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Alimentazione

Il governo della Nuova Zelanda annuncia iniziative di ingegneria genetica del bestiame

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Il governo della Nuova Zelanda ha annunciato che nei prossimi tre mesi prenderà una decisione sulla revoca del divieto di ingegneria genetica degli alimentari, aprendo la strada all’impiego della tecnologia genetica in agricoltura e in altri settori.

 

In precedenza il Paese era noto per la proibizione del cibo bioingegnerizzato.

 

Il dottor Guy Hatchard, che in precedenza ha ricoperto il ruolo di senior manager per la società globale di test e sicurezza alimentare Genetic ID, ha spiegato come questo potrebbe avere ripercussioni sui consumatori, ed è molto peggio di quanto molti pensino.

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Negli USA un’intensa attività di lobbying da parte dell’industria biotecnologica ha permesso alle aziende di operare in gran parte senza controlli, rendendo facile per le persone sperimentare l’editing del genoma. Tale postura istituzionale e la mancanza di regolamentazione, nota il dottor Hatchard, hanno creato una situazione in cui «gli scienziati americani sono stati in grado di dirottare le sovvenzioni del governo statunitense a Wuhan per creare coronavirus letali».

 

Un settore in cui l’uso della biotecnologia è in fase di esplorazione in Nuova Zelanda è quello dell’allevamento. Finora, almeno 195 milioni di dollari sono stati destinati alla ricerca su come ridurre le emissioni di metano dei ruminanti, con altri 400 milioni di dollari promessi dal governo neozelandese per finanziare la ricerca in corso su misure come additivi per mangimi, erbe geneticamente modificate, pillole e vaccini.

 

Il governo neozelandese ha sottolineato che questi sforzi sarebbero stati «sicuri», poche persone si fidano di tali affermazioni dopo aver visto la morte e la malattia che i loro vaccini «sicuri» hanno portato alla popolazione.

 

«Un’intera industria, tra cui università e aziende biotecnologiche, con tanto di membri del consiglio di amministrazione, CEO, etc. irresponsabili e ben pagati, è già nata, tutti tesi al governo per garantire un flusso di entrate senza fine per la sperimentazione biotecnologica. Questa industria è nata dalle vaghe promesse dei sognatori dei geni che sarà “sicura ed efficace” e dalla screditata nozione che le emissioni di metano degli animali siano al centro del cambiamento climatico», ha scritto il dott. Hatchard.

 

Il governo ha anche istituito una piattaforma RNA che verrà utilizzata per supportare le opportunità nel Paese in settori quali la salute umana e animale, basandosi sui progressi globali nelle tecnologie RNA, compresi i vaccini mRNA. Hanno già approvato investimenti nell’applicazione di vaccini mRNA al bestiame per affrontare problemi come la diarrea virale bovina (BVD).

 

Come sottolinea lo Hatchard, questa non è certo la vittoria della Nuova Zelanda che il governo vorrebbe far credere alla gente. Il pubblico non pare troppo interessato a mangiare cibo che ha alterato i geni, come dimostrano gli imbarazzanti fallimenti delle aziende di carne artificiale. L’anno scorso, Beyond Meat ha perso 53 milioni di dollari nel secondo trimestre e ha visto i suoi ricavi negli Stati Uniti scendere del 40%, mentre la rivale Impossible Foods ha tagliato il 20% della sua forza lavoro.

 

Eppure, per qualche ragione, il governo neozelandese sembra pensare che gli animali biotecnologici che vantano un basso profilo di metano saranno molto richiesti dai clienti internazionali, scrive Naturale News. Il dottore racconta un’esperienza che è stata l’opposto; quando lavorava alla Genetic ID, ha visto quanto profondi siano i sospetti della popolazione nei confronti del cibo geneticamente modificato, al punto che può essere venduto in grandi volumi solo in luoghi in cui non ci sono requisiti per etichettarlo.

 

«I nostri partner di esportazione acquistano i nostri prodotti agricoli basandosi sulla nostra immagine pulita e verde di erba nutrita. Perché buttarla via?», ha chiesto.

