Epidemie
Il morbillo terrorista e altre storie. Intervista a Stefano Montanari.
A seguito del non ancora completato terrorismo mediatico mondiale sulla presunta «epidemia di morbillo» che avrebbe colpito in particolare l’America, Cristiano Lugli intervista il Dott. Stefano Montanari su questo ed altri recenti fatti di cronaca.
Dottor Montanari, il problema del morbillo sembra essere diventato il primo problema mondiale per eccellenza. Partiamo anzitutto da una domanda di carattere storico e personale: quando lei era piccolo il problema del morbillo era così sentito?
Siamo alla vera e propria presa in giro. Quando all’età di 9 anni io mi ammalai di morbillo, almeno un’altra quindicina di miei compagni di classe era a letto per lo stesso motivo. Consideri che io abitavo in una frazione della oggi mitica Maranello: qualche centinaio di abitanti al massimo. Naturalmente guarimmo tutti benissimo. Aggiungo che le nostre madri ci mandavano a giocare con i bambini ammalati di morbillo proprio perché ce lo prendessimo anche noi. Chi parla di epidemia deve scegliere: o è un ignorante o è un mascalzone.
Qualcuno dice invece che oggi ci troviamo davanti ad un’epidemia addirittura mondiale…
Possiamo aspettarci davvero di tutto. Ormai io non m’indigno nemmeno più. A parte i numeri che sono lontani parecchie ordini di grandezza dall’epidemia, tra i tanti aspetti ridicoli della vicenda c’è quello della scelta della malattia. È difficile trovarne una più benigna del morbillo e, addirittura, benefica perché rende immuni a vita e, nelle femmine, consente che un’immunità temporanea sia trasmessa alla prole. Eppure…
Le nostre madri ci mandavano a giocare con i bambini ammalati di morbillo proprio perché ce lo prendessimo anche noi. Chi parla di epidemia deve scegliere: o è un ignorante o è un mascalzone
Il Governatore di New York, Bill de Blasio, ha dichiarato lo stato di emergenza, ordinando l’obbligo di vaccinazione anti-morbillosa per tutti coloro i quali non vi si sono ancora sottoposti. Come vede questa scelta?
Io non mi occupo di psichiatria. Posso solo dire che il personaggio è del tutto incompetente in campo sanitario (basta leggerne il curriculum) e che Big Pharma dispone di argomenti molto convincenti.
Gli americani accusano alcune comunità ebraiche, in particolare una comunità ortodossa di Brooklyn, di aver causato l’epidemia di morbillo per aver rifiutato i vaccini. Non le pare strano che si arrivi addirittura ad attaccare le comunità ebraiche senza aver nemmeno un briciolo di paura di essere tacciati di anti-semitismo (perché di anti-semitismo vaccinale in effetti si tratta)?
Mi è difficile farmi un’idea precisa del livello di demenza di certi personaggi, e mi fermo alla sola demenza. Certo che gli ebrei ci avranno fatto il callo ad essere incolpati di qualunque misfatto, per inesistente che il misfatto sia.
Gli ebrei di New York hanno dichiarato di aver rifiutato la vaccinazione anti-morbillo perché contraria alla legge di Dio per via di alcuni componenti (fra cui, principalmente, le linee cellulari di feti abortiti e le cellule di maiale, animale proibito dall’Antico Testamento). Questo pare quanto meno essere un sintomo di coerenza, non trova?
Una coerenza che, fatti alla mano, non mi pare condivisa da altri gruppi religiosi.
Non crede che le comunità religiose abbiano tutto il diritto di far valere la propria obiezione di coscienza laddove è violata da alcune componenti presenti nei farmaci come, in questo caso e nel periodo attuale, i vaccini?
Mi pare del tutto ovvio. Io, però, non parlerei solo di obiezione religiosa o filosofica giù fino al livello degli animalisti, dei vegani e dei vegetariani verso cui, beninteso, porto il massimo rispetto. Il mio mestiere mi porta inevitabilmente a conoscere tanti degli aspetti negativi dei vaccini e pure la loro inefficacia provata addirittura dai dati ufficiali raccolti da enti di stati almeno dall’inizio del Novecento. Mi chiedo per quale ragione io debba essere costretto ad iniettarmi quella roba quando la conosco fin troppo bene.
