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Geopolitica

Il Nordcorea denuncia: l’Occidente prepara la «versione asiatica della NATO»

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Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud stanno forgiando un’alleanza militare in Asia che presenta forti somiglianze con la NATO, ha affermato il ministero degli Esteri nordcoreano, definendo le azioni dei tre paesi una minaccia alla stabilità regionale.

 

In una dichiarazione di domenica citata dall’agenzia di stampa statale Korean Central News Agency (KCNA), Pyongyang ha «condannato fermamente» quella che ha definito «un’incosciente e provocatoria dimostrazione di forza militare» da parte di Washington, Tokyo e Seul, riferendosi specificamente alle esercitazioni militari Freedom Edge.

 

L’esercitazione, che ha avuto luogo tra il 27 e il 29 giugno, è stata progettata per «promuovere l’interoperabilità trilaterale e proteggere la libertà per la pace e la stabilità» e ha visto la partecipazione di una serie di navi da guerra, tra cui la portaerei USS Theodore Roosevelt, secondo la Marina degli Stati Uniti.

 

Il ministero degli Esteri nordcoreano ha affermato che il vero obiettivo degli Stati Uniti è il «dominio del mondo» e l’accerchiamento di stati indipendenti. Questa politica «ha già oltrepassato la linea rossa e sta portando un cambiamento molto negativo nell’ambiente di sicurezza mondiale», si legge nella dichiarazione.

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Secondo Pyongyang, l’esercitazione Freedom Edge è stata un tentativo di cementare un blocco militare comprendente Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, che si è impegnato a «far fronte a qualsiasi minaccia affrontata da uno dei tre». Questa disposizione, hanno sostenuto i funzionari nordcoreani, ricorda la clausola di difesa collettiva della NATO, il che significa che un attacco a un membro deve essere trattato come un attacco a tutti i membri.

 

«Ciò significa che le relazioni tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud hanno assunto l’aspetto a tutti gli effetti della versione asiatica della NATO», ha sottolineato il ministero.

 

La Corea del Nord ha protestato a lungo contro le esercitazioni statunitensi nei pressi della penisola coreana, vedendole come prove generali per una possibile invasione. Pyongyang ha anche condotto numerosi test di artiglieria e missili nella zona.

 

Come riportato da Renovatio 21, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato durante la sua visita in Nord Corea di pochi giorni fa la prontezza ad armare la Corea del Nord, che Mosca intende sostenere contro «l’Occidente traditore».

 

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che il blocco militare guidato dagli Stati Uniti non ha intenzione di espandersi in Asia, ma ha sottolineato che deve rispondere al panorama della sicurezza in continua evoluzione nella regione, poiché potrebbe avere gravi ripercussioni ben oltre.

 

Nel 2021, Stati Uniti, Regno Unito e Australia hanno stabilito la partnership sulla sicurezza AUKUS che ha visto Washington e Londra impegnarsi ad assistere l’Australia nell’acquisizione di sottomarini a propulsione nucleare.

 

Come riportato da Renovatio 21, la Corea del Sud è entrata con il Giappone nel ramo di difesa cibernetica della NATO, scatenando le ire della Repubblica Popolare Cinese.

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Geopolitica

Putin e Witkoff concludono i colloqui di pace «costruttivi e sostanziali»

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I negoziati tra Russia e Stati Uniti sul conflitto in Ucraina si sono conclusi al Cremlino, dopo quasi cinque ore di colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin e l’inviato statunitense Steve Witkoff.   Le discussioni si sono concentrate sugli elementi chiave di un quadro di pace sostenuto dagli Stati Uniti, che inizialmente ruotava attorno a una bozza di 28 punti trapelata ai media il mese scorso, lasciando i sostenitori dell’Europa occidentale di Volodymyr  Zelens’kyj colti di sorpresa e messi da parte.   Secondo l’assistente presidenziale russo Yuri Ushakov, durante i colloqui al Cremlino la delegazione statunitense ha presentato altri quattro documenti riguardanti l’accordo di pace.

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Sono state discusse le questioni chiave relative al territorio, su cui Zelens’kyj ha messo in guardia nei suoi commenti ai media, le garanzie di sicurezza, le aspirazioni della NATO e le restrizioni all’esercito ucraino, tutte ampiamente segnalate da Mosca come fattori di rottura degli accordi, con Ushakov che ha risposto a una domanda sull’argomento facendo riferimento al “vasto potenziale” di cooperazione tra Russia e Stati Uniti.   Dall’inizio dell’ultima iniziativa di pace statunitense, la corruzione della cerchia ristretta di Zelens’kyj è stata smascherata, mentre le sue forze armate hanno subito ingenti perdite territoriali in prima linea. Il presunto documento di pace iniziale è stato anche oggetto di diversi cicli di colloqui e di molta diplomazia tramite megafono.   Prima dei colloqui di martedì a Mosca, Witkoff ha incontrato una delegazione ucraina – escluso l’ex collaboratore di Zelens’kyj, Andrey Yermak, che è stato licenziato – in Florida per quattro ore, un’esperienza che i funzionari hanno descritto come produttiva, ma che fonti dei media hanno definito «non facile», riferendosi ampiamente alla questione territoriale.   Sebbene Zelens’kyj abbia ufficialmente escluso qualsiasi concessione a Mosca, si prevedeva che i colloqui nella capitale russa si sarebbero concentrati sulle questioni territoriali, esacerbate dai molteplici insuccessi di Kiev in prima linea, tra le richieste massimaliste dell’UE e la diplomazia in corso degli Stati Uniti.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 
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Il premier belga: la convinzione della sconfitta russa è «una totale illusione»

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Il premier belga Bart De Wever ha sferrato un’ulteriore offensiva contro il progetto europeo di impiegare i patrimoni russi congelati per finanziare un prestito a Kiev, liquidando come «un’illusione assoluta» l’ipotesi che l’Ucraina possa piegare Mosca e imporle indennizzi bellici.

