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Epidemie

Il morbillo terrorista e altre storie. Intervista a Stefano Montanari.

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A seguito del non ancora completato terrorismo mediatico mondiale sulla presunta «epidemia di morbillo» che avrebbe colpito in particolare l’America, Cristiano Lugli intervista il Dott. Stefano Montanari su questo ed altri recenti fatti di cronaca.

 

Dottor Montanari, il problema del morbillo sembra essere diventato il primo problema mondiale per eccellenza. Partiamo anzitutto da una domanda di carattere storico e personale: quando lei era piccolo il problema del morbillo era così sentito?

 

Siamo alla vera e propria presa in giro. Quando all’età di 9 anni io mi ammalai di morbillo, almeno un’altra quindicina di miei compagni di classe era a letto per lo stesso motivo. Consideri che io abitavo in una frazione della oggi mitica Maranello: qualche centinaio di abitanti al massimo. Naturalmente guarimmo tutti benissimo. Aggiungo che le nostre madri ci mandavano a giocare con i bambini ammalati di morbillo proprio perché ce lo prendessimo anche noi. Chi parla di epidemia deve scegliere: o è un ignorante o è un mascalzone.

 

Qualcuno dice invece che oggi ci troviamo davanti ad un’epidemia addirittura mondiale…

 

Possiamo aspettarci davvero di tutto. Ormai io non m’indigno nemmeno più. A parte i numeri che sono lontani parecchie ordini di grandezza dall’epidemia, tra i tanti aspetti ridicoli della vicenda c’è quello della scelta della malattia. È difficile trovarne una più benigna del morbillo e, addirittura, benefica perché rende immuni a vita e, nelle femmine, consente che un’immunità temporanea sia trasmessa alla prole. Eppure…

Le nostre madri ci mandavano a giocare con i bambini ammalati di morbillo proprio perché ce lo prendessimo anche noi. Chi parla di epidemia deve scegliere: o è un ignorante o è un mascalzone

 

 

Il Governatore di New York, Bill de Blasio, ha dichiarato lo stato di emergenza, ordinando l’obbligo di vaccinazione anti-morbillosa per tutti coloro i quali non vi si sono ancora sottoposti. Come vede questa scelta?

 

Io non mi occupo di psichiatria. Posso solo dire che il personaggio è del tutto incompetente in campo sanitario (basta leggerne il curriculum) e che Big Pharma dispone di argomenti molto convincenti.

 

Gli americani accusano alcune comunità ebraiche, in particolare una comunità ortodossa di Brooklyn, di aver causato l’epidemia di morbillo per aver rifiutato i vaccini. Non le pare strano che si arrivi addirittura ad attaccare le comunità ebraiche senza aver nemmeno un briciolo di paura di essere tacciati di anti-semitismo (perché di anti-semitismo vaccinale in effetti si tratta)?

 

Mi è difficile farmi un’idea precisa del livello di demenza di certi personaggi, e mi fermo alla sola demenza. Certo che gli ebrei ci avranno fatto il callo ad essere incolpati di qualunque misfatto, per inesistente che il misfatto sia.

 

Gli ebrei di New York hanno dichiarato di aver rifiutato la vaccinazione anti-morbillo perché contraria alla legge di Dio per via di alcuni componenti (fra cui, principalmente, le linee cellulari di feti abortiti e le cellule di maiale, animale proibito dall’Antico Testamento). Questo pare quanto meno essere un sintomo di coerenza, non trova?

 

Una coerenza che, fatti alla mano, non mi pare condivisa da altri gruppi religiosi.

 

Non crede che le comunità religiose abbiano tutto il diritto di far valere la propria obiezione di coscienza laddove è violata da alcune componenti presenti nei farmaci come, in questo caso e nel periodo attuale, i vaccini?

 

Mi pare del tutto ovvio. Io, però, non parlerei solo di obiezione religiosa o filosofica giù fino al livello degli animalisti, dei vegani e dei vegetariani verso cui, beninteso, porto il massimo rispetto. Il mio mestiere mi porta inevitabilmente a conoscere tanti degli aspetti negativi dei vaccini e pure la loro inefficacia provata addirittura dai dati ufficiali raccolti da enti di stati almeno dall’inizio del Novecento. Mi chiedo per quale ragione io debba essere costretto ad iniettarmi quella roba quando la conosco fin troppo bene.

