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Il primo ministro georgiano collega i tentativi di assassinio di Trump e Fico
Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha affermato che un complotto per assassinare il fondatore del partito al governo in Georgia è stato orchestrato dalle stesse forze che hanno tentato di uccidere l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il primo ministro slovacco Robert Fico.
I suoi commenti arrivano dopo che il Servizio di sicurezza dello Stato della Georgia (SSS) ha annunciato di aver avviato un’indagine su un complotto per assassinare il fondatore del partito Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, e numerosi altri funzionari di alto rango all’interno del partito.
L’SSS ha affermato che sta indagando su un presunto complotto contro Ivanishvili, «organizzato e finanziato da ex alti funzionari del governo georgiano ed ex dipendenti delle agenzie di sicurezza che si trovano in Ucraina».
L’obiettivo del complotto era di mettere in scena un violento colpo di stato sullo sfondo di disordini civili e dell’indebolimento del potere statale, ha affermato l’agenzia. L’SSS ha aggiunto di aver iniziato a interrogare i georgiani che sono tornati a casa di recente dopo aver combattuto nel conflitto in Ucraina.
In una conferenza stampa tenutasi mercoledì, Kobakhidze ha suggerito che dietro i recenti tentativi di assassinio di personaggi di alto profilo negli Stati Uniti e in Slovacchia e i presunti piani terroristici in Georgia c’è un «modello comune che caratterizza le stesse forze politiche globali».
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Il premier sottolineato che il complotto contro Ivanishvili e l’indagine avviata dall’SSS hanno reso chiaro che queste forze senza nome rappresentano una minaccia anche per la Georgia.
Come riportato da Renovatio 21, pochi giorni fa Kobakhidze aveva promesso pubblicamente che la Georgia non verrà «ucrainizzata».
All’inizio di questo mese, il Servizio di Intelligence estero russo (SVR) aveva affermato che gli Stati Uniti stanno cercando di provocare un cambio di regime in Georgia fomentando grandi proteste in vista delle imminenti elezioni parlamentari nell’ex Repubblica sovietica, scrive RT.
Secondo l’SVR, l’amministrazione del presidente Joe Biden ha «già preparato una campagna informativa su larga scala per screditare il partito Sogno Georgiano» e «i “curatori” americani hanno già dato l’ordine alle forze di opposizione in Georgia di iniziare a pianificare proteste nel paese in concomitanza con le elezioni».
Le relazioni tra Tbilisi e Washington si sono recentemente inasprite dopo che le autorità georgiane hanno approvato la cosiddetta legge sugli «agenti stranieri» a maggio. La legge richiede alle ONG, ai media e agli individui che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come entità che promuovono «gli interessi di una potenza straniera».
La legge ha scatenato proteste di massa nella capitale georgiana ed è stata duramente criticata dall’Occidente. Gli Stati Uniti hanno avviato una «revisione completa» delle loro relazioni bilaterali con Tbilisi e hanno sospeso esercitazioni militari congiunte.
Come riportato da Renovatio 21, l’UE ha sospeso l’adesione della Georgia al blocco e congelato circa 32 milioni di dollari in pagamenti al Ministero della Difesa georgiano.
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Immagine di Latvian Foreign Ministry via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
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Il capo dei servizi segreti di Mosca: l’Europa occidentale si «prepara al conflitto» con la Russia
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Trump conferma l’autorizzazione delle operazioni della CIA in Venezuela
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato di aver autorizzato operazioni della CIA in territorio venezuelano. Lo riporta il New York Times.
Secondo il quotidiano neoeboraceno, la decisione consentirebbe agli agenti dell’intelligence di condurre operazioni letali contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, accusato dall’amministrazione Trump di gestire cartelli «narco-terroristici» e di inondare gli Stati Uniti con cocaina e fentanyl.
Durante un incontro nello Studio Ovale, un giornalista ha chiesto a Trump: «Perché hai autorizzato la CIA a operare in Venezuela?»
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«Ho dato il via libera per due ragioni, in realtà», ha risposto Trump. «Primo, loro [il Venezuela] hanno svuotato le loro carceri mandando i detenuti negli Stati Uniti».
«L’altro problema sono le droghe. Dal Venezuela arriva una grande quantità di droga, molta della quale via mare, ma la fermeremo anche via terra», ha aggiunto.
Trump ha evitato di specificare se la CIA abbia l’autorizzazione a «eliminare Maduro».
«Non voglio rispondere a una domanda simile. Non sarebbe assurdo per me farlo?», ha dichiarato. Durante il suo primo mandato, Trump ha imposto dure sanzioni al Venezuela e di recente ha aumentato a 50 milioni di dollari la ricompensa per informazioni che portino all’arresto di Maduro.
Come riportato da Renovatio 21, Stati Uniti hanno schierato una flotta navale nei Caraibi orientali e, da settembre, hanno distrutto almeno cinque imbarcazioni sospettate di contrabbandare droga dal Venezuela.
Maduro ha smentito le accuse di collaborare con i cartelli e ha accusato gli Stati Uniti di volerlo destituire, sottolineando che l’esercito venezuelano è pronto a contrastare un’eventuale invasione.
Come riportato da Renovatio 21, l’amministrazione washingtoniana ha rotto le relazioni diplomatiche con Caracas, che a sua volta ha avvertito della possibilità di attacchi da parte di estremisti contro l’ambasciata.
Secondo il NYT negli scorsi mesi Maduro avrebbe fatto ampie concessioni economiche agli USA, che epperò sarebbero fermi sull’idea che il presidente venezuelano lasci l’incarico.
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Il Venezuela ha denunziato voli «illegali» di caccia F-35 americani nei suoi spazi aerei negli ultimi giorni. Si moltiplicano intanto le notizie di preparativi di ulteriore attacchi al narcotraffico venezuelano, con minaccia diretta di Trump agli aerei di Caracas che avevano sorvolato una nave da guerra USA mandata nell’area.
Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi giorni Trump ha dichiarato che «gli attacchi degli Stati Uniti alle imbarcazioni venezuelane sono un atto di gentilezza» e che il Paese è in «conflitto armato» con i cartelli della droga.
Secondo alcuni analisti, la nuova «guerra alla droga» altro non è che una copertura della riattivata Dottrina Monroe, che prevede l’egemonia assoluta degli USA sul suo emisfero – qualcosa del resto di detto apertamente quando si parla della cosiddetta «difesa emisferica» dell’amministrazione Trump, con varie opzioni di annessioni di Panama, Groenlandia, Canada, e perfino il Messico.
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Immagine screenshot da Twitter
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Il vertice del KGB bielorusso parla dei colloqui con gli USA
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