 

Si sta inoltre parlando di tecnologie di riduzione delle emissioni che li aiutino a ridurre le loro emissioni agricole del 30%entro il 2030, un lasso di tempo notevolmente breve. Il dottor Hatchardo ha sottolineato il parallelo con un’altra iniziativa frettolosa, il programma di vaccinazione COVID-19 «alla velocità della luce» («Warp Speed») che ha dato priorità alla distribuzione dei prodotti a scapito della sicurezza e dell’efficacia, e guarda dove ci ha portato.

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Come riportato da Renovatio 21, l’avvocato attivista americano Thomas Renz sostiene che l’mRNA è già nel cibo a causa di iniezioni fatte al bestiame in questi anni.

 

Tre mesi fa il lo Stato americano del Tennessee ha approvato un disegno di legge contro i vaccini mRNA negli alimenti.

 

L’anno scorso, tuttavia, era stata data dall’autorità alimentare americana FDA un’approvazione «sperimentale» per la carne a base di maiali OGM.

 

Vari scienziati e sostenitori della sicurezza alimentare mettono in discussione la sicurezza della tecnologia di modifica genetica — il CRISPR (brevi ripetizioni palindromiche regolarmente intervallate) — utilizzata dai ricercatori e sostenuta da investitori come Bill Gates, chiedendosi se i cibi prodotti dalla tecnologia siano davvero sicuri per il consumo umano.

 

Come ripetuto da Renovatio 21, Bill Gates, con i suoi investimenti miliardari in terreni agricoli, ricerche genetiche e imprese varie, di fatto sta preparando un «grande reset alimentare».

 

Come riportato da Renovatio 21, la crisi della filiera alimentare sperimentata in questi anni si è accompagnata da decine di incendi ed incidenti agli impianti di produzione di cibo in USA.

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Alimentazione

Oltre 9 mila bambini intossicati coi pasti scolastici gratuiti in Indonesia

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Il programma da 10 miliardi di dollari, presentato come «grande successo» dal presidente, è finito al centro delle polemiche dopo ben 103 episodi di intossicazione in 16 province. Le cucine, spesso gestite dai militari, e le lunghe catene di distribuzione favoriscono contaminazioni batteriche. In alcuni casi i menù contenevano persino carne di squalo. Esperti parlano di un «fallimento sistemico», mentre cresce il malcontento anche per le clausole di segretezza previste nel programma.   È salito a più di 9 mila il numero di bambini intossicati dopo aver consumato i pasti scolastici gratuiti voluti dal presidente indonesiano Prabowo Subianto e costato 10 miliardi di dollari. Lo ha riferito, durante un’udienza parlamentare, l’agenzia nazionale per gli alimenti e i farmaci aggiornando i dati che inizialmente si erano fermati a 6mila bambini intossicati.   Nonostante le critiche crescenti Prabowo continua tuttavia a difendere il programma (conosciuto con l’acronimo MBG in Indonesia) definendolo un grande successo. L’ex generale delle forze indonesiane Kapassus, accusato di crimini contro l’umanità per i crimini commessi nella repressione della lotta indipendentista del Timor Est, ha insistito sul fatto che si tratterebbe solo di «piccole increspature» rispetto ai risultati complessivi del programma. Ha inoltre sottolineato che milioni di bambini indonesiani oggi possono godere di pasti gratuiti e nutrienti, un fatto da lui descritto come senza precedenti nella storia del Paese. Ha aggiunto che molti Stati vorrebbero replicare il modello indonesiano e ha persino vantato un tasso di successo del 99,99%.