 

Eppure in Italia di questa possibilità non si parla – o comunque se ne parla poco…

 

La cosiddetta informazione è nelle mani saldissime dell’industria farmaceutica. Se questa interrompesse l’erogazione di più o meno grasse prebende, ci sarebbe chi sarebbe costretto a chiudere bottega

La cosiddetta informazione è nelle mani saldissime dell’industria farmaceutica. Se questa interrompesse l’erogazione di più o meno grasse prebende, ci sarebbe chi sarebbe costretto a chiudere bottega e chi, comunque, dovrebbe rinunciare a qualcosa: magari anche solo a quella visibilità che tanto lo attizza. E, allora, il popolo deve per necessità essere amorevolmente allevato e conservato nella più impermeabile ignoranza. E lo è tanto da essere trasformato nel più agguerrito degli alleati dei suoi carnefici.

 

Anche in Russia, come avrà letto, è successo un fatto davvero interessante: la Chiesa Ortodossa ha pubblicato un comunicato emesso dalla Commissione Patriarcale sulla Famiglia e Protezione della Maternità e dell’Infanzia che si oppone pubblicamente ed energicamente alla volontà del governo per rendere obbligatorie le vaccinazioni per i bambini: «Innanzitutto, la preoccupazione per il benessere dei bambini, inclusa la loro salute, è affidata da Dio ai loro genitori: lo stato e la società dovrebbero rispettare la priorità dei diritti dei genitori».

Cosa pensa questa posizione assunta dal Patriarcato di Mosca?

 

La Chiesa Ortodossa russa è stata capace di sopravvivere per decenni a persecuzioni pesanti. Evidentemente loro sono allenati, sanno avere coerenza e dignità. Non altrettanto si può dire di altri schieramenti religiosi.

 

Parliamo di vaccini etici. Di recente si è detto che Renovatio 21 sarebbe favorevole a «vaccini etici». Ciò, ovviamente, non corrisponde al vero, e lo abbiamo già ampliamento spiegato in un precedente articolo. Chiediamo a lei, in qualità di scienziato, di farci capire su quali criteri si dovrebbe invece basare l’etica scientifica e se quest’ultima è seguita dall’attuale mondo scientifico.

La Chiesa Ortodossa russa è stata capace di sopravvivere per decenni a persecuzioni pesanti. Evidentemente loro sono allenati, sanno avere coerenza e dignità. Non altrettanto si può dire di altri schieramenti religiosi.

 

L’aggettivo di etico non ha nulla a che fare con i vaccini. Capisco che per un cristiano l’uso più che barbaro di feti abortiti a pagamento, in aggiunta per mere questioni industriali, possa risultare difficile da digerire, anche se le massime autorità religiose non sembrano farci caso. Ciò che fatico a capire, invece, è come si possa estrarre dal vocabolario un aggettivo come “etico”. I vaccini contengono inquinanti come le particelle di cui noi ci occupiamo da oltre vent’anni, contengono antibiotici che non si possono somministrare ai neonati, sostanze espressamente vietate in medicina, addirittura pesticidi… Come potrebbe un prodotto del genere avere un’etica?

 

A mio parere l’errore di comunicazione, un errore che forse ha portato ad un malinteso, è stato quello di apporre quell’aggettivo al vaccino, inducendo, magari senza volerlo, l’idea che qualcosa di simile possa esistere. Per essere “etico” un vaccino dovrebbe essere non solo esente da infrazioni religiose, dall’aborto all’uso dei maiali o di altri animali come da insegnamento di varie religioni orientali, ma privo di qualunque contaminante, privo di effetti collaterali e, soprattutto, forte di un’efficacia dimostrata non a chiacchiere ma a fatti. Nulla di tutto questo rappresenta il vaccino. Anzi, siamo agli antipodi rispetto a queste che sono vere e proprie esigenze.

 

Spesso sento dire “sì, però i vaccini ci hanno salvato da malattie terribili”, il che è clamorosamente falso e tutti i dati statistici dimostrano con chiarezza lampante l’esatto contrario. Ma l’ignoranza accuratamente costruita e trasformata in superstizione ha preso il sopravvento. Così, di certo ci sarà chi si aggrappa a quell’aggettivo, magari accontentandosi di un vaccino ricavato da un pollo, da un coniglio, da una scimmia o da qualche altro animale. Tutto con buona pace, naturalmente, degli animalisti, dei vegani, dei vegetariani e dei buddisti. Un po’ di coscienze a posto e tutto gattopardescamente come prima.

