Geopolitica
Il ministro degli Esteri turco: qualche alleato NATO vuole che la guerra duri a lungo
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha accusato alcuni alleati della NATO di voler prolungare la guerra in Ucraina per indebolire la Russia.
Riferendosi agli incontri del 10 marzo ad Antalya con i tre ministri degli Esteri, il russo Sergej Lavrov, l’ucraino Dmytro Kuleba, e l’ospite turco Mevlut Cavusoglu, e poi gli incontri del 29 marzo a Istanbul con i negoziatori, ha affermato:
«Dopo i colloqui a Istanbul, non pensavamo che la guerra sarebbe durata così tanto. C’è chi vuole che questa guerra continui», ha detto il ministro all’emittente televisiva CNN Turk.
«Ma, dopo l’incontro dei ministri degli Esteri della NATO [6-7 aprile], è stata l’impressione che… ci sono quelli all’interno degli Stati membri della NATO che vogliono che la guerra continui, che la guerra continui e che la Russia si indebolisca. A loro non importa molto della situazione in Ucraina», ha osservato.
Cavusoglu ha sottolineato che l’Ucraina non deve essere vista come un’arena di concorrenza. Ha fatto il commento poiché i colloqui di pace tra Russia e Ucraina sono stati bloccati dal round tenutosi a Istanbul.
La diplomazia dei canali riservati continua tra i leader, ha detto Cavusoglu, aggiungendo che il presidente Recep Tayyip Erdogan parlerà di nuovo con i leader nei prossimi giorni.
Il titolare degli Esteri di Ankara anche affermato che lo sforzo per organizzare un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj e il presidente russo Vladimir Putin «ad Antalya è ancora sul tavolo».
La posizione della TUrchia, membro NATO, è sempre più ambigue.
La Turchia è il principale fornitore di droni alle forze armate ucraine. L’azienda produttrice dello UAV, chiamato Bayraktar, conta ai suoi vertici parenti dell’Erdogan.
Come riportato da Renovatio 21, già un anno fa si vociferava che Ankara stesse reclutando jihadisti da mandare in Ucraina. I jihadisti, di fatto, avrebbero il motivo della vendetta per l’operazione russa in Siria. Il rapporto tra Turchia e ISIS è tuttora fonte di grandi dubbi ed imbarazzi internazionali. È emerso tre mesi fa che
Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi, l’uomo definito dalla Casa Bianca come successore di al-Baghdadi a capo Stato Islamico e per questo eliminato con un raid delle forze speciali USA, di fatto abitava in una residenza a più piani ad Atmeh, nella città di Idlib, che si trova in un’area controllata dalla Turchia e da Hay’at Tahrir al-Sham («Organizzazione per la liberazione del Levante»), conosciuta anche come al-Qaeda in Siria, spesso abbreviata nell’acronimo HTS. È emerso altresì che a Istanbul miliziani ISIS ottengono passaporti falsi con i quali poi fuggono in Europa e in America.
Un ulteriore elemento di frizione tra Russia e Turchia è la situazione degli Armeni del Nagorno-Karabakh, che negli ultimi tempi, dopo la sconfitta degli Armeni contro l’Azerbaigian dell’anno scorso, sembra possa subire un’escalation. Sempre in Nagorno la Turchia, che appoggia in modo apertissimo Baku, avrebbe mandato due anni fa circa 4000 mercenari siriani ISIS per combattere contro gli armeni alleati dei russi.
Secondo alcune analisi, l’interessa di Erdogan – sempre più visto con sospetto dalla NATO – sarebbe quello di mettere in difficoltà la Russia (ripagando l’intervento di Mosca in Siria) per perseguire il songo del «grande Turan», un’aera di influenza panturanista che si estende da Cipro alla Mongolia.
La Turchia sta vivendo in questo momento una crisi economica senza precedenti.
La Turchia l’anno passato aveva arrestato un analista strategico locale accusandolo di spionaggio a favore dell’Italia, Paese considerato concorrente nell’area di influenza libica.
Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
Il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha dovuto cancellare un viaggio previsto in Cina dopo che Pechino si sarebbe rifiutata di organizzare incontri di alto livello con lui, secondo quanto riportato venerdì da diversi organi di stampa.
Il Wadephul sarebbe dovuto partire per Pechino domenica per discutere delle restrizioni cinesi sull’esportazione di terre rare e semiconduttori, oltre che del conflitto in Ucraina.