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Ma sul terreno la realtà è molto diversa. L’agenzia indonesiana per gli alimenti ha spiegato che da gennaio a settembre si sono verificati 103 casi di intossicazione alimentare, che hanno colpito 9.089 bambini. «Da fine luglio e nel mese di agosto i casi sono aumentati notevolmente», ha dichiarato Taruna Ikrar, responsabile dell’agenzia, aggiungendo che i problemi hanno origine nelle cucine. Quelle coinvolte nei casi di intossicazione, perlopiù gestite da militari, che Prabowo dall’inizio del suo mandato ha coinvolto in una serie di agenzie statali, erano operative da meno di un mese.   «Gli ingredienti vengono preparati di notte, cucinati al mattino presto e raggiungono le scuole solo a mezzogiorno. Questo processo è altamente soggetto alla proliferazione batterica», ha dichiarato un deputato, suggerendo di sostituire il programma con trasferimenti diretti di denaro ai genitori.   Sri Raharjo, direttore del Centro studi sull’alimentazione e la nutrizione dell’Università Gadjah Mada, ha descritto i ripetuti casi di intossicazione alimentare come un «fallimento sistemico» nella preparazione, nella lavorazione e nella distribuzione degli alimenti. «Il cibo cotto non dovrebbe essere conservato per più di quattro ore. Anche la qualità dell’acqua deve essere priva di contaminazioni», ha spiegato esortando il governo a condurre controlli periodici, fornire formazione continua ai lavoratori e imporre sanzioni severe a coloro che non rispettano gli standard di sicurezza.   L’episodio più recente è avvenuto nella provincia del Sulawesi Sudorientale, dove 46 alunni sono stati ricoverati con nausea, vertigini e diarrea dopo aver consumato i pasti gratuiti. Casi analoghi sono stati segnalati a Nunukan (Kalimantan settentrionale), Bogor (Giava Occidentale), Sragen e Wonogiri (Giava Centrale), oltre che in altri distretti. A Bogor, 223 studenti sono rimasti intossicati e decine sono stati ricoverati, costringendo le autorità locali a dichiarare uno stato di emergenza A Sragen, 196 persone, tra studenti, insegnanti e familiari, hanno riportato sintomi simili.   In un secondo momento è finito sotto accusa anche in menù servito ai bambini, in particolare nel Kalimantan orientale, dove almeno 25 studenti si sono ammalati a causa della presenza nei pasti dello squali fritto in salsa di pomodoro, un alimento ricco di mercurio e non adatto ai bambini. Le autorità indonesiane responsabili del programma MBG si sono difese sostenendo che la carne di squalo è un alimento consumato abitualmente nella regione, e che quindi fa parte delle tradizioni locali.   Parlando con AsiaNews, Wisnu Rosariastoko, dipendente di una banca privata, ha messo in dubbio l’efficacia e la sicurezza del progetto. «Riflettendo sul programma, mi vengono in mente le ricche tradizioni culinarie dell’Indonesia, dove cucinare non è solo un modo per nutrirsi, ma anche un’espressione della comunità e della cultura. Tuttavia, l’iniziativa sembra aver perso di vista questi valori, privilegiando la quantità rispetto alla qualità e alla sicurezza».   Anche la mancanza di trasparenza ha ulteriormente alimentato il malcontento popolare. La presenza di una clausola di segretezza, che impone ai beneficiari di mantenere il silenzio sui casi di intossicazione alimentare, ha sollevato serie preoccupazioni circa l’impegno del governo in materia di trasparenza e responsabilità. A un giornalista della CNN Indonesia sarebbe stato revocato il pass stampa dal palazzo presidenziale dopo aver posto a Prabowo una domanda relativa al MBG sabato.   Secondo Tan Shot Yen, medica e nutrizionista, l’iniziativa non risponde nemmeno all’obiettivo dichiarato di fornire pasti sani e nutrienti: «quello che abbiamo trovato sul campo sono, in realtà, pasti di junk food», ha denunciato durante un’audizione speciale alla Camera dei rappresentanti. In risposta alla situazione, che rischia di peggiorare nelle prossime settimane, l’esercito ha cominciato a produrre multivitaminici da inserire nei pasti.

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Ieri il viceministro della Difesa, il maresciallo in pensione Donny Ermawan Taufanto, ha simbolicamente consegnato 4,8 milioni di pillole multivitaminiche prodotte dal laboratorio militare a 100 cucine che servono i pasti gratuiti nella capitale Jakarta. Anche il coinvolgimento dei militari aveva suscitato critiche, da parte soprattutto delle fasce più giovani della popolazione, ma il governo si è difeso affermando che queste decisioni rientrano nella «difesa nazionale» del settore farmaceutico che così dovrebbe essere in grado di fornire medicinali e vitamine a un prezzo più economico.   Il programma MBG era tra le principali promesse politiche fatte da Prabowo in vista delle elezioni presidenziali dello scorso anno. Il programma è stato finora esteso a 22,7 milioni di beneficiari e il governo prevede che coprirà 82,9 milioni di persone entro la fine dell’anno. Il programma mira a contrastare il ritardo della crescita, una condizione causata dalla malnutrizione che colpisce un quinto dei bambini di età inferiore ai cinque anni in Indonesia.   La Fondazione indonesiana per l’assistenza legale (YLBHI) ha annunciato che i cittadini hanno il diritto di citare in giudizio il governo per le conseguenze del programma. «I casi di intossicazione alimentare che hanno colpito migliaia di bambini possono essere classificati come perdite materiali e immateriali, soddisfacendo i criteri per atti illeciti», ha affermato Arif Maulana, vicedirettore per l’advocacy e le reti di YLBHI.   Secondo l’avvocato, le possibili vie legali sono due: un’azione collettiva per ottenere risarcimenti oppure una causa civile, finalizzata a costringere il governo a rivedere e migliorare le politiche senza necessariamente puntare a un risarcimento.   Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne. Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Alimentazione