 

Dal momento che i vaccini, come da lei e sua moglie ampiamente mostrato attraverso preziose analisi portate avanti da anni, contengono non pochi veleni inoculati nel corpo di milioni di bambini, le pare corretto che si parli sempre e comunque di «libertà di scelta»?

 

La libertà esiste solo se c’è consapevolezza. Non si può scegliere se non si hanno gli elementi culturali per farlo, ed è proprio l’ignoranza costruita tra astuzia e violenza la grande forza di chi lucra, e tanto, sui vaccini, infischiandosi bellamente degli effetti e delle conseguenze.

La libertà esiste solo se c’è consapevolezza. Non si può scegliere se non si hanno gli elementi culturali per farlo, ed è proprio l’ignoranza costruita tra astuzia e violenza la grande forza di chi lucra, e tanto, sui vaccini, infischiandosi bellamente degli effetti e delle conseguenze.

 

Se è vero che ognuno ha il diritto di avvelenarsi con ciò che gli pare e piace, è vero però anche, secondo noi, che questo ragionamento non può valere per i bambini che di potere decisionale ancora non ne hanno. Non crede?

 

Certo. Il primo dovere dei genitori è quello di prendersi cura della prole, cosa impossibile se si è ipnotizzati. Sottolineo, poi, un’ovvietà: i bambini non hanno nessuna colpa se si ritrovano dei genitori inadatti.

 

Platone parlava di democrazia e tirannia. Oggi questi argomenti sembrano più attuali che mai. Crede che sia il sistema democratico ad essere fallace, o l’uomo ad approfittarsi di esso fino a renderlo, in conclusione, tirannico?

 

Come diceva Churchill con il classico humour britannico, la democrazia è la peggior forma di governo ad eccezione di tutte le altre forme di governo sperimentate ad oggi. La debolezza principale della democrazia sta nella sua stessa forza filosofica: i numeri. In democrazia a vincere è la maggioranza e, allora, basta distorcere le menti per fabbricarsi una maggioranza e diventare padroni del mondo. Big Pharma lo ha capito, ha agito, naturalmente potendolo fare a suon di quattrini, e tanti, e sta vincendo a mani basse.

I bambini non hanno nessuna colpa se si ritrovano dei genitori inadatti

 

 

Lei ora ci risponde da Ginevra, dove spesso va con la dottoressa Gatti per l’importante collaborazione che da tempo mantenete con il Centro Stelior. Il futuro suo e di sua moglie possiamo sperare che sia ancora in Italia, o dobbiamo preoccuparci?

 

Io sono un vecchio sportivo: la mia partita si gioca in Italia. E, da sportivo, io sono pronto a battermi contro chiunque con lealtà e questo chiedo da anni. Malauguratamente non trovo avversari che abbiano il coraggio di misurarsi. Sia chiaro: ognuno faccia ciò che più gli aggrada, ma nessuno può permettersi di costringere il prossimo.

 

 

Cristiani Lugli

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Epidemie

Gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump non celebreranno più la Giornata mondiale contro l’AIDS

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Per la prima volta dal 1988, l’amministrazione statunitense ha deciso di non proclamare il 1º dicembre come «Giornata mondiale contro l’AIDS». Lo riporta il

 

In una circolare indirizzata al personale, il Dipartimento di Stato ha esplicitamente vietato l’impiego di risorse pubbliche per onorare tale ricorrenza.

 

La misura si inquadra in una linea direttiva più ampia che impone di «evitare di veicolare comunicazioni in occasione di qualsivoglia giornata commemorativa, ivi inclusa quella dedicata alla lotta contro l’AIDS».

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Ai funzionari è stato ordinato di «rinunciare a qualsivoglia promozione pubblica della Giornata mondiale contro l’AIDS tramite canali di diffusione, inclusi social network, apparizioni mediatiche, orazioni o altri annunci rivolti all’opinione pubblica».

