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Geopolitica

Incursione del ministro sionista Ben-Gvir seguito di coloni israeliani alla moschea di al-Aqsa

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Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben Gvir, ha guidato centinaia di coloni nell’assalto al complesso della moschea di Al-Aqsa domenica, dove hanno eseguito a gran voce la preghiera talmudica, sotto una massiccia scorta di polizia, e hanno tentato di inimicarsi i fedeli musulmani. Lo riporta il Middle East Eye.

 

Video circolanti in rete mostrano centinaia di coloni che assaltano i cortili della moschea di al-Aqsa, dove alcuni di loro sono stati visti ballare e gridare, nel tentativo di distruggere il luogo di culto musulmano.

 

Lo status quo a Gerusalemme sostiene da tempo che la preghiera ebraica è proibita sull’altopiano rialzato nella Città Vecchia di Gerusalemme Est occupata, dove sorge la moschea di Al-Aqsa.

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Tuttavia, nel corso dell’ultimo secolo, i gruppi sionisti hanno ripetutamente violato questo fragile accordo, lanciando attacchi senza precedenti contro quello che è considerato uno dei luoghi più sacri dell’Islam.

 

Il giornale arabo riferisce che gli abitanti della Città Vecchia di Gerusalemme hanno raccontato come prima e dopo il raid di Ben Gvir, la zona avesse iniziato ad assomigliare a una «base militare» a causa dei «numerosi posti di blocco» istituiti e della «forte presenza delle forze di sicurezza israeliane», affermando che le forze israeliane hanno severamente limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea, consentendo solo a pochi residenti locali di passare.

 

Parlando ai giornalisti dopo la simbolica incursione, Ben Gvir ha dichiarato: «Il Monte del Tempio è per gli ebrei e noi rimarremo qui per sempre».

 

Da quando è diventato ministro nell’ultimo governo Netanyahu, il kahanista Ben Gvir ha guidato almeno 11 assalti alla moschea. Nel frattempo, diversi altri politici di estrema destra hanno sostenuto la distruzione di Al-Aqsa e la costruzione di un tempio dove, a loro dire, un tempo sorgevano templi ebraici .

 

Tra le centinaia di persone che hanno preso parte al raid di domenica c’era anche il parlamentare di destra del Likud, Amit Halevi, che ha ripetutamente chiesto a Israele di distruggere tutte le fonti di acqua, cibo ed energia a Gaza.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa lo Halevi aveva proposto un’esplosiva spartizione di al-Aqsa con un disegno di legge che avrebbe diviso la moschea di al-Aqsa tra musulmani ed ebrei, un piano che prevedeva un accesso condiviso dal cortile della Cupola della Roccia fino all’estremità del confine settentrionale della grande moschea, considerata come il terzo sito più sacro per i maomettani.

 

I palestinesi temono che le incursioni ad Al-Aqsa, intensificatesi da quando Israele è entrata in guerra contro Gaza nell’ottobre 2023, stiano gettando le basi per una divisione della moschea, simile a quella avvenuta per la moschea di Ibrahimi a Hebron negli anni ’90. Attualmente i musulmani hanno un accesso limitato a quel sito e, proprio il mese scorso, Israele ha trasferito l’autorità della moschea dal comune di Hebron, gestito dai palestinesi, a un consiglio di coloni.

 

Aouni Bazbaz, direttore degli affari internazionali dell’Islamic Waqf, l’organizzazione che amministra la moschea di al-Aqsa, ha descritto il raid di domenica come «doloroso e deplorevole», affermando a Middle East Eye che si trattava di una minaccia allo «status quo storico e di un incitamento alla violenza».

 

«C’era un numero terrificante di persone [coloni israeliani] presenti, tra cui alcuni personaggi importanti», ha detto. «Questo faceva parte di un progetto. L’estrema destra religiosa cerca di minare lo status quo e di seguire chiaramente l’esempio della Moschea Ibrahimi di Hebron».

 

«Non ci sono fedeli qui in questo momento, il posto è vuoto, la Città Vecchia è vuota. È una caserma militare», ha aggiunto.

 

Anche il governatorato di Gerusalemme ha condannato il raid e ha fatto appello alla comunità internazionale, in particolare agli Stati musulmani, «affinché prendano provvedimenti immediati».

 

«Quello che è accaduto oggi non è solo una tradizionale incursione. Rappresenta piuttosto una fase cruciale volta a imporre con la forza la sovranità ebraica sulla Moschea di Al-Aqsa e a dividerla spazialmente tra musulmani e coloni, dopo che le autorità di occupazione hanno insistito nell’imporre una divisione temporale negli ultimi anni», ha affermato.

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«Il Governatorato di Gerusalemme considera questa escalation una dichiarazione di guerra religiosa contro i luoghi santi islamici e cristiani e il preludio a un’esplosione globale le cui fiamme potrebbero estendersi oltre i confini della Palestina, minacciando la sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo», ha aggiunto.

