele e gli Stati Uniti di aver organizzato l’assassinio di uno dei suoi migliori scienziati nucleari venerdì e ha giurato vendetta, aumentando drasticamente le tensioni nel Golfo Persico.

 

«Oggi i terroristi hanno assassinato un eminente scienziato iraniano. Questa codardia – con gravi indizi del ruolo israeliano – mostra una disperata smania nei degli autori», ha detto in un tweet il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.

 

L’esercito iraniano ha anche intimato agli Stati Uniti di assumersi la responsabilità. Nel frattempo, il presidente Trump ha oscuramente ritwittato un articolo del New York Times sull’omicidio di Fakhrizadeh senza commentare.

 

 

 

 

 

 

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Geopolitica

Ebrei VIP chiedono sanzioni contro Israele

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Centinaia di eminenti figure ebraiche a livello globale hanno sollecitato le Nazioni Unite e i leader mondiali a imporre sanzioni a Israele per azioni definite «sconsiderate» a Gaza, che, secondo loro, equivalgono a un genocidio.

 

Una lettera aperta, che invita i governi a ritenere Israele responsabile per presunte violazioni del diritto internazionale a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, ha raccolto oltre 450 firme VIP, tra cui ex funzionari, intellettuali e artisti israeliani. L’iniziativa coincide con notizie secondo cui i leader dell’UE potrebbero rinunciare a sanzioni contro Israele durante un vertice a Bruxelles giovedì.

 

«Non dimentichiamo che molte leggi, statuti e convenzioni per proteggere la vita umana sono nate in risposta all’Olocausto», hanno scritto i firmatari. «Israele ha ripetutamente violato queste garanzie».

 

Tra i firmatari ci sono l’ex presidente della Knesset Avraham Burg, il negoziatore di pace Daniel Levy, gli scrittori Michael Rosen e Naomi Klein, il regista premio Oscar Jonathan Glazer, gli attori Wallace Shawn e Ilana Glazer e il filosofo Omri Boehm. Il gruppo ha chiesto di far rispettare le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Penale Internazionale, di interrompere le vendite di armi e di applicare sanzioni mirate a funzionari ed entità israeliane coinvolte in presunti crimini.

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La petizione riflette un’evoluzione dell’opinione pubblica tra gli ebrei americani e gli elettori in generale. Un recente sondaggio del Washington Post ha mostrato che il 61% degli ebrei americani ritiene che Israele abbia commesso crimini di guerra a Gaza, e il 39% lo accusa di genocidio. Un sondaggio Quinnipiac di agosto ha rilevato che la metà degli elettori statunitensi condivide questa visione.

 

La situazione è ben diversa per l’opinione pubblica israeliana.

 

Come riportato da Renovatio 21, un sondaggio pubblicato dall’Università Ebraica di Gerusalemme all’inizio di giugno rivela che circa il 75% degli ebrei israeliani concorda con l’affermazione secondo cui «non ci sono innocenti a Gaza».

 

Non si trattava del primo dato di questo tipo. Un sondaggio dell’Università di Tel Aviv di fine ottobre 2023 ha rilevato che il 58% degli ebrei israeliani ha affermato che l’esercito stava usando troppo poca potenza di fuoco nel suo assalto a Gaza e meno del 2 percento ha affermato che era troppa.

 

Un altro sondaggio condotto nel dicembre 2023 chiedeva: «In che misura Israele dovrebbe tenere in considerazione le sofferenze della popolazione civile a Gaza quando pianifica la continuazione dei combattimenti?». Oltre l’80% degli ebrei israeliani ha risposto «in misura molto limitata» o «in misura piuttosto limitata» (rispettivamente il 40% e il 41%).