 

«Una giornata di sensibilizzazione non costituisce una strategia», ha dichiarato al quotidiano il portavoce del dipartimento di Stato Tommy Pigott. «Sotto la presidenza Trump, il Dipartimento opera in sinergia con governi esteri per preservare vite umane e promuovere maggiore accountability e compartecipazione agli oneri».

 

In una nota ad ABC News, il portavoce della Casa Bianca Kush Desai ha liquidato il Presidential Advisory Council on HIV/AIDS (PACHA) come un «ente prevalentemente simbolico i cui componenti sono immersi in un’inutile kermesse di relazioni pubbliche, svincolata dal concreto impegno dell’amministrazione Trump contro HIV e AIDS».

 

Dall’esordio dell’epidemia negli anni Ottanta, circa 300.000 uomini gay negli Stati Uniti hanno perso la vita per complicanze legate all’AIDS.

 

Negli ultimi quarant’anni, a livello globale, oltre 44 milioni di individui sono deceduti per AIDS; nel 2024, la malattia ha causato circa 630.000 morti. Le cure per l’AIDS furono inizialmente oggetto di feroci critiche da parte degli stessi omosessuali, che si scagliavano apertamente contro l’allora figura principale della lotta alla malattia Anthony Fauci.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Fauci, mentre proponeva farmaci altamente tossici e faceva esperimenti allucinanti con gli orfani di Nuova York, arrivò a dire in TV che l’HIV era trasmissibile per «contatti domestici».

 

 

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Ora il tema dell’AIDS è più raramente utilizzato dalla comunità omosessuale, dove una frangia – i cosiddetti bugchasers e gift givers – si impegna incredibilmente nell’infezione volontaria del morbo. Grindr, l’app per incontro gay, per un periodo presentava pazzescamente su ogni profilo la spunta sulla sieropositività dell’utente.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro anni fa studio avanzato sul vaccino contro l’HIV in Africa condotto dalla multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson era stato interrotto dopo che i dati hanno mostrato che le iniezioni offrivano solo una protezione limitata contro il virus. Lo studio era stato finanziato da Johnson & Johnson, dall’immancabile Bill and Melinda Gates Foundation e dal National Institutes of Health, la Sanità Nazionale USA dove il dominus (in realtà a capo del ramo malattie infettive) è Tony Fauci, che già in modo molto controverso – e fallimentare – si era occupato dell’AIDS allo scoppio dell’epidemia negli anni Ottanta.

 

Il premio Nobel Luc Montagnier sconvolse il mondo, attirandosi censure dei social tra fact checker e insulti, disse che analizzando al microscopio il SARS-nCoV-2 aveva notato delle strane somiglianze con il virus HIV – per la scoperta del quale Montagnier vinse appunto il Nobel. «Per inserire una sequenza HIV in questo genoma, sono necessari strumenti molecolari, e ciò può essere fatto solo in laboratorio» disse Montagnier in un’intervista per il podcast Pourquoi Docteur. Oltre a supportare l’allora screditatissima ipotesi del virus creato in laboratorio a Wuhan, Montagnier metteva sul piatto un’idea ancora più radicale: quella di un vaccino anti-AIDS come possibile origine del coronavirus.

 

Nel 2021 Moderna, azienda biotecnologica salita alla ribalta per il vaccino mRNA contro il COVID – il primo prodotto mai distribuito della sua storia aziendale – si era dichiarata pronta per iniziare la sperimentazione sugli esseri umani per il primo vaccino genico contro l’HIV. L’anno scorso era emerso che i test avevano riscontrato un effetto collaterale alla pelle, con una percentuale insolitamente alta di riceventi ha sviluppato eruzioni cutanee, pomfi o altre irritazioni cutanee.

 

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Epidemie

Solo 1 tedesco su 7 con test PCR positivo aveva l’infezione da COVID

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Gli autori di un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria che ha identificato un tasso di falsi positivi dell’86% per i test PCR per il COVID-19 hanno affermato che i loro risultati suggeriscono un «significativo sovrastima» delle infezioni da COVID-19 durante la pandemia. Entro la fine del 2021, il 92% dei tedeschi aveva già contratto un’infezione naturale, indicando un’immunità pressoché universale nella popolazione.   Secondo un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria, solo circa 1 test PCR positivo su 7 in Germania durante la pandemia di COVID-19 ha indicato un’effettiva infezione da coronavirus che ha innescato una risposta anticorpale.   Brian Hooker, Ph.D., direttore scientifico di Children’s Health Defense (CHD), ha definito «sbalorditivi» i risultati dello studio, che hanno evidenziato un tasso di falsi positivi dell’86%.   Lo studio ha inoltre rilevato che alla fine di dicembre 2020, quando sono stati distribuiti i vaccini contro il COVID-19 , circa il 25% dei tedeschi aveva già contratto l’infezione spontaneamente. Entro la fine del 2021, la percentuale è salita al 92%, indicando un’immunità pressoché universale nella popolazione.