Un terzo dei Paesi è afflitto da prezzi alimentari «anormalmente alti»: rischio di disordini sociali

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L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) lancia l’allarme: i prezzi dei prodotti alimentari restano eccezionalmente elevati in tutto il mondo, e in molti Paesi sono aumentati fino a cinque volte rispetto ai livelli medi del decennio scorso. Un’escalation che, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, rischia di alimentare nuovi disordini sociali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o politicamente instabili.

 

«Le condizioni attuali ricordano i periodi che hanno preceduto la Primavera Araba e la crisi alimentare del 2007-2008», si legge nel rapporto diffuso in questi giorni. E il messaggio è chiaro: le turbolenze globali, legate alla sicurezza alimentare, «sono tutt’altro che finite».

 

Un’analisi di BloombergNEF, basata sui dati FAO, evidenzia come il quadro sia il risultato di una combinazione di fattori: eventi meteorologici estremi, tensioni geopolitiche e politiche monetarie espansive. L’aumento dei prezzi di gasolio e benzina – spinti anche dai conflitti in corso e dalle restrizioni commerciali – ha fatto lievitare i costi di produzione e di trasporto dei beni agricoli.

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A questo si aggiunge il fattore monetario: l’eccessiva stampa di denaro da parte di molte economie avanzate ed emergenti durante e dopo la pandemia ha rappresentato, secondo gli analisti, il principale motore dell’inflazione globale.

 

Secondo la FAO, nel 2023 il 50% dei Paesi del Nord America e dell’Europa ha registrato prezzi alimentari «anormalmente elevati» rispetto alla media del periodo 2015-2019. L’organizzazione definisce «anormale» un livello di prezzo superiore di almeno una deviazione standard rispetto alla media storica per ciascuna merce e regione, spiega Bloomberg.

 

La tendenza, tuttavia, non riguarda solo l’Occidente: anche in Asia, Africa e America Latina l’impennata dei prezzi sta riducendo l’accesso ai beni di prima necessità, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.

 

La FAO richiama nel suo rapporto due momenti emblematici della storia recente che mostrano il legame diretto tra caro-viveri e instabilità politica.

 

Un esempio è la cosiddetta «Primavera araba» (2010-2011): il forte aumento dei prezzi del grano e del pane, dovuto alla siccità e ai divieti di esportazione imposti dalla Russia, contribuì a scatenare proteste in Tunisia, Egitto, Libia e Siria. L’inflazione alimentare fu un fattore chiave, che si sommò al malcontento politico e sociale.

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Un ulteriore caso è quello della crisi alimentare del 2007-2008: in quel periodo, i picchi dei prezzi globali dei cereali provocarono rivolte in oltre 30 Paesi, tra cui Haiti, Bangladesh, Egitto e Mozambico, dove i beni di prima necessità divennero inaccessibili per ampie fasce della popolazione.

 

Gli analisti concordano sul fatto che quando «l’inflazione alimentare supera la crescita del reddito», si innesca una spirale pericolosa che può condurre a crisi sociali e politiche.

 

Con l’aumento dei costi dei beni di base e la perdita di potere d’acquisto, cresce la pressione sui governi, già provati da crisi energetiche, conflitti regionali e tensioni valutarie.

 

In breve, il mondo potrebbe trovarsi di fronte a «una nuova stagione di rivolte per il pane».