Eppure in Italia di questa possibilità non si parla – o comunque se ne parla poco…
La cosiddetta informazione è nelle mani saldissime dell’industria farmaceutica. Se questa interrompesse l’erogazione di più o meno grasse prebende, ci sarebbe chi sarebbe costretto a chiudere bottega
La cosiddetta informazione è nelle mani saldissime dell’industria farmaceutica. Se questa interrompesse l’erogazione di più o meno grasse prebende, ci sarebbe chi sarebbe costretto a chiudere bottega e chi, comunque, dovrebbe rinunciare a qualcosa: magari anche solo a quella visibilità che tanto lo attizza. E, allora, il popolo deve per necessità essere amorevolmente allevato e conservato nella più impermeabile ignoranza. E lo è tanto da essere trasformato nel più agguerrito degli alleati dei suoi carnefici.
Anche in Russia, come avrà letto, è successo un fatto davvero interessante: la Chiesa Ortodossa ha pubblicato un comunicato emesso dalla Commissione Patriarcale sulla Famiglia e Protezione della Maternità e dell’Infanzia che si oppone pubblicamente ed energicamente alla volontà del governo per rendere obbligatorie le vaccinazioni per i bambini: «Innanzitutto, la preoccupazione per il benessere dei bambini, inclusa la loro salute, è affidata da Dio ai loro genitori: lo stato e la società dovrebbero rispettare la priorità dei diritti dei genitori».
Cosa pensa questa posizione assunta dal Patriarcato di Mosca?
La Chiesa Ortodossa russa è stata capace di sopravvivere per decenni a persecuzioni pesanti. Evidentemente loro sono allenati, sanno avere coerenza e dignità. Non altrettanto si può dire di altri schieramenti religiosi.
Parliamo di vaccini etici. Di recente si è detto che Renovatio 21 sarebbe favorevole a «vaccini etici». Ciò, ovviamente, non corrisponde al vero, e lo abbiamo già ampliamento spiegato in un precedente articolo. Chiediamo a lei, in qualità di scienziato, di farci capire su quali criteri si dovrebbe invece basare l’etica scientifica e se quest’ultima è seguita dall’attuale mondo scientifico.
La Chiesa Ortodossa russa è stata capace di sopravvivere per decenni a persecuzioni pesanti. Evidentemente loro sono allenati, sanno avere coerenza e dignità. Non altrettanto si può dire di altri schieramenti religiosi.
L’aggettivo di etico non ha nulla a che fare con i vaccini. Capisco che per un cristiano l’uso più che barbaro di feti abortiti a pagamento, in aggiunta per mere questioni industriali, possa risultare difficile da digerire, anche se le massime autorità religiose non sembrano farci caso. Ciò che fatico a capire, invece, è come si possa estrarre dal vocabolario un aggettivo come “etico”. I vaccini contengono inquinanti come le particelle di cui noi ci occupiamo da oltre vent’anni, contengono antibiotici che non si possono somministrare ai neonati, sostanze espressamente vietate in medicina, addirittura pesticidi… Come potrebbe un prodotto del genere avere un’etica?
A mio parere l’errore di comunicazione, un errore che forse ha portato ad un malinteso, è stato quello di apporre quell’aggettivo al vaccino, inducendo, magari senza volerlo, l’idea che qualcosa di simile possa esistere. Per essere “etico” un vaccino dovrebbe essere non solo esente da infrazioni religiose, dall’aborto all’uso dei maiali o di altri animali come da insegnamento di varie religioni orientali, ma privo di qualunque contaminante, privo di effetti collaterali e, soprattutto, forte di un’efficacia dimostrata non a chiacchiere ma a fatti. Nulla di tutto questo rappresenta il vaccino. Anzi, siamo agli antipodi rispetto a queste che sono vere e proprie esigenze.