«Il viaggio non può essere effettuato al momento e sarà posticipato a data da destinarsi», ha dichiarato un portavoce del Ministero degli Esteri tedesco, citato da Politico. Il Wadephullo avrebbe dovuto incontrare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, ma l’agenda prevedeva troppo pochi incontri di rilievo.
Secondo il tabloide germanico Bild, i due diplomatici terranno presto una conversazione telefonica.
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Questo intoppo diplomatico si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Cina e Unione Europea. Nell’ultimo anno, Bruxelles e Pechino si sono scontrate sulla presunta sovrapproduzione industriale cinese, mentre la Cina accusa l’UE di protezionismo.
All’inizio di questo mese, Pechino ha rafforzato le restrizioni sull’esportazione di minerali strategici con applicazioni militari, una mossa che potrebbe aggravare le difficoltà del settore automobilistico europeo.
La Germania è stata particolarmente colpita dal deterioramento del clima commerciale.
Come riportato da Renovatio 21, la Volkswagen sospenderà la produzione in alcuni stabilimenti chiave la prossima settimana a causa della carenza di semiconduttori, dovuta al sequestro da parte dei Paesi Bassi del produttore cinese di chip Nexperia, motivato da rischi per la sicurezza tecnologica dell’UE. In risposta, Pechino ha bloccato le esportazioni di chip Nexperia dalla Cina, causando una riduzione delle scorte che potrebbe portare a ulteriori chiusure temporanee di stabilimenti Volkswagen e colpire altre case automobilistiche, secondo il quotidiano.
Venerdì, il ministro dell’economia Katherina Reiche ha annunciato che Berlino presenterà una protesta diplomatica contro Pechino per il blocco delle spedizioni di semiconduttori, sottolineando la forte dipendenza della Germania dai componenti cinesi.
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Immagine di UK Government via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
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Geopolitica
Trump minaccia di togliere i fondi a Israele se annette la Cisgiordania
Israele «perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti» in caso di annessione della Giudea e della Samaria, nome con cui lo Stato Ebraico chiama la Cisgiordania, ha detto il presidente USA Donald Trump.
Trump ha replicato a un disegno di legge controverso presentato da esponenti dell’opposizione di destra alla Knesset, il parlamento israeliano, che prevede l’annessione del territorio conteso come reazione al terrorismo palestinese.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, sostenitore degli insediamenti ebraici in quell’area, si oppone al provvedimento, poiché rischierebbe di allontanare gli Stati arabi e musulmani aderenti agli Accordi di Abramo e al cessate il fuoco di Gaza.
Netanyahu ha criticato aspramente il disegno di legge, accusando i promotori di opposizione di una «provocazione» deliberata in concomitanza con la visita del vicepresidente statunitense J.D. Vance. (Lo stesso Vance ha qualificato il disegno di legge come un «insulto» personale)
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«I commenti pubblicati giovedì dalla rivista TIME sono stati espressi da Trump durante un’intervista del 15 ottobre, prima dell’approvazione preliminare alla Knesset di mercoledì – contro il volere del primo ministro – di un disegno di legge che estenderebbe la sovranità israeliana a tutti gli insediamenti della Cisgiordania» ha scritto il quotidiano israeliano Times of Israel.
Evidenziando l’impazienza dell’amministrazione verso tali iniziative, il vicepresidente di Trump, J.D. Vance, ha dichiarato giovedì, lasciando Israele, che il voto del giorno precedente lo aveva «offeso» ed era stato «molto stupido».
«Non accadrà. Non accadrà», ha affermato Trump a TIME, in riferimento all’annessione. «Non accadrà perché ho dato la mia parola ai Paesi arabi. E non potete farlo ora. Abbiamo avuto un grande sostegno arabo. Non accadrà perché ho dato la mia parola ai paesi arabi. Non accadrà. Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti se ciò accadesse».
Vance ha precisato che gli era stato descritto come una «trovata politica» e «puramente simbolica», ma ha aggiunto: «Si tratta di una trovata politica molto stupida, e personalmente la considero un insulto».
Gli Emirati Arabi Uniti, che hanno guidato i Paesi arabi e musulmani negli Accordi di Abramo, si oppongono da tempo all’annessione della Cisgiordania, sostenendo che renderebbe vani i futuri negoziati di pace nella regione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
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