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Alimentazione

Carestia dichiarata a Gaza da un gruppo per la sicurezza alimentare legato alle Nazioni Unite

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Venerdì scorso la Classificazione Integrata della Sicurezza Alimentare (IPC), sostenuta dalle Nazioni Unite, ha dichiarato che la carestia di massa dei civili a Gaza ha raggiunto il livello di carestia. Lo riporta LifeSite.   Il rapporto dell’IPC del 22 agosto ha rivelato che la diffusa malnutrizione, la fame e la diffusione di malattie dovute a combattimenti incessanti, all’accesso estremamente limitato agli aiuti umanitari e al collasso dei sistemi sanitari hanno portato a un massiccio aumento delle morti per fame, raggiungendo la soglia di carestia del «peggior scenario possibile».   Il rapporto arriva mentre Israele è sottoposta a un attento esame per la sua politica di fame nei confronti della popolazione civile di Gaza.   «È necessario intervenire immediatamente per porre fine alle ostilità e consentire una risposta umanitaria senza ostacoli, su larga scala e in grado di salvare vite umane», si legge nel rapporto. «Questa è l’unica strada per fermare ulteriori morti e sofferenze umane catastrofiche».  

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Il rapporto dell’IPC evidenzia che tra maggio e luglio la percentuale di famiglie che soffrono di fame estrema è raddoppiata, con una persona su tre che resta senza cibo per giorni interi.   I bambini sono stati particolarmente colpiti: 20.000 bambini sono stati ricoverati per malnutrizione acuta tra aprile e metà luglio, più di 3.000 bambini sono stati gravemente malnutriti e gli ospedali hanno segnalato almeno 16 bambini morti di fame da metà luglio.   Il rapporto ha inoltre rilevato che un fattore importante nella carestia in corso a Gaza è il ripetuto rifiuto delle richieste di accesso umanitario. L’IPC ha sottolineato che, sebbene la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) abbia affermato di aver distribuito oltre 89 milioni di pasti da quattro punti di distribuzione, la maggior parte dei prodotti alimentari deve ancora essere cucinata con acqua e combustibile, che sono in gran parte indisponibili.   In risposta al preoccupante rapporto dell’IPC, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP), l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’UNICEF hanno rilasciato una dichiarazione congiunta chiedendo un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza ostacoli alla regione.   «Un cessate il fuoco è ora un imperativo assoluto e morale», ha affermato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nella dichiarazione congiunta.   «Il mondo ha aspettato troppo a lungo, assistendo all’aumento di morti tragiche e inutili a causa di questa carestia provocata dall’uomo. La malnutrizione diffusa significa che anche malattie comuni e solitamente lievi… stanno diventando fatali, soprattutto per i bambini. Il sistema sanitario, gestito da operatori sanitari affamati ed esausti, non è in grado di far fronte alla situazione. Gaza deve essere rifornita urgentemente di cibo e medicine per salvare vite umane e avviare il processo di inversione della malnutrizione. Gli ospedali devono essere protetti affinché possano continuare a curare i pazienti. I blocchi degli aiuti devono cessare e la pace deve essere ripristinata, affinché la guarigione possa iniziare».   La politica del blocco degli aiuti umanitari è risalente. L’anno passato mesi UE e Casa Bianca hanno condannato gli «estremisti israeliani» che bloccano e attaccano i convogli umanitari per Gaza.   Come riportato da Renovatio 21, ad inizio anno le forze israeliane aprirono il fuoco sulla folla di palestinesi in attesa degli aiuti alimentari, provocando una strage. Recenti testimonianze di un ex berretto verde USA alla stampa fanno capire che il fenomeno si è ripetuto.

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Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso il ministro israeliano Smotrich aveva detto che permettere a due milioni di abitanti di Gaza di morire di fame «potrebbe essere morale».   Da più di un anno è emerso il tema dei bambini che stanno letteralmente morendo di fame a Gaza.   Come riportato da Renovatio 21, in settimana un rapporto delle Nazioni Unite che monitora la situazione ha parlato di «fame catastrofica» rilevando che circa 300.000 persone nel Nord di Gaza vivono in condizioni di carestia.   Solo tre settimane fa il giornale israeliani Haaretz aveva chiesto in un editoriale che il mondo costringesse Israele di «smettere di affamare Gaza».   Anche l’agenzia stampa AFP ha dichiarato che i suoi reporter sul terreno stanno morendo di fame.   Come riportato da Renovatio 21, in un colloquio privato Trump avrebbe urlato a Netanyahu che cercava di minimizzare la fame nella Striscia.

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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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