 

Nel gennaio 2024, un sondaggio del canale israeliano Channel 12 ha rilevato che il 72% degli israeliani ritiene che gli aiuti umanitari ai 2 milioni di civili di Gaza, tra cui 1 milione di bambini, «debbano essere interrotti finché i prigionieri israeliani non saranno rilasciati» da Hamas.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

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Putin: la risposta della Russia agli attacchi Tomahawk sarebbe «schiacciante»

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La risposta della Russia a un attacco ucraino con missili Tomahawk di fabbricazione statunitense sarebbe «molto seria, se non schiacciante», ha dichiarato giovedì il presidente Vladimir Putin ai giornalisti. Fornire a Kiev armi a lungo raggio di questo tipo rappresenterebbe «un tentativo di escalation», ha avvertito.   Kiev ha più volte richiesto i missili Tomahawk. Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha sollevato la questione durante un incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca la scorsa settimana. Secondo Axios, Zelens’kyj non è riuscito a ottenere la consegna dell’arma. Funzionari americani avevano precedentemente indicato che l’opzione poteva essere considerata, ma la decisione finale spettava a Trump.   Parlando mercoledì alla Casa Bianca durante un incontro con il Segretario Generale della NATO Mark Rutte, Trump non ha chiarito se gli Stati Uniti potrebbero fornire i missili a Kiev in futuro, ma ha sottolineato che il loro utilizzo richiede un addestramento lungo e intensivo. I missili hanno una gittata massima di circa 2.500 km.

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«Sarebbe un’escalation. È un tentativo di escalation», ha commentato Putin riguardo a una possibile consegna. «Se il territorio russo fosse colpito con un’arma del genere, la risposta sarebbe molto seria, se non addirittura schiacciante», ha aggiunto, invitando i leader occidentali a «rifletterci».   Mosca aveva già avvertito che, pur non influenzando lo stato del campo di battaglia ucraino, la consegna dei Tomahawk ridurrebbe le prospettive di pace e danneggerebbe gravemente le relazioni tra Stati Uniti e Russia.   Putin ha discusso la questione con Trump in una telefonata la scorsa settimana. La consegna dei missili avrebbe «gravemente compromesso le prospettive di una soluzione pacifica», aveva dichiarato allora. In seguito alla chiamata, Trump ha affermato che fornire i Tomahawk a Kiev «non sarebbe stato facile» per gli Stati Uniti e ha sostenuto che Washington non dovrebbe esaurire il proprio arsenale per l’Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, Trump nelle scorse ore ha annullato il vertice con Putin a Budapest. Al contempo, gli USA hanno posto nuove sanzioni sul petrolio russo.  

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
 
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Trump annulla l’incontro a Budapest con Putin

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cancellato il vertice previsto con il presidente russo Vladimir Putin a Budapest, dichiarando che i colloqui, in questa fase, non avrebbero probabilmente prodotto i risultati sperati. Mosca non ha ancora commentato la decisione.

 

L’annuncio è stato fatto mercoledì durante un incontro alla Casa Bianca con il Segretario generale della NATO Mark Rutte, dove Trump ha spiegato che il vertice in Ungheria «non sembrava appropriato».

 

«Non pareva che avremmo raggiunto gli obiettivi necessari, quindi ho deciso di annullare il viaggio», ha affermato.

 

Tuttavia, Trump ha lasciato aperta la possibilità di futuri colloqui con Mosca. «Lo faremo in futuro», ha aggiunto, senza precisare quando o dove potrebbe avvenire.

 

Le dichiarazioni di Trump giungono dopo che il dipartimento del Tesoro statunitense ha imposto nuove sanzioni alla Russia, motivate dalla sua presunta «mancanza di impegno serio verso un processo di pace». Le misure hanno colpito due grandi compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, e le loro filiali.

 

Trump ha comunque ammesso di non essere certo che le sanzioni possano modificare la posizione della Russia sul conflitto ucraino. «Spero che lui [Putin] diventi ragionevole, e spero che lo sia anche [Volodymyr Zelens’kyj]», ha detto. «Ci vogliono due persone per ballare il tango» ha dichiarato, usando un noto proverbio anglofono.

 

I piani per un vertice tra Putin e Trump erano stati annunciati la settimana precedente, dopo una telefonata tra i due leader, sebbene non fosse stata fissata una data precisa.

 

Il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov aveva dichiarato in precedenza che un incontro tra Russia e Stati Uniti richiede «preparativi seri», sottolineando che un vertice tra i due leader «non dovrebbe essere sprecato», poiché entrambi i presidenti «sono abituati a lavorare per ottenere risultati concreti».

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr


 

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