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I test PCR hanno portato a un «significativo sovrastima» delle infezioni da COVID

Lo studio condotto da tre ricercatori tedeschi, pubblicato il mese scorso su Frontiers in Epidemiology, ha utilizzato due modelli matematici per analizzare quanto i risultati dei test PCR fossero allineati con i risultati degli esami del sangue per la ricerca degli anticorpi SARS-CoV-2.   I risultati si basano sui dati ottenuti da laboratori accreditati in Germania che hanno gestito circa il 90% dei test PCR nel Paese da marzo 2020 all’inizio del 2023 e che hanno anche eseguito test del sangue per la ricerca di anticorpi (IgG) fino a maggio 2021.   I ricercatori, Michael Günther, Ph.D.Robert Rockenfeller, Ph.D., e Harald Walach, Ph.D., hanno affermato che i loro modelli hanno allineato i dati dei test PCR che rilevano «piccole porzioni di materiale genetico virale nel naso o nella gola» e i test sugli anticorpi che mostrano se il sistema immunitario di una persona «ha risposto a un’infezione reale settimane o mesi prima».   Hanno detto al Defender:   «Quando abbiamo confrontato il numero di positivi alla PCR con i risultati successivi degli anticorpi, solo circa 1 persona su 7 positiva alla PCR ha mostrato il tipo di risposta immunitaria che indica una vera infezione. Con ipotesi conservative, la percentuale potrebbe essere più vicina a 1 su 10».   La loro analisi ha anche mostrato che entro la fine del 2021, «quasi tutti» in Germania erano stati «contagiati, vaccinati o entrambi».   Secondo il modello matematico dello studio, il dato di 1 su 7 relativo al test PCR è «quasi perfettamente» in linea con un tasso di immunità dell’intera popolazione a fine anno del 92%.   I ricercatori hanno spiegato che i test sugli anticorpi «ci dicono che una persona è stata infettata in un momento qualsiasi dell’ultimo anno circa», mentre un risultato positivo al test PCR può indicare un’infezione, o «una breve esposizione senza infezione, frammenti virali residui o un rilevamento a livelli molto bassi che non portano mai alla malattia».   Hanno affermato che il loro studio ha dimostrato che solo circa il 14% dei test PCR positivi corrispondeva a infezioni reali che avevano attivato gli anticorpi IgG, il che suggerisce che i test PCR hanno portato a un «significativo sovrastima» delle infezioni.

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I test PCR di massa «aumentano la quota relativa di falsi positivi»

I critici delle politiche ufficiali sul COVID-19 hanno spesso citato la dipendenza dai test PCR e le incongruenze nelle soglie virali utilizzate per generare un risultato «positivo» del test.   Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso il CHD, ha affermato che i test PCR sono uno strumento inaffidabile per rilevare e tracciare le epidemie di malattie infettive. Ha citato un incidente del 2006 al Dartmouth-Hitchcock Medical Center, dove una presunta epidemia di pertosse ha portato a 134 risultati positivi ai test.   «Sono state distribuite oltre 1.300 prescrizioni di antibiotici e 4.500 persone sono state vaccinate profilatticamente», nonostante non ci fossero «casi confermati in laboratorio». L’ uso improprio dei test PCR ha portato le autorità sanitarie a dichiarare falsamente un’epidemia, ha affermato.   Un test PCR «non è un test diagnostico per una popolazione», ha affermato Jablonowski. «È meglio usarlo come test di conferma, essenzialmente per rispondere alla domanda “Quale virus ti ha infettato?” e non “Sei infetto?”».   I ricercatori tedeschi hanno affermato che i loro risultati non indicano che la tecnologia PCR sia «imperfetta come metodo di laboratorio». Tuttavia, lo studio dimostra che il modo in cui i test PCR sono stati utilizzati per i test di massa durante la pandemia «non ha indicato in modo affidabile quante persone siano state effettivamente infettate».   Hanno affermato che i test PCR rilevano in modo affidabile frammenti di DNA virale, anche in «quantità estremamente piccole» che «non rappresentano alcun rischio di infezione», ma non sono in grado di stabilire se il virus si sta replicando nell’organismo.   I risultati positivi non dovrebbero essere utilizzati «come indicatori di infezione», perché i test PCR di massa «aumentano la quota relativa di falsi positivi», hanno concluso i ricercatori.