 

Anche il ministero degli Esteri giordano ha condannato fermamente il raid, definendolo «una provocazione inaccettabile e un’escalation indecente».

 

«I ripetuti ingressi di coloni estremisti nella moschea di Al-Aqsa costituiscono una grave violazione della situazione storica e giuridica esistente, un tentativo di imporre una divisione nel tempo e nello spazio e una profanazione della sacralità del luogo», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri giordano, l’ambasciatore Sufyan al-Qudah.

 

Bisogna rammentare che la Seconda Intifada partì il 28 settembre 2000 quando l’allora leader del Likud Ariel Sharon compì una passeggiata ad al-Aqsa. In seguito Sharon, che fondò il suo partito Kadima che programmava una spartizione del territorio con i palestinesi, fu vittima di un grande malore, che alcuni ascrivono ad una pulsa denura, una maledizione ebraica fatta da rabbini della zona, i quali si fecero pure filmare in TV.

 

 

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Come riportato da Renovatio 21, negli anni sono arrivate immagini di repressioni violente da parte delle forze israeliane sui musulmani nella moschea di al-Aqsa.

 

L’obiettivo dei sionisti è la distruzione di al-Aqsa al fine di costruire il cosiddetto Terzo Tempio per il sacrificio animale (ripetutamente tentato da vari estremisti giudei che contrabbandano capretti vivi dentro a passeggini, mentre si aspetta l’arrivo della famigerata «giovenca rossa») a Gerusalemme e ad accogliere il loro moshiach (il «messia» dei giudei), che per certa tradizione cattolica corrisponde esattamente all’anticristo. Protestanti fondamentalisti americani danno una mano al sionismo radicale, con l’osceno calcolo escatologico con cui quando arriverà l’anticristo tornerà sulla Terra, dopo i sette anni di tribolazione, anche Gesù Cristo.

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Geopolitica

«Momento Francesco Ferdinando»: alti funzionari di Brusselle temono lo scoppio della guerra in Europa

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L’Unione Europea è sempre più preoccupata che le tensioni con la Russia possano degenerare in un conflitto su larga scala, in uno scenario che alcuni funzionari paragonano in privato alla reazione a catena seguita all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, che scatenò la Prima Guerra Mondiale. Lo riporta il sito Politico.   Oggi i leader dell’UE si riuniranno a Copenaghen per discutere strategie di contenimento della Russia, in risposta a una serie di incidenti con droni in Europa.   Secondo Politico, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sta spingendo per una discussione «senza precedenti» sulla postura militare dell’UE, andando oltre le competenze tradizionali del blocco e includendo progetti come un «muro di droni» per neutralizzare droni considerati ostili.   L’agenzia di stampa riferisce che i partecipanti al summit concorderanno sul fatto che la Russia rappresenta una «minaccia» per l’UE e sosterranno l’accordo, convinti che «non fare nulla renderebbe più probabile una guerra totale».

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Tuttavia, diplomatici anonimi hanno rivelato a Politico che le possibili azioni per scoraggiare la Russia sono «pieni di rischi», con alcuni funzionari che avvertono privatamente di un possibile «momento Francesco Ferdinando», ovvero un’escalation improvvisa che potrebbe trascinare il continente in un conflitto. Il termine richiama l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo nel 1914, che innescò una rapida sequenza di alleanze e ultimatum, portando alla Prima Guerra Mondiale.   I vertici militari dell’UE ritengono che il blocco sia già coinvolto in una «forma di guerra a bassa intensità con la Russia», sottolineando che storicamente le guerre sono state finanziate con debito pubblico. Tuttavia, Politico nota che convincere tutti i membri dell’UE, alcuni già alle prese con difficoltà economiche, ad aumentare il bilancio per la difesa potrebbe essere molto complesso.   L’allerta è cresciuta dopo un recente episodio in cui Varsavia ha denunciato la violazione dello spazio aereo polacco da parte di droni russi durante attacchi contro l’Ucraina, alimentando un dibattito nella NATO sull’eventualità di abbattere velivoli intrusi. Mosca ha smentito le accuse, sostenendo che Varsavia non ha fornito prove, e ha definito «irresponsabili» le discussioni sull’abbattimento di aerei russi.   Mosca ha ripetutamente dichiarato che «la Russia non ha alcuna intenzione» di attaccare la NATO, esprimendo però preoccupazione per il fatto che i funzionari occidentali «stiano iniziando a parlare seriamente di una Terza Guerra Mondiale come possibile scenario».   Come riportato da Renovatio 21, il politologo russo Dmitrij Trenin ha scritto in un saggio ampiamente circolato in Russia che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata e che l’opzione atomica è sul tavolo. Due anni fa un altro politologo russo, Fedor Lukjanov, aveva dichiarato che il conflitto mondiale era già iniziato. Stesso pensiero espresso a settembre 2023 al Forum di sicurezza di Kiev dal capo del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina Oleksyj Danilov.   In questi anni moniti in questo senso sono venuti anche da figure apicali del Cremlino come Sergej Lavrov e Dmitrij Medvedev.