Spesso sento dire “sì, però i vaccini ci hanno salvato da malattie terribili”, il che è clamorosamente falso e tutti i dati statistici dimostrano con chiarezza lampante l’esatto contrario. Ma l’ignoranza accuratamente costruita e trasformata in superstizione ha preso il sopravvento. Così, di certo ci sarà chi si aggrappa a quell’aggettivo, magari accontentandosi di un vaccino ricavato da un pollo, da un coniglio, da una scimmia o da qualche altro animale. Tutto con buona pace, naturalmente, degli animalisti, dei vegani, dei vegetariani e dei buddisti. Un po’ di coscienze a posto e tutto gattopardescamente come prima.
Dal momento che i vaccini, come da lei e sua moglie ampiamente mostrato attraverso preziose analisi portate avanti da anni, contengono non pochi veleni inoculati nel corpo di milioni di bambini, le pare corretto che si parli sempre e comunque di «libertà di scelta»?
La libertà esiste solo se c’è consapevolezza. Non si può scegliere se non si hanno gli elementi culturali per farlo, ed è proprio l’ignoranza costruita tra astuzia e violenza la grande forza di chi lucra, e tanto, sui vaccini, infischiandosi bellamente degli effetti e delle conseguenze.
La libertà esiste solo se c’è consapevolezza. Non si può scegliere se non si hanno gli elementi culturali per farlo, ed è proprio l’ignoranza costruita tra astuzia e violenza la grande forza di chi lucra, e tanto, sui vaccini, infischiandosi bellamente degli effetti e delle conseguenze.
Se è vero che ognuno ha il diritto di avvelenarsi con ciò che gli pare e piace, è vero però anche, secondo noi, che questo ragionamento non può valere per i bambini che di potere decisionale ancora non ne hanno. Non crede?
Certo. Il primo dovere dei genitori è quello di prendersi cura della prole, cosa impossibile se si è ipnotizzati. Sottolineo, poi, un’ovvietà: i bambini non hanno nessuna colpa se si ritrovano dei genitori inadatti.
Platone parlava di democrazia e tirannia. Oggi questi argomenti sembrano più attuali che mai. Crede che sia il sistema democratico ad essere fallace, o l’uomo ad approfittarsi di esso fino a renderlo, in conclusione, tirannico?
Come diceva Churchill con il classico humour britannico, la democrazia è la peggior forma di governo ad eccezione di tutte le altre forme di governo sperimentate ad oggi. La debolezza principale della democrazia sta nella sua stessa forza filosofica: i numeri. In democrazia a vincere è la maggioranza e, allora, basta distorcere le menti per fabbricarsi una maggioranza e diventare padroni del mondo. Big Pharma lo ha capito, ha agito, naturalmente potendolo fare a suon di quattrini, e tanti, e sta vincendo a mani basse.
I bambini non hanno nessuna colpa se si ritrovano dei genitori inadatti
Lei ora ci risponde da Ginevra, dove spesso va con la dottoressa Gatti per l’importante collaborazione che da tempo mantenete con il Centro Stelior. Il futuro suo e di sua moglie possiamo sperare che sia ancora in Italia, o dobbiamo preoccuparci?
Io sono un vecchio sportivo: la mia partita si gioca in Italia. E, da sportivo, io sono pronto a battermi contro chiunque con lealtà e questo chiedo da anni. Malauguratamente non trovo avversari che abbiano il coraggio di misurarsi. Sia chiaro: ognuno faccia ciò che più gli aggrada, ma nessuno può permettersi di costringere il prossimo.
Cristiani Lugli
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.
Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.
Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.
I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.
Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.
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Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.
In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.
«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».
«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».
«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70. «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto». L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici. In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton. Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS. Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton. Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton. Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso. «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario. I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.Sostieni Renovatio 21
Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato. «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive». Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV. «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton. All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario. Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton. Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton. «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.Iscriviti al canale Telegram ![]()
Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19. Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone. E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave. «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton. Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose. Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione. Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS. «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.Aiuta Renovatio 21
Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia. All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale. «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello». La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato. Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte. «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto. Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune. «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto. Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo. «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton. Michael Nevradakis Ph.D. © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe
Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.
Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.
Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.
La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.
La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.
Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.
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Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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