Persecuzioni
Il maggiore Stato indiano inasprisce la legge anti-conversioni, cristiani preoccupati
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Nel più popoloso Stato indiano – che è governato dai nazionalisti indù del BJP – saranno previste pene fino all’ergastolo per questo reato, spesso utilizzato per colpire le minoranze. Il Consiglio nazionale delle Chiese: «Violata la Costituzione indiana». Padre Mathew ad AsiaNews: «In Uttar Pradesh già ora sono almeno 28 i cristiani che languono nelle carceri a causa della loro fede».
L’Uttar Pradesh, il più popoloso Stato indiano – il cui governo locale è guidato dal monaco indù Yogi Adityanath, uno degli esponenti più in vista del BJP, il partito nazionalista del premier Narendra Modi – ha ulteriormente inasprito la sua legge anti-conversioni. Un provvedimento che preoccupa profondamente le comunità cristiane locali, per i numerosi episodi di intolleranza e intimidazioni da parte delle frange più estremiste del movimento dell’hindutva che accompagnano questo tipo di norme.
L’Uttar Pradesh Prohibition of Unlawful Conversion of Religion (Amendment) Bill, 2024, prevede pene più severe, tra cui l’ergastolo, per le conversioni fraudolente o forzate. È stato approvato dall’assemblea statale il 30 luglio.
Contro la nuova legge ha preso posizione il Consiglio nazionale delle Chiese in India (NCCI), con una nota firmata dal suo segretario generale, il Rev. Asir Ebenezer.
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«Aumenta la pena massima da 10 anni all’ergastolo, si permette a qualsiasi individuo di presentare una denuncia e si complica il processo di rilascio su cauzione» scrive. «Ci opponiamo a questa legge in quanto viola le disposizioni della Costituzione indiana. La conversione di per sé non è un reato, a meno che non sia indotta da un’influenza indebita, da una falsa dichiarazione o da una coercizione, che solo la vittima può rivendicare».
Il Consiglio nazionale delle Chiese in India osserva anche come questa legge conceda «un’ampia autorità ai funzionari e a qualsiasi terza parte che potrebbe essere usata impropriamente per colpire individui o comunità specifiche sulla base di pregiudizi religiosi». Questo crea «il rischio di un aumento delle molestie e della criminalizzazione di pratiche religiose pacifiche, tra cui il battesimo cristiano».
In generale si crea «un clima di sfiducia e divisione, minacciando di aggravare le tensioni comunitarie e di minare l’armonia religiosa». Di qui l’invito al governo dell’Uttar Pradesh a «ripensare questa legge» perché «è indispensabile sostenere i valori di libertà, uguaglianza e rispetto per tutti gli individui, a prescindere dalle loro affiliazioni religiose».
Da Varanasi anche padre Anand Mathew, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani, commenta ad AsiaNews: «questo provvedimento è molto inquietante. Nella precedente legge solo la vittima o i suoi parenti potevano presentare una denuncia alla polizia. Ora chiunque, con una denuncia falsa, può far finire dietro le sbarre qualsiasi cristiano, anche a vita. Attualmente in Uttar Pradesh sono almeno 28 i cristiani, soprattutto pastori evangelici, che languono nelle carceri a causa della loro fede».
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Immagine di Prime Minister’s Office via Wikimedia pubblicata su licenza Government Open Data License – India (GODL)
Persecuzioni
La Turchia espelle i cristiani perché minacciano la sicurezza nazionale
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Persecuzioni
Ultras rumeni espongono lo striscione «Difendiamo i cristiani nigeriani» durante le qualificazioni ai Mondiali
In un gesto significativo per attirare l’attenzione globale sulla persecuzione dei cristiani in Nigeria, i tifosi della nazionale di calcio rumena hanno esposto un grande striscione con la scritta «DIFENDETE I CRISTIANI NIGERIANI» durante una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo a Bucarest.
Questa dimostrazione di solidarietà si inserisce nel contesto dei continui e brutali attacchi, spesso mortali, compiuti da gruppi terroristici islamici contro le comunità cristiane nel Paese africano.
‘Defend Nigerian Christians’
Fans of the Romanian national football team unfurled a banner before their Worlld Cup Qualifier pic.twitter.com/asTnmvuV1l
— Catholic Arena (@CatholicArena) October 15, 2025
La persecuzione anticristiana in Nigeria si è aggravata dopo il 1999, quando 12 stati del Nord hanno adottato la sharia. L’ascesa di Boko Haram nel 2009 ha segnato un’ulteriore escalation, con il gruppo noto per il rapimento di centinaia di studentesse nel 2014, di cui 87 risultano ancora disperse.
Recentemente, attacchi nel Paese hanno incluso rapimenti e omicidi di sacerdoti e seminaristi cattolici. A luglio, la diocesi di Auchi, nello Stato di Edo, ha riferito che uomini armati hanno attaccato il Seminario Minore dell’Immacolata Concezione, uccidendo una guardia e rapendo tre seminaristi.
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Come riportato da Renovatio 21, rapporto pubblicato quest’estate dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha evidenziato numerosi attacchi sponsorizzati dallo Stato contro i cristiani in Nigeria.
La situazione è deteriorata al punto che il rapporto 2025 della Lista Rossa di Global Christian Relief (GCR) ha indicato la Nigeria come uno dei luoghi più pericolosi per i cristiani. Nella primavera del 2023, la Società Internazionale per le Libertà Civili e lo Stato di Diritto ha riferito che oltre 50.000 persone sono state uccise nel Paese per la loro fede cristiana dal 2009.
Nel suo rapporto del 2025, l’USCIRF ha esortato il governo statunitense a designare la Nigeria come «paese di particolare preoccupazione», esprimendo delusione per la lentezza, e a volte apparente riluttanza, del governo nigeriano nel rispondere a questa violenza, creando un clima di impunità per gli aggressori.
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Immagine di TUBS via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine modificata
Persecuzioni
Spagna, l’islamo-sinistra non riesce a imprigionare un prete
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