 

La bozza in esame prevede che l’Unione Europea attinga a circa 140 miliardi di euro di attivi sovrani russi bloccati – per lo più custoditi presso Euroclear, la camera di compensazione con sede a Bruxelles – per strutturare un cosiddetto «mutuo di risarcimento» a beneficio di Kiev. Il Belgio ha aspramente contestato l’iniziativa, esigendo che gli altri Stati membri UE assumano una quota paritaria di responsabilità.

 

Da parte sua, Mosca ha stigmatizzato simili proposte come un «saccheggio» e ha minacciato azioni giudiziarie e contromisure estese nel caso le sue riserve venissero espropriate.

 

In un colloquio concesso martedì al quotidiano La Libre, De Wever ha ammesso che la pressione sul dossier del finanziamento è «formidabile», osservando che l’appeal politico di appoggiare «il buono, l’Ucraina», a discapito della Russia, cela pericoli legali inediti e violerebbe un tabù storico. «Nemmeno nella Seconda Guerra Mondiale i fondi tedeschi furono confiscati», ha argomentato.

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«Al termine del conflitto, lo Stato soccombente dovrebbe cedere tutti o parte di quei beni per compensare i vincitori. Ma chi seriamente crede che la Russia soccomberà in Ucraina? È una leggenda, un’illusione totale».

 

A giudizio del capo del governo belga, malgrado le frizioni correnti, «non è neppure auspicabile che la Russia soccomba» per via dell’instabilità presumibile e del pericolo che l’arsenale nucleare sfugga al controllo in tale evenienza.

 

De Wever ha pure ammonito che il Cremlino non digerirebbe «con rassegnazione» l’esproprio, evocando il rischio che Mosca confischi impianti occidentali e i circa 16 miliardi di euro depositati da Euroclear in Russia e notando che Bielorussia o Cina potrebbero emularne l’esempio, prendendo di mira gli averi occidentali nei loro confini.

 

In precedenza, De Wever aveva già allertato sul fatto che l’appropriazione sostanziale dei beni – la cui decisione definitiva è attesa al summit di Bruxelles il 18 dicembre – deraglierebbe irrimediabilmente il negoziato di pace ucraino. Tale processo ha guadagnato trazione con l’incontro di martedì tra il presidente russo Vladimir Putin e l’emissario americano Steve Witkoff a Mosca.

 

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Geopolitica

Kuleba: l’Ucraina deve accettare la «sconfitta tattica»

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L’ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che Kiev è chiamata ad abbracciare un «patto indigesto a chiunque» per scongiurare ulteriori anni di ostilità con Mosca e un possibile tracollo complessivo.   Relatore lunedì a un forum tenutosi nella capitale ucraina, Kuleba – in carica dal 2020 al 2024 – ha osservato che tanto l’Ucraina quanto la Russia dispongono di risorse sufficienti per protrarre lo scontro a oltranza, anticipando però che il fronte «avanzerebbe di un tratto ogni dodici mesi» in assenza di una determinazione politica.   «Ci troviamo in un frangente in cui Mosca possiede la potenza per annientarci e noi non siamo sufficientemente robusti per tutelarci del tutto», ha esplicitato, precisando che soltanto un’intesa «sgradita a tutti», capace di assicurare una «sconfitta operativa e un trionfo strategico», potrebbe evitare «altri lustri di belligeranza… ancor più devastanti».

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Le sue parole si collocano in un clima di congetture sul progetto di pace statunitense per l’Ucraina. La sua bozza preliminare imporrebbe a Kiev di cedere le porzioni del Donbass tuttora sotto il suo dominio, di rinunciare alle aspirazioni atlantiste e di accettare vincoli sull’entità delle proprie truppe. In contropartita, l’Ucraina otterrebbe precise tutele di sicurezza dall’Occidente.   Nell’ambito delle iniziative diplomatiche in atto, una rappresentanza ucraina ha conferito domenica con esponenti americani a Miami; i resoconti giornalistici hanno descritto le consultazioni, durate quattro ore, come «non agevoli» e hanno indicato che «la caccia a redazioni e rimedi prosegue».   Pur qualificando gli incontri fruttuosi, il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha rimarcato che le vertenze territoriali persistono tra gli scogli più ardui da superare. Ha più volte escluso qualsivoglia cessione di suolo patrio.   Nel frattempo, l’emissario presidenziale statunitense Steve Witkoff – intervenuto alle trattative di Miami e assurto a fulcro del dialogo americano con il Cremlino – dovrebbe incontrare martedì il presidente russo Vladimir Putin.   Putin ha ventilato che la bozza americana «potrebbe fungere da fondamento per un’intesa di pace risolutiva», riaffermando però che la cessazione delle ostilità presuppone il compimento delle finalità russe nell’operazione militare speciale. Mosca ha ribadito che una pace stabile è concepibile unicamente attraverso la neutralità ucraina, la smilitarizzazione, la denazificazione e l’avallo della configurazione territoriale vigente.

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