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Il premier magiaro Vittorio Orban ha più volte significato che la situazione Ucraina, e l’entrata di Kiev nella NATO, significherebbe la Terza Guerra Mondiale. Medesimi pensieri sono giunti dal candidato presidente romeno Georgescu e dal premier slovacco Robert Fico.   Alla fine del 2024 il generale tedesco in pensione Harald Kujat ha parlato di una «catastrofe centrale del XXI secolo» dicendo che mai l’umanità è stata così prossima alla Terza Guerra. Analisi sulla pericolosità del momento presente erano state condivise anche dal cardinale Gerardo Mueller.   In un discorso pre-elettorale dello scorso anni, Donald Trump aveva invocato la necessità di salvare gli USA da un conflitto globale, destinazione delle politiche dell’amministrazione Biden. Tre anni fa Trump aveva accusato direttamente i neocon e il Deep State dicendo che «la Terza Guerra Mondiale non è mai stata così vicina».

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Geopolitica

Mosca: l’invito di Putin a Trump è ancora valido

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Il presidente russo Vladimir Putin è ancora disponibile a ospitare il presidente statunitense Donald Trump a Mosca, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. Trump ha condotto un’intensa attività diplomatica con Mosca sul conflitto ucraino, ma recentemente ha adottato una retorica più dura.

 

Da gennaio, quando ha assunto la presidenza, la Casa Bianca ha avviato diversi round di negoziati con funzionari russi, culminati in un incontro con Putin in Alaska a metà agosto. Durante il vertice, Putin ha invitato Trump nella capitale russa, e entrambi hanno descritto l’incontro positivamente: Putin lo ha definito «franco» e «sostanziale», mentre Trump lo ha giudicato «produttivo».

 

«L’invito rimane valido», ha dichiarato Peskov domenica all’agenzia di stampa statale russa TASS, rispondendo a una domanda su eventuali cambiamenti nella posizione di Mosca. «Putin è pronto e sarebbe felice di incontrare il presidente Trump. La decisione spetta a Trump».

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Per mesi, Washington ha sostenuto che Kiev dovesse cedere su alcune rivendicazioni territoriali per favorire un accordo di pace mediato dagli Stati Uniti. Tuttavia, questa settimana Trump ha cambiato posizione, affermando che l’Ucraina potrebbe sconfiggere la Russia e definendo Mosca una «tigre di carta».

 

Peskov aveva già replicato alle parole di Trump, sottolineando che la Russia è tradizionalmente vista come un orso e che «non esiste un orso di carta». Ha inoltre smentito le affermazioni di Trump sull’economia russa, sostenendo che si è adattata al conflitto e alle sanzioni occidentali senza precedenti, pur affrontando alcune «difficoltà».

 

Tuttavia, Peskov ha ribadito che Putin «apprezza molto» gli sforzi di mediazione di Trump, descrivendo il loro rapporto come «cordiale».

 

All’inizio di questa settimana, parlando dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che non userà più l’espressione «tigre di carta» per descrivere la Russia e che non intende utilizzarla contro «nessuno».

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

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Putin: la Russia è fiera della riunificazione con il Donbass

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Mosca prova orgoglio per l’annessione di quattro ex regioni ucraine alla Russia, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin.   Le repubbliche del Donbass, Donetsk e Lugansk, insieme alle regioni di Kherson e Zaporozhye, hanno scelto di separarsi dall’Ucraina e unirsi alla Russia tramite referendum tenuti nel settembre 2022.   In un discorso video trasmesso martedì dal Cremlino, Putin ha definito il territorio «terra ancestrale russa», la cui popolazione «ha scelto in modo indipendente e libero di unirsi alla Russia».   «Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare e ne siamo orgogliosi. Abbiamo offerto sostegno ai nostri fratelli e sorelle nel compiere una scelta ferma e responsabile», ha detto Putin.   Il presidente della Federazione inoltre sottolineato che la Russia sta «difendendo i suoi interessi nazionali fondamentali, la memoria e i valori condivisi, la lingua, le tradizioni, la cultura e la fede russe, nonché il sacro diritto di onorare le gesta dei suoi antenati».   Le regioni a prevalenza russofona di Donetsk e Lugansk hanno proclamato l’indipendenza dopo il colpo di stato di Kiev del 2014, appoggiato dall’Occidente. Nello stesso anno, la Crimea ha votato per unirsi alla Russia. Da allora, l’Ucraina ha introdotto diverse leggi che limitano l’uso della lingua russa nei luoghi di lavoro, nell’istruzione e nei media, conducendo una campagna per cancellare i legami storici con l’Impero russo e l’Unione Sovietica.   L’Ucraina e la maggior parte dei paesi non riconoscono i nuovi confini della Russia, mentre le forze ucraine continuano a occupare parti di queste regioni.

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  Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
 
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