Geopolitica
India, cancellati migliaia di nomi di cristiani e musulmani dalle liste elettorali
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Appresa la vicenda, l’arcidiocesi locale ha inviato un messaggio alla Commissione elettorale del Karnataka, Stato meridionale guidato dal BJP dove le elezioni sono previste a maggio. Su oltre 9 mila nominativi ne sono scomparsi almeno 8 mila in circoscrizioni elettorali dove votano perlopiù le minoranze. Per il portavoce Kanthraj si tratta di una chiara manomissione politica.
«Prendiamo atto con grande sgomento della notizia che ci è stata segnalata circa la cancellazione di nomi dalle liste elettorali dopo la loro pubblicazione nei seggi della circoscrizione di Shivajinagar, a Bengaluru. Da un attento esame e da un’accurata verifica, abbiamo constatato che manca un gran numero di nomi appartenenti alla nostra comunità cristiana».
Sono queste le parole di J. A. Kanthraj, addetto alle relazioni pubbliche dell’arcidiocesi di Bengaluru, capoluogo dello Stato meridionale del Karnataka, dopo che i nomi di diverse migliaia di elettori appartenenti alle minoranze religiose sono stati rimossi dalle liste elettorali.
«Su un totale di 9.195 nominativi, ne mancano circa 8 mila, tra cui elettori appartenenti alle tribù e caste riconosciute e alla comunità musulmana. È incredibile che su 193 seggi elettorali, 91 siano stati scelti in modo selettivo in base a dove risiedono le minoranze», continua la dichiarazione presentata il 15 febbraio al capo della Commissione elettorale dello Stato.
In Karnataka, attualmente guidato dal partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), le elezioni locali sono previste a maggio e i leader cristiani sospettano che l’eliminazione dei nomi di persone appartenenti alle minoranze religiose rientra nella strategia del partito per mantenere il potere: «temiamo che molti collegi elettorali della città siano stati manomessi impunemente. Se si permette che tali misfatti continuino senza controllo, la fiducia dei cittadini nel processo elettorale sarà distrutta e devastata oltre ogni misura», continua ancora il messaggio dell’arcidiocesi.
Per Kanthraj non c’è dubbio: si tratta di una chiara manipolazione per impedire che cristiani e musulmani votino alle prossime elezioni.
Il portavoce ha aggiunto che l’elettore capo ha risposto all’appello dell’arcidiocesi suggerendo di organizzare delle campagne in tutte le circoscrizioni di Bengaluru, in modo che le persone possano scoprire se i loro nomi sono stati cancellati dalle liste elettorali. L’arcidiocesi ha intrapreso una campagna di questo tipo in tutte le parrocchie, ha spiegato Kanthraj.
Anche Rizwan Arshad, il deputato del Congress party all’opposizione proveniente dal collegio elettorale di Shivajinagar si è detto scioccato per la vicenda: «questo è un palese tentativo da parte del BJP di derubare le minoranze del loro fondamentale diritto di voto», ha detto. Il 9 febbraio Arshad aveva presentato una petizione scritta all’Alta corte del Karnataka contro il complotto politico per minare il diritto di voto delle minoranze.
Esperti legali e rappresentanti delle minoranze hanno commentato dicendo che da quando il BJP è salito al potere nel 2014 si sono più volte registrati abusi contro le minoranze religiose da parte dei burocrati elettorali.
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Immagine di Election Commission (GODL-India) via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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