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I test PCR di massa hanno causato «danni sociali, economici e personali non necessari»

L’affidamento dei governi ai risultati dei test PCR per monitorare i livelli di infezione da COVID-19 ha portato a restrizioni legate alla pandemia che hanno contribuito a «danni sociali, economici e personali non necessari», hanno affermato i ricercatori.   I governi hanno utilizzato i risultati dei test PCR per giustificare rigide restrizioni, nonostante le agenzie sanitarie pubbliche avessero accesso a dati di test sugli anticorpi di qualità superiore.   «Erano disponibili informazioni migliori di quelle comunicate pubblicamente», hanno affermato i ricercatori. Ciò ha sollevato «seri interrogativi sulla trasparenza e sul fatto che le politiche fossero basate sui dati più informativi disponibili».   Jablonowski ha affermato che nei primi giorni della pandemia, i test PCR hanno probabilmente fornito un quadro più accurato della diffusione dell’infezione, poiché i kit per i test erano scarsi e venivano quindi utilizzati su coloro che avevano maggiori probabilità di essere infettati.   Ma man mano che i test diventavano più facilmente disponibili, «venivano utilizzati su persone asintomatiche e obbligatori per i ricoveri ospedalieri, i viaggi aerei, i datori di lavoro e molte altre attività ad accesso controllato», ha affermato Jablonowski.   Gli autori dello studio tedesco hanno affermato che un approccio più scientificamente valido avrebbe incluso dati più accurati sui test PCR che mostravano i risultati in proporzione al numero di test eseguiti, un monitoraggio di routine dei livelli di anticorpi nella popolazione e una «comunicazione trasparente… che indicasse chiaramente cosa la PCR può e non può misurare».   «Questo insieme di pratiche… dovrebbe guidare le future politiche di sanità pubblica», hanno affermato i ricercatori.   Documenti del governo tedesco trapelati lo scorso anno suggerivano che la risposta ufficiale del Paese alla pandemia di COVID-19 si basava su obiettivi politici e che le contromisure e le restrizioni raccomandate dalla Germania spesso contraddicevano le prove scientifiche.   Durante un’intervista del 2022 al podcast «RFK Jr. The Defender Podcast» di Robert F. Kennedy Jr., il matematico Norman Fenton, Ph.D., ha affermato che i funzionari governativi di tutto il mondo hanno manipolato i dati dei test PCR per esagerare l’entità della pandemia.   Jablonowski ha affermato che «l’isteria dei test PCR obbligatori ha preparato la mentalità della popolazione alle vaccinazioni obbligatorie che sarebbero arrivate. I test non avevano nulla a che fare con la salute della popolazione, ma solo con il controllo della popolazione».   I test PCR per il COVID-19 sono molto meno diffusi oggi rispetto al picco della pandemia. Tuttavia, i ricercatori hanno affermato che il loro studio «è importante oggi perché l’errore strutturale che rivela – trattare i positivi alla PCR come infezioni – non è stato corretto».   «Dato che ci troviamo di fronte a nuovi agenti patogeni, come l’influenza aviaria , affidarci solo alla PCR rischia di ripetere gli stessi errori», hanno affermato i ricercatori.

