Geopolitica
Il tenente colonnello svizzero Bosshard: i discorsi di Merz «sondano» un possibile attacco contro la Russia
Il tenente colonnello svizzero in pensione Ralph Bosshard ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa russa TASS che, dal punto di vista militare, le recenti dichiarazioni del cancelliere tedesco Merz sembrano «una prova generale per la prossima guerra dell’Europa contro la Russia».
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa il Merz aveva dichiarato che la Germania non limiterà più la capacità dell’Ucraina di lanciare attacchi a lungo raggio in profondità nel territorio russo, incluso l’uso di armi di fabbricazione tedesca.
«Il termine inglese per questo sarebbe “probing“. Si tratta di esaminare la possibilità di un potente attacco alla Russia con armi strategiche nell’ambito di una guerra di rivincita, che è già in corso», ha affermato. Bosshard è stato consigliere militare del capo dell’OSCE dal 2014 al 2020.
Sostieni Renovatio 21
I commenti del neocancelliere tedesco avevano provocato la reazione del Cremlino.
«Ci avvicina di diversi passi allo scontro diretto», è stata la schietta valutazione fornita dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov in merito all’annuncio del cancelliere tedesco Friedrich Merz secondo cui l’Ucraina era libera di usare missili tedeschi e di altri Paesi europei per colpire in profondità la Russia a suo piacimento.
Peskov, in un’intervista al conduttore televisivo Pavel Zarubin, ha dichiarato che Merz «persiste e insiste sul fatto che tale decisione è stata effettivamente presa e che all’Ucraina è stato concesso il permesso di effettuare attacchi in profondità all’interno della Russia con missili a lungo raggio. Se questo è vero, allora si tratta di una decisione estremamente pericolosa. Ci avvicina di diversi passi allo scontro diretto e, naturalmente, è in contrasto con i deboli sforzi per una risoluzione di pace appena iniziati».
Il portavoce ha aggiunto che se Merz intendeva creare «incertezza» per la Russia, avrebbe creato incertezza solo per se stesso.
«Questa incertezza diventerà un peso per loro. Vediamo se riusciranno a gestirla», ha osservato il portavoce, denunciando il ruolo dell’Europa nell’alimentare le fiamme della guerra: «vediamo che l’Europa sta partecipando indirettamente: le consegne di armi continuano. Questa è una partecipazione indiretta alla guerra contro la Russia. Stiamo tutti assistendo a discussioni in corso sulla possibilità della comparsa di “contingenti europei”», ha affermato.
«Certo, il comportamento degli europei non contribuisce in alcun modo a un accordo di pace».
Come riportato da Renovatio 21, il tenente colonnello Bosshard aveva invitato tutti a non sottovalutare Putin, perché, in genere, fa quel che dice.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di NATO North Atlantic Threaty via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Geopolitica
Lavrov: falchi europei minano i negoziati tra Russia e Stati Uniti
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti al canale Telegram ![]()
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-



Pensiero1 settimana faCi risiamo: il papa loda Don Milani. Torna l’ombra della pedofilia sulla Chiesa e sul futuro del mondo
-



Sanità2 settimane faUn nuovo sindacato per le prossime pandemie. Intervista al segretario di Di.Co.Si
-



Necrocultura6 giorni fa«L’ideologia ambientalista e neomalthusiana» di Vaticano e anglicani: Mons. Viganò sulla nomina del re britannico da parte di Leone
-



Salute1 settimana faI malori della 42ª settimana 2025
-



Oligarcato7 giorni faPapa Leone conferisce a Carlo III, capo della Chiesa d’Inghilterra, la cattedra permanente nella basilica papale
-



Autismo2 settimane faTutti addosso a Kennedy che collega la circoncisione all’autismo. Quando finirà la barbarie della mutilazione genitale infantile?
-



Politica1 settimana faI vaccini, l’euro, l’OMS e le proteste pro-Palestina. Renovatio 21 intervista il senatore Borghi
-



Bioetica2 settimane faMorte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità