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Risposta «polarizzata», poiché i risultati «mettono in discussione le ipotesi che hanno plasmato la politica pandemica»

I ricercatori hanno affermato di aver incontrato «notevoli difficoltà» nel pubblicare il loro articolo. Tra queste, il rifiuto da parte di altre sei riviste, di cui solo due hanno inviato il manoscritto per la revisione paritaria.   Queste riviste hanno cercato di «proteggere la narrativa prevalente, piuttosto che affrontare il nocciolo della nostra analisi», hanno affermato i ricercatori.   I ricercatori hanno affermato che due dei tre revisori originali di Frontiers in Epidemiology «si sono ritirati dai loro incarichi». Ciò ha costretto la redazione a reclutare un quarto revisore, ritardando la pubblicazione dell’articolo.   La risposta all’articolo è stata «polarizzata», hanno affermato. «Alcuni lettori hanno accolto con favore il confronto quantitativo dei dati PCR e IgG, ritenendolo in ritardo, mentre altri hanno messo in dubbio le implicazioni dello studio o hanno tentato di liquidarlo senza approfondire la metodologia di base».   Ciò non sorprende, «dato che i risultati mettono in discussione i presupposti che hanno plasmato la politica pandemica», hanno affermato.   Michael Nevradakis Ph.D.   © 26 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.  

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Epidemie

Il CDC chiude i laboratori con scimmie tra i timori della tubercolosi

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Il CDC, l’ente nazionale USA per il controllo epidemico, porrà fine a ogni indagine su primati non umani svolta nelle sue sedi, costituendo la prima occasione dal ritiro degli scimpanzé da parte dei National Institutes of Health nel 2015 in cui un’agenzia sanitaria federale di primo piano ha decretato la cessazione totale di un proprio protocollo interno sulle scimmie. Lo riporta la rivista Science.

 

Tale determinazione coinvolge approssimativamente 200 macachi alloggiati nel complesso di Atlanta dei CDC. Un portavoce dell’agenzia ha attestato a Bloomberg che si sta approntando un programma di smantellamento, pur astenendosi dal delineare scadenze precise o sul destino degli esemplari.

 

La scelta matura all’indomani di lustri di contestazioni da parte di associazioni per la tutela animale e taluni ricercatori, i quali lamentano che i paradigmi su scimmie abbiano generato un apporto traslazionale scarso, soprattutto nella elaborazione di sieri anti-HIV, ove decine d’anni di analisi su primati non hanno ancor prodotto un rimedio omologato. I CDC hanno invocato tanto sensibilità etiche quanto un viraggio tattico verso opzioni antropomorfe, come sistemi organ-on-a-chip, colture cellulari evolute e simulazioni algoritmiche, quali elementi cardine della risoluzione.

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In via distinta, i CDC hanno affrontato episodi di vulnerabilità biosicurezza legati a primati importati. Archivi interni scrutinati dall’organizzazione animalista PETA rivelano che, dal 2021 al 2024, i vagli di quarantena hanno smascherato 69 episodi di tubercolosi nei macachi in transito, con ulteriori 16 occorrenze scoperte post-liberazione verso i laboratori.

 

«La PETA ha allertato i CDC sin dal 2022 che il loro circuito di importazione di scimmie configura una mina vagante per la tubercolosi», ha dichiarato la dottoressa Lisa Jones-Engel, consulente scientifico per la sperimentazione sui primati della PETA. «Nondimeno, la loro ostinata miopia ha consentito a un pericolo biosicuro manifesto di infiltrarsi negli Stati Uniti. Invitiamo i CDC a interrompere l’afflusso di scimmie nei laboratori, a tutela della salute collettiva, della validità scientifica e degli stessi primati».

 

La dismissione progressiva si allinea a iniziative federali più estese per comprimere la sperimentazione su animali. Ratificato nel 2022, il Modernization Act 2.0 della Food and Drug Administration (FDA) ha soppresso l’esigenza di prove animali preliminari alla sperimentazione umana, mentre NIH, EPA e FDA hanno esteso gli stanziamenti per metodiche prive di impiego animale.

 

«Questa svolta è epocale. Per la prima volta, un ente statunitense opta per una scienza contemporanea e umana anziché per un apparato obsoleto di test su scimmie», ha esultato Janine McCarthy, direttrice facente funzioni delle politiche di ricerca al Physicians Committee for Responsible Medicine. «Ora i CDC dovrebbero destinare quei budget alla ricerca antropocentrica e assicurare che queste scimmie siano ricollocate in santuari per il resto dei loro giorni».

 

«I CDC hanno appena trasmesso un segnale all’intero ecosistema biomedico: l’epoca degli esperimenti su scimmie è conclusa», ha soggiunto McCarthy.

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